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13.1.25

Anche la ministra Roccella si indigna per la sentenza dei giudici di Modena: «Nella sentenza elementi preoccupanti» p


ma guarda tu ogni tanto la Roccella dice delle cosa condivisibili . Infatti la stessa ministra si indigna per la sentenza dei giudici di Modena: «Nella sentenza elementi preoccupanti» 
Uno che aveva già picchiato diverse volte moglie e figlia che lo avevano già denunciato e quello che noi chiamiamo STATO è rimasto fermo... e scrivono pure queste sentenze che danno giustificazioni alla violenza..che sentenza squallida .  Infatti   è Particolarmente inquietante come motivazione; esistono gli psicologi per gestire rabbia e conflitti di coppia, esistono gli avvocati per separarsi, ed esiste ovviamente il divorzio e il rifarsi una vita! Chi gli diceva di rimanere incollato a loro ? oltretutto le ha massacrate davanti al figlio minore!
Ora   Concordo   ,nonostante   le  notevoli differenze  politico  \  culturali      , una volta  tanto  , con quanto   ha  dichiarato   sempre   a  Open  dalla   stessa ministra 


«Leggeremo ovviamente il testo integrale della sentenza, ma se ciò che emerge dagli stralci pubblicati oggi venisse confermato, il pronunciamento della Corte d’Assise di Modena nei confronti dell’uomo responsabile dell’uccisione della moglie e della di lei figlia conterrebbe elementi assai discutibili e certamente preoccupanti che, ove consolidati, rischierebbero non solo di produrre un arretramento nell’annosa lotta per fermare i femminicidi e la violenza maschile contro le donne, ma anche di aprire un
vulnus nelle fondamenta che reggono il nostro ordinamento». Queste le parole della ministra per la famiglia Eugenia Roccella in merito alla decisione dei giudici della Corte d’Appello di Modena nei confronti di Salvatore Fusco. L’uomo è stato condannato a 30 anni di carcere e non all’ergastolo per aver ucciso sua moglie Gabriella Trandafir, 47 anni, e la figlia di lei Renata, 22 anni. Un duplice femminicidio, avvenuto il 13 giugno 2022 a Cavazzona di Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, per cui l’uomo ha agito perché spinto «dalle nefaste dinamiche familiari che si erano col tempo innescate». Una decisione che ha fatto indignare anche il giornalista televisivo Gianluigi Nuzzi, che tratta da sempre casi di cronaca nera 
«Non credo sfugga a nessuno la pericolosità di ragionamenti di questo tipo»
«Il problema – prosegue la ministra Roccella – non è la comminazione della pena, non è la sua entità, non sono le valutazioni processuali proprie dell’esercizio della giurisdizione. Ciò che colpisce è il ragionamento a monte che sembrerebbe aver orientato la Corte, per la quale, a quanto si legge, ‘la situazione che si era creata nell’ambiente familiare‘ avrebbe ‘indotto‘ l’imputato ‘a compiere il tragico gesto‘, con la conseguenza di una ‘comprensibilità umana dei motivi che hanno spinto l’autore a commettere il fatto reato’». «Non credo sfugga a nessuno – sottolinea la ministra – la pericolosità di ragionamenti di questo tipo, fondati su un nesso causale in grado di ‘indurre‘ per motivi ‘umanamente comprensibili‘ una duplice uccisione. Se si affermasse un principio di questo tipo – conclude Roccella -, lo sforzo di promozione di quel cambiamento culturale che tutti vogliamo non compirebbe certo un passo avanti ma ne farebbe molti indietro».


Questo   è   uno  dei  casi  in cui   il  voler  comprendere    s'avvicina  a  giustificare  un crimine  .  

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