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24.4.25

La barberia che parla sassarese «Butrea è la nostra scommessa» salva una zona dal degrado . Giuseppe Lorenzo Sanna e Antonio Giuseppe Monteal Corso Dopo anni di gavetta lascelta del centro: «Crediamo molto in questo quartiere»

da la nuova del 24\4\2025

 Sassari C’è un locale al numero 30 di Corso Vittorio Emanuele che ha vissuto tante vite: in origine barberia, poi profumeria, ottica e negozio di prodotti tipici sardi. Ora si chiama La Butrea Barber Shop, e con sé porta il ritorno di un mestiere antico, ma anche una visione nuova.Due ragazzi, due sedie da barbiere, una saracinesca rialzata in un angolo del centro storico dove, negli ultimi anni, molti avevano scelto di abbassarla per sempre.Dietro il progetto ci sono Giuseppe Lorenzo Sanna, 30 anni, sassarese, e Antonio Giuseppe Monte, 35 anni, originario di Thiesi. Due amici, due professionisti che hanno deciso di scommettere non solo su sé stessi, ma su un’intera zona della città che da troppo tempo viene raccontata solo attraverso il filtro del degrado e della marginalità.«Io nel centro ci vivo
, e ne sono innamorato», racconta Giuseppe «È una zona troppo sottovalutata. Ma basta guardarsi intorno: gli interni dei locali sono bellissimi, la storia è ovunque, il potenziale enorme»  La loro scommessa parte proprio da qui: aprire non dove conviene, ma dove serve. Non dove è tutto già pronto, ma dove si può ricostruire qualcosa, rimettere in moto relazioni, attività, senso di appartenenza.L’8 aprile è stata inaugurata La Butrea, tra l’entusiasmo dei commercianti vicini, gli abbracci delle famiglie e l’incoraggiamento dei residenti. «Ci hanno accolto benissimo, ci hanno dato consigli, sono stati accoglienti, contenti», raccontano orgogliosi. Un’apertura che ha già il sapore del ritorno: dopo un’esperienza di lavoro in Australia, Giuseppe ha scelto di rientrare e restare per scommettere insieme ad Antonio su Sassari.«Ci siamo fatti le ossa facendo corsi per barbieri e facendo esperienza nei saloni, ora vogliamo rimanere e scommettere sul territorio, per fare qualcosa che lasci un segno». Il nome scelto per la bottega è già una dichiarazione d’identità:La Butrea è un omaggio alla lingua sassarese. «Ci fa piacere essere identitari», spiegano. Anche la comunicazione segue questa linea: i post pubblicati sui social sono in italiano, logudorese e sassarese. Una scelta che dice molto sul modo in cui i due soci concepiscono il loro lavoro: non solo un servizio, ma una presenza viva nel tessuto urbano.Anche il logo è fortemente simbolico: una torre stilizzata, nei colori bianco e rosso, unisce l’iconografia classica della barberia con quella della città. Tradizione e territorio, intrecciati nel segno di una nuova impresa.Ma La Butrea non è soltanto un luogo dove tagliarsi i capelli o curare la barba. È un punto d’incontro, un esperimento di micro-comunità urbana. I due giovani infatti stanno già lavorando per costruire una rete con le attività vicine: caffè, piccoli locali.«Abbiamo intenzione di collaborare, magari offrendo caffè gratuiti ai clienti che vengono anche da noi. Ci interessa creare connessioni, valorizzare chi è qui e tiene duro», spiegano. Il loro pubblico è eterogeneo, ma ben individuato: le persone del quartiere, gli studenti universitari, i turisti. Gente che attraversa il centro e ha voglia di fermarsi, di entrare in un posto che ha un’anima. E finora, dicono, «sta andando tutto sommato bene».I commercianti passano a salutare, a fare gli auguri, i clienti si affezionano. In una zona dove spesso si parla di abbandono, La Butrea sceglie di parlare di ritorno. Dove si discute di degrado, loro rispondono con presenza, luce accesa, accoglienza. È una barberia, certo. Ma anche un presidio umano. Un modo diverso di stare nel quartiere: con le porte aperte, con il sorriso, con l’ascolto. Giuseppe e Antonio non lo dicono esplicitamente, ma lo si intuisce: la loro scommessa non è solo il loro mestiere, è un pezzo di futuro che vogliono costruire, spalla a spalla, con chi ancora crede che il centro storico possa tornare a essere il cuore pulsante della città. 


 mentre  finivo  di  copiare dal sito quest  articolo     ne ho  trovato un altra    simile  ed  affascinante


Sassari Una vita nel mondo della ristorazione, sempre alle dipendenze di qualcuno - tra stagioni estive e incertezze invernali - poi la scintilla, che scocca prima tra di loro e poi per il centro storico di Sassari.

Un anno fa Stefano Dacrema e Valentina Pinnetta, algheresi trapiantati a Sassari, hanno voluto scommettere su una zona della città, da tempo alla ricerca di una ripresa da quella crisi economica che negli ultimi anni ha svuotato le strade del centro e fatto abbassare tante serrande. È nata così, in largo Porta Nuova con vista sulla storica sede centrale dell’Università, la piccola caffetteria “La figlia del Professore”, un locale che già dalle 6 del mattino inizia a servire i primi caffè.

ci siamo innamorati di questa zona della città – raccontano Stefano e Valentina – e dopo aver lasciato Alghero abbiamo deciso di aprire un locale tutto nostro, mettendoci al servizio di questo quartiere, sfruttando la lunga esperienza che abbiamo maturato in tanti anni di stagioni nella Riviera del Corallo». Il piccolo locale, con tavolini all’aperto, ha un nome curioso che riporta ai proprietari delle mura. «Il nome lo hanno dato proprio loro – spiegano Valentina e Stefano – nel ricordo di una figlia del professor Pietro Lai, stimato professore di matematica del Liceo Azuni, scomparsa qualche anno fa. A noi è piaciuto subito – aggiungono – e lo abbiamo mantenuto con grande piacere per il nostro locale». Arredato in stile “industrial vintage” il bar di largo Porta Nuova espone - appese alle pareti - delle antiche stampe originali del giornale satirico “La Voce Universitaria” degli anni Quaranta e Cinquanta, periodo durante il quale il giornale venne più volte censurato. Domenica 27 aprile il baretto spegnerà la prima candelina.
Valentina e Stefano fanno un bilancio del primo anno a Sassari e della vita nel centro storico. «Gli abitanti e frequentatori della zona – spiegano – ci hanno incoraggiato e sostenuto da subito in questa impresa. La scelta di vivere e lavorare qui la rifaremmo 1000 volte, perché è a misura d’uomo, con l’intrecciarsi dei rapporti umani e la comodità di vivere al centro. Abbiamo preso questa decisione anche perché innamorati di quest’angolo di Sassari e del piccolo locale che ci è stato proposto. Speriamo nella riqualificazione della zona e che la nostra apertura possa essere l’input affinché le serrande che si sono viste abbassare si rialzino. Le criticità nel viverci sono la mancanza di illuminazione nello specifico la prima parte di Largo Porta Nuova – aggiungono – che sembra l’ingresso in un posto insicuro. La ripresa di Sassari – concludono Valentina e Stefano – dovrebbe partire dal centro con interventi a sostegno delle attività, come l’esenzione, almeno nei primi anni, di tasse comunali e incentivi per la ristrutturazione delle facciate delle case e farle ripopolare con studenti, docenti e nuove coppie».

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