23.11.06

Senza titolo 1510

Leggo  sul  blogfriends din Pino saccia   questa news 

USA, muore il re degli "homeless"



Essere il decano di tutti gli "homeless" negli Stati Uniti porta alla notorieta', e nel giorno della morte sono in molti a ricordare Maurice W. Graham. Si e' spento a 89 anni lo scorso 18 novembre e oggi il New York Times gli dedica un lungo articolo. Il giornale rende omaggio al "re dei vagabondi", protagonista di una vita avventurosa e famoso tanto da essere eletto per cinque volte Gran Patriarca degli Hobos (i vagabondi, appunto).[Agr]
e  da repubblica  online del 23\11\2006
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Maurice W. Graham si è spento a 89 anni dopo una vita da homeless Diventò famoso grazie a un'autobiografia celebrata dal "Los Angeles Times" Addio al clochard più famoso d'America re e gran patriarca di tutti i vagabondi





TOLEDO - Si è dato alla fuga a 14 anni, salendo di corsa su un treno. E non si è più fermato. Attraversando l'America, la Depressione, la Seconda guerra mondiale, un matrimonio e due figli. Poi l'hanno incoronato re, unico tra milioni. Di tutti i senzatetto, vagabondi, girovaghi e questuanti che popolano gi Stati Uniti. Cinque giorni fa è partito per la sua ultima corsa, quella da cui non si torna. Era Maury "Treno a vapore", al secolo Maurice W. Graham, re dei clochard dell'America del Nord, sovrano assoluto della categoria, nominato due anni fa gran patriarca dell'ordine degli itineranti, nomina vitalizia valida anche post mortem.
La notizia della sua morte è in cima alla colonna dei necrologi del New York Times, vicina a quella di Robert Altman, ottuagenario pure lui ma più giovane di otto anni di Graham. Che è divenuto celebre per lo stesso motivo, le storie che raccontava. Il suo libro autobiografico dal titolo: Storie dalla strada ferrata: la mia vita di re dei vagabondi, scritto con l'aiuto di un giornalista, fu recensito entusiasticamente dal Los Angeles Times. Di sé e dei suoi compagni di strada Graham parlava come di "uomini che appartengono al mondo, che viaggiano per vedere, osservare e poi condividere questo bagaglio di visioni con gli altri". Gente come Pennsylvania Kid, che si radeva con un pezzo di vetro ricavato da una vecchia bottiglia di Coca Cola, o di quell'alto randagio senza nome che si mise a rincorrere la cometa di Halley di notte, brandendo una torcia elettrica in mezzo ai campi. Graham era nato il 3 giugno del 1917 ad Atchison, Kansas. Per problemi familiari i suoi genitori lo affidarono pesto alle cure di una zia, perdendo interesse in quel figlio scomodo. A cui diventò ben presto scomoda la vita sedentaria, tanto che appena quattordicenne si attaccò alla maniglia di un treno in corsa lasciando per sempre il Kansas. Diventando muratore e contribuendo alla realizzazione di una scuola pensata per i colleghi analfabeti. Unendosi a quei milioni di persone che durante la Depressione vagabondavano da uno stato all'altro cercando lavoro come braccianti, boscaioli o minatori, risollevando le sorti dell'America, a caro prezzo naturalmente. John Steinbeck, che in Furore racconta la storia di un'intera famiglia costretta al nomadismo a causa del crack economico, definì i clochard "gli ultimi uomini liberi", opinione condivisa appieno da Graham che abbandonò moglie e figli all'improvviso, per dieci anni, seguendo quel fischio ininterrotto - almeno per lui - che veniva dai treni a vapore, il richiamo di una foresta fatta di vagoni e cieli infiniti. Quando tornò a casa la moglie lo accolse come se niente fosse: era vecchio, aveva placato la sua sete di libertà, quella che gli mordeva lo stomaco facendolo camminare nervosamente, per ore, nel salotto di casa.
Anche se l'idea di lavorare non gli è mai stata congeniale, Graham ha lavorato negli ospedali da campo dell'esercito durante la Seconda guerra mondiale, trasformando una piccola riunione di vagabondi ospitata dal 1900 in una cittadina dell'Iowa in un raduno nazionale per migliaia di "confratelli". Che lì inventarono i loro rituali, inclusa la nomina di un capo eletto ogni anno e dichiarato ufficialmente re. Due anni fa, solo per lui, fu creata la carica di gran patriarca. Con il compito solenne di officiare le cerimonie funebri degli homeless: tutti sepolti in una fossa comune sormontata da un'enorme croce fatta con le traversine delle rotaie. Per accompagnarli nell'ultimo viaggio, gli amici ancora in vita si mettono in circolo intorno al sepolcro elevando al cielo i bastoni che portano sempre con sé durante le lunghe camminate. Proprio come hanno fatto con lui.
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E proprio  leggendo  questi due articoli  mi  viene in mente 1) questa frase di Vittorino Andreoli  : <<
".......per molta gente Flash era semplicemente un povero, l'immagine del Cristo, uno stimolo d'amore, un fratello che aveva bisogno..."e se date a loro è come se aveste dato a me"..Era un'occasione di Santità, uno strumento di Carità..e allora...a chi dare quella camicia brutta mezza lisa, passata
di moda, o quelle preziose calze di cachemire con UN SOLO buco...Al barbone fuori dalla Chiesa! A chi portare l'immangiabile arrosto bruciato dalla cuoca?Al barbone...cioè al Signore ! A chi donare quel formaggio disgustoso acquistato per sbaglio? ?A Nostro Signore Gesù Cristo VESTITO DA POVERO!.... Attraverso questo tipo di carità...temo che siano aumentati i trigliceridi e il colesterolo....PERSINO ALLA POVERTA'! !!  ; 2  )  e il  fumetto  
  Re in incognito di James Vance, Dan Burr Introduzione di Alan Moore Saldapress (  Reggio Emilia 2006 pp. 200 b/n € 26.00 ) letto  a scrocco da un amico qualche tempo fa  ecco qui  la foto di copertinae  alcune foto  del fumetto  tcontrama  trovata  in rete su questo sito www.golemindispensabile.it/ se non ricordo male 








copertina





Già pubblicato in Italia nei primi anni Novanta dalle sfortunate edizioni Granata Press, torna a uscire oggi Re in incognito, di James Vance e Dan Burr, in una bella e grande edizione di Saldapress. Re in incognito è un fumetto strano, atipico, realizzato da un autore di teatro che aveva scritto questa storia per il palcoscenico, e ha finito per trovare più vera la versione disegnata che quella recitata. Vale la pena di parlarne perché, pur mostrando apertamente la propria atipicità, racconta molto bene una storia bellissima – ed è uno di quei fumetti che non si dimenticano facilmente.












 


I re in incognito sono gli hobo, gli homeless vaganti americani, che sfruttano i vagoni merci per spostarsi da un capo all'altro della grande nazione, alla ricerca di qualcosa che non sanno, o forse solo sfuggendo una normalità troppo pesante. Amano sarcasticamente presentarsi come "Sam, re di Spagna in incognito" o "Freddy, re di Francia in incognito".
La storia è ambientata negli anni della grande depressione, anni in cui il desiderio di fuga trovava molte buone ragioni per manifestarsi, e il protagonista è un ragazzo che scappa di casa per paura di finire in un orfanotrofio, dopo che il fratello, che faticosamente lo mantiene, ha commesso un reato e si trova ricercato dalla polizia. Freddy, vagando senza meta, incappa in un gruppo di hobo, e corre il rischio di finire addirittura mangiato, ma viene salvato da Sam, un uomo che diventerà da quel momento per lui amico e padre.
Sam e Freddy vanno errando in lungo e in largo per gli Stati Uniti, inseguendo mete vaghe, senza una dimensione temporale precisa. Re in incognito ci descrive in questo modo un'America vista dal basso, dal punto di vista degli esclusi, dei deboli, di quelli che vivono negli interstizi, nelle maglie del grande meccanismo. Non c'è redenzione in questa storia, ma nemmeno tragedia.














   C'è una durezza di vita che diventa regola, che ci impedisce di piangere, come lettori, per il tracollo della salute di Sam, destinato a morire – ma ci fa comunque sentire la speranza e la gioia, l'amicizia e la tristezza, le differenze sociali e le rivalità etniche. E Freddy passa piano piano dall'infanzia alla maturità, scoprendo il passato del suo amico e il mondo che li circonda. Si tratta di un fumetto atipico perché l'origine drammaturgica di questo testo non è difficile da riconoscere, attraverso i fitti dialoghi dei personaggi; e il disegno è statico e descrittivo, non molto più fumettistico di quanto lo sia la sceneggiatura. Eppure, il connubio tra la teatralità di Vance e l'illustratività di Burr nonostante tutto funziona, e cattura il lettore sin dalle primissime pagine, senza lasciarlo più. Sarà che il protagonista di quando in quando sogna, ma la realtà stessa ha qualcosa dell'onirico, qui: è un grande viaggio, in termini antispettacolari, al cuore di se stessi e al cuore dell'America.


3) la canzone,che può esere  considerata  a tutti gli effetti la colonna sonora del post , sia la versione  originale  di Bob Dylan , sia  le  due versioni differenti di De andrè  .
Riporto qui la versione originale
DESOLATION ROW di Bob Dylan  qualche  anno  prima  tratta da questo sito qui e qui invece  potete trovate  le  due versioni di Faber



DESOLATION ROW

They're selling postcards of the hanging
They're painting the passports brown.
The beauty parlor's filled with sailors.
The circus is in town.
Here comes the blind commissoner.
They've got him in a trance.
One hand's tied to the tightrope walker.
The other is in his pants.
And the riot squad they're restless
They need somewhere to go.
As lady and I look out tonight
From Desolation Row.
Cinderella she seem so easy.
It takes one to know one she smiles.
Then puts her hand in her back pocket,
Betty Davis style.
Then in comes Romeo he's moaning.
You belong to me I believe.
And someone says you're in the wrong place my friend
You better leave.
And the only sound that's left
After the ambulances go.
Is Cinderella sweeping up
On Desolation Row.
Now the moon is almost hidden
The stars are beginning to hide
The fortune telling lady
Has already taken all her things inside.
All except for Cain and Abel
And the hunchback of Notre Dame
Everyone is making love
Or else expecting rain
And the good samaritan he's dressing
He's gettin ready for the show.
He's going to the carnival
Tonight on Desolation Row.
Now Ophelia she's 'neath the window.
For her I feel so afraid.
On her twenty-second birthday
She already is an old maid.
To her death is quite romantic.
She wears an iron vest.
Her profession's her religion,
Her sin is her lifelessness.
And though her eyes are fixed upon
Noah's great rainbow
She spends her time peeking
Into Desolation Row.
Einstein disguised as Robin Hood
With his memories in a trunk
Passed this way an hour ago
With his friend a jealous monk.
He looked so immaculately frightful
As he bummed a cigarette
Then he went off sniffing drainpipes
And reciting the alphabet.
Now you would not think to look at him
That he was famous long ago
For playing the electric violin
On Desolation Row.
Doctor filth he keeps his word
Inside a leather cup
But all his sexless patients
Are trying to blow it up.
Now his nurse a local looser
She's in charge of the cyanide hole
And she also keeps the cards that read
"Have mercy on his soul"
They all play on penny whistles
You can hear them blow
If you lean your head out far enough
From Desolation Row
Across the street they've nailed the curtains
They're gettin ready for the feast
The phantom of the opera
A perfect image of a priest
They're spoonfeeding Casonova
To get him to feel more assured
Then they'll killed him with self confidence
After poisoning him with words
And the phantom shouting to skinning girls
"Get outa here don't you know
Casanova is just being punished
For going to Desolation Row".
Now at midnight all the agents
And the superhuman crew
Come out and round up everyone
That knows more than they do.
Then they bring them to the factory
Where the heart attack machine
Is strapped across their shoulders
And then the kerosene
Is brought down from the castles
By insurance men who go
Check to see that nobody is escaping
To Desolation Row
Praise be to Nero's Neptune
The Titanic sails at dawn
And everybody shouting
"Which side are you on?"
And Ezra Pound and T.S. Eliot
Fighting in the captain's tower
While calypso singers laugh at them
And fishermen hold flowers
Between the windows of the sea
Where lovely mermaids flow
And nobody has to think too much
About Desolation Row
Yes I received your letter yesterday
(About the time the door knob broke)
When you asked me how I was doing
Was that some kind of joke?
All these people that you mention
Yes, I know them, they're quite lame.
I had to rearrange their faces
And give them all another name
Right now I can't read too good
Don't send me no more letters no.
Not unless you mail them from
Desolation Row





2 commenti:

Comicomix ha detto...

Tra le tante cose che apprezzo di questo blog è la capacità di mettere in relazione cose apparentemente non avvicinabili. E' il "valore aggiunto" (scusa l'espressione, vizi del mio mestiere nella vita reale) dell'intelligenza del viaggiatore curioso.

Bellissima la descrizione che fai di Re in incognito.

Ciao!

Mister X

wilcoyote ha detto...

Suggestivo questo post sul patriarca degli hoboes. Ho visto che hai riportato la bellissima Desolation Row. L'hobo è stato protagonista di dozzine di canzoni nella tradizione nord-americana. La notizia della morte di Graham mi ha fatto venir voglia di suonare e cantare Hobo's Lullaby, di cui vi riporto il testo:


Go to sleep, you weary hobo

Let the town drift slowly by;

Listen to the steel rails humming

That's the hobo's lullaby.


Do not think about tomorrow;

Let tomorrow come and go.

Tonight you have a nice warm boxcar

Free from all the ice and snow.


I know the police cause you trouble,

They make trouble everywhere;

But when you die and go to heaven,

Well, you won't find police there.


Now do not let your heart be troubled

If the world calls you a bum;

'Cause if your mother lives, she loves you

Well, you are still your mother's son.


Ciao.

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