Una pandemia non è guerra impariamo ad usare le parole esse sono importanti

Le  parole    sono importanti . Quindi basta   con  con certe  espressioni  (  che purtroppo quando entrano nel linguaggio  comune   si  è  costretti  ad usare per  non suscitare  perplessità     e far  capire  alla  gente     , sopratutto  quella  abituata ad  accontentarsi  ed  a capire  se quello  espressione   è giusta  o  sbagliata  ma  soprattutto perche  : << una parola  non imparata oggi   è un calcio in culo domani  >>  come   si diceva  un tempo  )   assurde  e  fuorvianti    come dimostra  questa   risposta    della rubrica settimanale   di Galimberti   sotto  citata presa   da D di repubblica di sabato  25\4\2020


 Ora  Galimberti ha  ragione   . L'espressione usata    è   da terrorismo mediatico  . Infatti come  fa    notare   Annamaria Testa, esperta di comunicazione   nel suo  bellissimo articolo  per  il settimanale  l'internazionale : <<  Specie in tempi difficili, dovremmo sforzarci di usare parole esatte e di chiamare le cose con il loro nome.
Le parole che scegliamo per nominare e descrivere i fenomeni possono aiutarci a capirli meglio. E quindi a governarli meglio. Quando però scegliamo parole imprecise o distorte, la comprensione rischia di essere fuorviata. E sono fuorviati i sentimenti, le decisioni e le azioni che ne conseguono.

Tra l’altro: sulla scelta delle parole che servono per descrivere le cose si gioca anche buona parte della propaganda politica contemporanea.[....continua  qui ] . 
I media e a seguire tutti noi consciamente ed inconsciamente sembrano aver sposato il linguaggio della politica, ma siamo ancora in tempo per prendere le distanze dalla metafora della guerra per descrivere la pandemia che stiamo vivendo e ci sono diversi lettori attenti che ce lo chiedono. A usare termini militari contro il coronavirus sono stati innanzitutto i leader politici, da Xi JinPing a Donald Trump, d’altra parte si sa che sulla scelta delle parole si gioca la propaganda politica. E i fautori dell'odio trovano in questa narrazione del virus l’ennesima occasione. Ma un conto è impiegare l'esercito per i soccorsi, un altro essere guerrafondai.   << In guerra l'ordine democratico viene temporaneamente sospeso, si passano misure che estendono i poteri dello Stato e limitano i diritti dei cittadini. >>Infatti Anna  Masera    sempre  su la   stampa    del  31\3\2020  <<  (...)    I lettori de La Stampa che hanno vissuto i tempi della guerra se lo ricordano bene e ci chiedono di soppesare le parole per evitare di contribuire alla diffusione del panico. "La pandemia non è una guerra" ci redarguisce una lettrice di 93 anni che la guerra se la ricorda. 
Già ci aveva messo in guardia l’autrice americana Susan Sontag nei suoi libri Malattia come metafora (Einaudi, 1979) e quasi dieci anni dopo L'Aids e le sue metafore (1988): applicare la metafora della guerra e della sconfitta a una malattia significa caricare il malato di sensi di colpa, ostacolando il percorso di guarigione. Per il coronavirus è una metafora sbagliata perché non c’è un fronte e un nemico nel senso di uno straniero “altro” da noi da non far passare. Il nemico è comune a tutti e gli altri sono nostri alleati perché solo condividendo gli sforzi, solo con la solidarietà e con comportamenti che ispirano una fiducia reciproca si vince il virus. Tutti insieme.
Certo, come avverte l’esperta di comunicazione Annamaria Testa, la metafora della guerra può essere una cornice folgorante. Ma parlare di invasione e di trincee, di untori e di eroi non aiuta a ragionare in termini di inclusione, di condivisione, di cura. Un conto è lo stato di guerra di una nazione, un altro lo stato di emergenza, per il quale sono necessarie misure sanitarie ed economiche proporzionate. 
Le parole sono importanti, Marco Balzano. Giulio Einaudi Editore ...Sull’etica della comunicazione del coronavirus stanno riflettendo studiosi di tutto il mondo: proprio ieri si sono riuniti per discuterne in un incontro online organizzato dal Poynter Institute per il giornalismo con sede a St. Petersburg, Florida. Senza cercare così lontano già Massimo Vedovelli, fondatore dell'Osservatorio linguistico dell'italiano diffuso fra stranieri e lingue immigrate in Italia, Centro di Eccellenza della Ricerca istituito presso l'Università per Stranieri di Siena di cui è stato Rettore, lo ha spiegato: quello che stiamo vivendo con il coronavirus è un pericolo globale, una tragedia collettiva, “un’emergenza difficile” (per dirla con il presidente Sergio Mattarella), “una tempesta” (per dirla con Papa Francesco). Non evochiamo la guerra. >>  Quindi  concludendo  è vero servono nuove  parole in ambito  politico  \  culturale   ed  il linguaggio non è mai statico   è  ed  sarà sempre  in movimento   evoluzione  ma   bisogna evitare  manomissioni \  uso improprio delle  parole    vista  la rapidità  con cui   diventano  d'uso comune . Insomma fare  attenzione  a come   si maneggiano ed  creano  perché  come  le  parole  sono importanti  e  raccontano     come dice  sia il libro   citato  nell'immagine a  sinistra    sia  questa  famosa  scena   filmica  di qualche  tempo   fa   ( mi scuso per  la  ripetizione    ma  certe   espressioni  anche   se  le  uso perchè costretto    sono un obbrobrio  ) 


 con questo      è  tutto   .   per chi volesse  approfondire  l'argomento trovate , come di consueto , dei link   compresi  i due   articoli    citati  






https://www.iltascabile.com/scienze/pandemia-guerra/
https://www.vita.it/it/article/2020/03/26/la-viralita-del-linguaggio-bellico/154699/
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/03/30/metafora-guerra-coronaviru
htps://www.internazionale.it/opinione/daniele-cassandro/2020/03/22/coronavirus-metafore-guerra
https://www.valigiablu.it/coronavirus-solidarieta/
https://www.voanews.com/science-health/coronavirus-outbreak/
https://time.com/5806657/donald-trump-coronavirus-war-china/
https://www.eurasiareview.com/21032020-winning-the-war-on-coronavirus-oped/
https://www.eventbrite.com/
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/03/30/metafora-guerra-coronavirus
https://www.lastampa.it/rubriche/public-editor/2020/03/31/news/la-pandemia-non-e-una-guerra-1.38659497

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