Senza titolo 1557

 dall'unità del  3\1\2007 Anatema vaticano: il Rock è l´Inferno Roberto Brunelli


Sappiate che Satana s´annida nelle camerette dei vostri figli, là nello scaffale dei cd, nei meandri dei loro computer, nelle radioline e in quel minuscolo oggetto, l´iPod, che avete regalato loro a Natale. È nell´aria, Satana, nelle canzoni, nella musica, pervade il nostro presente… ebbene sì, il Vaticano è tornato a puntare il ditone accusatore contro il rock e i suoi derivati, accusati di esprimere il Maligno, Belzebù, il Peccato, che si diffonde nell´aere un po´ come fosse l´invasione degli ultrasuoni. «Il Male»: indubitabile, rumoroso, dionisiaco, terrificante, corruttore, lascivo. Il Male? Che dico il Male, peggio: l´Inferno! Sì, proprio quello dantesco, quello descritto dal Sommo Poeta, quello amato da Benigni, quello lì, terribile, fuoco e fiamme, dove i peccati si scontano per l´eternità, quello non può che essere rappresentato dalla musica rock, dall´heavy metal, dal punk… roba di frastornanti chitarre elettriche e tamburi selvaggi, che riecheggiano a tutte le ore dai dischi dei vostri ragazzi.
Voi forse credete che stiamo parlando di qualche esorciccio buono per andare a Buona Domenica, e invece la teoria è di monsignor Marco Frisina, direttore del centro liturgico del Vicariato di Roma e della Cappella Lateranense. Vatican City, insomma. «Il rock l'ho messo all'inferno perché il rock è il nemico», ha dichiarato perentorio costui, ieri alle agenzie di stampa. E ancora: «Il rock se non è proprio il male è comunque espressione del male».
Il fatto di rilievo è che le parole di monsignore riecheggiano quelle pronunciate dal suo superiore, papa Ratzinger, quand´era ancora prefetto della Congregazione della dottrina della fede: il rock è «espressione di passioni elementari, che nei grandi raduni di musica hanno assunto caratteri culturali, cioè di controculto, che si oppone al culto cristiano». E ancora: «Il rock deve essere purificato dei suoi messaggi diabolici», dichiarò l´attuale pontefice nel 1996. L´altro fatto di rilievo è che il suddetto monsignore è autore della colonna sonora di una Divina Commedia versione musical che debutterà a novembre a Roma con un cast degno della più sfrenata «Hollywood Babilonia»: una ventina tra cantanti e attori, 30 ballerini e più di 50 comparse. E l´ha pensata bene, il monsignore.
Punk (come quello dei Sex Pistols o dei Dead Kennedys, padre?) e heavy metal (come i Black Sabbath o come Marilyn Manson?) per descrivere l´Inferno: «Proprio perché la dimensione satanica del rock esprime meglio di qualunque altro genere la lacerazione, il conflitto, il dolore profondo dell´inferno», come dice, tutto contento, Frisina. Che è uno che se intende, visto che ha scritto lui le colonne sonore di fiction come, tra le altre, Papa Luciani, il sorriso di Dio e San Pietro. E ci ha pensato tanto bene, il nostro, che il Purgatorio nel suo musical è descritto con i canti gregoriani, mentre il Paradiso esplode nella magnificenza classica e sinfonica, in una sorta di vero e proprio apartheid musicale che si credeva ormai obsoleto: la tradizione classica ed europea è il Bene, quella di derivazione afro-americana, che tanta parte ha avuto nella definizione stessa di Novecento, il Male.
Poveri rockettari, non tira una buona aria. È recente la questione della deportazione del Concerto di Natale dal Vaticano a Montecarlo: un appuntamento pop inventato da Wojtyla e rinnegato dal suo successore, notoriamente avverso alle musiche giovanili, anche se rappresentate dalle più rassicuranti Laure Pausini o dai meno satanici Gigi D´Alessio (il che, oltretutto, è questione di punti di vista). Lo stesso Padre Frisina dichiara che l´ispirazione per la sua Divina Commedia in musical gli è venuta proprio dalla prima enciclica del Papa, «Deus caritas est», in cui veniva citato il XXXIII canto del Paradiso. Ovviamente, il monsignore e il suo superiore non sono i primi a prendersela con rock e compari lascivi: «messaggi satanici» sono stati rinvenuti, tanto per citare gli esempi où celebrati, nelle canzoni e negli ancheggiamenti zozzi di Elvis, dei Beatles, dei Led Zeppelin, di Marilyn Manson, ovviamente dei Rolling Stones (..beh, Jagger e Richards ci hanno messo anche del loro, con Sympathy for the devil). Ed è ben nota la preferenza di Benedetto XVI – cui non a caso il musical di Frisina è dedicato - nei confronti di Bach e di Mozart, sia pur allegramente sorvolando sulle implicazioni eversive di quest´ultimo (massone, rivoluzionario e sboccato, come tutti sanno).
Ma in questo caso la cosa curiosa è che quello del monsignore è un corto-circuito tutto interno alla cultura pop … Via, monsignore, un musical sulla Divina  Commedia? Come Cats o Bulli & Pupe? Una rivista con cantanti e sfrenati ballerini, «compresi importanti nomi internazionali»? E poi, che vogliamo fare con i milioni di afroamericani che cantano il gospel – da cui sono nati il blues, il soul e dunque il rock - invocando il Signore? Tutti all´inferno, insieme ai nostri ragazzi e ai loro Ipod? 
PS.
 Scriveva anni fa Joseph Ratzinger: «Il rock vuole liberare l'uomo da se stesso nell'evento di massa e nello sconvolgimento mediante il ritmo, il rumore e gli effetti luminosi, facendo precipitare chi vi partecipa nel potere primitivo del Tutto, mediante l'estasi della lacerazione dei propri limiti». Che dire? Una splendida definizione di rock: si vede che se ne intende, Vostra Santità.
 ed  proprio questo articolo mi  và  venire in mente la  canzone  dei  Morte di una poeta modena city  che  funge da  colonna  sonora del  post

 Morte di un poeta 
Se dovessi cadere nel profondo dell'Inferno dentro un fiume nero come l'inchiostro
rotolare perduto tra i sacchi di immondizia in un baratro senza ritorno,
Se dovessi sparire nei meandri della terra e non vedere più la luce del giorno
ma è sempre soltanto la stessa vecchia storia e nessuno lo capira'
Ma lasciatemi qui nel mio pezzo di cielo ad affogare i cattivi ricordi
nelle vie di New York il poeta  è da solo e nessuno lo salvera'
Nel distretto 19 la vita corre svelta tra i palazzi e i boulevards di Parigi
gli emigrati che ballano ritmi zigani si scolano le nere e le verdi
lo sdentato inseguiva le ragazze straniere dai cappelli e dai vestiti leggeri
ma è sempre soltanto la stessa vecchia storia e nessuno lo capirà .
Ma lasciatemi qui nel mio pezzo di cielo ad affogare i cattivi ricordi
nelle vie di Parigi il poeta è da solo e nessuno lo salverà
Vecchia sporca Dublino per un figlio che ritorna sei una madre che attende al tramonto
con la puzza di alcool coi baci e le canzoni per chi è stato un prigionero lontano
c'è una bomba e una pistola, un inglese da accoppare e una divisa dell'esercito in verde
ma è sempre soltanto la stessa vacchia storia e nessuna lo capirà .
Ma lasciatemi qui nel mio pezzo di cielo ad affogare i cattivi ricordi
nelle vie di Dublino il poeta è da solo e nessuno lo salverà

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