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21.8.25

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco . - puntata n puntata XXXVII ANCHE LA RESPIRAZIONE PUÒ ESSERE UN’ARMA DI DIFESA

l'articolo    sull'ultimo n  di Giallo   di Antonio Bianco   

Quando ci si trova in situazioni di pericolo, come per esempio un’aggressione, il corpo umano reagisce
avviando quello che viene chiamato “sistema di attacco o fuga”. Questo comporta che in pochi secondi il cuore acceleri, i muscoli si tendano e la mente si focalizzi sull’unica cosa
che conta, vale a dire sopravvivere. In tutto quessto, spicca un elemento cruciale, che può fare la differenza tra il panico e il controllo, ed è la respirazione. Respirare in modo controllato e soprattutto consapevole è il primo passo per avere il comando della propria mente e del proprio corpo. Quando si è vittima di un’aggressione, si tende a trattenere il respiro o a respirare in modo rapido, quindi superciale. Questo tipo di respirazione peggiora la tensione dei muscoli, alimenta lo stato di confusione mentale e fa lievitare il senso di paura. Rallentare la frequenza del respiro, invece, è utile per ridurre l’ansia, mantenere un maggiore livello di lucidità e reagire in maniera più efficace. Per riuscirci, una delle tecniche più effiaci è quella della respirazione con il diaframma,che prevede di inspirare lentamente con il naso contando fino a 4, tra"enere il $ato per un paio di secondi, e poi espirare lentamente attraverso la bocca. Questo tipo di respirazione è in grado di stimolare il nervo vago e di abbassare la frequenza cardiaca, andando a inviare al cervello un senso di sicurezza. Ci aiuta a pensare con una maggiore chiarezza, anche quando ci si trova nel caos.Senza contare che respirare bene non signifca soltanto ossigenare il corpo in maniera adeguata, ma anche prepararsi mentalmente a scegliere la strategia più efficace e più sicura per la nostra incolumità. Ecco che in qualche modo la respirazione diventa un’arma di difesa, perché, pur non bloccando la paura, la rende in qualche modo più gestibile e quindi meglio affrontabile. Per non trovarsi impreparati nel malaugurato caso in cui si sia vittime di un’aggressione, è fondamentale allenarsi a respirare nel modo corretto anche in condizioni di stress. Del resto, chi controlla il respiro controlla anche se stesso.
  trovano  conferma da  quanto  ho  trovato    sul web  in un Ecco un "vademecum" pensato per le partecipanti al corso InDifesa, organizzato dall'associazione Lei.Si tratta di una serie di suggerimenti pensati per gestire al meglio eventuali situazioni aggressive in cui potreste essere coinvolte:più precisamente su : Quest articolo del Centro Ànemos - Lesmo (MB) il quale oltre agli argomenti già trattati òrecedentemente e ripresi dal link sopracitato ( che puo essere consultato per chi fosse interessato e non vuole fare un viaggio a ritroso a cercare le ostre puntate precedenti della guida ) e in particolare sule tecniche non violente come quell a della Descalation , Utilizzare un comportamento assertivo, ecc
 
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Controllare la respirazione

Quando ero bambina si faceva un gioco “stupido” e pauroso … ma spesso i bambini vanno alla ricerca delle sensazioni di paura: metterle in atto rappresenta un modo per inscenarle, quasi per esorcizzarle. E così i bambini più grandi si nascondevano in vari punti delle cantine del mio condominio, che erano un una specie di labirinto, ed il malcapitato, solitamente i bambini più piccoli, dovevano attraversarle e subire gli agguati dei “mostri” nascosti. Solitamente accadeva che i bimbi attraversassero la cantina di corsa, col cuore in gola, in preda ad una vera e propria sensazione di panico.

Io prendevo per mano mio fratellino più piccolo e gli dicevo di respirare piano e di non correre, ma di attraversare la cantina camminando, respirando piano e con calma … il semplice calmare il respiro e controllare il tono muscolare, l’interrompere la reazione di fuga, trasformava quel gioco in qualcosa di divertente, quantomeno di più gestibile, e non più in qualcosa di terribilmente spaventoso (c’erano bambini che si facevano pipì addosso ed io non volevo che succedesse anche a mio fratellino). Ora, indubbiamente io lo facevo in maniera inconsapevole, il mio cervello si era “ingegnato” in maniera istintiva. 

-Aggiungo qui una piccola curiosità: sapete perché il mio cervello si era così ingegnato? Perché dovevo “proteggere” il mio fratellino. Lo sapete che il cervello delle madri -o comunque di chi si deve prendere cura di un individuo che percepisce come più debole- cambia? Ci sono esperimenti (vedi Ammaniti) che dimostrano come i neuroni del cervello delle madre diventino più grandi e che se alcune topoline-cavie vengono messe in un labirinto, le prime a trovare la soluzione per uscire sono priprio le topoline gravide, le quali hanno come un cervello “amplificato”, che deve pensare al benessere di due persone e non più solo di una. 

In questo caso cosa si osserva? Che il cercare di controllare delle reazioni fisiologiche, che nella fattispecie erano quelle relative alla risposta di fuga, riuscivano a fare mantenere una certa capacità di controllo sulla situazione.

Tra le varie cose che è efficace tenere monitorato c’era la RESPIRAZIONE.
Fattore che sembrerà banale, ma in realtà importantissimo. Abbiamo visto prima che tra i vari effetti dell’adrenalina sul corpo si osserva anche un’alterazione della respirazione. Che si può avere in 2 modi: 

Respirazione accelerata o affannosa: l’organismo mette in atto la risposta di attacco/fuga, quindi il cuore batte più forte, il sangue viene spinto nei muscoli degli arti per sostenere la reazione “attiva” ed i polmoni accelerano per sopperire all’aumentato fabbisogno di ossigeno. Una reazione di questo tipo può portare a conseguenze quali iperventilazione e, in casi estremi, allo svenimento.

Respirazione irregolare o interrotta: alcune persone, di fronte al pericolo, tendono a trattenere il respiro, e questo è ancora una volta in linea con il percorso evolutivo: il cervello arcaico mette in moto il meccanismo di difesa primitivo per cui trattenere il respiro è funzionale al fingersi morto/mimetizzarsi/nascondersi/stare immobili. Questo tipo di reazione è chiaramente disfunzionale, ci fa restare in apnea, riduce l’apporto di ossigeno ed in casi estremi porta allo svenimento, alla perdita dei senso o ad eccessiva rigidità muscolare.Queste modalità di respirazione entrano in gioco in maniera involontaria, sollecitate dall’adrenalina, impattano negativamente sulla capacità di autocontrollo, di coordinazione e sul Sistema Nervoso in generale (la respirazione infatti è correlata ed in grado di REGOLARE il nostro SN), MA POSSONO ESSERE CONTROLLATE. 

Quindi, se è vero che il nostro Sistema Nervoso può influenzare la nostra respirazione, è altrettanto vero che esercitare un controllo cosciente sulla nostra respirazione può influenzare il nostro SN e quindi il rendimento psicofisico. 

Entrambi i tipi di respirazione disfunzionali sono caratterizzati dell’essere centrati nel petto (l’apnea trattiene il respiro ingrandendo il petto, l’affanno è caratterizzato da evidenti e frequenti movimenti di questa zona del torace). L’esercizio da fare è quello fatto nella prima parte del nostro incontro: portare il respiro nella pancia.

Il respiro nella pancia è in grado di calmarci psicologicamente, di diminuire notevolmente la frequenza cardiaca, di diminuire la sudorazione. Il respiro nella pancia è tipico del meccanismo n° 3, del sistema vagale mielinizzato, attivo durante gli stati di quiete e di interazione sociale, quindi portare il respiro nella pancia permette di disattivare i meccanismi di difesa arcaici e disadattivi promuovendo l’intervento del sistema più evoluto, che ha a che fare con l’autocontrollo e la consapevolezza.

È importante quindi respirare con la pancia evitando i grandi respiri di petto tipici di coloro che hanno paura/terrore o di chi ha fatto un grande sforzo; inspirare profondamente cercando quasi di spingere lo stomaco verso il basso, fare una piccola pausa, e poi espirare lentamente (solitamente l’espirazione dovrebbe durare più dell’inspirazione). Tenendo una mano sul petto ed una sulla pancia, quella sul petto dovrebbe rimanere piuttosto ferma e quella sulla pancia invece muorsi. 

È possibile esercitare questa pratica, magari inizialmente a casa in tranquillità, facendo 12 respiri profondi di pancia prima di dormire. E poi anche in tutte quelle situazioni di panico o paura che affrontiamo nella vita quotidiana. 

Anche qui aggiungo un piccolo aneddoto: ho provato ad esempio questo metodo durante l’arrampicata. Situazione tipo: ho paura dell’altezza, entro in panico, la respirazione diventa più veloce ed affannosa. Riconosco i sintomi, agisco un controllo sul pensiero, mi calmo grazie alla respirazione, mi riapproprio dell’autocontrollo.

Si tratta di un metodo antistress e antipanico rapido ed efficace: non avevo molto tempo per pensare, dovevo agire in fretta per muovermi e procedere. 

Riconoscere i "sintomi della paura"

Come spiegato nel precedente articolo, saper riconoscere i segnali dell'adrenalina (occhi sbarrati, movimenti rapidi degli occhi, respirazione alterata, ecc), che colpiscono non solo aggredito, ma anche l'aggreossore, aumenta la sensazione di padronanza di noi stessi e permette di riconoscere in tempo l’imminenza di un attacco, per poter predisporre una reazione efficace.





per approffondire   
Traduzione, riadattamento e ampliamento, a cura di Bruno Carmine Gargiullo e Rosaria Damiani di “Neurocriminology: implications for the punishment, prediction and prevention of criminal behaviour”, di Andrea L. Glenn & Adrian Raine, 2014, volume 15, Nature, Macmillan Publisher.

29.5.25

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n XXVIII : << se un aggressore vi tira i capelli, mirate al polso e poi ai genitali + riassunto come non correre rischi all'ultimo incontro con l'ex o se lo volete lasciare



@juliocesarinstructor

🫳🏽🙍🏽‍♀️ TI STANNO STRAPPANDO I CAPELLI? ECCO COSA FARE! Una delle aggressioni più comuni, soprattutto per chi ha i capelli lunghi, è la presa ai capelli. 🤦🏽‍♀️ Errore fatale: cercare di liberarsi strattonando o tirando via la mano dell’aggressore. Questo non solo è inefficace, ma vi farà perdere il controllo della situazione… e qualche ciocca di capelli! 👎🏽 NON fate forza nella direzione opposta! Rischiate solo di essere trascinati o perdere l’equilibrio. ✅ Cosa fare invece? 🔹 Mettete subito le mani sulla testa per proteggere il cuoio capelluto. 🔹 Ruotate il corpo verso l’aggressore per mettere in leva il polso. 🔹 Reagite rapidamente prima di essere spinti o trascinati! ⚠️ Il tempo è fondamentale: più camminate all’indietro, più aumentano le possibilità di cadere. 🎥 Vuoi vedere la tecnica in azione? Ho pubblicato un video completo su YouTube dove spiego ogni dettaglio! 🔗➡️

♬ AURA - Ogryzek




il  caso   di Martina Carbonaro,  uccisa    dal  suo ex fidanzato 19enne perché lei voleva lasciarlo ci pone di fronte ad una serie di punti da sottolineare.
N.b saranno ripetivi ga detti forse ma Tenete sempre bene a mente che la difesa passa dalla prevenzione, pertanto ripetiamo che è un dovere fare di tutto per evitare di trovarsi in pericolo


-Primo l'età della vittima e del suo assassino che in diversi casi di recenti femminicidi è notevolmente diminuita rispetto al passato. In questo caso la vittima ha appena 14 anni, appena adolescente.
-Secondo il fatto che il femmiicidio avvenga nel corso di quello che un ultimo confronto tra assassino e vittima, spesso legati da un legame affettivo.
-Terzo: l'incontro avviene in un luogo isolato. Evitate lo ripeto ancora nonostante le puntate della guid Manuale di autodifesaI consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco di accettare un confronto in un luogo simile, soprattutto se avete anche il minimo dubbio sulla persona che state per incontrare. E anche se non avete dubbi, scegliete in ogni caso un luogo possibilmente affollato oppure se poco affollato in unposto \ locale dove un barista o cameriere possano vedervi , magari avanti ad uno specchioe con una via di fuga possibile non alle spalle del muro .
-Quarto: parlate del problema con i vostri compagni/mariti/fidanzati violenti o che vi stalkizzano con qualcuno. Non tenetevi mai la cosa solo per voi.
-Cinque: chiamate il 1522 e rivolgetevi ad esperti anche solo perun consulto.
-Sei: non permettete mai a nessuno di dirvi chi dovete frequentare, come vi dovete vestire, con chi parlare. Dovete sempre ritenervi libere di vivere la vostra vita senza dipendere dalle scelte del vostro partner.
-Settimo: lavorate. Siate indipendenti economicamente dal vostro partner. Questo vi permetterà di lasciarlo se necessario e non dipendere da lui.
-Ottavo: non giustificate MAI le violenze fisiche o verbali, gli appostamenti, lo stalking di nessuno. Al minimo segnale che un uomo vi dà da questo punto di vista, al primo schiaffo, alla prima scenata di gelosia fuori controllo, lasciatelo. Il suo non è amore, è possesso nei vostri confronti.
-Nove: non costringete voi stesse a stare insieme al vostro aguzzino perché avete dei figli in comune. I figli di genitori separati vivono meglio di genitori che stanno sotto lo stesso tetto e litigano davanti a loro ogni giorno.
-Dieci: non isolatevi mai. Tenete la vostra rete di amicizie, contatti con i familiari, colleghi/e di lavoro.



Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...