e poi dicono che gli immigrati se ne approfittano e chiedono l'elemosina .

   ci  sono   anche   chi ha dignità e non lo  fa  e  vuole  lavorare  

  da  https://torino.repubblica.it/cronaca/2021/02/08/

Torino, perde il lavoro, poi l'auto e finisce in strada: clochard trovato morto nel dehors di un bar


Dormiva nel dehors di un bar in corso Re Umberto. È stato trovato morto questa mattina intorno alle 7.30 dal gestore della caffetteria del Re. che ha visto il corpo riverso nel dehors esterno. L'uomo è un marocchino di 59 anni, Mostafa Hait Bella, che viveva per strada cercando riparo dove poteva. Sull'accaduto sono in corso le indagini della polizia. Un mese fa era l'uomo, seguito dal Servizio adulti in difficoltà del Comune, stato ricoverato all'ospedale torinese Mauriziano per crisi epilettiche e poi dimesso. Ieri sera, raccontano i conoscenti, stava male ma non aveva voluto andare in ospedale. 
L'uomo, secondo i primi accertamenti, è morto per cause naturali. Secondo quanto racconta chi vive in zona, Hit Bella usava spesso il piccolo dehors come un riparo. L'uomo faceva il fioraio al mercato di San Secondo. Per un po' ha vissuto in auto, poi quando ha perso anche quella è finito in strada. Una persona come tante, un lavoratore che i rovesci della vita hanno spinto sulla strada. Così lo descrivono gli ambulanti del mercato di via San Secondo: Hai Bella lavorava in un vivaio a Pecetto, vicino a Torino, poi ha perso il suo impiego e ha cominciato a vendere fiori al mercato.

Mostafa, le testimonianze al mercato: "Non voleva il dormitorio, non chiedeva l'elemosina. Eravamo noi la sua famiglia"

 
Il quartiere lo aveva un po’ “adottato”, “anche se lui – precisa chi lo conosceva - non ha mai chiesto l’elemosina. Eravamo noi la sua famiglia”. Allergico alle imposizioni, non voleva andare in dormitorio: la svolta in negativo della sua vita è stato un incidente, “quando la sua Uno è stata urtata da un tram: non ha più potuto andare a comprare i fiori da vendere, poi gli hanno tolto la licenza e si è lasciato andare”. E non ha più avuto un tetto, l’auto appunto, sotto cui ripararsi per la notte. “Si vedeva che arrivava da una famiglia di un certo livello – raccontano i conoscenti -  quando tornava dal Marocco era distinto, sembrava un’altra persona”. 

"Lo conoscevamo da tempo - spiegano al Servizio Adulti in Difficoltà della Città di Torino - Era sempre molto gentile, cordiale ed educato. Aveva problemi di tipo sanitario, conosceva le opportunità di accoglienza e frequentava saltuariamente alcuni servizi diurni. Nonostante i ripetuti inviti, però, non accettava aiuti, né di trascorrere la notte in una casa di accoglienza". L'ultimo incontro con il personale del servizio itinerante notturno, che si occupa di monitorare le condizioni degli homeless che vivono in strada e dar loro assistenza, era avvenuto sabato scorso, quando era stato trovato dagli operatori sdraiato su una panchina. "Diceva di sentirsi male - riferiscono i Servizi sociali - ma rifiutava di essere accompagnato in ospedale. Gli operatori del servizio gli hanno quindi proposto un inserimento in una struttura di pronta accoglienza, ma lui ha rifiutato, e non hanno potuto far altro che offrirgli tè caldo, una brioche, delle mascherine, una coperta e proseguire l'attività di monitoraggio". A Torino il tema dei senzatetto sempre più numnerosi per le strade è all'ordine del giorno: domani pomeriggio è in programma un vertice in prefettura con la sindaca e il vescovo di Torino per affrontare il tema dell'emergenza clochard dopo le polemiche sollevate dai controlli fatti da vigili urbani e polizia la scorsa settimana in centro: sette senzatetto sono stati allontanati dai giacigli improvvisati sotto i portici e gran parte delle loro masserizie è stata portata via dall'Amiat: un'azione che ha provocato un mare di proteste da parte di Pd, Radicali, Fiom, Gruppo Abele, Rainbow4Africa e tante associazioni di volontariato."Non sapevo di questa morte, mi dispiace molto. E' un segno che ci deve stimolare per impegnarci ancora di più e fare in fretta per trovare delle soluzioni". Così l'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, interviene sulla morte del clochard nel dehors del bar a Torino. "Nelle prossime ore ci incontreremo con le istituzioni per capire come affrontare la questione. E poi giovedì ci sarà un incontro con diciotto associazioni che sono quelli che si occupano direttamente di sostenere il problema di questi nostri fratelli - sottolinea l'arcivescovo - il rapporto diretto verso i nostri fratelli e sorelle che vivono per strada è fondamentale. Perché c'è chi parla e non ha mai visto in faccia uno di loro, si fanno ragionamenti, senza averli incontrati e conosciuti. Da parte della Chiesa c'è la massima disponibilità per mettere a servizio tutte quelle strutture anche per mini-gruppi, due o tre persone. Non pensare solo a dormitori di massa, che non funzionano, ma strutture più personalizzati e più distribuiti, per dare una risposta".

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