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22.10.25

Un asino può anche fingersi cavallo, ma prima o poi raglia

 Quando il corpo diventa bersaglio, la parola si fa raglio. Non per ignoranza, ma per resistenza. La gaffe di Paolo Mieli non è solo una caduta di stile: è un sintomo. Di come il discorso pubblico ancora fatica a separare l’analisi politica dalla derisione estetica, la critica ideologica dalla caricatura identitaria.
La gaffe se cosi possiamo chiamarla  di Paolo Mieli  è  avvenuta Durante la trasmissione 24 Mattino su Radio24 (20 ottobre 2025), Paolo Mieli ha commentato la candidatura di Souzan Fatayer, docente e mediatrice culturale di origine palestinese, candidata con Alleanza Verdi e Sinistra alle regionali in Campania. Le sue parole: > “La palestinese napulitana che esalta Hamas… una signora in leggerissimo sovrappeso”. Il conduttore ha tentato di arginare, ma Mieli ha insistito, legando l’osservazione al tema della “fame e carestia” nella campagna elettorale. Le reazioni sono state immediate: indignazione da parte di Avs, richiesta di scuse da Fatayer, e un’ondata di critiche sui social.

 
Credo che questi due anni di genocidio in Gaza ha portato in superficie la melma nera che era in fondo all’anima di questa gentaglia.La cosiddetta classe "intellettuale" italiana ha gettato la maschera ed ha 
mostrato il volto del mostro suprematista, razzista e coloniale. E non sono solo Mieli ed i loschi figuri come lui, anche molti professori universitari, registi, sceneggiatori, musicisti, artisti visuali, scrittori sono come lui. Verrebbe da dire: mio dio, come siamo caduti in basso.Sono come quelli che hanno un “sentire” di destra che si nascondano a sinistra! Prima o poi esce fuori la loro vera natura … I peggiori .Mentana sulla sua pagina Meta, senza vergogna pubblica questo !






Sempre che sia vera   cosa di  cui io  dubito    visto che    Lei  stessa  lo  ha  smentito  

«Il Tempo mi ha attribuito parole che non solo non ho mai pronunciato, ma che, per la storia del mio popolo, non potrei nemmeno mai pensare e che mi ripugnano», ha scritto Fatayer, spiegando di aver condiviso sul suo profilo personale – utilizzato «per veicolare quotidianamente decine e decine di informazioni ed episodi sul genocidio a Gaza e in Palestina che i media mainstream ignorano» – il video, senza però aver letto la caption che lo accompagnava. Questa mattina, invece di indignarsi per le parole di Eydar, prosegue Fatayer, «alcuni giornalisti hanno scelto di strumentalizzare». E poi: «L’Olocausto è stata una delle pagine più orribili della storia dell’umanità, e come tutti, continuo a dire con convinzione: mai più. Rispetto profondamente la storia e la sofferenza del mio popolo e proprio per questo so che chi ha conosciuto, come noi, l’oppressione e conserva bontà nel cuore, sa riconoscere e comprendere la sofferenza degli altri. Condanno, senza esitazione, il genocidio del popolo ebraico durante la Seconda guerra mondiale, come ho sempre fatto partecipando attivamente a tutte le commemorazioni e manifestazioni antifasciste».

la notizia di Mentana, mi dispiace che un personaggio pubblico non sappia esercitare l'arte della prudenza soprattutto sui social subito impugnati dal nemico all'occorrenza. Detto questo, penso che fra noi, tutti l'abbiamo pensato, meglio dire sentito, un sentito suscitato dagli orrori a cui ci hanno sottoposto impotenti, alla conoscenza delle loro infamie. Sono dei campioni a scatenare la reazione dell'odio, del rancore e del risentinento. È la loro forza, per eccellenza, "sottile", spirituale, attraverso cui creano il legaccio con cui hanno in pugno e impugnano come in questo caso abilmente. Infatti

da

Alfredo Facchini
Ieri alle 12:48
·



Non chiamatele gaffe. Le parole di Paolo Mieli non sono scivoloni. Rivelano il ventre molle del giornalismo italo-sionista. Il lavoro più sporco lo fanno i Sechi, i Ferrara, i Sallusti, i Porro, gli urlatori. Mieli e Molinari, invece, sono gli addetti alla manutenzione del suprematismo che si traveste da cultura, la propaganda che indossa la toga della competenza.Paolo Mieli, ai microfoni di Radio 24, parlando di Souzan Fatayer, palestinese da quarant’anni a Napoli, candidata alle Regionali in Campania con Avs, l’ha definita - testuale - “la palestinese napulitana… una signora in leggerissimo sovrappeso”.E poi, come se non bastasse, quando qualcuno gli ha fatto notare l’oscenità appena sputata, ha aggiunto: “Però se lì la campagna è sulla fame, la carestia… non lo dico come giudizio estetico”.Non si tratta di una gaffe. Non si tratta di una “battuta infelice”. È un riflesso coloniale. Il ghigno di chi pensa di poter ridurre u donna palestinese a un corpo da sbeffeggiare. È roba che viene da lontano. Souzan Fatayer è una donna che porta addosso quarant’anni di esilio, di dignità, di lotta, di vita vera. Fatayer nasce a Nablus, in Palestina. Arriva in Italia nel 1984. Vive a Napoli da quarant’anni. È economista, docente, traduttrice, mediatrice culturale.Parla arabo, italiano, inglese. Traduce mondi, non solo parole. Da sempre impegnata per i diritti umani e la libertà del popolo palestinese. Ha lavorato tra università, associazioni, ospedali, scuole. È voce autonoma, laica, femminista, anticoloniale. Souzan Fatayer: una donna, due patrie, la stessa lotta.Quella di Mieli non è una gaffe, è un messaggio. Un modo di ribadire chi può parlare e chi no. Serve a ricordarci chi detta le regole del discorso, chi concede la parola e chi la toglie. Si sentono onnipotenti, intoccabili.Parlano come se le vite degli altri fossero materiale per le loro battute. Un asino può anche fingersi cavallo, ma prima o poi raglia.

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