per chi ha fretta e non vuole leggersi tutto l'articolo ecco una sintesi della recensione dell'opera
Il Gattopardo
4.5Voto
Il Gattopardo di Netflix offre un'apparenza moderna e scintillante che maschera una narrazione superficiale, incapace di onorare il peso storico e culturale del capolavoro italiano.
PRO
Immagini e scenografie lussuose che catturano lo sfarzo visivo
CONTRO Trama frammentata e personaggi poco approfonditi
Adattamento che semplifica e banalizza una storia ricca di significato
le foto sono tratte da
- Il Gattopardo è un adattamento Netflix che delude - Wonder Channel
- "Il Gattopardo" cambiato il finale della serie tv. Le differenze col romanzo di Tomasi di Lampedusa e col film di Visconti - MilleUnaDONNA
Appassionato di tutto quello che a che fare con la storia e le storie dopo il conte di montecristo andato in onda sula Rai decido di vedere su netflix , la nuova versione de il Gattopardo . Ho visto la prima puntata con mia madre , classe 1943 , amante del vecchio Gattopardo ( romanzo e film ) e poi le altre da solo . Commentandolo con lei ad un certo punto mi chiede a me che ho visto il vecchio film e ora la serie mi chiede « siamo certi che “Il Gattopardo” formato Netflix sia stato apprezzato dale generazioni successive alla nostra in particolare quella d'oggi alla quale sembra essere rivolto? » non ho fatto neppure ad aprire bocca per risponderle che lei continua : « Concetta, interpretata dalla brava Benedetta Porcaroli, è al centro di questa nuova serie. Nel romanzo e anche nel film la figlia preferita del principe di Salina è dolce e misteriosa, portatrice del senso tragico del lignaggio, del dovere e dell’obbedienza.
Ma voi ai ragazzi ( in realtà ho quasi 50 anni e mia madre mi chiama ancora ragazzo ) rispetto ai tempi dei tuoi nonni e nostri piace facile, sembrano dire gli autori della serie tv e si buttano sul femminismo spinto. Così, mentre Concetta diventa una donna forte e decisa, la continuatrice della stirpe, ecco che occupa la scena anche una Deva Cassel con la parrucca riccioluta nella parte di Angelica. Per Tomasi di Lampedusa e Visconti la sposa di Tancredi è una cinica e spensierata forza della seduzione, mentre nella serie tv diventa un’arrampicatrice con il tacco 12 e la borsetta firmata. Le donne coincidono con stereotipi più o meno vincenti, la complessa storia dell’Unità d’Italia va a farsi benedire tra mossette aggraziate e (falsa) emancipazione femminile. Non bisogna rimpiangere il passato, ma davvero ai giovani piace questo ? »
Stavo per gli risponerli ma poi è venuta l'amica con cui lavora a maglia . Quindi lo faccio qui con questo post .
Mah che dire . Io l’ho guardata senza pregiudizi e senza cercare la fedeltà a tutti i costi , apprezzando, anzi, la sfida di una serie televisiva che avrebbe dovuto liberarsi di ben due capolavori, il libro di Tomasi di Lampedusa e il film di Visconti, che già tra loro si somigliano, ma non si identificano. « Si può dunque rileggere Il Gattopardo, [ come è stato fatto con il conte di Monte Cristo ] con una lente di infedeltà non solo Netflix, moderna, popolare e familiare e mettere, perché no?, Concetta contro Angelica. Sono spunti che non offendono la trama e neppure l’impianto storico, il Risorgimento e la sicilianità, che possono diventare sfondo, ambiente, atmosfera purché si rispetti il senso, l’esprit di un’opera. E invece in questo caso la pigrizia mentale o fare un prodotto troppo commerciale ha prevalso e il romanzo è stato ridotto a soap opera alla sudamericana con un Gattopardo che parla come don Vito Corleone, le donne sono “modello Ferragni” e tutto sa di caricatura. Quando poi Angelica ha tolto la benda a Tancredi e gli ha leccato la ferita, ecco a quel punto anche l’erotismo è diventato comico. Mentre scrivo la replica mi sono ricordato anch'io come Francesco Merlo su repubblica del 13\3\2025 che la parodia cinematograficva era già stata fatta da il film comico I figli del leopardo film del 1965 diretto da Sergio Corbucci. con Franco & ciccio .Nel quale il principe era Ciccio. Franco, vestito da Angelica, gridava “abbasso Garibaldo, viva il borbonico” e il “leopardo” alla fine veniva cucinato con le patate, proprio come ha fatto Netflix . E che c'è anche quella avvenuta in ambito fumettistico
su topolino .
Ora Se con l'ultima versione de il Conte di Montecristo ( vedere miei recensioni Ⅰ ⅠⅠ ) seppur con dei limiti s'è riusciti a mantenere intastto il messaggio dell'opera originale senza troppi stravolgimenti e senza snaturalo qui s'è arrivati oltre che a una parodia a una sorta di telenovelas latino americana degli anni 80 \90 . Infatti : « l’adattamento in serie di Netflix che mi ha lasciato un sapore amaro. Da sempre c’è stata l’aspettativa di rivivere quella magia che il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e il film di Luchino Visconti hanno saputo regalare alla cultura italiana. Invece, questa versione si perde in una modernizzazione forzata che stravolge il senso profondo della storia. » ( sempre da Il Gattopardo è un adattamento Netflix che delude di Wonder Channel ).L'essenza storica e sociale del romanzo si perde in una retata di scene d’amore e drammi sentimentali. Infatti Netflix ha deciso di puntare tutto su un racconto “in costume” in chiave moderna, cercando di attirare un pubblico giovane con atmosfere che ricordano titoli come la saga di Bridgerton. Il risultato è un’opera che sembra voler trasformare una storia complessa e articolata in una semplice narrazione di relazioni amorose, sacrificando la profondità e la ricchezza dei personaggi. Un adattamento moderno: fra romanticismo e superficialità . Infatti la scelta di modernizzare il racconto si rivela un’operazione azzardata. La sceneggiatura, è si ben scritta ma in modo da enfatizzare le scene romantiche e i drammi sentimentali, ignora molti degli aspetti storici e sociali che hanno reso Il Gattopardo un classico. In sei episodi da circa un’ora, si tenta di dare spazio a relazioni complicate e amori non corrisposti, ma il risultato è un racconto frammentato, che non riesce a dare un senso comletamente coerente alla trasformazione della Sicilia e dell’Italia intera.la direzione di Tom Shankland si perde in ripetizioni e cliché: la modernizzazione si traduce in una narrazione che sembra volersi rivolgere a un pubblico che preferisce il sensazionalismo al contenuto sostanziale. Le scene che dovrebbero esaltare la bellezza e la complessità del romanzo diventano momenti superficiali, in cui il dialogo tra il vecchio e il nuovo si dissolve in una retorica banale.
Sulla stessa lunghezza d'onda di mia madre è la recensione di Wonder Channel « Il punto focale della serie è il personaggio di Concetta, interpretata da Benedetta Porcaroli, che vive un’agonia amorosa e una contrapposizione diretta con la figura di Angelica, interpretata da Deva Cassel. La scelta di dare così tanto spazio a queste dinamiche sentimentali, a discapito di una narrazione più storicamente radicata, impoverisce il racconto. Concetta appare come un’icona di sofferenza d’amore, ma la sua storia viene raccontata in modo superficiale, senza approfondire le sue sfumature psicologiche. Anche il protagonista, il principe Fabrizio, resta un personaggio in ombra, valorizzato solo negli ultimi due episodi, come se si volesse rimandare il momento clou fino a quando ormai il pubblico ha perso l’attenzione. »
Sulla stessa lunghezza d'onda di mia madre è la recensione di Wonder Channel « Il punto focale della serie è il personaggio di Concetta, interpretata da Benedetta Porcaroli, che vive un’agonia amorosa e una contrapposizione diretta con la figura di Angelica, interpretata da Deva Cassel. La scelta di dare così tanto spazio a queste dinamiche sentimentali, a discapito di una narrazione più storicamente radicata, impoverisce il racconto. Concetta appare come un’icona di sofferenza d’amore, ma la sua storia viene raccontata in modo superficiale, senza approfondire le sue sfumature psicologiche. Anche il protagonista, il principe Fabrizio, resta un personaggio in ombra, valorizzato solo negli ultimi due episodi, come se si volesse rimandare il momento clou fino a quando ormai il pubblico ha perso l’attenzione. »
Infatti uno degli elementi che rendeva il romanzo ( non letto m'ero accontento dei film Il Gattopardo del 1963 diretto da Luchino Visconti. visto da ragazzo ) così potenti era la presenza della Sicilia, un territorio ricco di storia e cultura. Qui, invece, la Sicilia viene quasi trascurata. Le immagini, pur cercando di richiamare il lusso e la decadenza del passato, non riescono a trasmettere quel senso di appartenenza e di lotta interiore che caratterizzava il vecchio mondo siciliano.Infatti Netflix si affanna a costruire un’atmosfera glamour e moderna, ma dimentica di dare spazio ai contrasti, alle contraddizioni sociali e politiche che il racconto originale aveva in abbondanza. L’aspetto geografico, che avrebbe potuto essere un personaggio a sé stante, invece rimane in secondo piano, quasi come se si volesse evitare di affrontare temi troppo complessi per un pubblico ormai abituato a trame semplificate.Per quanto riguarda la recitazione e il cast sono riuniti volti noti come Kim Rossi Stuart, Deva Cassel, Saul Nanni e Benedetta Porcaroli. Non si può negare che ci sia talento, ma anche qui la scelta dei personaggi e il modo in cui vengono caratterizzati risultano deludenti. I ruoli, in particolare quello del principe di Salina, non vengono approfonditi come meriterebbero. L’interpretazione è spesso superficiale da quel poco che ne capisco di recitazione è priva della profondità che si aspettano i fan di una storia così complessa.Le relazioni tra i personaggi appaiono forzate e prive di quella naturalezza che rendeva il film di Visconti un capolavoro. Ogni personaggio sembra recitare una parte preconfezionata, senza quella scintilla di originalità e spontaneità che, in un buon adattamento, fa la differenza. La chimica tra gli attori non compensa una sceneggiatura che non osa andare oltre i soliti cliché.La mia delusione è quasi totale. Mi aspettavo che l’interpretazione moderna che rimanesse fedele non dico al romanzo ma almeno allo spirito del romanzo, che fosse una rivisitazione che potesse parlare sia ai nostalgici dei grandi classici italiani sia ai giovani che cercano emozioni forti. Quello che ho visto è una serie che sacrifica la profondità per l’estetica, che riduce un’epopea storica a una semplice storia d’amore Infatti l’operazione di “modernizzazione” è mal riuscita. La retorica contemporanea, fatta di facili emozioni e di un’eccessiva attenzione agli aspetti superficiali, si scontra con il peso storico e culturale del racconto originale. La serie manca di coerenza e di una direzione chiara, e questo si nota in ogni scena.
Concludendoquesto Gattopardo è un adattamento che delude su più fronti. La mancanza di una narrazione coerente, la superficialità nella caratterizzazione dei personaggi e la trascuratezza o quasi dell’aspetto storico trasformano quella che poteva essere un’opera di grande impatto in una mera rielaborazione sensazionalistica. La serie non riesce a catturare l’essenza del romanzo e del film di Visconti, trasformando una storia ricca di sfumature in una semplice narrazione d’amore e intrighi familiari come una telenovela .
Io non mi sento di consigliare questa versione del Gattopardo a chi ama grandi classici italiani o s'aspetti ( pubblico sempre più raro ) una storia che faccia riflettere, questa serie non fa per voi . Se invece cerchi qualcosa di leggero, con belle immagini e un ritmo che, per un attimo, ti distrae dalla realtà, potresti darle una chance o fa per voi . Ma, sinceramente, la mia esperienza è stata deludente. Non c’è quel brivido, quella profondità che contraddistingue una grande opera.