Sono d’accordo con chi raccomanda di controllare il linguaggio e di cercare di fare analisi piuttosto che sfogarsi tramite invettive morali ed inconcludenti: ritenere Netanyahu o Trump degli psicopatici, o Merz uno schifoso ipocrita, non aiuta a fare chiarezza (del resto era il gioco della propaganda occidentale nei confronti di Putin).
In realtà c’è una precisa strategia economica e geopolitica – corposissimi interessi – sottesa a quel che sta accadendo. Basta guardare i flussi dei commerci e delle finanze, le “vie economiche” tra Asia e Occidente, la dislocazione di energia e materie prime, ecc.
Tutto è complicato però da interessi contrapposti nel campo occidentale (la sopravvivenza economica degli Stati Uniti indebitati, il problema energetico e la mancanza di un soggetto politico unico sul fronte europeo, ecc.). Ma anche da divergenze nei Brics: il mondo, si dice sempre più spesso, è complesso.
Mi pare che la posta in gioco – un mondo realmente multipolare dopo la parentesi monopolare di quest’ultimo trentennio, che qualcuno aveva immaginato, illudendosi, come “la fine della storia” e il trionfo della globalizzazione neoliberista – sia piuttosto chiara.
Ciò non toglie che quando subentra la logica bellica – o meglio, quando la guerra si rivela per ciò che è nella sua essenza, ovvero la struttura profonda e l’intelaiatura dei rapporti internazionali e tra potenze, e non il puro fenomeno delle guerre guerreggiate – si manifestano accanto alla “razionalità” degli interessi, anche elementi irrazionali e nichilisti di cui occorre tener conto. Altrimenti sarebbe impossibile spiegare quel che è successo durante le due guerre mondiali, specie nel corso della seconda.
La guerra è portatrice ad un tempo di elementi materiali, di interessi, di “razionalità”, e però insieme di ideologie distruttive e nichiliste. Le due forze vanno insieme, e le si vedono interagire anche nel linguaggio, negli attori collettivi e nei soggetti individuali (basti pensare ai fanatismi nazionalisti sempre pronti a risorgere).
Economia e psicopatologia all’unisono, al servizio di un crescente delirio di onnipotenza. Ragion per cui le guerre si cominciano spesso al buio, senza sapere a quali terre ignote condurranno.
Mi pare che la posta in gioco – un mondo realmente multipolare dopo la parentesi monopolare di quest’ultimo trentennio, che qualcuno aveva immaginato, illudendosi, come “la fine della storia” e il trionfo della globalizzazione neoliberista – sia piuttosto chiara.
Ciò non toglie che quando subentra la logica bellica – o meglio, quando la guerra si rivela per ciò che è nella sua essenza, ovvero la struttura profonda e l’intelaiatura dei rapporti internazionali e tra potenze, e non il puro fenomeno delle guerre guerreggiate – si manifestano accanto alla “razionalità” degli interessi, anche elementi irrazionali e nichilisti di cui occorre tener conto. Altrimenti sarebbe impossibile spiegare quel che è successo durante le due guerre mondiali, specie nel corso della seconda.
La guerra è portatrice ad un tempo di elementi materiali, di interessi, di “razionalità”, e però insieme di ideologie distruttive e nichiliste. Le due forze vanno insieme, e le si vedono interagire anche nel linguaggio, negli attori collettivi e nei soggetti individuali (basti pensare ai fanatismi nazionalisti sempre pronti a risorgere).
Economia e psicopatologia all’unisono, al servizio di un crescente delirio di onnipotenza. Ragion per cui le guerre si cominciano spesso al buio, senza sapere a quali terre ignote condurranno.
E' vero . pero l'essenza della guerra è << in quell’intreccio ambiguo tra calcolo e delirio, tra logica di potenza e pulsione nichilista, sta il cuore tragico della storia umana. Se la guerra è struttura profonda — come giustamente osservi — essa resta però anche uno spettacolo abissale della psiche collettiva, che nessun grafico commerciale può spiegare del tutto.>>( da https://upsidedown.wordpress.com/ ) . Avete entrambi ragione . Infatti “La politica è l’intelligenza della guerra”Carl Von Clausewitz da (Gian Enrico Rusconi, “Clausewitz, il prussiano“, Einaudi, Torino, 1999, pag. 16).Nel suo scritto più famoso, il “Della Guerra” (“Vom Kriege”), Von Clausewitz scrive esplicitamente: “la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi” (ibid.). ….da Guerra e politica di https://www.ultimavoce.it/

Nessun commento:
Posta un commento