Il sudiciume ideologico e dialettico fa parte del DNA del partito secessionista che non merita nemmeno la considerazione delle polemiche montane nelle ultime ore.
Dalla fogna secessionista, con il famoso “tricolore nel cesso” scandito a chiare lettere da Umberto Bossi negli anni a cavallo tra il '90 e '94 con il lancio del progetto padano, siamo passati al più modesto “tricolore nel cassetto” di Calderoli. Non senza lasciar trasparire l’aver preso comunque coscienza dell’esistenza di una controversa querelle tra ideologia e comportamenti del partito della Padania.
La lega nord che ha reiterato svariate volte progetti di revisione costituzionale per il riconoscimento del Parlamento della Repubblica Federale Padana, che vuole un paese frammentato in micro-stati indipendenti e chiama all’arma della secessione da “Roma ladrona” ha occupato, nella scorsa come nell’attuale legislatura, incarichi di rilevo costituzionale.
Tre ministeri sotto Berlusconi, la vicepresidenza del Senato oggi con lo stesso Calderoli. Reiterati i vilipendi al popolo ed alla bandiera italiana, mai puniti, ma senza rinunciare alla pagnotta che la poltrona di Palazzo Chigi, Montecitorio e Palazzo Madana concede a chi la occupa.
Secessione ed immunità parlamentari, assalti al tricolore ed incarichi di primo rilievo.
Dichiarazioni antiidentitarie ed antidemocratiche che non fanno certo il paio con il bivaccare di deputati e senatori padani nelle aule parlamentari di “Roma ladrona”.
Prima di gettare il fango su simboli che caratterizzano la travagliata vicenda storica del Paese è buona cosa dotare le proprie coscienze di una buona dose di coerenza. Se la pagnotta è troppo buona da mangiare, meglio abbuffarsi in silenzio per non correre il rischio di essere accusati di smodata ingordigia.
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