21.8.19

Salvini Vs Boschi La Boschi, le mummie e il corpo delle donne e la polemica secondo sterile fra le femministe e non solo al post di Tomaso Montanari

in sottofondo  una canzone    che   a mio avviso  piena  d'ironia    che  in questa canzone, ci sta a pennello ! Visto che l'universo femminile.... è complicato.. 😁



Visto che  anch'io mi  sono trovato    nell'occhio  del ciclone (  ovviamente  solo email  private .    neppure  il coraggio ,  che gente ,   di un dibattito  pubblico  )   per  questo mio post 

Una donna che va in cerca o sta con uomini stupidi e cafoni è come loro è come ( se non addirittura serva o cieca ) loro.

ho deciso leggendo e le polemiche ed  attacchi  del predico bene ma  razzolo  male     di certa   fogna nazionalistica    come  questo articolo de https://www.ilprimatonazionale.it/       che esso ha provocato questo Twitter di risposta di


Tomaso Montanari
@tomasomontanari


L’uso politico del corpo delle #donne è inaccettabile anche se a farlo è una donna. Con questa foto
@meb ha legittimato centinaia di vignette e frasi ignobili sul suo corpo. Come dice #Kant nessuno può usare la persona come un mezzo invece che un fine, nemmeno la persona stessa..
Cita Tweet

maria elena boschi
@meb
· 18 ago
Salvini che dice: “siamo attaccati da un gruppo di renziani” ci sta facendo uno spot pazzesco e neanche lo capisce. Per noi prima di tutto viene il Paese, non le ambizioni personali. #CapitanFracassa dice che io sono una mummia: un saluto a tutti dal mio sarcofago


11:50 AM · 19 ago 2019·Twitter for iPhone

di dare   ragione  schierarmi con   Montanari  . Egli  ha il mio sostegno. Purtroppo è vittima di un attacco continuo, in nome di un femminismo becero, che non ha nulla a che fare con quello delle origini e che vede attacchi sessisti ovunque, senza capire nulla. Meno male che siamo nell'epoca della libertà di parola. Infatti     egli replica  alle  accuse   anche   femministe  cosi  : 
 << (...)    sono uno storico dell’arte da sempre interessato al rapporto tra il potere e la rappresentazione del corpo (tema cui ho appena dedicato un ciclo di dodici trasmissioni su Caravaggio, per Rai 5), ho visto in questa strategia comunicativa una spia inconfondibile, e ho commentato con questo tweet: «L’uso politico del corpo delle donne è inaccettabile anche se a farlo è una donna. (...)  continua  qui  su   https://volerelaluna.it >>.  Concordo    sempre   con lui quando  dice (  anche se autocitandosi  )    sempre  sulllo  stesso articolo  dice 
A me pare che quel tweet riveli una cosa sola: il totale introiettamento della cultura del dominio maschile. Come molte altre donne di potere, la Boschi si è del tutto conformata al modello dominante, nel modo più docile e naturale: usando il proprio corpo come quel modello si aspetta. Quel tweet assume tutti i disvalori elencati da Ranieri: con quella fotografia la Boschi si allinea, per esempio, a coloro che hanno vituperato la Bindi o la Merkel, le quali non avrebbero potuto negare di essere mummie ricorrendo a un selfie in bikini.La Boschi sceglie dunque di fare politica col suo corpo, di ridurre se stessa al suo corpo. Lo espone senza rendersi conto di reificarlo, riducendo se stessa a cosa: merce nel mercato della politica del dominio maschile. Per questo ho citato Kant: «Tutto ha un prezzo, o ha una dignità. Ciò che ha un prezzo può essere sostituito con qualcos’altro come equivalente. Ciò che invece non ha prezzo e dunque non ammette alcun equivalente ha una dignità». E ciò che «possiede una dignità, cioè un valore assoluto in sé», è «l’uomo, considerato come persona». L’uomo «elevato sopra ogni prezzo» perché non è «un mezzo per raggiungere i fini degli altri, e nemmeno i suoi propri, ma come un fine in sé: vale a dire egli possiede una dignità (un valore interiore assoluto) per mezzo del quale costringe al rispetto di sé tutte le altre creature ragionevoli del mondo, ed è questa dignità che gli permette di misurarsi con ognuna di loro e stimarsi uguale a loro». Chiunque voglia un metro oggettivo per capire cosa è destra e cosa è sinistra oggi, prenda atti, politiche, leggi, discorsi, carriere e perfino tweet e selfie e li misuri su queste parole di Kant. Il risultato sarà chiarissimo: e devastante.Perché tutto questo è così importante? Perché nella biopolitica dei corpi (non dimentichiamoci dei corpi sommersi, mutilati, affogati, carcerati che sono il lato oscuro dei corpi trionfanti della “primavera di bellezza”) il messaggio delle immagini è forse l’unico efficace. E se qualcuno guarda quali foto di se stesse postano le ragazze italiane di 13 anni sul proprio account Instagram, capirà quale sia il potere seduttivo e quali le prospettive future della mercificazione, della “cosificazione”, del corpo delle donne.Ebbene, da quale parte gioca – in questa battaglia cruciale per la nostra comune umanità – l’autoritratto estivo di questa giovane e potente donna della sinistra-di-destra?La risposta mi pare fin troppo chiara, e denunciarlo non significa affatto voler dire a una donna cosa deve o non deve fare del suo corpo: significa dirci apertamente a che punto siamo nella lunghissima notte di un dominio maschile che può contare purtroppo su moltissime alleate.
Ed    dopo  aver letto,  soprattutto   quella  in cui si  parlava    di  manuali di  difesa  femminile,   le  schede  storico  ed  introduttive   del     n 10  di Cani Sciolti  (    foto  da   catturata  a   sinistra  )   fumetto   di  Manfredi\ mauro    , provo  a  lanciare  una  provocazione destinata    a tali donne  e  non solo     .
 Le  donne d'oggi   , soprattutto quelle  più  vicine al modello di patriarcato   e di sessismo    dominante   , dovrebbero  leggere o  rileggere      tali manuali  ,  il  primo  del 1968\9



  il secondo del  1955 


  che      se  pur  : << (  .....  )  scritti   con stile raffinato  .  da  donne   tanto   eleganti quanto  raffinate  , questi manuali  non posso essere  considerati  appieno   titolo femmnisti .  Le femministe  , infati , rivendicano  la parità tra  i sessi  ., mentre  questi  testi  danno per  scontata   la condizione di sudditanza   della dona   dalla ptima infanzia  all'adolescenza ,  dal matrimonio  alle crisi coniugali  . Tuttavia  ,in  entrambi  i  casi    lo scopo  è  quello  >>  ecco  perchè  li  ho messi come letture  consigliate   <<  di sostenere le battaglie femminili e    di  offrire  strumenti di vera  e propria lotta  , anche  domestica  contro il predominio maschile  . (....)  >> continua  sul  numero   del  fumetto  [ foto al  centro   ]
Cani sciolti - Riti pagani - n. 10 - agosto 2019 - mensile -

Oggi posso essere  ancora  utili   anche   se   vanno   adattatati   all'oggi    visto che propongono    in modo lieve  ed  ironico    d'aggiungere    consigli   utili alle  donne  su come  difendersi     da gli uomini ed  eventualmente  sfruttarne  a  loro  vantaggio   i  difetti  ,  le  contraddizioni    con astuzia  .  Ovviamente    a     ciò   aggiungendovi    come  suggerisce    quest'opera  Tiziano Muzzana  un manuale  di  difesa   di arti marziali

Manuale pratico di autodifesa femminile pe r il corpo e l'anima

autodifesa femminile coverUn'intensa esperienza di lettura grazie agli insegnamenti di Tiziano Muzzana, uno dei maggiori esperti italiani di autodifesa femminile. Senza pretendere di insegnare le arti marziali, l'autore indica con chiarezza il cuore del problema: per difendersi efficacemente non serve solo la tecnica, ma anche lo spirito adatto. E così costruisce pagina dopo pagina i requisiti essenziali che una donna deve assolutamente possedere uscire da situazioni che possono avere gravissime conseguenze fisiche e psicologiche. Come evitare le situazioni pericolose, la determinazione con cui reagire, i punti dove colpire, il modo di muoversi e di preparare il corpo, sono i punti essenziali chiariti senza mezzi termini, con spietata durezza e con amorevole apprensione. Questo ebook è un piccolo capolavoro di suggerimenti vitali diretti al cuore d


 non  sarebbe    un antidoto  sia   al   sessismo      dilagante  , SIC    anche  fra   le  donne  ,   sia  contro  la  violenza  di  genere o femminicidio ? a  voi il parere 

19.8.19

anche gli sfigati - ilellati e gli anonimi vi fecero la storia e ed ebbero un ruolo importante nel festival di WOODSTOCK da chi affitto il terreno a cantanti doimenticati ma che diedero un contributo importante come i Canned Heat: il gruppo di Los Angeles tenne una delle esibizioni più memorabili sul palco


colonna  sonora
Woodstock/Woodstock 2, duration 03:46:01 recorded August 15-18, 1969 on an 8-track recording console. Originally released as a triple album on Atlantic Records' Cotillion label on May 11th, 1970. It was re-release as a two-CD set in 1994 by Crosby, Stills and Nash. Veteran producer, Eddie Kramer was the sound engineer during the three day event.




Ho scelto di riportate in attesa di una risposta ( sempre che v'interessi ancora  )     a tale mio quesito espresso nel post : << woodstock rivoluzione o fine d'un epoca ? secondo me entrambe . secondo voi invece ?  >>   i  cui   commento tale  articolo /..  ehm  ...  storia    su   woodstoock   de https://www.huffingtonpost.it .  Non solo   per   snob  (  come lo chiamano i miei  detrattori  )    o  come  sono  solito fare  contro  gli anniversari  imposti ed  obbligatori  o le  cannibalizzazioni    \  celebrazioni usa  e getta  , ma  per  motivi di  salute (  ora  in via  di  risoluzione   , vi risparmia o    i dettagli sull'odissea  che  ho dovuto  affrontare  per trovare  un   dentista  aperto in agosto   , un lancinante mal  di denti  , dovuto ad  un dente  rotto  non estratto  subito ,    sia perchè  certe  notizie    già a  margini degli articoli " revail   mitizzanti  o   apologetici   "  al 90  %  o pieni di d'ideologie  .
 GettyImages-2698788

Ma ora bado alle ciance ed ecco lì'articolo in questione de il fatto quotidiano

                               di Francesco Oggiano | 14 AGOSTO 2019


Woodstock 50 anni dopo, tutti gli “iellati” del festival: dal contadino che affittò il terreno ai cantanti dimenticati
Woodstock 50 anni dopo, tutti gli “iellati” del festival: dal contadino che affittò il terreno ai cantanti dimenticati


Prendete i Canned Heat: il gruppo di Los Angeles tenne una delle esibizioni più memorabili sul palco eppure venne escluso dall’editing finale della pellicola dedicata a Woodstock, quella da Premio Oscar che di fatto ebbe la forza di lanciare molti altri gruppi inclusi nel montaggio



Max Yasgur era un contadino di origini russe di Bethel, paesino di 4 mila abitanti nello stato di New York. Un giorno del luglio 1969 gli presentarono tale Michael Lang, un ragazzino che stava organizzando un festival musicale: era alla ricerca disperata di un terreno dove tenere la manifestazione, visto che quello previsto era saltato all’ultimo momento. Max Yasgur accettò di affittare il suo per 75 mila dollari. Fu così che si tenne il Festival di Woodstock e che la vita di Max Yasgur peggiorò notevolmente. Dopo quei tre giorni storici di cinquant’anni fa (15-17 agosto), Max venne ostracizzato da quasi tutti i compaesani di Bethel, che lo maledirono per i danni causati dai 400 mila partecipanti al festival e fu addirittura citato in giudizio dai suoi confinanti di terreno. Quando un anno dopo qualcuno bussò alla sua porta per chiedergli di fare un revival del festival, disse che non se ne parlava: “Per quel che mi riguarda, torno a fare il contadino”. Poco dopo vendette la sua terra e se ne andò in Florida, dove morì nel 1973 per infarto, appena quattro anni dopo Woodstock.
Era uno degli “iellati” di Woodstock: quelle persone che parteciparono al festival più famoso della storia ma che non ebbero la fortuna sperata, o videro la loro vita peggiorare negli anni successivi. Prendete i Canned Heat: il gruppo di Los Angeles tenne una delle esibizioni più memorabili sul palco eppure venne escluso dall’editing finale della pellicola dedicata a Woodstock, quella da Premio Oscar che di fatto ebbe la forza di lanciare molti altri gruppi inclusi nel montaggio. Peccato che la loro Going Up The Country fu la canzone tema del festival, e venne usata sui titoli di testa del documentario. “Ma di noi nel film non c’è traccia e non abbiamo mai visto un centesimo di royalty”, disse il batterista della band.
Ci furono gli assenti causa traffico. Gli Iron Butterfly (autori di In a Gadda Da Vida) arrivarono all’aeroporto New York, ma si ritrovarono l’unica strada per il festival bloccata da migliaia di auto. Addio esibizione. Joni Mitchell dovette scegliere tra Woodstock e la partecipazione al popolarissimo talk show di Dick Cavett. Causa traffico, non poteva farli entrambi e optò per il secondo. Ne seguirono un pentimento cinquantennale e una canzone bellissima (Woodstock, appunto).
Ci furono quelli fuori posto. Come The Incredible String Band. Un quartetto inglese più simile ai ricchi e poveri che a Jim Hendrix, la cui esibizione era prevista il venerdì, giornata dedicata alle performance acustiche. Vista la pioggia, la band si rifiutò di suonare e chiese di essere spostata al giorno dopo. Perciò eccoli accontentati a suonare il sabato, in mezzo ai giganti rumorosissimi del rock elettrico come The Who, Grateful Dead e Creedence Clearwater. La loro esibizione non fu proprio amatissima dalla folla.
Fuori posto fu anche Tom Hardin. Cantautore venerato da colleghi come Bob Dylan, Neil Young e Robert Plant, era sconosciuto al grande pubblico complice una dipendenza dall’eroina e una timidezza che non gli hanno mai permesso di dominare il palco. La sua performance a Woodstock, piano e chitarra, fu una tra le più toccanti, ma non cambiò la sua carriera. Nel 1980 l’uomo morì per overdose.
Infine, ci sono i “fortunati” per qualche minuto. John B. Sebastian, ex cantante dei The Lovin’ Spoonful, si aggirava attorno all’area musicisti solo in qualità di fan. Quando la pioggia rese impossibile sistemare la strumentazione elettronica prevista per Santana, gli organizzatori alla ricerca di un performer acustico si precipitarono da lui, chiedendoli di riempire quell’ora vuota. Sebastian salì sul palco per sua stessa ammissione fatto di acidi, e cantò cinque canzoni. Fu un momento bellissimo, ma la sua carriera da solista non prese mai il volo. Melanie Safka, invece, fu l’artista più sconosciuta di Woodstock. Era talmente sconosciuta che per anni è girata la leggenda che fosse una donna del pubblico invitata da Joan Baez a esibirsi sul palco. Eseguì sette canzoni con la chitarra acustica: praticamente quasi tutto il suo repertorio. Un brevissimo successo lo fece con una metacanzone pubblicata un anno dopo Woodstock che parlava… della sua partecipazione a Woodstock.
Ci sarebbe da chiederglielo, a tutti gli “sfortunati” di Woodstock se tornando indietro rifarebbero ogni scelta o cambierebbero qualche sfumatura di quei giorni. L’unico a rispondere indirettamente fu il contadino Max Yasgur. Quello che affittò la terra; quello che la seconda giornata parlò addirittura sul palco davanti a 400 mila persone, con la sua camicia bianca e gli occhiali neri dalla montatura spessa; quello che preso dall'entusiasmo, lui, conservatore e favorevole alla guerra in Vietnam,fece il segno della pace e lasciò alla storia le parole più memorabili di quell’evento: “Avete dimostrato al mondo che quasi mezzo milione di persone si possono riunire per tre giorni di musica e divertimento, senza che nient’altro accada”. Ecco quel Max Yasgur, che quando morì ricevette addirittura un necrologio su Rolling Stone, lo disse: “Non mi sono mai pentito di niente”.


  e proprio mentre  m'accingevo  a  chiudere     tale post  ,   ho scoperto navigando in rete   nella stanza  d'aspetto  del dentista   e  poi condiviso  sui miei social   questa  storia    presa  dal corriere  della sera  




USA

La stessa foto 50 anni dopo. La coppia di Woodstock conquista la rete
Judy e Jerry Griffin si incontrarono mezzo secolo fa al celebre concerto e non si sono più lasciati. Per celebrare l’evento sono stati immortalati sul magazine People
di Francesco Tortora




Si sono conosciuti il 15 agosto di 50 anni fa a Woodstock e da allora non si sono più lasciati. Fino a pochi giorni fa Judy e Jerry Griffin avevano raccontato il loro primo incontro a tutte le persone più care, ma non avevano nessuna immagine che testimoniasse l’evento. Recentemente guardando il documentario “Woodstock: Three Days that Defined a Generation” è apparso nel filmato una loro immagine durante il celebre concerto. A distanza di mezzo secolo la coppia ha accettato di apparire su People nella stessa posa e immediatamente le due immagini, uno accanto all’altra, hanno fatto il giro della Rete.In entrambe le foto i due guardano dritto nell’obiettivo e si coprono la testa con una coperta verde kaki per proteggersi dalla pioggia. Intervistato dal settimanale amerciano, Jerry ha raccontato che in realtà il loro primo incontro è stato un vero colpo di fortuna. Judy stava andando al mega-concerto con la sua macchina, ma a circa 120 km da Woodstock la vettura è andata in panne. La ragazza non si dà per vinta e fa l’autostop: «E così ho fatto salire sulla mia macchina questa ragazza carina - scherza Jerry -. Non aveva una tenda, ma ce l’avevo io».Cinque decenni dopo Judy e Jerry sono ancora sposati, hanno due figli e sono nonni di cinque nipoti: «Per 50 anni abbiamo cercato una nostra foto a Woodstock e di punto in bianco compare nel documentario - racconta Judy -. Quando è stata scattata, ci conoscevamo da meno di 48 ore. Scendemmo dall’auto e montammo la tenda. Restammo insieme per tutto il concerto e poi non ci siamo più separati»



qui purtroppo in inglese o peggio in anglo americano ulteriori dettagli della loro storia






 concludo  per  rimanere  in tema che afferma quanto detto nel post ivi citato  nelle  prime righe  concludo il  postr  sulle  note   di 




17.8.19

GIMMI. QUASI UN FENOMENO di ©Daniela Tuscano

di cosa  stiamo parlando 

Ciclismo, è morto Felice Gimondi: malore mentre faceva il bagno a Giardini Naxos. Mercks: "Stavolta ho perso io"

                                                    Gimondi  con  Merckx

 Ciclismo, è morto Felice Gimondi: malore mentre faceva il bagno a Giardini Naxos. Mercks: "Stavolta ho perso io"


fra gli articoli più interessanti che ho letto e sentito , sia spontanei che forzati usati per coprire le notizie più scomode è questo bellissimo articolo  dell'amica  e  dell'utente   Daniela Tuscano  . Un articolo intrinseco di nostalgia di un tempo che fu e di come  lo dico in musica ed  in poesia  in quanto  essa  è la trasposizione canora  di una poesia della meta del  XIX secolo   il tempo  passato non ritorna  più 






L'immagine può contenere: 2 persone, persone che sorridonoEra Gimmi, come si scrive. Non Gimmy né tantomeno Jimmy. Che faticheremmo a pronunciarlo. Gimmi all'italiana, perché era tutto nostro. Gimmi che aveva quasi 77 anni e lo stesso volto di quando ne aveva 20, ruvido, tutto asprezze, forre, tornanti. E fessure. Al posto degli occhi.
Se esisteva un ciclista da francobollo, quello era Gimmi, cioè Felice Gimondi. Antico
pure il nome, ma l'espressione rimaneva quella: mesta, arrancante, sobria. Lo vidi al Poggio di Sanremo nella prima metà dei '70, ormai prossimo alla vittoria, ansante e macilento, e anche allora pareva al ralenti: quasi volesse farci assaporare il suo valore, la pedalata da alpigiano, così rotonda fra tutti quegli spigoli, così completa, perfetta. Ma intendiamoci, lo scatto del ghepardo non gli mancava, e, malgrado l'aria avvilita, non perdonava. Ti tallonava, ti ghermiva, poi era finita: al comando restava solo lui. O quasi.
Già, perché Gimmi il grande avrebbe potuto essere un grandissimo, se la sua bicicletta non avesse incrociato un belga dal nome impronunciabile, quell'Eddy Merckx che mia nonna italianizzava sbrigativamente in "Merse". E, riconosciamolo: anche un ghepardo, un (quasi) fenomeno come Gimmi nulla poteva davanti a "Merse" detto "il cannibale". Ma "Merse", bello in modo insopportabile (poiché anche simpatico, accidenti a lui) di umano aveva poco. Gimmi non so se fosse bello. Ma non si staccava mai dalla sua dimensione terrestre, italiana, anzi lombarda, anzi bergamasca. Certo, da giovani ci piacciono i super-eroi, siamo esterofili, troviamo irresistibile il birignao esotico, e quindi tifavamo Merckx; Gimmi, campione-maratoneta, magari lo tradivi. Ma non lo abbandonavi. E mentre, con gli anni, il corpo di "Merse" si sformava, diventando torpido e incontenibile come un Elvis delle due ruote, Gimmi restava eguale a se stesso, la serietà, la tenacia, le valli, il buon vino.
E viene a scomparire all'improvviso, in un mare quasi africano, non fra le valli ma nelle acque salate, e il tradimento, stavolta, lo avverti tu. Senti il vuoto, capisci solo adesso il piacere dell'onestà. Ma dove stava scritto che Gimmi era prevedibile?
Con la morte, Felice Gimondi ha superato il cannibale. "Stavolta ho perso io" ha commentato a caldo quest'ultimo. A ragione, perché un'uscita di scena così drammatica e plateale ha ridato smalto alle precedenti vittorie di Gimmi, quelle contro Eddy, quelle che Eddy gli soffiava, quelle, tantissime, che rimanevano ed erano tutte sue. Ora le rivediamo, chiare, terse, ora le rimpiangiamo. Gimmi andava bene così. Non ne nasceranno altri. Il quasi-fenomeno, era un genio della porta accanto.
                                       © Daniela Tuscano
  concludo    con  in sottofondo  Gimondi e Il cannibale  di   Enrico Ruggeri '' - VIDEO
https://youtu.be/bTTwYqjxjF0 che insieme a :


il bandito e il campione - Francesco de Gregori
Bartali - Paolo conte
Coppi di Gino Bartali
e la play list sul ciclismo di Massimo Poggini del 4 Maggio 2017 https://www.spettakolo.it/ 

woodstock rivoluzione o fine d'un epoca ? secondo me entrambe . secondo voi invece ?







da https://www.huffingtonpost.it/

15/08/2019 14:17 CEST

Joan Baez: "Woodstock? Non ne ho nostalgia. Fu un evento importante, ma non una rivoluzione"
La cantautrice ricorda il festival 50 anni dopo: "Mi sentivo un outsider. C'era chi cantava della guerra, ma in pochi pensavano alle questioni serie. Io non l'accettavo"


                                           By Federica Olivo








Aveva 28 anni ed era incinta di 6 mesi Joan Baez quando salì sul palco di Woodstock. Cantò per un’ora, di notte, ma poi restò lì fino alla fine del festival, portando qualche volta la sua voce e la sua chitarra sul palco più piccolo. E sentendosi una voce fuori dal coro, diversa dagli altri artisti e, forse, anche da una parte del suo pubblico. A un certo punto, mentre cantava il primo brano dal palco più importante, si fermò. Chiese al pubblico - con toni, ammette lei stessa oggi, quasi bruschi - di sedersi. Era un modo per dire ‘ascoltatemi, non pensate ad altro, sentite quello che canto, quello che ho da dire’. A lei, artista e attivista, non bastava suonare. In quell’estate del 1969 voleva parlare di politica e di attualità. Voleva mandare un messaggio e temeva che gli altri - sopra e sotto il palco - presi dal divertimento e dallo svago non lo stessero recependo: “Non avrei sopportato neanche che qualcuno girasse una pagina di un libro! E lo dico sul serio”, racconta a distanza di cinquant’anni da quel concerto che ha fatto la storia.
La celebre interprete del folk oggi ha 78 anni e una voce ancora bellissima. Si appresta a lasciare le scene, dopo aver finito il tour internazionale che l’ha portata anche in Italia a luglio, per dedicarsi a una mostra di ritratti, alla scrittura, e a un documentario sulla sua vita. Forse alcuni se ne stupiranno, ma di Woodstock non ha nostalgia. Non tornerebbe indietro, né a quel concerto né agli anni ’60, di cui è stata tra i protagonisti indiscussi.
In una recente intervista al New York Times, parlando del concerto dal quale nacque, tra l’altro, il nomignolo “l’usignolo di Woodstock” che l’ha accompagnata in questi decenni, dice: ”È stato un evento importante, ma non una rivoluzione”. La cantautrice parla del festival con sentimenti contrastanti: l’allegria quando ricorda episodi divertenti e il distacco quando ne fa un’analisi complessiva. Quella tre giorni di musica e condivisione è qualcosa da cui si sente, ormai, lontana. “C’era chi cantava della guerra - spiega a chi gli chiede perché dice che non fu una rivoluzione - ma in realtà fu un festival allegro. Nessuno, in verità, pensava alle questioni serie e io ero sfrontata a sufficienza da non accettare ciò. Una rivoluzione implica assumersi rischi, come andare in carcere subire ciò che succedeva a chi lottava nei movimenti per i diritti civili o disertava il servizio militare”.
Certamente qualcosa di inusuale in quel festival epocale accadde e Joan Baez non fa finta di dimenticarlo: “Fu rivoluzionario il momento in cui i poliziotti misero da parte le pistole e fumarono erba”, ricorda. Tiene, però, a ribadire che un cambiamento sociale non avviene senza l’assunzione di un rischio “e a Woodstock l’unico pericolo che correvi era non essere invitato”, sostiene parlando con il quotidiano statunitense.
Tornando con la mente a quei giorni, prima di ogni altra cosa ricorda quanto si sentisse diversa dagli altri. A pochi mesi dalla nascita di suo figlio era lì a esibirsi mentre il compagno di allora, David Harris, era in carcere perché si era rifiutato di imbracciare le armi. Cantare non le bastava. Voleva affrontare i temi politici, dibattere delle cose che, dice oggi, “succedevano fuori”. Ma non era solo questo che la faceva sentire in qualche modo un outsider rispetto agli altri protagonisti di Woodstock: “Innanzitutto ero donna e, seconda cosa - racconta ancora al New York Times - non bevevo alcool né assumevo droga. Ricordo di aver incontrato Janis Joplin un paio di volte e di averle detto ‘oh Janis, dobbiamo vederci per un the’. Mi rispose alzando una bottiglia (di alcool) da un sacchetto. Io ero un’attivista politica, e molti di quelli che erano lì con me non lo erano”. E se qualcuno le fa notare che ricordando in questi termini Woodstock dipinge se stessa come una moralista risponde: ”È una bella parola. Ero maledettamente timida. Sono sicura che, in realtà, avevo il terrore del palco”. Esattamente di quel palco che oggi in tanti, in tutto il mondo, ricordano e che lei non rinnega, ma non rimpiange.

secondo me entrambe . fu un eventi unico ed irripetibile  lo dice  anche  la stessa (  mi sta simpatica   come un riccio nelle  mutande  ) Rita pavone   nello speciale rai ( ila solita trasmissione   mista   nostalgia  \  revail  )     ad esso dedicato  andato in onda  a  giugno   . Infatti neppure il concerto celebrativo per il 30 anni e quello successivo per i 40 sono stati in grado ( ma questo è normale niente è uguale al precedente ) sono stati in grado di ricreare quell'atmosfera . Infatti , ed è meglio cosi , non si è riusciti ad organizzare il concerto celebrativo per i 50 anni . Ecco che secondo me secondo me , appartenente ma influenzato per via del revival ( sono delle generazioni intermedia fra gli anni 70 ed 80 entrambe . Rivoluzione rispetto al periodo precedente agli anni 60 fine di un epoca perchè fu il funerale ( era già in declino almeno in america in europa ed in italia si chiude negli anni 80 ) del movimento hippy e " ideologia " libertaria e di ribellione che aveva caratterizzato quel periodo . fu uno spartiacque
fra ribellione e riflusso . Voi che ne pensate ?

Sardegna, 40 chili di sabbia bianca nascosti nel Suv: fermati due turisti francesi


leggi anche
http://www.leopoldia.eu/wp-content/uploads/2015/06/1.-A3-Linee-guida-Erosione-costiera.pdf
https://www.facebook.com/sardegnarubataedepredata/
https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2017/03/02/prelievi-di-sabbia-e-disastri-ambientali/


 le  due  foto sono prese  dalla  pagina fb   Sardegna derubata  e depredata




va bene che noi tutti , io compreso ( adesso ho smesso capendone i rischi ), abbiamo la   tentazione o ci  prendiamo  \  ci siamo presi passato   un sasso ,  conchiglie    un pugnetto di sabbia , ecc . ma cosi L'immagine può contenere: scarpefiniamo di creare solo danni vedi esempio la spiaggia rosa di budelli che ha rischiato di scomparire perchè tutti si portavano via la sabbia o l'isola rossa ( trinita ) cosi chiamata cosi mi raccontavano i nonni paterni e mio padre per la presenza di coralli e rocce rosse , il primo completamente scomparso   causa : depredamento oltre che per la sua trasformazione selvaggia da borgo di pescatori a zona di turismo di massa e di seconde case .  Come  testimonia   i  recenti casi  , fra cui l'ultimo citato  nel titolo




Adesso sono per i suoi " chicchi di sabbia colorati " bianca purissima le spiagge del sud dell'isola . Ora  visto   Il commercio illegale di questi «oggetti» (sabbia, ciottoli e conchiglie, comprese la specie protetta delle «Pinne Nobilis», mollusco da cui si estrae il bisso) si allarga, cresce  cosi come di pari passo all'indignazione ed  al  fai da  te  di molti sardi, che sui social denunciano il furto e invitano alla reazione. Sono tanti i turisti che d’estate infilano in valigia chili di sabbia bianca. Ora   visto che, SIC, sono molti sono stranieri, tedeschi e scandinavi su tutti. La merce rubata spesso viene rivenduta all'asta su Ebay  (    e altri  portali   simili  )     ed  i   prezzi sulla rete fanno pensare ad un commercio che deve rendere.Per gli amanti dei souvenir e visto il mercato di souvenir sardi particolari òancio una provocazione   perchè non si alimenta un qualcosa di più ambientale ( c'era fino a qualche tempo fa poi ha cessato l'attività )  di ricavare sabbia dalla frantumazione degli scarti di granito do cui l'isola e piena di cave dismesse ? 
oppure come dice  in un commento  ad  un post   della  bellissima  e  utilissima  pagina facebook @sardegnarubataedepredata

Pancrazio Fresi Scattate tante foto per avere un ricordo del vostro soggiorno in Sardegna non è necessario depredarla!
Aiutate, invece, la nostra economia e portate con voi il pecorino sardo, il vermentino, il cannonau, la vernaccia, il mirto, il miele amaro, le seadas, i malloreddus, la bottarga, il pane carasau, i sospiri di ozieri, le panadas di Berchidda e tanto tanto altro che vi ricorderanno la Sardegna al vostro rientro.
  Aggiungo io    manufatti di sughero e di ceramica   .  cosi  alimentate  anche la  nostra  economia   e ci rispettate   o  oltre  a farvi  volere bene    e  rispettare 


  E  proprio  mentre  concludo     questo post  leggo     sempre  sulla pagina   facebook  che  citata   a  di questo abuso  di potere  e  di cafonaggine   denunciato   da    Mario  Pili   uno che  si  è  riciclato  passando  da  Berlusconi al  Sardismo 



Sequestrata struttura abusiva nel cuore del Parco, nell’isola di Santa Maria - La MaddalenaGuarda caso aveva il nulla osta del Parco, ma nessuna autorizzazione di Comune, Demanio e CapitaneriaUn anno fa la mia denuncia sul conflitto d’interessi sulle vergognose nomine del Parco

Doveva passare inosservata ma così non è stato.
Il festino vip nell’esclusiva isola di Santa Maria, la Maddalena, sito vietato in tutto e per tutto, con struttura e palco piazzati sulla spiaggia per dare il benvenuto ai VIP dell’esclusivo B&B la Casitta.
La Guardia Costiera stamane ha posto sotto sequestro la struttura piazzata sulla spiaggia, priva di qualsiasi tipo di autorizzazione se non un inutile nullaosta proprio del parco della Maddalena, l’organismo che avrebbe dovuto far rispettare il proscenio naturalistico per eccellenza.
In un territorio dove tutto è vietato, dove un cittadino viene multato per un non nulla, si assiste ad un atteggiamento permissivo che lascia alquanto sbigottiti.
Si tratta ora di accertare le ragioni che hanno indotto il parco a dare questo nullaosta, soprattutto considerato il rapporto di stretta parentela tra il presidente dell’ente Parco e l’imprenditore che ha installato la struttura sulla spiaggia protetta
Un anno e mezzo fa avevo denunciato il gravissimo conflitto d’interessi nella nomina del presidente del parco, senza requisiti tecnici e ambientali, ma sopratutto legato a doppio filo parentale con l’imprenditore esclusivo dell’isola di Santa Maria sottoposta a massima tutela!
Stranamente è vietato tutto a tutti, vengono bocciate richieste ad ogni operatore e poi si scopre che si danno nullaosta a cuor leggero ai propri parenti
Ecco perché oggi più che mai riaffermo il valore di quel mio voto contrario a quella scandalosa nomina del presidente del Parco!








15.8.19

quando per sopravvivere ci si destreggia fra legalità ed illegalità . la storia della cagliaritana Anna Boi, 75 anni, tiene aperto il suo market casalingo 24 ore su 24


Unione  sarda Oggi alle 14:13, aggiornato oggi alle 14:20

Sara Marci
IL PERSONAGGIO
"In veranda vendo birra da 31 anni. Fare credito? Non sono mica scema"
La cagliaritana Anna Boi, 75 anni, tiene aperto il suo market casalingo 24 ore su 24. "Riposarmi? Nella bara"

anna boi nella sua bottega a san michele (l unione sarda ungari)
Anna Boi nella sua bottega a San Michele (L'Unione Sarda - Ungari)
Sul mobiletto, accanto al monitor collegato con l'esterno, c'è un quaderno con la lista nera: dentro, scritti a mano, tutti i nomi e le cifre dovute dai debitori insolventi.«Ora basta, non faccio più credito. O mi danno i soldi oppure che si arrangino», dice risoluta Anna Boi, che per tutti è semplicemente Signora Anna.Settantacinque anni e occhi color cielo, da trentuno gestisce l'unico mini market casalingo della città aperto 24 ore su 24 con vista strada ricavato nella veranda della sua casa popolare al piano terra di via Premuda. «Nella vita bisogna ingegnarsi, ho iniziato quando ho perso il lavoro da commessa-schiava ed è morto mio marito. Non disturbo nessuno, anzi, offro una servizio alla città», spiega nel retro-bottega: pochi metri quadrati, una collezione di medicine e il ventilatore che va veloce piazzato sopra il letto. Due passi - contati - e comincia il suo regno, delimitato da una rete di metallo con botola per dare la merce.
Signora Anna, ma chi glielo fa fare?«Il bisogno, lo fa fare. Con la schiena in queste condizioni e tutti i dolori dovrei stare a riposo, ma ho tre figli e nipoti. Ciò che guadagno lo do a loro».
Come vanno gli affari?
«Un tempo era un viavai continuo, soprattutto il sabato: non riuscivo neanche a dormire. Ora il lavoro è diminuito, il lunedì è quasi uguale al fine settimana».
Orari?«È sempre aperto, ogni giorno e a tutte le ore. Giusto la mattina mi assento per fare qualche commissione».
Niente giorno di riposo?«Nella bara riposerò».
Ultime ferie prese?«Ferie? Neanche quando lavoravo come commessa in un negozio all'ingrosso credo di averle prese».
Il prodotto più venduto?
«La birra fresca. Ne ho di tre tipi: Ichnusa, Heineken e un'altra a straccu barattu».
Quale preferiscono?«E me lo chiede pure? Tutti vogliono quella sciancata perché costa meno: un euro e venti».
Le altre?«Due e venti, non mi dica che è cara perché dietro c'è anche l'energia che consuma il frigo. Ci guadagno pochi centesimi».
Poi cos'altro ha?«Un po' di tutto. Caramelle di vari tipi, cioccolatini, merendine, succhi di frutta, bibite, zucchero, latte, caffè, accendini, pane grattugiato e altre cose».
Cliente tipo.«Persone di ogni classe sociale, uomini, donne e bambini. Molti sono del quartiere, ma il fine settimana arrivano anche dall'hinterland. Nell'88, quando ho aperto, nel weekend il campanello suonava di continuo».
E adesso?«Disturbava qualcuno del palazzo, così l'ho dovuto togliere. Ora dalla strada gridano "Signora Anna", ma in ogni caso mio figlio ha messo una telecamera fuori collegata allo schermo che ho sistemato davanti al letto, così mi accorgo quando c'è qualcuno che si avvicina».
Volti noti?«Tanti anni fa veniva Massimo, su sindigu , ma prima che lo eleggessero».
Nessun altro?«Qualche calciatore. Non mi chieda i nomi perché non li riconosco».
A mezza mattina arriva uno dei figli: «È venuto a portarmi la merce. Gli preparo la lista con le cose che mancano e lo mando nei market dove ci sono le offerte. Prima lo facevo io, ma non posso più portare grossi pesi». È una donna esile, col volto indurito dalla vita, ma basta che apra bocca per accorgersi che è una macchina da guerra.
Non ha paura di stare qui da sola, soprattutto la notte?«Paura? E di cosa? Ho imparato a difendermi da un pezzo».
Com'è il mondo visto dalla grata?«Pieno di maleducati, non esiste più rispetto. Quando c'erano le scuole vedevo i bambini passare, ora immondezza, macchine bruciate, ambulanze, polizia e gente che bisticcia. Ma io mi faccio gli affari miei».
Ha clienti generosi?«Una massa di imbroglioni. Vengono qua, ordinano qualcosa e poi casualmente scoprono che i soldi non bastano».
Fa credito?«Ah no, non sono mica scema. Quando c'era la lira mi fidavo e chiudevo un occhio, ma a un certo punto ho detto basta».
Come mai?«C'è gente che mi deve più di un milione di lire, è tutto scritto, mica dico bugie. Ecco, questo è il libro dei morti, nome di ognuno e importo dovuto», spiega mostrando un quaderno con la copertina verde.
E chi paga preferisce monete o banconote? «Biglietti, da venti e cinquanta. Qualcuno mi ha chiesto anche di pagare col bancomat, ma secondo lei ho la macchinetta?»
No?«Certo che no».
Richieste più strane?«Preservativi e assorbenti. Pensi che vengono gli uomini a chiederli, che vergogna, ai miei tempi non sarebbe successo con il pudore che avevamo. In ogni caso non ne ho».
Confidenze?
«Beh sì, con qualcuno scambio qualche chiacchiera. Molti clienti vengono da anni, in pratica li ho visti crescere».
Problemi con la finanza?«Sì, quando vendevo sigarette. Mi fecero una multa salatissima e me le sequestrarono. Così ho smesso».

14.8.19

primo evento dell'associazione rendiamovisibiigliinvisibili ricevo ed inoltro : concerto benefico 21.9.2019 al teatro pime via Mosè bianchi 94 milano

                          
L'immagine può contenere: una o più persone e testo

      Noi ci siamo perché…
 Un giorno, Tiziano Capitaneo, amministratore di un gruppo chiuso Facebook “Ho la sclerosi multipla......e adesso", che oggi è il nostro Presidente , ha esternato, tramite post, il suo dispiacere nel leggere e sentire le difficoltà che noi disabili dobbiamo quotidianamente affrontare. Ha quindi pensato di creare un Movimento politico, senza colore, un movimento di “ribellione” per far valere i diritti di tutte le persone che hanno disabilità. Il gruppo Facebook vanta più di 3000 iscritti e, tra tante, sono state scelte sei/sette persone da inserire nel futuro Movimento; tra queste c’è anche Sabina Cabrini la nostra attuale vicepresidente. Quest’ultima conoscendo personalmente Simona Rainieri, la nostra tesoriera, le propone di entrare a far parte di questo team chiedendole, nel frattempo, se anche lei sarebbe stata presente all’udienza di maggio con il Papa. Non sapendo nulla, né del gruppo Facebook, né dell’udienza col Santo Padre, ma attratta da entrambe le iniziative, Simona acconsente, si iscrive al gruppo Facebook ed entra anche in quello WhatsApp, creato appositamente per il futuro Movimento. Sulla carta appare tutto estremamente positivo e interessante ma nella realtà, vista la difficoltà di misurarsi con la politica, tutto è più complesso. Dopo un confronto costruttivo e l’ascolto di altri pareri, che ci consigliavano di creare un’Associazione- che sarebbe stata più visibile rispetto a un movimento- intraprendiamo finalmente la strada corretta, strada che sembra più percorribile per raggiungere il nostro obiettivo. Arriva il giorno dell’udienza in Vaticano. Finalmente, visto che proveniamo da città diverse, ci conosciamo di persona, e la nostra alchimia “social” si dimostra tale anche vis à vis. Carichi di bellissime emozioni, abbiamo pranzato insieme ed iniziato a porre le basi per la nostra Associazione; ci siamo raccontati le nostre storie, le difficoltà quotidiane nell'affrontare la malattia e la fatica di dover combattere con le ATS, con gli ospedali, con la burocrazia, per avere ciò che ci spetterebbe di diritto. E’ assurdo e paradossale ma, di questi tempi, essere un disabile, è un lusso. In quello stesso giorno abbiamo avuto il piacere di conoscere Stefania De Vito , la nostra segretaria, che come tutti noi ha manifestato grande interesse. Poiché la tecnologia è un valido supporto, nell’attesa del prossimo incontro , ascoltiamo le idee di tutti e redigiamo, tramite video chiamate, il nostro Statuto. Nel frattempo, alcune persone, rendendosi conto che ciò che stiamo creando implica un impegno concreto e costante, impegno che necessita molto tempo, decidono, per vari motivi personali , di lasciare il gruppo ma di continuare ad appoggiarci. Gente che va ma anche gente che viene. Dopo alcune defezioni infatti, nel nostro gruppo di lavoro, entrano Paola Sebastianelli ,la nostra addetta stampa, scelta dal nostro Presidente anche per la “carica” che è riuscita sempre a trasmettergli, la Sig.ra Rita Scopece mamma del Presidente ed Alessandro Benassi, figlio della tesoriera; questi ultimi non sono disabili ma poiché vivono tutti i giorni sulla propria pelle la disabilità sono felici di unirsi a noi. Mentre stiamo definendo lo statuto e le fasi burocratiche, leggiamo sui social storie che , usando un eufemismo, potremmo definire assurde. Alcuni esempi? Una mamma marchigiana, alla quale la sua ATS di competenza non vuole riconoscerle un ausilio per spostarsi, perché già in possesso da un anno di altro supporto; peccato che per lei questo sia troppo grosso e faticoso da maneggiare e quindi inutile. Ad una signora di Milano, l’ATS di sua competenza le comunica che, non essendoci la giunta per poter decidere, l’ausilio a lei necessario del costo di 3.500,00 euro verrà rimanda a data da destinare. Di fronte a tale situazione decidiamo di muoverci, e nel nostro percorso incontriamo un fornitore di ausili che capisce e appoggia la nostra causa; ci aiuta , come una manna scesa dal cielo, donandoci gli ausili necessari a prezzi stracciati e ci mostra come l’impossibile possa divenire realtà: siamo solo all’inizio e siamo già riusciti a fare degli aiuti concreti, facendoci sentire senza urlare a chi di dovere , e a chi invece acquistando concretamente degli ausili. L’aspetto più complesso è, come sempre, quello economico. Siamo tutte persone semplici, che fanno già fatica a gestire il loro bilancio familiare, pertanto come possiamo pensare di anticipare dei soldi? La Provvidenza, per fortuna, ci vede lungo e interviene un altro angelo che ci aiuta anche su questo fronte. Il 14 luglio riusciamo a definire lo Statuto, ma per problemi di salute della tesoriera e della vicepresidente, le uniche due persone residenti a Milano, sede dell’Associazione , riusciamo a depositarlo ed avere il codice fiscale solo il 31 luglio 2019. Felicità allo stato puro: finalmente siamo riusciti a creare la NOSTRA ASSOCIAZIONE il cui scopo è quello di organizzare eventi ed attività diverse. Il ricavato verrà interamente devoluto a persone disabili come noi. Vogliamo acquistare ausili come carrozzine, deambulatori, cateteri ed altri materiali, vogliamo chiedere convenzioni con studi medici per poter fornire ai malati assistenza a prezzo contenuto, come sedute di fisioterapia e altro ancora, in una parola vogliamo subentrare laddove il servizio regionale, per una serie di motivi, non riesce a fornire tali materiali e/o assistenze mediche. Sono trascorsi pochi giorni dalla nascita di “RENDIAMO VISIBILI GLI INVISIBILI”, altre storie di disabili da aiutare compaiono sui social e noi, con grinta e determinazione, non perdiamo tempo, contattiamo i giornali, ci facciamo sentire e richiediamo altre carrozzine. I fondi sono sempre “l’ostacolo” da superare e, visto che servono per supportare le nostre iniziative benefiche, abbiamo progettato uno SPETTACOLO, che si preannuncia un evento “super” non solo per gli ospiti, ma soprattutto per la sua finalità. Mettete in agenda questa data: 21 settembre 2019. A Milano, al Teatro “Pime” in via Mosè Bianchi 94, nel corso di una serata costellata da personaggi noti e non, renderemo finalmente VISIBILI GLI INVISIBILI. Crediamo fermamente che questa serata sarà un ottimo contributo alla nostra causa, al nostro reale impegno e speriamo che tutte le nostre energie spese per contattare gli ospiti, cercare fornitori che ci diano una mano, ottenere convezioni e aiuti, vengano ricompensate. Di una cosa siamo sicuri: il nostro scopo è quello di RENDERE VISIBILI GLI INVISIBILI.
Non esitate a contattarci per prenotare il vostro posto in prima fila.


Per la serata del 21 abbiamo dei Pullman in partenza da più regioni   
Da Torino con pernottamento a Milano il 21 sera in albergo vicino al teatro.Partenza dalla Stazione di Porta Nuova alle 14 .del 21 settembre rientro il.22 settembre alle 16.
.Il 21 ore 17.00 partira' dalla stazione di Bergamo un pullman per Milano

 Da Nizza con possibilita' di salita a Ventimiglia, Imperia e Genova.

Partira' anche  un pullman da Lecco  per Milano per partecipare allo spettacolo al Teatro Pime.
Contattateci per informazion scrivete a 


Telefonare al 3479866838 o 

3806568383

Cosa è il sionismo e perché essere critici? E poi quali sarebbero le idee di Segre e Crosetto da “odiare”?

A  volter  capita  , ed  è  questo uno dei casi   ,  che    un post  scritto  per    la  mia bacheca  di facebook      necessiti  di   un ap...