Dopo più di 35 anni di ricerche Argentina, la leader delle Nonne di Plaza de Mayo ritrova il nipote

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Quando  mi   viene  il magone   o  la  voglia  di arrendermi ripenso ancora  , e poi ( nella maggior parte dei casi  )  mi passa  ,  a storie  come  questa   A volte anche queste storie di dolore e di morte finiscono bene. Anzi benissimo!


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Dopo più di 35 anni di ricerche

Argentina, la leader delle Nonne di Plaza de Mayo ritrova il nipote
Estela de Carlotto è la presidente dell'organizzazione che si occupa di rintracciare i figli prelevati ai genitori "desaparecidos" durante la dittatura militare argentina che durò dal 1976 al 1983. E' riuscita a rintracciare suo nipote Guido che si sarebbe 'presentato volontariamente'. Il giovane, ora 36enne, era nato in un centro clandestino di detenzione


Buenos Aires (Argentina)
da http://www.today.it/
06 agosto 2014Sono passati più di 35 anni. Trentacinque anni di ricerche estenuanti. Ma alla fine la tenacia di Estela de Carlotto è stata ripagata. La signora, presidente delle Nonne di Plaza de Mayo, l'organizzazione che si occupa di rintracciare i bambini prelevati ai genitori "desaparecidos" durante la dittatura militare argentina, è riuscita a rintracciare suo nipote Guido.


Secondo l'agenzia di stampa ufficiale Telam, il nipote di Estela Carlotto ha 36 anni, è sposato e vive a Olavarria, nella provincia di Buenos Aires, dove lavora come musicista. Il figlio minore di Carlotto - che si chiama anche lui Guido, come il padre - ha detto che suo nipote "si è presentato volontariamente". Gli esami del Dna confermano: è lui il nipote che Estela stava cercando. La Carlotto
ha confermato la notizia: "E' una emozione grandissima per me, ma è così forte che abbiamo bisogno di tempo per costruire, per stare insieme. E' una battaglia che abbiamo vinto tutti".Guido è nato il 26 giugno 1978 in un centro clandestino di detenzione di La Plata, capitale della provincia di Buenos Aires, dove la madre Laura - militante della gioventù peronista - era stata rinchiusa dopo il suo sequestro. La ragazza era incinta di tre mesi, ed è riuscita a far sapere alla madre che era viva e che se suo figlio fosse stato maschio lo avrebbe chiamato Guido, come il padre. E' a causa della vicenda di sua figlia Laura che Estela de Carlotto, che fino ad allora era una maestra elementare senza alcun impegno politico, ha dedicato la sua vita alla militanza per i diritti umani, concentrandosi sulla ricerca dei bambini dei desaparecidos. Due mesi dopo la nascita del nipotino, nell'agosto del 1978, i militari l'hanno convocata per consegnarle il cadavere della figlia - "quasi un privilegio", ha raccontato lei anni dopo - uccisa con una raffica di mitra sparata alle spalle. Da allora la nonna addolorata è 
diventata una nonna militante.
Una storia, quella di Estela Carlotto e delle nonne di Piazza di Maggio, raccontata nel libro "Le irregolari" di Massimo Carlotto, lo scrittore veneto che nel romanzo-saggio raccontò anche il legame familiare con la presidente delle Abuelas. Carlotto ha salutato la notizia con un post su facebook:

La dittatura militare instaurata in Argentina il 24 marzo 1976 e che durò fino al 1983 prevedeva l'eliminazione di massa degli oppositori. Durante quel tristissimo periodo della storia argentina furono imprigionate migliaia di persone in centri clandestini di detenzione. Qui si procedeva alla loro tortura, al loro assassinio e alla sparizione dei corpi. In quel contesto i figli dei detenuti-desparecidos era considerati una sorta di “bottino di guerra”, per il quale si pianificò dettagliatamente persino per iscritto, un sistema di detenzione per le donne in stato interessante, parti clandestini, falsificazioni d’identità e simulazione di adozioni con lo scopo di appropriarsi dei bambini. In questa maniera circa 500 bambini vennero privati della loro identità, e in molti casi portati a vivere con persone che credevano loro genitori e che in realtà furono autori partecipi o complici dell’assassinio dei loro veri genitori.
Questa “riorganizzazione”, considerata necessaria dai militari per “salvare” la società argentina, esigeva che i figli dei “sovversivi” fossero separati dai genitori per essere consegnati a “buone famiglie”, come quelle di militari o di classe elevata.

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