e per conto dei signori del vento. “Grattacieli d’acciaio” da conficcare senza oneri nei promontori più esclusivi per far girare bonifici e conti corrente, affari e denari, una sorta di slot machine del vento, finanziata dallo Stato e dalle bollette dei poveri cittadini, per far guadagnare faccendieri e speculatori, lobby e multinazionali. Licenza di devastare Ciò che si era inizialmente solo percepito ora è tangibile: i signori del vento hanno licenza di fare quello che vogliono, chiudere strade, devastare rotonde, spianare cordoli stradali, sradicare cartelli, spostare di peso auto e persone sul loro tragitto. Per comprendere che le “protezioni” per questa operazione in terra sarda fossero altolocate non bisognava attendere lo schieramento senza precedenti di lampeggianti azzurri nel cielo nero della notte di Tharros. Battaglione di manganelli Alfonso Signorini « Mi Piace Così è caro ? Costa meno di un panino ! »AD Alfonso Signorini « Mi Piace Così è caro ? Costa meno di un panino ! » Mi Piace Così Sai perché le città antiche sono sepolte sotto metri di terra? Più che una pattuglia, un battaglione, schierato per giorni e giorni con tanto di alta uniforme, quella che l’ordinanza impone per fermare black block ed eversivi, delinquenti e criminali incalliti. Tenuta antisommossa, recita il codice d’azione. Da fermare ci sono famiglie e bambini, carrozzelle e indipendentisti non violenti, ragazzi e anziani. Un muro di “manganelli di Stato” pronti ad abbattersi senza contegno su gente inerme, colpevole solo di protestare, senza bombe e violenza, contro la devastazione della propria terra. La mattina prima di quella notte dei manganelli era stato un vertice in Prefettura a sancire a freddo lo schieramento da guerra civile: da proteggere ci sono i trasporti delle pale eoliche da Oristano a Villacidro. Balla di Stato Il verbo di Stato, nella terra di Eleonora, vergato su carta intestata della Prefettura non lascia dubbi: «La situazione è sotto controllo e attentamente monitorata». Come dire, per badare a famiglie e manifestanti siamo pronti ad intervenire senza risparmio di energie. La “balla” di Stato è sancita nello stesso comunicato a firma prefettizia: «Si tratta di manufatti destinati alla manutenzione straordinaria di installazioni autorizzate da tempo e che hanno superato positivamente ogni procedura amministrativa, inclusa la Valutazione di Impatto Ambientale della Regione». Tutto falso, ovviamente. Non si trattava di nessuna «manutenzione straordinaria», ma semmai della costruzione ex novo di uno scempio ambientale, davanti al proscenio del Monte Linas, la terra del “Paese d’Ombre”. Non un dettaglio di poco conto, visto che la Regione aveva approvato una fantomatica legge-moratoria che in linea di principio, e in punta di diritto, avrebbe dovuto bloccare «l'irreversibilità degli impatti sul territorio regionale derivanti dalle attività di realizzazione, installazione o avviamento di impianti di produzione». Il primo a ignorare la legge-moratoria era stato proprio il Prefetto che, anziché “spacciare” quei manufatti come destinati alla «manutenzione straordinaria», avrebbe dovuto semmai sincerarsi che quei trasporti fossero in realtà funzionali a violare una legge regionale. L’appello racchiuso nel comunicato della dependance di Stato suggellava grottescamente il via libera salomonico allo sbarco delle “cesoie” eoliche in terra sarda. Le parole sono da “Angelus" statale: «Invito quindi tutte le parti in gioco a mantenere i toni di una protesta civile, nel pieno rispetto sia del diritto alla libertà di espressione che dei diritti altrui, tra cui la libertà d’iniziativa economica». Già la definizione delle parti come fossero «in gioco» lascia comprendere l’approccio “sbarazzino” su un tema che, invece, stava indignando l’intera comunità sarda presa d’assalto da centinaia di strabordanti progetti di faccendieri e multinazionali piovuti in Sardegna da ogni dove. In quella prima notte di luglio si vide di tutto: un porto di granaglie trasformato in una “sopraffazione” degna del peggior “sobborgo eolico” per multinazionali e autotrasportatori venuti da molto lontano. I mezzi parlano “straniero”, tutti giunti sin dalle pendici estreme dell’Appennino, quello più a sud, con gli autisti infastiditi da questi “sardi” che non si piegano allo strapotere di chi vuole devastare l’Isola a colpi di pale eoliche. I viaggi eolici dell’estate passata hanno lasciato il segno: padri di famiglia denunciati, multati, sanzionati persino per aver lasciato “incustoditi” cesti di alimenti per trascorrere la notte in quel porto. Hanno controllato i documenti di tutti, mettendo in croce anche chi aveva scelto di esserci come testimonianza civile. Hanno sequestrato sdraio e ombrelloni, una sorta di “daspo” a protezione dei giganti del vento. La scena si è ripetuta la notte passata all’incrocio per la terra devastata di Villacidro: Anonymous, con il volto dei quattro mori compare d’improvviso in mezzo alla strada bloccando la marcia dei mezzi pesanti, lunghi quanto la corsa più veloce di Usain Bolt. Ovviamente hanno identificato tutti i “guerrieri” con la bandiera del Popolo Sardo sulle spalle, compresi i giornalisti in servizio all’ora delle rotative in marcia. Bisonti, nessun controllo AD Nuova Ford Puma® Hybrid. Vivi l’energia della città. E lascia il caos fuori. Ford AD Stile e comfort senza compromessi. Scopri le scarpe Velasca: eleganza per ogni passo Gli artigiani e le artigiane dei nostri laboratori hanno imparato il mestiere in famiglia e ne conoscono ogni segreto. Velasca Potevano controllare, per par condicio, anche i documenti di quei mezzi ciclopici. Verificare se fossero in regola, se avessero le autorizzazioni obbligatorie. Non lo hanno fatto, ovviamente. Se l’avessero fatto li avrebbero dovuti fermare e sequestrare per autorizzazioni “scandalosamente” scadute. L’Anas, più solerte a chiudere strade a favore dei signori del vento che rendere fruibili le strade “eterno-cantiere” dell’Isola, gli ha interdetto al traffico l’arteria da Samassi a Villacidro con un’ordinanza vergata alle otto di sera della previgilia di Natale, come se i dipendenti dell’Azienda di Stato fossero abituati a fare straordinario notturno. Per i signori del vento tutto è possibile. Compreso allegare all’ordinanza di chiusura del traffico dal 7 al 15 gennaio, dalle 23.29 alle 4 del mattino, pubblicata in un sito fuori dai radar di chiunque, i documenti di viaggio dei mezzi delle due società “prescelte” per questi trasbordi eolici. Peccato, però, che tutti i documenti dei mezzi allegati nell’atto autorizzativo fossero privi delle obbligatorie autorizzazioni multiple. Inesorabilmente tutte scadute. Vicende oscure Non le autorizzazioni di un’“apixedda”, ma quelle dei mezzi più invasivi mai circolati in Sardegna. Nessuno le ha controllate: scadenza il 12 dicembre 2024 per il primo mezzo, primo giugno 2024 per il secondo. Invocheranno chissà quale scusa, anche se gli atti pubblicati non ammettono repliche. Del resto, ai signori del vento, è tutto consentito, persino arrivare nell’Isola dopo pesantissimi processi con accuse penali da far accapponare la pelle. Vicende di mafia e ’ndrangheta di cui è vietato parlare. Sino alla prossima puntata, quella delle sentenze.
Le intercettazioni telefoniche distorcono il tono pesante dei messaggi in codice. Le trascrizioni in un attimo trasformano mugugni, mezze frasi, sussurri, ammiccamenti, pause e respiri profondi in prove indelebili, scolpite nelle bobine delle Procure antimafia. Nella terra delle
‘ndrine
, nella profonda Calabria, le conversazioni “
hard
” tra capi cosca ed emissari si infrangono spesso in quella che il verbalizzante registra come «brevi cadute di segnale».
Frasi criptate
Il resto sono frasi criptate, tradotte in accuse e reati suffragati da riscontri oggettivi, versamenti urgenti, contratti strappati “volontariamente” al malcapitato per far spazio alle aziende “protette” dai vertici criminali. La vicenda è inquietante come poche. Tutto, in questa storia, ruota attorno agli affari del vento. Gli atti sono un’enciclopedia del crimine eolico, con centinaia di conversazioni, parole incomprensibili e intuite, trasposte in capi d’imputazione, dibattimenti e, infine, sentenze. L’inchiesta è colossale, come il nome con la quale i vertici dell’Antimafia l’affidano alla storia della criminalità organizzata più
green
dei tempi moderni: «
Via col vento
».
Dalla Sila ai Nuraghi
Siamo, solo apparentemente, lontani dalla terra dei Nuraghi, nel cuore della Sila, l’infinito altopiano dell'Appennino calabro, tra anfratti criminali e storie da anonima sequestri. Promontori sventrati senza rispetto a colpi di pale eoliche, in un vortice di affari criminali e interessi miliardari, con una mappa del potere ripartito tra cosche e capi clan, una spartizione di “parchi” eolici con il bilancino dell’influenza della
‘ndrina
di turno, con tanto di confini e numero di pale da issare nel cielo dello “Stivale” italiano. La storia che stiamo per raccontarvi è cronaca giudiziaria, segnata da sentenze di primo e secondo grado, in alcuni casi con il sigillo della Cassazione. Fatti cristallizzati, prove capaci di inchiodare anche il più scaltro dei malviventi del vento.
Punto di contatto
Nomi e aziende, rapporti e contratti, che riservano inquietanti punti di contatto con l’onda lunga dell’invasione eolica che si sta abbattendo sull’Isola di Sardegna. A segnare un capitolo inedito e sino ad oggi inesplorato è quel che ruota attorno al grande “circo” della realizzazione degli impianti eolici, a partire dai trasporti delle pale. Analogie che diventano cronaca quando i soggetti coinvolti sono gli stessi protagonisti di vicende giudiziarie pesantissime con accuse e condanne da far tremare le vene dei polsi. Abbiamo raccontato in questi mesi lo schieramento dello Stato in difesa di queste ciclopiche carovane di pale eoliche che hanno attraversato, e attraversano, in lungo e in largo mezza Sardegna.
Stato pro-carovana
Viaggi pianificati “sfasciando” ogni ostacolo che si frappone al passaggio dei giganti eolici, tutti mezzi su gomma venuti da molto lontano. Tir potenti in grado di distendersi per centinaia di metri, sino all’ultimo miglio, prima di issare quelle pale nel cielo che domina il Monte Linas di Villacidro.
Il dovere di informare
Non raccontare quel che abbiamo scoperto significherebbe omettere fatti di rilievo, eludendo il sacrosanto dovere di informare per “prevenire”. È tutto scritto negli atti giudiziari, fiscali e amministrativi di questa vicenda: la principale società incaricata di traghettare su gomma le gigantesche pale eoliche da Oristano a Villacidro è «La Molisana Trasporti».
Anagrafe fiscale
All’anagrafe fiscale è un’apparente modesta società a responsabilità limitata con appena diecimila e cinquecento euro versati. Il capannone, sede principale degli affari del vento, è mimetizzato in un sobborgo di Campobasso, nel comune di Guardaregia, Contrada Rio Lecine.
Specchio di pale
Lo specchio che si erge sull’intera facciata del quartier generale rifrange un parcheggio di pale eoliche riverse proprio nel piazzale lì davanti. Come sia stato possibile che “La Molisana” approdasse nella terra di Eleonora, partendo da un paese di 679 anime a sette/ottocento chilometri di distanza, oltre il Tirreno, è sino ad oggi mistero assoluto.
Catena giudiziaria
Quel che, invece, non può essere nascosto è quanto gli atti in nostro possesso attestano: una vera e propria “catena” giudiziaria fatta di “interdittive” antimafia, sequestri giudiziari, arresti, condanne e accuse pesantissime. L’uomo più esposto della società di Guardaregia è cifrato con tre lettere, R.D.P., Riccardo Di Palma nel registro dell’inchiesta “Via col vento”. È lui il “
deus ex machina
” della compagine, costretto a lasciare l’incarico di vertice della società in seguito alle vicende giudiziarie che lo hanno travolto.
Sequestri & antimafia
Nelle carte il primo pesantissimo colpo la società che sta movimentando le pale tra Santa Giusta e Santu Miali, in terra di Villacidro, lo incassa il quattro luglio del 2018: provvedimenti autorità giudiziaria. Ad agire è il Tribunale di Reggio Calabria - sezione dei Giudici per le Indagini Preliminari: «
è disposto il sequestro preventivo della società con tutti gli elementi presenti nel patrimonio aziendale (i beni mobili ed immobili, i crediti, gli articoli risultanti dall'inventario, i beni strumentali, la denominazione aziendale, l'avviamento), le quote sociali, i conti correnti, nonché tutte le autorizzazioni all'esercizio
». Un colpo che poteva essere letale, ma non lo sarà. Passano appena due anni ed è la volta del Tribunale di Catanzaro - seconda sezione penale: il nuovo decreto è del 14 settembre 2020.
Controllo giudiziario
Il contenuto del provvedimento giudiziario è un vero e proprio commissariamento: «
è disposto il controllo giudiziario della società "La Molisana Trasporti s.r.l.", per il periodo di due anni, ex art. 34 bis, d.lgs. 159/2011
»,ovvero il Codice antimafia. Siamo a novembre 2022 ad agire è ancora il Tribunale di Catanzaro: «è disposto il controllo giudiziario della società "La Molisana Trasporti s.r.l.", per un ulteriore anno», sempre per il «controllo giudiziario delle attività economiche e delle aziende, se sussistono circostanze di fatto da cui si possa desumere il pericolo concreto di infiltrazioni mafiose idonee a condizionarne l'attività». Alla base di tutto c’è il rapporto tra cosche, quelle che si spartivano i trasporti eolici in terra di Calabria. E le intercettazioni tra i boss devono ancora svelare misteri pericolosi sugli affari del vento. Ora, però, “La Molisana” viaggia carica di pale eoliche sulle strade sarde, sempre scortata e protetta dallo Stato.
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