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4.6.25

Sardara, il sindaco pubblica una foto: «È una ladra nomade, attenti». Ma era una dottoressa che cercava i suoi gatti

  da L 'UNIONE  SARDA  

Non era una «nomade che controlla le case per poter agire indisturbata ed effettuare furti». Ma una stimata dottoressa della Asl che stava cercando il suo gatto.
A creare il caso (e a smontarlo) è stato il sindaco di Sardara Giorgio Zucca (FdI) che questa mattina sui social aveva postato il frame di un video, spiegando: «Ho ricevuto dal comando carabinieri la foto
sottostante». Fonte che sembrava accreditata, quindi, che descriveva quella donna come la potenziale responsabile in furti in abitazione messi a segno a Sardara: vestita di nero, cappelli raccolti, si guardava intorno con circospezione. «Massime attenzione», invocava il primo cittadino.Da subito c’era l’impressione che qualcosa non tornasse. Perché più di un sardarese – al netto di quelli che chiedevano pene esemplari immediate – sosteneva che in realtà quella ritratta fosse una persona nota. E non certo per un eventuale trascorso criminale. Era un medico della Asl.
Il dietrofront del sindaco è arrivato nel pomeriggio: «Sulla foto di una ipotetica nomade pubblicata stamattina: non è una nomade, come molti cittadini avevano segnalato, bensì una dottoressa in cerca dei suoi gattini scomparsi, che cercava tutti i giorni con la speranza di ritrovarli. L'enigma è stato risolto».
«Non sono né una nomade né una ladra: stavo solo cercando il mio gattino»: Paola Marras, 60 anni, cittadina di Sardara, dottoressa di medicina generale della Asl 6 del Medio Campidano, racconta l’equivoco dietro la sua foto su un post pubblicato dal sindaco della cittadina termale, Giorgio Zucca, dove veniva scambiata per «una che controlla le case per poi effettuare furti». E ieri mattina, il messaggio social ha avuto l’effetto di un passaparola, una diffusione virale tra l’incredulità di chi ha riconosciuto la dottoressa e chi, invece, si è chiuso in casa per la paura di ritrovarsi faccia a faccia con una malintenzionata.
Il post


Alla base dell’episodio – per certi versi spiacevole, per altri allarmante - c’è un post di ieri mattina, del primo cittadino pubblicato sul suo profilo facebook con l’immagine di una donna vestita di nero, presentata come una potenziale ladra. «Ho ricevuto – ha scritto Zucca - dal comando dei carabinieri la foto sottostante. Si tratta di una persona nomade che controlla le case per poter agire indisturbata ed effettuare furti». Infine l’invito ai cittadini: «Massima attenzione !!!». A quel punto quello che per Zucca voleva essere un semplice avviso per mettere in guardia la comunità, ha generato un caos. Molti si sono preoccupati e chiusi in casa. Qualcuno, però, ha sostenuto subito che quella persona ritratta nella foto era una concittadina, una dottoressa della Asl, professionista seria, molto stimata. E così, nel primo pomeriggio, ecco il passo indietro di Zucca: «La foto dell’ipotetica ladra, pubblicata stamattina, non è una nomade, come molti cittadini avevano segnalato, bensì una dottoressa in cerca dei suoi gattini scomparsi, li cercava da giorni con la speranza di ritrovarli. L’enigma è stato risolto». Sul resto, il sindaco non commenta.
I gattini
«Si è trattato - racconta Marras - di un equivoco. Ho chiarito ogni particolare della vicenda col sindaco e con i carabinieri. Per quel che m’interessa la brutta vicenda è chiusa. È vero, circolavo nel mio vicinato in cerca del gattino. Era scomparso da giorni. Temevo che l’avessero avvelenato, è successo tante altre volte». E le foto di quanti l’hanno ripresa in un video mentre con fare sospetto si avvicinava alle case e scattava foto ai giardini? «Avevo con me – prosegue Marras- solo il mio cellulare, nessuna macchina fotografica. Speravo di vedere micio, naturalmente ancora vivo, poi bussare per riprenderlo. Da anni mi capita di non ritrovare gli animali che spariscono».Questa volta è andata diversamente. «Mentre venivo immortalata come ladra, succedeva il miracolo: ho ritrovato il cuccioletto. Felice sono tornata a casa». Sul nome del gattino, è scaramantica: «No, assolutamente non dirò mai come si chiama, dopo tutto quello che è successo, porta male».

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