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29.6.25

Il negozio-museo compie un secolo .,La caduta dal ponteggio, 45 minuti a terra prima dei soccorsi: «Sono un miracolato» Gianluca Deiana, 55 anni, nel febbraio 2024 è stato coinvolto in un grave incidente sul lavoro a Cagliari. Il suo racconto

  fonte  unione  sarda 

Il negozio-museo compie un secolo «Abbiamo ancora una clientela fedele, qui si vendono lampadine e si parla del Cagliari»

Ci sono i grandi megastore dell’elettronica, quelli con le smart tv sempre più grandi e mille oggetti dei desideri di cui tanti sembrano non poter fare a meno. E poi c’è questo piccolo negozio con gli scaffali in legno, che odora di antico, con le abat jour vintage esposte a fianco ai ventilatori di ultima generazione, i lampadari che pendono sopra il bancone e, qua e là nelle vetrine, vecchi contatori, misuratori di corrente di varie epoche, una vecchia cassaforte, tracce della storia dell’ultimo secolo.
Un secolo di vita
In effetti quello dei fratelli Roberto, in viale Regina Margherita, è un po’ negozio di elettricità e un po’ museo. E infatti Piero Roberto, 57 anni, che rappresenta orgogliosamente la terza generazione della famiglia, al museo ci sta pensando davvero ora che l’attività ha compiuto un secolo e può vantarsi di essere il più vecchio della città
L’iscrizione al “registro delle ditte”, esposta in una vetrina accanto a tanti pezzi storici, porta la data del
15 giugno 1925. Ad aprire l’attività fu Giovanni Roberto, perito elettrotecnico, secondo di sette fratelli originari del Monferrato, che iniziò a vendere materiale elettrico nell’orologeria aperta in via Barcellona dal padre Domenico, che si era trasferito a Cagliari a fine ‘800 dal Monferrato e nel 1884 aveva realizzato in città una delle prime stazioni telefoniche del Genio militare.Quando  dal Pirmonte arrivarono anche Marco , Antonio e  Pietro    si miseri  in proprio e aprirono il negozio in via Napoli, dove oltre a commerciare materiale elettrico riparavano in esclusiva le radio Philips, una delle marche di cui erano depositari per tutta la Sardegna. L’attività era fiorente tanto che l’azienda arrivò ad avere oltre dieci dipendenti. Negli anni ‘40 si trasferirono in via Sant’Eulalia, dove costruivano impianti elettrici per numerose imprese edili, riparavano motori e facevano manutenzione agli impianti militari tra cui le sirene d’allarme che si attivavano durante le incursioni aeree
Riferimento sicuro
Erano uno dei riferimenti sicuri della città, uno di quei negozi dove si trovava tutto, ma proprio tutto ciò che serviva. Il 4 dicembre del 1942 un aereo cadde sul palazzo dove aveva sede l’attività distruggendo i due piani superiori ma non quello dove aveva sede l’attività. Ma fu solo un segno premonitore perché nel maggio del ‘43 una bomba rase al suolo l’edificio, distruggendolo. La famiglia fu costretta a lasciare tutto e sfollare a Villanovafranca. Quando rientrarono a Cagliari, agli inizi del ‘45, dell’attività non restava più nulla. «Qui non c’è da piangere né da lamentarsi», disse il padre ai figli, «ricordate che i piagnistei e le lamentele non hanno mai risolto niente»
Viale Regina Margherita
Così fu: il negozio fu riaperto in viale Regina Margherita 24, dove ha sede ancora oggi e dove ogni angolo racconta un pezzo di una storia lunga. Piero Roberto lavora dietro quel banco da quando aveva 19 anni e aveva appena finito l’istituto professionale, al Meucci. Assieme a lui ci sono i figli Federica, 29 anni, e Filippo, 23. Resistono, nonostante tutto, forti della loro storia e di un nome che in cento anni non si è mai sporcato. «La grande distribuzione e Amazon ci hanno portato via parte del lavoro ma a penalizzarci di più sono i parcheggi a pagamento», spiega Piero che, fedele all’insegnamento del padre e del nonno, non si lamenta. «Abbiamo una clientela fedele».In questo spazio di fronte a Sa Manifattura c’è una tradizione che si rispetta, qualsiasi cosa accada, e che prescinde da prese elettriche, batterie e applique. «Il lunedì si commenta il risultato del Cagliari. Lo facciamo prima io e Filippo (che mostra orgoglioso un tatuaggio con lo stemma dei rossoblù), poi con i clienti, molti dei quali sono anche amici». Del resto ciò che da un secolo tiene in piedi questa attività è la competenza, certo, ma anche i valori, quelli sani, che trasudano da queste pareti antiche



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La caduta dal ponteggio, 45 minuti a terra prima dei soccorsi: «Sono un miracolato»

Gianluca Deiana, 55 anni, nel febbraio 2024 è stato coinvolto in un grave incidente sul lavoro a Cagliari. Il suo racconto
Gianluca Deiana ed Elisabetta Spano
Gianluca Deiana ed Elisabetta Spano



«Lavoravo come muratore, in un cantiere a Cagliari - racconta - era febbraio del 2024. Il ponteggio lo avevamo già montato da tempo e stavamo sistemando la facciata». Sennonché «in quel momento, mancava poco alle 13, ero solo e ricordo che ho saltato un piccolo gradino, dal balconcino alla pedana per prendere l’attrezzatura e andare via». Dopo è il buio, «non ricordo niente se non che verso le 13.45, dopo avere perso i sensi, ho ripreso conoscenza. Sono rimasto buttato in terra sull’asfalto per 45 minuti. In quell’arco di tempo in strada non è passato nessuno, nemmeno persone a passeggio con il cane. Forse perché era l’ora di pranzo, forse è stata una fatalità, non so». Quando si risveglia arrivano il titolare dell’impresa e un suo collega. «La mia situazione non gli era sembrata grave, non hanno chiamato l’ambulanza ma mi hanno caricato in macchina e mi hanno portato in ospedale al Policlinico. Io c’ero e non c’ero. Ricordo che avevo dolori lancinanti ovunque, avevo capito di essere fratturato».
Le emorragie cerebrali
Prima di entrare in ospedale Deiana resta in auto a lungo. «Fino a quando sono arrivata io», interviene la moglie Elisabetta Spano, «sono entrata di corsa a cercare un medico e ho detto: “Venite perché mio marito sembra Gesù tolto dalla Croce”. Era in condizioni pietose, il volto tumefatto, non riusciva a muoversi. Sono corsi ed erano allibiti che non fosse arrivato in ambulanza. L’hanno portato dentro e sono rimasti con lui otto ore di fila».Le condizioni sono critiche: due emorragie cerebrali frontali, lesioni a entrambe le rotule, frattura del perone, del malleolo e quella del polso «che non potrà recuperare». Da lì il calvario: tre operazioni, la fisioterapia. «Dovrei operare anche la mandibola ma sono in attesa». La fisioterapia l’ha fatta a pagamento: «Mi dovevo rimettere in piedi subito e c’erano liste d’attesa lunghissime». Piano piano la rinascita, «ho capito che mi dovevo rimettere in piedi e ci sono riuscito. Sono un miracolato. E pensare che quella mattina avrei dovuto accompagnare io il titolare a prendere del materiale, invece poi era andato il mio collega».
L’epilogo
E a marzo Elisabetta Spano e Luca Deiana, che fino a sabato scorso era obriere della cappella di via Porcu, si sono sposati. «Quando ero lì in ospedale, nonostante dieci anni di convivenza con Luca io in pratica non ero nessuno - dice Spano - Non mi davano notizie, non potevo decidere niente. Così abbiamo deciso che dovevamo regolarizzare tutto». E ricominciare a vivere.

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