Senza titolo 1502

Chapeau, Madame Royal!



Donna, di bella presenza, madre di famiglia, appena sopra i cinquant'anni, diplomata all'ENA, prima giudice amministrativo, poi avvocato, infine deputata, Madame Royal ha conquistato la candidatura del partito socialista alle presidenziali francesi della prossima primavera. Una vera aria di novità spira da Oltr'alpe. E a noi, con i nostri politici ultrasettantenni e con una visione del mondo vecchia come il cucco, solo la scarna consolazione di averli battuti ai rigori ai mondiali di calcio. Le Monde/Le Figaro

da www.aprileonline.info/

Una donna alla conquista dell'Eliseo


Elena Marisol Brandolini,  17 novembre 2006


Francia     Vittoria di Ségolène Royal sui due compagni di partito, Fabius e Strauss-Kahn. Sarà lei la candidata socialista a concorrere alle prossime elezioni presidenziali di primavera



Ségolène Royal ha vinto le primarie socialiste in Francia: con il 60,62% dei consensi ha sbaragliato i suoi due compagni di partito, candidati, come lei, a rappresentare il PS francese nelle prossime elezioni presidenziali di primavera. Dominique Strauss-Kahn ha raccolto il 20,83% dei suffragi, Laurent Fabius il 18,54% dei voti. Tra gli iscritti al partito socialista (218.771, di cui 68.000 di recente affiliazione), che hanno votato per la scelta del candidato presidente nel pomeriggio di giovedì 16 novembre, la partecipazione è stata dell'82% circa. I risultati ufficiali delle primarie sono stati diffusi da Stéphane Le Foll, capo-gabinetto di François Hollande, segretario del PS francese.
Madame Royal era stata accreditata come vincente già nei sondaggi tra i simpatizzanti del partito ed aveva realizzato attorno a sé il consenso della gran parte delle federazioni socialiste.
Il trionfo della sua candidatura tra i militanti del partito socialista apre un capitolo inedito nella storia della Repubblica francese: per la prima volta, infatti, a competere per la carica di presidente vi sarà una donna.
Non sembra, perciò, che i riferimenti scomposti dei suoi sfidanti maschi ("Ma adesso chi si occuperà dei bambini?", o "le primarie sono troppo serie per confonderle con un concorso di bellezza", oppure "avrebbe fatto meglio a restare a casa invece di venirci a leggere le sue schede di cucina") abbiano sortito l'effetto sperato. Al contrario, la sua appartenenza al sesso femminile ha costituito, in questo caso, un valore aggiunto.
Fiera dell'investitura riconosciutale dagli iscritti del suo partito, la candidata socialista, a conclusione della campagna per le primarie non priva di colpi bassi tra i candidati, ha dichiarato: "E' l'ora dell'unità".
Di Ségolène Royal si è scritto molto in questi giorni, la stampa nazionale ed internazionale è stata prodiga di elementi biografici sul suo conto: nata cinquantatré anni fa, a Dakar, da padre militare; con una carriera politica coltivata nelle istituzioni e parallela a quella del compagno della sua vita, e padre dei suoi quattro figli, Hollande, dal percorso, invece, più interno al partito. Ma la sua personalità politica, la classificazione del suo pensiero costituiscono ancora adesso un elemento che sfugge agli osservatori di questioni politiche.
Sostenuta al principio da François Mitterrand, oggi corteggiata dalle sinistre degli altri paesi europei - quasi contesa da José Luis Rodríguez Zapatero e Massimo D'alema -, osteggiata dall'establishment del suo partito, Ségolène Royal rappresenta, comunque, una rottura con la politica tradizionale.
In patria, talvolta le si è attribuito l'appellativo di "Zapatera" o "zapaterista", anche se le sue proposte nella campagna per le primarie sono apparse molto distanti dalla filosofia applicata dal premier spagnolo al governo del suo paese.
Si ricorderanno, infatti, i tratti più discutibili del suo programma elettorale, che le hanno guadagnato l'accusa di somiglianza con l'attuale ministro degli Interni, Nicolas Sarkozy, quali: la critica alla riduzione della settimana lavorativa a 35 ore, la regolarizzazione caso per caso degli immigrati clandestini, la riabilitazione dei giovani delinquenti presso "campi umanitari" gestiti da militari, l'affiliazione obbligatoria al sindacato, la creazione di "tribunali popolari" per vigilare sull'applicazione dei programmi da parte degli eletti, la critica agli insegnanti della scuola pubblica.
Tuttavia, il fenomeno Royal, definito come la sua "irresistibile ascesa", si è affermato, esprimendo l'esigenza di rinnovamento della politica. E forse qui si comprende meglio, come la stampa francese abbia approfittato di queste primarie per intrecciare il dibattito tra i socialisti francesi, con una riflessione sul "blairismo", ormai giunto alle sue battute conclusive, e lo "zapaterismo", nuovo riferimento nella sinistra europea.
In tutti i modi, madame Royal, adesso, dovrà vedersela con l'autentico avversario sul suo cammino, quello che l'UMP, il partito gollista, designerà per la corsa all'Eliseo. E mentre l'entourage di Jacques Chirac lascia intendere come possibile il concorso del presidente per un terzo mandato, in opposizione a Nicolas Sarkozy, l'UMP licenzia il programma per le prossime elezioni presidenziali, infarcito di misure liberiste, meritocratiche e di chiusura delle frontiere (nazionali ed europee).
Per lei, ora, la vera scommessa da vincere è quella di diventare la prima donna presidente della Repubblica francese.



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