Sono roditori proprio come i topi, ma mentre questi
ultimi ci fanno ribrezzo, gli scoiattoli ci sono simpatici. Questo
grazie ai loro colori e a un'irresistibile coda pelosa. Ma anche perché,
nonostante la loro grande fame, non sono divoratori pericolosi:
analizzano e scelgono con cura gli alberi più produttivi per la loro
dieta. E, a differenza dei loro cugini che vivono nelle fogne, si
prendono tutto il tempo necessario per riprodursi garantendosi una vita
assai più lunga
Perché gli scoiattoli piacciono così tanto a grandi e piccini? Per
la loro coda? Per la rapidità dei loro movimenti? Perché saltano di ramo
in ramo? Perché salgono e scendono dagli alberi con grande agilità ed
eleganza? Gli scoiattoli hanno senza dubbio qualcosa di speciale, tanto
speciale che ci rifiutiamo di considerarli semplici roditori affini ai
topi e ai ratti, così che quando li incontriamo nei parchi cittadini ci
diamo da fare per cercare di farli
avvicinare fino a prendere cibo dalle nostre mani.
Da molti anni gli scoiattoli vivono vicino a noi. Nei grandi giardini e
negli spazi alberati delle città sono così abituali e consueti da essere
oramai parte della fauna stanziale, mentre, come scrive il biologo ed
ecologo Josef H. Reichholf in Scoiattoli & Co.
(traduzione italiana di Elena Sciarra, Aboca, 203 pagine) molti bambini
delle zone rurali conoscono questo roditore solo per averlo visto sui
libri illustrati. Nella classifica, seppur provvisoria, degli animali
più famigliari occupa un posto in alto insieme a conigli, volpi, ratti,
topi, ricci. La prima caratteristica evidente degli scoiattoli è
la loro dentatura: due robusti incisivi, sia nella mandibola superiore
che in quella inferiore. L’ordine cui appartengono è appunto quello dei Rodentia,
uno dei più ricchi di specie, oltre 2280, e i suoi membri son ben lungi
dall’essere stati identificati tutti. Allo stato attuale delle
conoscenze i roditori sono circa la metà di tutte le specie di mammiferi
esistenti. Le loro dimensioni sono molto variabili: si va dai topi
minuscoli di qualche grammo al castoro europeo che pesa 30 chili e anche
più. La sua parentela con i topi, roditori che si accompagna da sempre
all’umanità, è così stretta che, come suggerisce Reichholf, basterebbe
fornire un mantello a un topo, aggiungergli una coda per confonderli,
per quanto il muso dello scoiattolo sia appuntito e quello del topo
invece rotondo.
Reichholf mette a fuoco il problema fondamentale che riguarda l’anatomia
e il destino dello scoiattolo: il cibo. Quello che gli serve per vivere
è grossomodo quello che consumiamo noi, naturalmente in proporzione
alle dimensioni. Per mantenere la sua temperatura corporea più elevata
della nostra, vivendo spesso in zone molto fredde, e per
muoversi con quella velocità ed agilità, lo scoiattolo consuma una
enorme energia per cui gli serve cibo in abbondanza e continuamente,
anche per la forma del suo apparato digerente. Il fatto che
questo non lo trasformi in una sorta di divoratore continuo e pericoloso
come il topo, è interessante. Gli scoiattoli sono più moderati di
questi roditori che ci assediano e che mangerebbero tutto ciò di cui noi
umani ci nutriamo e di cui facciamo provvista. Questa è la ragione per
cui li consideriamo nocivi, oltre che portatori di malattie come la
peste. Gli scoiattoli, scrive Reichholf, non hanno mai superato la
“soglia del danno”, o se lo hanno fatto è stato per ragioni particolari e
in circostanze spesso irripetibili. La nicchia ecologica che lo
scoiattolo definisce è legata al cibo e molto poco a fattori ambientali.
La prerogativa dello Homo sapiens è stata quella di adattarsi a
tutti i climi e le latitudini, anche le più estreme e difficili; siamo
tra gli abitanti del Pianeta quelli che più si sono emancipati dalla
dipendenza diretta dall’ambiente. Salvo poi incontrare problemi nella
sua gestione. Ebbene gli scoiattoli esprimono uno dei molti stadi
intermedi di emancipazione dalle condizioni esterne. Sono, come dice
l’autore, liberi e flessibili. E forse questa è la ragione per cui
nutriamo verso di loro una particolare forma di simpatia. Il capitolo
sull'alimentazione di questo roditore è assai interessante. Gli
scoiattoli sono molto interessati all’età degli alberi e meno alla
specie cui appartengono, dal momento che si nutrono di semi che gli
alberi producono a partire da una loro determinata età. Noi
umani siamo abituati a trovare i frutti degli alberi in bella vista sui
banchi dei fruttivendoli e, distaccati come siamo dalla coltivazione
diretta delle piante, non ci rendiamo conto che gli alberi fruttificano
in modo irregolare e spesso imprevedibile, per quanto la moderna
agricoltura abbia messo a punto tecniche di coltivazione innovative per
condizionare gli alberi da frutto.
Il fabbisogno alimentare degli scoiattoli dipende dalla stagione in cui sono più attivi. In primavera è al massimo: 80 grammi di cibo al giorno. In quel momento dell’anno devono recuperare il peso perso durante l’inverno, poi ci sono i piccoli da sfamare. In inverno dorme molto e si muove poco. Poiché l’età massima raggiunta da questo roditore è dieci anni, se tutto gli va bene, attendere che una quercia giovane produca ghiande è impossibile. La quercia cresce lentamente, ma una volta raggiunta l’età e la dimensione giusta per fruttificare, può produrre ghiande per otto secoli e più. Per cui è importante per lo scoiattolo che nel bosco vi siano querce di età differente. Una decina di querce grandi sono in grado di sfamare famiglie di scoiattoli per generazioni e generazioni. Per un singolo animale servono 30 chili di ghiande in un anno. Purtroppo per loro non sono gli unici che si nutrono di ghiande: tra altri animali e insetti, la gara per accaparrarsi le ghiande non è sempre semplice. In Europa poi le annate di grande abbondanza degli abeti – altra fonte di nutrimento – si succedono a intervalli decennali o poco più, seguendo all’incirca l’andamento ciclico delle macchie solari, e raggiungono il culmine ogni undici anni, quando l’attività del Sole raggiunge il suo massimo. Per cui vi sono periodi di magra nella produzione di pigne, ma anche di noci e nocciole, altro cibo preferito dagli scoiattoli. L’osservazione delle pratiche nutritive degli scoiattoli ha spinto i biologi a studiare i rapporti fra le varie specie, e anche in rapporto con gli alberi e come si diffondano le varie piante all’interno dei boschi.
Noi oggi noi viviamo più a lungo per via della alimentazione, del riscaldamento delle case e delle cure mediche, ma dal punto di vista biologico siamo un'eccezione, gli altri mammiferi, comprese le scimmie antropomorfe, vivono meno di noi umani. Tra gli animali terrestri più grandi solo gli elefanti vivono una vita così lunga da paragonarla alla nostra. Gli scoiattoli, conclude Reichholf, ci hanno introdotto a un importante fenomeno alla base dell’esistenza: l’aspettativa di vita. Non è una cosa da poco. Il libro è decisamente bello, scritto bene, chiaro ed efficace e contiene anche un bel ritratto dei ghiri, animali notturni, il rovescio degli scoiattoli, cui l’autore dedica un bellissimo capitolo partendo da una sua esperienza personale. Merita una lettura, perché sa restituire un sapere sugli animali che non è affatto consueto e di cui abbiamo molto bisogno.
Cosa ci attrae negli scoiattoli?
Gli Sciuridi, famiglia a cui lo scoiattolo appartiene, sono saliti sugli alberi molto tempo fa, e ne hanno fatto il loro habitat naturale, e scendono i tronchi come se percorressero una strada e sono capaci di grande velocità nei loro movimenti; in più sono ottimi saltatori. Affusolati, dalla punta del naso alla coda sono lunghi tra i 18 e i 27 centimetri – la coda da sola misura 14-20 centimetri – mentre la coda dei ratti è nuda, e probabilmente proprio questo aspetto risulta repellente alla maggior parte degli esseri umani. Quella dello scoiattolo è particolarmente graziosa e anche il colore del mantello, per lo più rossiccio o marrone scuro, scrive Reichholf, ci risulta piacevole. Ci sono anche scoiattoli quasi neri in Asia e grigio argento, ma il loro ventre è quasi sempre bianco. Sono colori che ci piacciono, mentre il grigio o il nero scuro dei topi e ratti ci repelle in qualche modo. Ma sono gli occhi dello scoiattolo che ci colpiscono: nero lucente. Un tratto che viene messo ben in luce nei disegni delle illustrazioni e nei cartoni animati di cui sono protagonisti – come dimenticare Cip e Ciop? Poi ci sono le zampe anteriori usate come se fossero delle mani per manipolare cose e reggerle. Anche i topi lo sanno fare, ma non con la stessa destrezza, accentuata solo nei film di animazione dove i topi sono protagonisti e si levano in piedi come se fossero esseri umani, dei bipedi, a nostra immagine e somiglianza – un inconscio ottico anche questo?
Grandi mangiatori, ma senza esagerare
Reichholf mette a fuoco il problema fondamentale che riguarda l’anatomia
e il destino dello scoiattolo: il cibo. Quello che gli serve per vivere
è grossomodo quello che consumiamo noi, naturalmente in proporzione
alle dimensioni. Per mantenere la sua temperatura corporea più elevata
della nostra, vivendo spesso in zone molto fredde, e per
muoversi con quella velocità ed agilità, lo scoiattolo consuma una
enorme energia per cui gli serve cibo in abbondanza e continuamente,
anche per la forma del suo apparato digerente. Il fatto che
questo non lo trasformi in una sorta di divoratore continuo e pericoloso
come il topo, è interessante. Gli scoiattoli sono più moderati di
questi roditori che ci assediano e che mangerebbero tutto ciò di cui noi
umani ci nutriamo e di cui facciamo provvista. Questa è la ragione per
cui li consideriamo nocivi, oltre che portatori di malattie come la
peste. Gli scoiattoli, scrive Reichholf, non hanno mai superato la
“soglia del danno”, o se lo hanno fatto è stato per ragioni particolari e
in circostanze spesso irripetibili. La nicchia ecologica che lo
scoiattolo definisce è legata al cibo e molto poco a fattori ambientali.
La prerogativa dello Homo sapiens è stata quella di adattarsi a
tutti i climi e le latitudini, anche le più estreme e difficili; siamo
tra gli abitanti del Pianeta quelli che più si sono emancipati dalla
dipendenza diretta dall’ambiente. Salvo poi incontrare problemi nella
sua gestione. Ebbene gli scoiattoli esprimono uno dei molti stadi
intermedi di emancipazione dalle condizioni esterne. Sono, come dice
l’autore, liberi e flessibili. E forse questa è la ragione per cui
nutriamo verso di loro una particolare forma di simpatia. Il capitolo
sull'alimentazione di questo roditore è assai interessante. Gli
scoiattoli sono molto interessati all’età degli alberi e meno alla
specie cui appartengono, dal momento che si nutrono di semi che gli
alberi producono a partire da una loro determinata età. Noi
umani siamo abituati a trovare i frutti degli alberi in bella vista sui
banchi dei fruttivendoli e, distaccati come siamo dalla coltivazione
diretta delle piante, non ci rendiamo conto che gli alberi fruttificano
in modo irregolare e spesso imprevedibile, per quanto la moderna
agricoltura abbia messo a punto tecniche di coltivazione innovative per
condizionare gli alberi da frutto.Il fabbisogno alimentare degli scoiattoli dipende dalla stagione in cui sono più attivi. In primavera è al massimo: 80 grammi di cibo al giorno. In quel momento dell’anno devono recuperare il peso perso durante l’inverno, poi ci sono i piccoli da sfamare. In inverno dorme molto e si muove poco. Poiché l’età massima raggiunta da questo roditore è dieci anni, se tutto gli va bene, attendere che una quercia giovane produca ghiande è impossibile. La quercia cresce lentamente, ma una volta raggiunta l’età e la dimensione giusta per fruttificare, può produrre ghiande per otto secoli e più. Per cui è importante per lo scoiattolo che nel bosco vi siano querce di età differente. Una decina di querce grandi sono in grado di sfamare famiglie di scoiattoli per generazioni e generazioni. Per un singolo animale servono 30 chili di ghiande in un anno. Purtroppo per loro non sono gli unici che si nutrono di ghiande: tra altri animali e insetti, la gara per accaparrarsi le ghiande non è sempre semplice. In Europa poi le annate di grande abbondanza degli abeti – altra fonte di nutrimento – si succedono a intervalli decennali o poco più, seguendo all’incirca l’andamento ciclico delle macchie solari, e raggiungono il culmine ogni undici anni, quando l’attività del Sole raggiunge il suo massimo. Per cui vi sono periodi di magra nella produzione di pigne, ma anche di noci e nocciole, altro cibo preferito dagli scoiattoli. L’osservazione delle pratiche nutritive degli scoiattoli ha spinto i biologi a studiare i rapporti fra le varie specie, e anche in rapporto con gli alberi e come si diffondano le varie piante all’interno dei boschi.
Roditori che sanno vivere con lentezza
Oggi non esistono più, almeno in Europa, con qualche piccola eccezione, foreste che non siano state segnate dall’azione dell’uomo, e l’alterazione dell’ecosistema ha indotto gli scoiattoli ad adattarsi alle mutazioni portate dalla agricoltura e dalla coltivazione umana. La diffusione attuale degli scoiattoli rimonta all’era glaciale, un lasso di tempo di vari millenni caratterizzato dall’avanzata dei ghiacci e da inverni particolarmente rigidi. Questo ha influito sulla diffusione degli scoiattoli spingendoli in zone con climi meno duri e determinando una differenziazione tra le varie forme che ha assunto questo roditore. Ad esempio, gli scoiattoli giapponesi sono dal punto divista genetico abbastanza autonomi da essere classificati come una specie a sé, pur non avendo affrontato nessuna prova per imporsi su quelli euroasiatici. Lo studio degli scoiattoli, come quello dei topi – la famiglia degli Sciuridi è affine a quella dei Muridi cui appartengono i topi – è assai interessante per capire il meccanismo che lega la riproduzione e la durata della vita delle varie specie animali. I ratti raggiungono una maturità sessuale molto prima degli scoiattoli. Le femmine nate all’inizio dell’anno diventano fertili prima che questo abbia termine; già a sette mesi il loro corpo è in grado di ospitare dei nascituri. Nei successivi quattrodici mesi sono altamente produttive, poi passano a uno stato somigliante a quello che nelle donne è la menopausa. Tutto questo nell’arco di un anno e mezzo. Perciò a quel punto sono già anziane. Alla medesima età gli scoiattoli femmina cominciano a riprodursi. Cosa strana, perché entrambi, topi e scoiattoli, hanno il medesimo peso. L’altra cosa strana, o almeno così pare, è il fatto che pur essendo molto mobili e attivi, gli scoiattoli vivono più lentamente. La ragione di questa lentezza a riprodursi rispetto ai topi dipende dalla temperatura corporea degli scoiattoli: hanno una superficie assai maggiore attraverso cui il calore va perduto, e per mantenere costante la loro temperatura, che si aggira tra i 38-40 gradi, lo scoiattolo deve “scaldarsi” il più possibile. Cosa che i topi fanno abitando le fognature o altri luoghi negli edifici costruiti dagli uomini. In conclusione, scrive Reichholf, corporatura e stile di vita limitano la riproduzione negli scoiattoli, mentre i ratti si moltiplicano a una velocità impressionante quando le condizioni di vita sono propizie, cioè quando c’è sufficiente cibo. Chi si riproduce molto in fretta ha una vita breve. Si pensi in questo caso alle balene, che si riproducono con molta lentezza e in numero limitato. Un esempio citato da Reichholf è quello delle cornacchie che raggiungono un'età avanzata. La loro vita si svolge a tutta velocità ma non rischiano nessun infarto o stress e vivono a una temperatura corporea di 42 gradi, che per noi sarebbe impossibile.Noi oggi noi viviamo più a lungo per via della alimentazione, del riscaldamento delle case e delle cure mediche, ma dal punto di vista biologico siamo un'eccezione, gli altri mammiferi, comprese le scimmie antropomorfe, vivono meno di noi umani. Tra gli animali terrestri più grandi solo gli elefanti vivono una vita così lunga da paragonarla alla nostra. Gli scoiattoli, conclude Reichholf, ci hanno introdotto a un importante fenomeno alla base dell’esistenza: l’aspettativa di vita. Non è una cosa da poco. Il libro è decisamente bello, scritto bene, chiaro ed efficace e contiene anche un bel ritratto dei ghiri, animali notturni, il rovescio degli scoiattoli, cui l’autore dedica un bellissimo capitolo partendo da una sua esperienza personale. Merita una lettura, perché sa restituire un sapere sugli animali che non è affatto consueto e di cui abbiamo molto bisogno.
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