10 febbraio non si dovrebbero ricordare solo le foibe ma anche la storia del confine orientale che non fu ed non è solo foibe ma anche pulizia etnica fascista

N.b
Non   sto   come   credono alcuni  , PERCHÉ   FARLO SAREBBE   DA STOLTI E INTELLETTUALMENTE   DISONESTI ,  negando  le  brutture  ed  gli orrori  :  delle  foibe  (  sia   quelle     avvenute    durante  la  guerra    che  a  guerra  finita  ) , eccidi come  quello  di Porzus,  i campi  di Tito  , la  strage  di Vergarolla , il  governo interalleato nel  territorio A  ,  l'esodo , ecc .,  ma  inquadrarlo  in  un contesto   


Infatti La storia non è solo lo studio di date, di fenomeni, di battaglie, di interpretazioni, ma la visione di quell'eterno mosaico composto da milioni di tasselli che parlano di uomini e donne con i loro dolori, le loro tragedie, i loro sogni, i loro affetti.E' per questo che accendo deii flash     quando parlo  o condivido   post     non solo  qui  d'anni  ,   ma  nel miei  social   nel  buio  di stato   e  della verità diventata bugia  e  della bugia  diventata verità o  nel  far  passare in secondo piano    certe atrocità e  concentrarsi solo su altre 
 Ecco  cose  avvenne   prima delle  foibe 

dopo   le  violenze e le  angherie    dal 1919\20  e  ci  furono  anche  quelle   della   guerra  con la Jugoslavia 

da https://www.magazineitalia.net/ ( altre informazioni  ed approfondimenti  li potete    trovare  in questo articolo  di   https://www.balcanicaucaso.org/ )  

La guerra con la Jugoslavia fu voluta da Hitler, che perseguiva il disegno di penetrazione della Germania nei Balcani. L’Italia si accodò, e ne ricevette benefici territoriali (l’annessione della provincia di Lubiana in Slovenia, il controllo del Regno di Croazia e il protettorato del Montenegro). Il conflitto vero e proprio iniziò il 6 aprile del ’41 e durò soltanto undici giorni. Il 12 aprile la bandiera nazista sventolava a Belgrado e il 17 l’esercito jugoslavo firmava la capitolazione.
Il regime di occupazione italiana fu duro e crudele; molti partigiani e civili furono uccisi o internati in campi di concentramento. Già a luglio in Jugoslavia nacque la Resistenza, che diede un grande contributo agli Alleati alla cacciata dei tedeschi dalla penisola .

Ostaggi fucilati dai fascisti
Gli orrori perpetrati nei confronti degli sloveni furono indicibili, e questo scatenò un ondata di odio verso gli italiani che, ebbe il culmine con la fine della guerra e le foibe, dove furono gettate migliaia di persone per vendetta ..Ma analizzando le cause di tale odio, viene da pensare a quanti soprusi e massacri abbiano subito i popoli slavi da parte del nostro esercito fascista agli ordini dei Generali Roatta e Robotti ..


                        Il Generale Mario Roatta criminale di guerra impunito


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Ma a questo punto nasce un nuovo scenario: i soldati allo sbando creano i primi gruppi di resistenti subito affiancati dai comunisti guidati da Josif Broz, detto Tito.Tedeschi e italiani nelle rispettive aree di influenza devono ora combattere un nemico insidioso: Il partigiano, che combatte con tecniche di guerriglia a cui i soldati di un esercito regolare non sono abituati.Il “mordi e fuggi” diventa prassi quotidiana per partigiani che sanno muoversi nel loro territorio e operare attentati che mettono in difficoltà il controllo del territorio da parte dell’occupante esercito italiano.
Brigata partigiana iugoslava

Il risultato è facilmente prevedibile: attacchi spesso sanguinosi a presìdi e singoli soldati, reazione draconiana dei nostri comandi ben sintetizzata da una frase del generale Mario Robotti, “Qui si ammazza troppo poco”.Non è da meno Mario Roatta, superiore di Robotti e comandante delle truppe nei Balcani: “Non dente per dente ma testa per dente”.Da qui uno stillicidio infinito di fucilazioni e deportazioni in lager italiani e lungo la costa dalmata di decine di migliaia di sloveni ma anche croati, montenegrini, greci che sicuramente non fa onore al nostro esercito. Nella maggioranza dei casi si tratta di civili (prevalentemente vecchi, donne e bambini) perché i partigiani una volta catturati erano subito fucilati.

24-luglio-1941-a-Sinj-12 civili vengono giustiziati-dai fascisti
Nei documenti redatti dal gen. Orlando (comandante della divisione Granatieri e quindi responsabile militare di Lubiana e dintorni) e fatti propri dai comandanti superiori, emerge chiara la convinzione razzista dei generali italiani: essi credono di avere a che fare con una popolazione culturalmente arretrata, che rifiuta la civilizzazione generosamente offerta dall’Italia e che si fa, più o meno ingenuamente, fuorviare da pochi capi comunisti e dagli ebrei, appoggiati dai Russi e dagli Inglesi.

In questo secondo documento si scrive che i dirigenti del Fronte Liberatore sloveno sarebbero “molto pochi e … tutti ben noti comunisti …” per i quali “… si deve procedere inesorabilmente alla fucilazione …“, mentre “gli esecutori materiali” (anche questi da fucilare) sono “per lo più delinquenti comuni o giovani quasi irresponsabili di tutte le gesta criminose …“.

Il tenente cappellano PIETRO BRIGNOLI svolgeva il suo servizio nella divisione Granatieri di Sardegna, che dal 4 maggio 1941 al 21 settembre 1942 era stanziato a Kočevje, partecipando alla OFFENSIVA ITALIANA DELL’ESTATE 1942, con la quale occupatori italiani si prefiggevano di eliminare, una volta per tutte, i focolai di resistenza slovena che, ad un anno dall’aggressione italiana alla Jugoslavia, continuava ad attaccare i convogli militari italiani. Durante i rastrellamenti le truppe italiane riuscirono ad uccidere circa 1000 partigiani, ma oltre a ciò bruciarono decine di villaggi, uccisero circa 1.000 civili e deportarono circa 26.000 vecchi, donne e bambini.
la “massa di manovra del movimento ribelle” quindi sarebbe composta da studenti-disoccupati senza famiglia, disoccupati, ex-militari del disciolto esercito jugoslavo, braccianti e contadini senza una propria azienda agricola, gente “… che tutto aveva da guadagnare tentando l’avventura, si buttò nelle bande con la segreta speranza di vivere di rapina senza fatica e di precostituirsi per il prossimo avvenire una posizione di privilegio nella patria liberata dallo straniero. E’ chiaro che togliendo tempestivamente di mezzo questa variopinta massa di disoccupati sarebbe sottratta dalle mani dei capi la materia prima con la quale essi intendevano confezionare rivoluzione. …”.

Una considerazione specifica è poi dedicata ai fuoriusciti politici dalla Venezia-Giulia a partire dal “… 18 ottobre del 1922, quando con l’avvento del fascismo fu stroncato il movimento comunista sloveno di Trieste e Gorizia e dintorni, … dovendosi particolarmente al loro fervore anti-italiano, l’inquinamento politico di Lubiana.“.Secondo Orlando, quindi “… è necessario eliminare: tutti i maestri elementari, tutti gli impiegati comunali e pubblici in genere (A.C., Questura, Tribunale, Finanza ecc.), tutti i medici, i farmacisti, gli avvocati, i giornalisti, … i parroci, … gli operai, … gli ex-militari italiani, che si sono trasferiti dalla Venezia Giulia dopo la data suddetta“.


Civili fucilati dai fascisti in Iugoslavia
Quindi per Orlando ed i generali italiani la soluzione della questione jugoslava viene “soltanto dall’impiego della forza, che senza indecisioni, intervenga, giusta, inesorabile, immediata a reprimere ogni manifestazione di banditismo od atto di rivolta”.I militari devono operare con decisione: “nelle zone nelle quali si sa o si suppone che vi siano dei ribelli, e si agisca decisamente: rapido censimento, interrogatorio degli elementi sospetti, fucilazione degli indiziati”; queste sono le disposizioni ribadite dal gen.Ambrosio (comandante della II Armata) il 30 dicembre 1941 prima di passare il posto al gen. Roatta.
Un civile sloveno viene messo al muro per essere fucilato dai fascisti
Roatta successivamente si spinge a proporre ulteriori misure contro i favoreggiatori dei ribelli, soprattutto nei confronti dei parenti: la deportazione e la fame!L’obiezione politica di Grazioli. che tagliando i viveri ai parenti si stimolerebbe la solidarietà verso costoro creando degli inutili martiri, ferma questo particolare provvedimento contro i civili.
Civili sloveni fucilati dai fascisti
Dal luglio 1942 le divisioni italiane, con grandi operazioni di rastrellamento, procedettero alla deportazione della popolazione dei villaggi in campi di concentramento, soprattutto di donne, di bambini e di anziani poiché gli uomini validi fuggivano per evitare la cattura. Tra l’estate del 1942 e quella del 1943 furono attivi sette campi di concentramento per civili sotto il controllo della II^ Armata; almeno 20.000 civili sloveni furono internati mentre un documento del Ministero dell’Interno italiano dell’agosto 1942 indica 50.000 persone circa, di cui la metà donne e bambini; la causa principale delle morti in tali campi era la fame, il freddo, gli stenti e le malattie.

Nel 1942 gli italiani realizzarono sull’isola croata di Arbe, l’odierna Rab, un campo di concentramento per i civili sloveni in cui in seguito furono deportati anche ebrei croati; vi furono internati più di 10.000 civili, principalmente vecchi, donne e bambini. Secondo il Centro Simon Wiesenthal questo campo, gestito completamente dagli italiani, ricevette 15.000 prigionieri dei quali 4.000 morirono; soltanto nell’inverno del 1942-1943 morirono 1.500 persone a causa della denutrizione, del freddo, delle epidemie e dei maltrattamenti.
Campo di concentramento di Rab Arbe.


Comunque la pratica dell’affamamento diventa una costante nell’azione repressiva verso i deportati e la popolazione; l’assoluta insufficienza del cibo risulta infatti la prima vera causa delle migliaia di decessi nei campi di concentramento della II Armata a Rab/Arbe come in Italia.La politica di affamamento e rapina è condivisa e praticata dai comandanti italiani, tra gli altri il gen. Danioni che progetta di: “procedere alla requisizione dei raccolti lasciando ad ogni singolo proprietario il puro necessario per non morire di fame”.Roatta propone inoltre la deportazione “di tutti i disoccupati e degli studenti per farne unità di lavoratori”.
E’ sempre il comandante della II Armata Slovenia-Dalmazia che prospetta di assegnare a italiani i “beni rurali dei ribelli … in modo da costituire nuclei rurali tutti italiani di ex combattenti, sopratutto at cavallo linee comunicazioni et presso frontiere”.


Civili sloveni costretti a scavarsi la fossa prima di essere fucilati dagli italiani
Roatta, vero tecnico della repressione, dopo la promulgazione della circolare 3 C e quindi la disposizione della fucilazione immediata dei partigiani catturati, impone in Slovenia e Dalmazia la rappresaglia automatica sugli ostaggi civili, nel caso di attentati contro militari italiani o collaborazionisti.A Lubiana questa decisione viene resa nota attraverso la pubblicazione di un bando firmato congiuntamente dall’autorità militare e civile (Robotti e Grazioli).


31 luglio 1942-fucilazione di cinque ostaggi sloveni da parte delle truppe italiane durante l’occupazione italiana della Slovenia (1941-1943). i nomi dei fucilati:Franc Žnidaršič,Janez Kranjc,Franc Škerbec,Feliks Žnidaršič,
Edvard Škerbec.
Alcuni prigionieri sloveni vengono bendati prima di essere fucilati dai fascisti.Fonte- Crimini di guerra italiani

E quest’ultimo, ormai allineato alla politica di decimazione dei generali, nel corso di una riunione con i militari il 30 aprile 1942, annuncia che “il DUCE ha approvato in pieno la lettera e lo spirito del bando”, e aggiunge riguardo gli ostaggi: “se l’autorità militare non fucilerà, li fucilerò io.

Iniziarono i massacri, furono bruciati migliaia di villaggi sospettati di aver dato sostegno alla resistenza slava, gli stupri, le violenze quotidiane, le ingiustizie verso il popolo sloveno, si consumarono sotto gli occhi indifferenti delle autorirtà militari che giustificavano i massacri come rappresaglie contro i covi della resistenza ..

Chiunque era sospettato veniva giustiziato sul posto.nella sola provincia di Lubjana , furono fucilati circa 1.000 ostaggi, 8.000 persone furono giustiziate in seguito.Furono bruciate 3.000 case, e internate subito 35.000 persone, furono distrutti oltre 800 villaggi,e oltre 8000, persone moririno nei campi di concentramento .
Cimitero di Arbe, migliaia di croci sulle tombe dei deportati che morirono di stenti
Nella notte fra il 22 e il 23 febbraio del 1942 le autorità militari italiane cinsero con filo spinato e reticolati l’intero perimetro di 30 km di Lubiana , al fine di operate un rastrellamento completo della popolazione maschile della città disponendo un ferreo controllo su tutte le entrate e le uscite. La città venne divisa in tredici settori e furono raccolti 18 708 uomini che furono controllati nelle caserme con l’aiuto di delatori sloveni dissimulati; 878 di questi uomini furono mandati in campo di concentramento.
A Lubiana nel solo mese del marzo ’42 gli italiani fucilarono 102 ostaggi. Un soldato italiano in una lettera inviata a casa il 1º luglio 1942 scrisse:
«Abbiamo distrutto tutto da cima a fondo senza risparmiare gli innocenti. Uccidiamo intere famiglie ogni sera, picchiandoli a morte o sparando contro di loro. Se cercano soltanto di muoversi tiriamo senza pietà e chi muore muore.
Un altro scrisse:
«Noi abbiamo l’ordine di uccidere tutti e di incendiare tutto quel che incontriamo sul nostro cammino, di modo che contiamo di finirla rapidamente
.Le cifre variano nell’insieme delle vittime tramite gli archivi storici e documenti ritrovati nell’armadio della vergogna e da fonti locali..senza contare le vittime totali di uomini che combatterono i nazifascisti tramite la resistenza jugoslava … Nel mese di giugno erano presenti 71.159 militari italiani. Le prime formazioni partigiane slovene iniziarono la loro azione nel luglio 1941, con effettivi molto limitati (vengono successivamente indicate in 8-10 mila). Il primo tentativo di annientamento del movimento di liberazione jugoslavo, con un’azione congiunta italo-tedesca, viene realizzato nell’ottobre 1941.
Esso termina con un totale fallimento, malgrado l’uso sistematico del terrorismo verso le popolazioni civili, le stragi e la distruzione, le rappresaglie feroci verso i partigiani e le loro famiglie (solo a Kragulevac, furono fucilate 2300 persone). Con l’inasprimento della lotta, i nazifascisti tentano una seconda grande offensiva, con 36.000 uomini. Scarsi risultati, moltissime vittime. I partigiani riescono a sfuggire al tentativo di accerchiamento.

Terza grande offensiva dal 12 aprile al 15 giugno 1942, sotto la direzione del generale Roatta. Ancora una volta grandi perdite, stragi e distruzioni: non viene raggiunto l’obiettivo di annientamento. Intensificazione delle azioni contro guerriglia in Slovenia da parte delle forze del XI^ Corpo d’Armata (quattro Divisioni italiane, con l’aggiunta dei fascisti sloveni della “Bela Garda” – Guardia Bianca -). Sempre feroci le azioni di terrorismo contro i civili e la deportazione delle popolazioni di intere zone, senza distinzioni di sesso e di età.
Dopo la guerra, la commissione crimini di guerra jugoslava chiese l’estradizione del criminale Mario Roatta e di altri ufficiali fascisti per processarli come dovuto ..non fu dato corso all’estradizione richiesta dal governo jugoslavo in quanto poté giovarsi della cosiddetta “Amnistia Togliatti intervenuta il 22 giugno 1946 e di quella definitiva del 18 settembre 1953 proposta dal guarda sigilli Antonio dazora per tutti i reati politici commessi entro il 18 giugno del 1948



Roatta che nel frattempo era fuggito in Spagna sotto la protezione del Generale “Francisco Franco” ritornò solo nel 1966 e morì a Roma il 6 gennaio del 1968 senza essersi pentito di avera fatto trucidare migliaia di persone innocenti e di aver fatto deportare nei campi di concentramento italiani quasi 150.000 persone che avevano l’unica colpa di essere sloveni .
L’aggressione nazifascista alla Jugoslavia ha provocato la morte di 300.000 militari,900.000 civili, e oltre 200.000 feriti ,per un totale di 1’400.000 vittime …Ora domandatevi come mai il popolo slavo ci ha odiato così tanto fino ad arrivare al culmine della follia e della vendetta contro chiunque parlasse la lingua italiana …

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