La politica degli incapaci, l’uso spregiudicato della minaccia. DI Galluranews

«Quanto straripante è l’ignoranza individuale per carenza patologica di istruzione, nutrito il menefreghismo sociale, latitante il civismo, il disprezzo per il bene comune, la disonestà sistematica e patologico il familismo amorale, tanto maggiore è la putrescenza della comunità di cui si è parte. Virulente malattie sociali che degenerando oltre i limiti dell’eccezione divengono regolare cancrena, finendo parallelamente nelle istituzioni contagiandole attraverso i loro rappresentanti reclutati nello stesso terreno culturalmente infetto (Omar Massaro, Il Fatto Quotidiano)»






La politica degli ultimi decenni ci ha abituato all’uso spregiudicato delle armi minatorie, quelle che usano sostituirsi alla reale incapacità di efficacia amministrativa o di semplice visione delle oggettività. Il politico attuale ha solo spregiudicatezza, fame di arrivare a ricoprire un proprio ruolo che ritiene non solo un prestigio personale ma una vera arma da brandire contro chi semplicemente pone domande.
Dal momento che giungono ad avercela quella seduta comoda, credono di essere onniscienti e potenti al punto di potersi permettere qualsiasi azione per difendersi quel ruolo. Osano al limite delle licenze consentite dal loro ruolo. E quando anche quel limite lo varcano, credono di godere di qualsiasi tutela, anche se ben oltre il confine stabilito dalle leggi vigenti. Possono, forse perché qualcuno glielo ha fatto intendere o perché sono finalmente riusciti a colmare una vita senza colore e con tanta, troppa, disinvolta arroganza.
La politica degli incapaci, di coloro che frettolosamente hanno bruciato le tappe del potere senza avere una minima idea di cosa sia e di come anche il potere meno essenziale, debba essere gestito. Perché ci sono poteri e poteri, sistemi e modi per arrivarci e altrettanti per restarci con cognizione e veridicità. Quando la sete cresce, e con essa l’ambizione patologica, inevitabili arrivano gli errori, le scivolate, o gli interventi a gamba tesa. Perché, a loro dire, il potere, purché si espliciti in una qualche misura, va protetto, difeso, mica gestito o messo a disposizione della collettività. E nel momento stesso che questo avviene, chi non dispone di necessaria preparazione di base, pensa di potersi permettere di tutto. Dalle minacce alle querele, come se piovesse. Che nessuno osi infrangere il mio sogno. “Sono arrivato e nessuno mi deve ostacolare”.La politica crea mostri incapaci e improvvisati.
A parte che alla maggior parte della gente poco importa di chi raggiunge una posizione privilegiata. Penso e spero che si pensi di più ai risultati che un politico riesce a raggiungere per il bene comune. A me che uno diventi sindaco, assessore, ministro, interessa relativamente. Mi piacerebbe che chiunque ricopra un ruolo istituzionale, lavori per la gente che lo ha eletto e lo faccia pensando al bene collettivo e non alle becere questioni personali, o peggio, al denaro e alla posizione economica certamente favorevole. C’è differenza tra chi si barcamena tra pensioni risicate o stipendi mortificanti e chi percepisce emolumenti elevati per mettersi a disposizione della popolazione.
La differenza è solo economica ma si pretendono almeno regole e doveri.
La prima regola è che quel bonus economico gli dia il tempo per fare ciò per cui è stato chiamato a gestire la cosa pubblica.
La seconda è che lo faccia nel rispetto delle leggi vigenti, con coraggio e assoluta dedizione. Pur se personalmente mi interessa di più che il lavoro la politica lo svolga nell’interesse dei cittadini, detesto chi le leggi le infrange compromettendo quel bene comune per cui è chiamato a lavorare. Garantisti quanto si vuole, ma leggere e sapere che esistono politici (sanitari) che hanno agito per sistemare amici e parenti, mi da nausea. E quando quel politico viene acchiappato dalle maglie della giustizia, non è che mi faccio prendere dalla disperazione. Non godo, ma nemmeno mi tormento.
Questa politica ha creato dei mostri del tutto incapaci, improvvisati e ligi esclusivamente a proseguire un percorso personale, una carriera nel partito, con spolverate di decisioni, azioni verso l’interesse comune. Prevalentemente tracotanti, baldanzosi, spregiudicati, arroganti ma del tutto inservibili in quelle posizioni raggiunte.
A questa politica manca il rispetto per la gente .
Si nascondono, agiscono spesso all’ombra della stessa gente che li ha chiamati a rappresentarla. Non tutti, per fortuna, ma una buona e succulenta porzione di soggetti che hanno scelto il carrierismo a tutti i costi. Individui che intrecciano rapporti con il sistema che dovrebbero combattere. Si lasciano avvolgere dall’incarico ricevuto e si scordano del perché lo abbiano voluto e raggiunto.
Non sono chiacchiere da bar queste, è il sentire comune della gente quando riflette sulle azioni tese alla salvaguardia del ruolo ricoperto e non del solo scopo che dovrebbero esplicitare con il loro operato. Allora si lasciano andare ad esternazioni populiste, volte a colpire avversari dubbiosi così come semplici concittadini che chiedono ragione della loro azione. Senza alcun rispetto, vanno avanti spavaldi al punto di minacciare veementi azioni legali contro chi osa mettersi in mezzo. “Lei non sa chi sono io!”. Tipica espressione di chi non ha rispetto, ma lo pretende. Un classico a cui non dovremmo mai abituarci e che pesa come una minaccia.
Chi, da comune cittadino, commette uno sbaglio, diventa in automatico un fuorilegge, chi la legge la considera uno strumento da usare per i propri fini, è solo un politico che viaggia ai limiti della legge stessa. Non è uno slogan, è la frase che rispecchia questa politica inservibile creata da incapaci improvvisati.

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