Senza titolo 1598

San Pietro e Carloforte



Mille liguri nell'ottobre del 1541, al seguito dei Lomellini, Signori di Pegli (Genova), approdarono a Tabarka, isola della Tunisia, per dedicarsi alla pesca del corallo.
All'inizio del '700, per le ripetute incursioni dei pirati barbareschi e per l'impoverimento dei banchi coralliferi, i Tabarkini accettarono l'invito di Carlo Emanuele III di Savoia, re del regno Sardo Piemontese, e si trasferirono nell'isola di S.Pietro allora disabitata; fondarono quindi la città di Carloforte in onore del sovrano (17 aprile 1738).


Nell'isola di S.Pietro essi proseguirono le attività di sempre dedicandosi alla pesca del tonno e del corallo.
Alla fine del '700 Carloforte subì due invasioni, la prima ad opera dei francesi e la seconda, ben più drammatica, da parte dei pirati tunisini che ripartirono per l'Africa con oltre 800 persone come ostaggi.
Solo dopo cinque anni vennero finalmente liberati grazie al re Carlo Emanuele IV.
Nella seconda metà del secolo scorso Carloforte conobbe un grande sviluppo, favorito dal trasferimento dei minerali estratti nel vicino Iglesiente-Guspinese e trasportati nell'isola con imprenditoria e manodopera locale, per essere imbarcati verso destinazioni lontane.
Con la crisi delle miniere ripresero vigore le attività tradizionali:
pesca, artigianato, marittimi.


Pochi posti al mondo isolati dalla loro madrepatria, hanno saputo conservare per 250 anni, cultura, abitudini e dialetto della terra d'origine, la Liguria (Pegli -Genova-), come a Carloforte.
Questa originalità è motivo di interesse non solo per la Liguria, ma anche per gli studiosi di tradizioni popolari.
Il carattere allegro dei Tabarkini si rivela sopratutto in Carnevale, quando nel cineteatro
Cavallera si tengono veglioni danzanti che durano fino all'alba, nelle serenate nei carruggi, nelle chiacchere in piazza, nel fare casciandra con gli amici.
A Carloforte è possibile trovare nel lavoro dei pescatori, dei naviganti, dei maestri d'ascia (elogiati dall'Ammiraglio Nelson nel suo diario di bordo, dopo una sosta nel porto per riparare alcune navi della sua flotta), lo spirito più autentico di forti tradizioni conservate con zelo. Continua...

Commenti

Post popolari in questo blog

"Meglio in cella che testimone senza scorta" Ex pentito della banda di Is Mirrionis ruba un furgone e si autodenuncia in questura

s-come-selen-sposa-s-come-sara-sex due destini che s'incrociano

la canzone preghiera dei cugini di campagna racconta di Jole ed Ettore, i fidanzatini sassaresi lei morì di leucemia, lui si uccise