d'argomento simile e di censure dovute alla paura vi puo' interessare quiesto mio precedente
post :
lo so che tale evento avvenuto più di un mese fa , ma i media maitream e non erano , anzi eravamo tutti presi da #JESUISCHARLIE
Non può suonare in città, perché è un ebreo che non perdona Israele
per i crimini commessi contro i palestinesi. Tutto ciò, a prescindere
dal fatto che nella sua musica – il jazz – non vi sia traccia delle sue
opinioni politiche, peraltro nobili. Tanto è bastato, in ogni caso, per
fargli saltare un concerto nel cuore della civilissima
Europa, quella che a Parigi ha appena celebrato il lutto per il
martirio civile dei vignettisti di Charlie Hebdo. La vittima in questo
caso è un musicista di origine israeliana, Gilad Atzmon ( foto sotto a destra ) e il paese non è
la Francia ma la Gran Bretagna. Il jazzista, racconta il quotidiano
israeliano “Haaretz”, doveva esibirsi il 15 gennaio al Bonington Theatre
di Arnold, un sobborgo di Nottingham. Ma a fermare lo spettacolo è
bastata una lettera aperta, sottoscritta da 13 sudditi di Sua Maestà e
indirizzata ai dirigenti del teatro: impossibile, secondo i benpensanti,
consentire al musicista di esibirsi. Atzmon ma punito nel modo più
arcaico, con la censura del silenzio, solo perché professa opinioni non
allineate alla teologia politica del mainstream occidentale sionista,
secondo il quale Israele ha sempre ragione.
Insieme alla sua
band, “The Whistle Blowers”, il sassofonista avrebbe dovuto esibirsi nel
teatro della cittadina inglese, scrive “Haaretz” citando il “Nottingham
Post”, in un servizio tradotto da “Come Don Chisciotte”. Il Gedling
Borough Council, che Gilad Atzmonamministra il centro culturale, s’è
visto recapitare la missiva dei 13 abitanti in rivolta, scandalizzati da
diverse affermazioni di Atzmon. Per esempio: «E’ sempre il pessimo
comportamento degli ebrei che provoca disastri agli ebrei». Oppure: «Il
Tribunale di Norimberga era finto, ce ne vorrebbe uno vero per Israele».
Affermazioni che, secondo il teatro britannico, «toccano dei punti che
preoccupano i residenti locali», al punto da sposare il loro punto di
vista e proibire l’esecuzione del concerto. «Pur riconoscendo e
apprezzando l’importanza della libertà di parola, il Consiglio ha la
responsabilità legale di costruire e mantenere buone relazioni tra i
membri della comunità, anche tra persone di razze e religioni diverse»,
affermano gli amministratori del teatro, secondo cui «la presenza di
Gilad Atzmon potrebbe essere un atto non conciliabile con questa
responsabilità».
Atzmon, 51 anni, lasciò Israele per emigrare
in Inghilterra molti anni fa. «Non so cosa gli sia passato per la
mente», dice. «Non mi interessa se la gente non condivide quello che
scrivo, ma la mia musica non ha nulla a che fare con quello che scrivo.
Penso che sia una cosa ingiusta». Autore nel 2011 del libro “The
Wandering Who?”, uno studio di politica sull’identità ebraica, Atzmon è
anche un blogger molto attivo. Secondo “Haaretz”, il sassofonista è una
figura controversa: alcuni anti-sionisti lo considerano addirittura «un
ebreo antisemita», mentre altri «lo apprezzano come una voce originale e
senza paura». La società laica di Nottingham ha intanto reagito alla
brutale imposizione, manifestando per protestare contro la cancellazione
dello show. Resta ovviamente il vulnus inferto alla società civile: non
si è impedito lo svolgimento un comizio anti-sionista, ma solo un
concerto. Tutto questo, nell’imbarazzante Europa del 2015. Come se non
si tollerasse più la semplice presenza di idee scomode: idee
possibilmente da cancellare dalla faccia della terra, esattamente come
gli “scarafaggi” palestinesi e i bambini di Gaza.
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