La Festa della Repubblica e i cortocircuiti della destra sovranista
Articolo43.it di Lia Celi
• 7 ora/e •
Il presunto saluto alla X Mas, la parata militare poco consona al generale bisogno di pace, gli assenti e i presenti sul palco: come ogni giorno porta la sua pena, in Italia ogni ricorrenza civile, compreso il 2 giugno, festa della Repubblica, porta le sue polemiche. Ma i mugugni e le prese di distanza non sono paragonabili con quelli che si scatenano a ogni Primo Maggio, e nemmeno lontanamente commensurabili con l’immancabile vespaio del 25 aprile. Non basta: ciò che si discute o si critica è come si festeggia il 2 giugno, non che cosa, e questo in Italia è decisamente strano. Oltretutto, i risultati del referendum del 1946, anche a non dar retta alle teorie del complotto, con i brogli e il presunto colpo di Stato di Alcide De Gasperi (nato come suddito asburgico e pertanto congenitamente ostile ai Savoia), mostrarono che una consistente fetta d’Italia, specie al Sud, il re se lo sarebbe anche tenuto.
La parate del 2 giugno del 2024 (Imagoeconomica).
Ciò di cui nostri sovranisti sembrano poter fare davvero a meno sono i sovrani
Le recriminazioni, i mugugni e le latitanze provocatorie del 2 giugno potrebbero quindi anche starci, specialmente nello schieramento che si fa chiamare “sovranista”, con quel suo ostentato attaccamento alle tradizioni del buon tempo antico e dell’Italia che fu, anche se sospetto che la gran parte dei seguaci di Giorgia Meloni ricolleghi lo Statuto Albertino al famoso deejay fratello di Linus più che a re Carlo Alberto. Ciò di cui nostri sovranisti sembrano poter fare davvero a meno sono i sovrani. Certo, ci sono ancora i monarchici, gli strenui e sparuti fan dei Savoia, che però sono troppo impegnati nel derby tra fedeli al ramo Carignano (quello principale, il cui ultimo rampollo è Emanuele Filiberto) e tifosi degli Aosta (il ramo cadetto oggi rappresentato da Aimone di Savoia) per organizzare un’efficace fronda anti-repubblicana. Che forse troverebbe qualche sostegno nel governo, soprattutto nella ministra Daniela Santanchè, non per le sue radici piemontesi, ma perché come titolare del Turismo potrebbe apprezzare il potenziale attrattivo delle monarchie, istituzioni con tutto il fascino rutilante e improbabile dei parchi a tema. Come osservava una signora presente ai funerali di Vittorio Emanuele nel duomo di Torino, «se l’Italia avesse ancora il re, verrebbero ancora più turisti».
Emanuele Filiberto di Savoia (Imagoeconomica).
A destra si rimpiange il duce ma non il suo complice Sciaboletta
Eppure a destra si continua a rimpiangere, più o meno larvatamente, solo il duce, e mai quello che fu il suo complice e inseparabile e spalla, re Vittorio Emanuele alias Sciaboletta, senza cui Mussolini e il fascismo non sarebbero durati neanche mezza giornata (e difatti lo Stato con il duce ma senza il re, la repubblica di Salò, fu una farsa tanto breve quanto sanguinosa). Era il re a poter fare a meno del duce. Anzi, se il 28 ottobre 1922, avesse fatto sbattere via quel gradasso romagnolo dalle sue guardie, come avrebbero sicuramente fatto suo padre e suo nonno, forse ci saremmo risparmiati un sacco di brutte cose, e anche di belle, come la presidenza Mattarella, perché oggi al Quirinale non ci sarebbe san Sergio, ma il principe anzi, ormai re ballerino, e nei negozi di souvenir a Roma si venderebbero le tazze con la sua faccia, insieme a quelle col ritratto del papa.
Viva la Repubblica, anche se qualcuno dimentica di chi sia figlia
Per una strana eterogenesi dei fini, nessun esponente di rilievo di questa destra ancora visceralmente legata al passato fascista se la sente di snobbare platealmente la festa della Repubblica figlia delle lotte partigiane. Nessuno, per quanto conservatore, proclama che lui o lei il 2 giugno se ne andrà in pellegrinaggio a Hautecombe, dove sono sepolti Umberto II e Maria José, gli ultimi re d’Italia, o metterà una corona alle tombe di Vittorio Emanuele II e di Umberto I al Pantheon. E se i destroni italiani fanno un viaggetto in Egitto, vanno al Cairo a salutare il loro amico al Sisi per farsi due risate alle spalle di chi aspetta ancora giustizia per Giulio Regeni, non certo ad Alessandria per onorare le spoglie di re Vittorio Emanuele nella chiesa di santa Caterina. Alla fin fine, la repubblica, come forma di Stato, andava più a genio pure a Lui, quindi la destra può accettare anche quella nata dalla Resistenza. L’importante è farle dimenticare chi era sua madre.
Infatti Unione sarda 2\6\2025
Una bugia per farsi dimettere dall’ospedale e poi sette chilometri a piedi dalla stazione ferroviaria sino a Oniferi, a poche ore dal parto. «Era tanto orgogliosa di poter votare per la prima volta che, ci diceva, non sentì la fatica di quella lunga marcia». Costantina Diana Podda, psicologa nuorese, è nata alle 10 di sera del 2 giugno 1946. Poche ore dopo che sua madre, Maria Mele, classe 1916, aveva votato per la Repubblica.
Il resto nella foto non avevo voglia di estrapolare il pdf
fra i vari commenti ed interventi sul due giugno con concordo con
Claudia Sarritzu Ghironi
3 h ·
Il 2 giugno del 1946 la gente andò a votare per un referendum.
Un referendum, esatto. Le madri e i padri costituenti votarono. Non scelsero certo di andare e non ritirare le schede, come certe “statiste” di oggi
Infatti tale affermazione viene confermata da un post di un altra giornalista di diverso orientamento Maria vittoria Detotto di Cronache Dalla Sardegna
4 h ·
Oggi ricorre il 79° anniversario da quando in Italia alle donne venne permesso di esercitare a livello nazionale il proprio diritto di voto, attraverso l'applicazione del suffragio universale.L' 89% delle votanti si recò alle urne, pareggiando gli uomini che furono l' 89.2% degli aventi diritto.Alle donne di ieri, di oggi e di domani dico: auguri a noi!


Nella foto: donna con figlio in braccio alle urne il 2 giugno 1946 e la prima pagina del Corriere della Sera.
Claudia Sarritzu Ghironi
3 h ·
Il 2 giugno del 1946 la gente andò a votare per un referendum.
Un referendum, esatto. Le madri e i padri costituenti votarono. Non scelsero certo di andare e non ritirare le schede, come certe “statiste” di oggi
Infatti tale affermazione viene confermata da un post di un altra giornalista di diverso orientamento Maria vittoria Detotto di Cronache Dalla Sardegna
4 h ·
Oggi ricorre il 79° anniversario da quando in Italia alle donne venne permesso di esercitare a livello nazionale il proprio diritto di voto, attraverso l'applicazione del suffragio universale.L' 89% delle votanti si recò alle urne, pareggiando gli uomini che furono l' 89.2% degli aventi diritto.Alle donne di ieri, di oggi e di domani dico: auguri a noi!


Nella foto: donna con figlio in braccio alle urne il 2 giugno 1946 e la prima pagina del Corriere della Sera.
Nessun commento:
Posta un commento