2.8.11

Dalle aule di tribunale alle Vespe d'epoca Meglio l'officina della carriera forense e dello studio da commercialista

 dalla  nuova  del 1\7\2011di Felice Testa
Carlo Sanna e Nicola Manai,
CAGLIARI.
Dalle pandette ai carburatori è solo un passo breve per la decrescita felice: la libertà in cambio della carriera. L'alternativa ai falsi miti della professione liberale, cucinati con la salsa amara del praticantato gratuito, della precarietà e della noia, è salire in sella a una Lambretta SX 200 o a una Honda Four 750, perfettamente restaurate.
Carlo Sanna e Nicola Manai, trentenni con laurea, in Giurisprudenza e in Economia e commercio, sono a modo loro due indignados in scooter. Di fronte alle residue opportunità offerte dal mercato, il lavoro hanno preferito inventarselo: duecento metri quadrati in via Ada Negri, per una passione trasformata in mestiere all'Ottonero Garage, premiata officina di recupero e «customizzazione» di motociclette, Vespe e Lambrette. Laboratorio meccanico nato in proprio, senza finanziamenti, dando fondo ai risparmi e saltando a pie' pari le offerte truccate delle politiche giovanili e l'intercessioni dei potenti di turno per un posticino a tempo che "prima o poi si stabilizza".
All'ingresso dell'Ottonero Garage, omaggio alla palla da biliardo portachiavi della prima Honda di Carlo Sanna, si presentano, nell'ordine, una fila di Vespe 50 rimesse a nuovo, un frigo bar Ichnusa con birra autoctona e tedesca, un tavolino con computer e, sopra due ponti, il telaio di una Honda 400 e una Lambretta in fase di restauro. Nel piazzale, appena fuori, una Gilera 124 con il serbatoio bianco e rosso, Lambrette e giapponesi, Suzuky e Yamaha, di trent'anni fa, trasformate in gioiellini custom: via la plastica e i pezzi tamarri per una nuova vita con serbatoi di pregio, forcelle e ammortizzatori ritarati.
«Dopo la laurea ho fatto pratica in alcuni studi legali - racconta Carlo Sanna, occhiali da avvocato e mani nere da meccanico - senza mai vedere una lira, secondo il principio che "non è la politica degli studi pagare i praticanti". Ho lavorato come interinale all'Inps, poi un periodo a Belfast per uno stage alla "Price water house Coopers", la Mc Donald della revisione contabile nel mondo. In realtà, avrei voluto fare il penalista ma non c'erano grandi prospettive. Ho portato la moto dal meccanico, mi ha chiesto un sacco di soldi e non me l'ha neanche aggiustata, allora ho pensato: "posso farlo da solo" e ho cominciato a trafficare sui motori. Il mio apprendistato - spiega divertito - è stato uno scambio di competenze. Per qualche tempo ho fatto da consulente legale al guru delle Lambrette, Giorgio Bertagnolli, il mago indiscusso delle due ruote a Cagliari, e lui mi ha insegnato qualche segreto per far rinascere una moto o uno scooter d'epoca, soprattutto degli anni '70 e '80. Il resto lo abbiamo appreso con lo studio. Non improvvisiamo nulla, impariamo dai manuali, facciamo ricerche in Internet, ci teniamo informati sulle tecniche e sui modelli che dobbiamo trasformare o recuperare».
Nella realtà, il destino della generazione precaria, è marchiato nel dna di un laureato di trent'anni. Carlo Sanna e Nicola Manai sono, a tutti gli effetti ancora "apprendisti" sotto la direzione di un maestro artigiano: diventeranno meccanici certificati fra tre anni, praticamente una laurea breve in alesaggio, saldatura e lamieristica. La burocrazia ha sempre un prezzo da imporre anche a chi ha talento e titolo di studio.
Presidente dello Scooter club Vespagang, area movimento Mods, Nicola Manai segue l'etica cinese del lavoro: otto ore di officina, otto ore dietro il bancone del pub, otto ore di riposo. Abbassata la saracinesca dell'Ottonero, si dirige, in Vespa, al "Vespaio", per vestire gli abiti del barman nel locale che gestisce al quartiere della Marina.
«Ho cominciato nel sommerso, aggiustando gratis lo scooter di qualche amico, poi si sparge la voce, aumentano le richieste e pensi sia venuto il momento di trasformare un hobby in un lavoro. L'incontro tra me e Carlo è stato quello tra un appassionato di Vespe e un'appassionato di moto, siamo complementari. Io, in particolare faccio il verniciatore, il lamierista e il saldatore. Appena finito l'università mi ero iscritto all'albo dei commercialisti per fare pratica. Ho cominciato in uno studio dove mi hanno messo, per nove ore, davanti a un computer a passare fatture. Naturalmente, per imparare non è prevsito compenso. Ho pensato: "Non è la mia vita" e ho deciso di investire nel garage. Abbiamo aperto da poco più di un mese e il lavoro non manca. Compriamo tutti i pezzi su internet, soprattutto da due rivenditori tedeschi, due fratelli di 30 anni, che ci forniscono i materiali originali: in cinque giorni i ricambi arrivano in Sardegna. Per le moto ci riforniamo quasi esclusivamente in Olanda e Gran Bretagna».
I prezzi di una moto o scooter d'annata restaurati, variano su una scala da duemila a settemila euro, fino a «uno sproposito», per i modelli più rari: è il costo di un amore che vive di passione: «Ho sempre amato le moto - confessa Carlo Sanna - e, devo ammetterlo, sono un feticista delle targhe. Per una motocicletta d'epoca targata Cagliari sono disposto a fare follie».

L’iraniana Ameneh Brahami accecato con l’acido rinuncia alla vendetta della legge del Taglione prdono vro o costretto ?

  Vero  prdono o  prono indotto  ?

Teheran 
La legge del taglione, quella del codice di Hammurabi, si sarebbe realizzata alla lettera oggi a Teheran, `occhio per occhio…´. Ma chi l’aveva invocata, una giovane donna, accecata 7 anni fa dall’uomo che aveva rifiutato di sposare, ha rinunciato all’ultimo minuto. «L’ho fatto per Dio, per me stessa, per il mio paese», ha spiegato. L’anestesia era già pronta, in ospedale: 5 gocce di acido nel destro, 5 nel sinistro, e la luce si sarebbe spenta per il resto dell’esistenza di Majid Mowahedi. L’uomo avrebbe scontato così la violenza brutale con la quale aggredì nel 2004 Ameneh Brahami, sfigurandola e accecandola (  foto  a  sinistra  )
 da un occhio con dell’acido lanciato in pieno volto. Della ricostruzione di quei momenti, resta nitido un dettaglio, che ha probabilmente contribuito a tener vivo l’odio per il carnefice: «rise in modo sprezzante, dopo avermi resa cieca», raccontò una volta la vittima, che ha scritto anche un libro con una casa editrice tedesca, `Occhio per occhio´.
La voglia di vendicarsi è cresciuta poi negli anni davanti allo specchio, che ogni giorno ha restituito ad Amene l’immagine della tortura subita. La donna, sfigurata, ha sostenuto fino all’ultimo minuto il suo diritto a vedere l’aggressore cieco a sua volta, dopo aver subito lo stesso trattamento. La `quisas´, un istituto giuridico della Sharia cui si ricorre molto raramente, le aveva consentito di assistere alla realizzazione della rappresaglia, per vie legali. E così si arriva ad oggi, il `gran giorno´. Ameneh Brahami si è recata dunque con una scorta in ospedale. «Quando mi ha vista – ha raccontato – mi ha insultato: tu vacca, tu vecchia zitella». Piangendo le anche ha detto: «Fra me e te non c’è alcuna differenza. Pagherai per quello che stai facendo».
E Ameneh ha reagito senza mostrare alcuna esitazione: «Pagherai prima tu però. Io pagherò dopo di te», come riferisce lo Spiegel Online. Affiancata dalla famiglia, la donna ha lasciato quindi che i medici preparassero anche l’anestesia per l’uomo, e li ha fermati solo all’ultimo minuto, annunciando all’avvocato di aver deciso di rinunciare all’esecuzione della sentenza. Majid a questo punto si è lanciato verso di lei, le ha baciato mani e piedi: «Poi mi ha detto, ti prego sposami. Voglio essere tuo servitore per sempre». Ma Ameneh non si è lasciata confondere: «Non fare scene adesso. Io non ti sposerò mai. Non l’ho fatto per te, l’ho fatto per me». «Ho preso questa decisione sette anni fa – ha raccontato poi – ma nessuno lo sapeva. «l’Ho fatto per diverse ragioni: per Dio, per me e per il mio paese».
«Tutti aspettavano di sapere cosa avremmo fatto qui». Il repentino cambiamento d’idea ha però destato qualche perplessità. Non è escluso che Ameneh, che tuttavia nega che ciò sia avvenuto, abbia subito delle pressioni dal regime, preoccupato di mostrare al mondo intero che ricorre ancora a sistemi medievali di giustizia. In passato anche diverse organizzazioni internazionali hanno premuto perché lei rivedesse la sua posizione. «Voleva assolutamente che la sentenza fosse eseguita», ha detto l’avvocato Ali Sharafi, mostrandosi stupito di un epilogo inatteso. La Bahrami non rinuncerà, però, al risarcimento in denaro, 150 mila euro che serviranno a un’operazione chirurgica per riappropriarsi del suo viso. «Non ho mai avuto intenzione di togliergli la vista. Ma ai soldi non rinuncio». E Mowahedi, in carcere da 7 anni, dovrà rimanervi finché non avrà pagato

22.7.11

La morte di Lucien Freud




Lo sguardo di Lucien Freud non c'è più. E' venuto a mancare il suo occhio implacabile, chirurgico ma partecipe, non sofferto come quello di Bacon, cui difettava una strana delectatio per le carni disfatte. Anglosassone, Freud, lo era in quell'ambigua maestria di maltrattare il pennello, per ritrarre una vita piena, rotonda, completa, nuda di sapori. Per questo, più che una Commedia, Freud ci ha lasciato un Decameron in pittura, privo di retrogusto amorale, cristallino e lucente malgrado le colorità fangose. L'arte di Freud è stata un immenso fiat, non tanto di creazione, quanto di contemplazione. In ogni suo dipinto sembra dirci: "Tu sei questo, e nient'altro". Radiografandoci.



Così, alla nudità spigolosa d'un nudo woolfiano corrispondeva il corpo volutamente scompaginato, antiretorico di Jerry Hall, non più ieratica diva ma star dei postriboli dall'occhio adunco. Assai più rilassata laDonna con cane bianco, dal seno cadente, estenuato, 
mancante e tuttavia platealmente bello nella sua totale naturalezza. Freud ha realizzato un immenso affresco di carne roboante, eccessiva, spesso malata, non di rado obesa, come nel caso del goloso e sensualissimo Leigh Bowery, epifania eunuca, più simile a Divine che a Genet. Ma anche forte, impudico, vanitoso, orientale: in bilico tra erotismo e pornografia, ha svelato tutto il potenziale


della seduzione maschile. Freud, semplicemente e pienamente, viveva. Se si spingeva troppo in là, ce ne accorgevamo solo in seguito. In IB e suo marito io immaginavo fughe in scooter, odore di fienagioni, giarrettiere scomposte, talamo di superstiti campagne. Invece no. Freud aveva ritratto nientemeno che la figlia col marito, un attimo dopo l'abbandono, o forse prima - ancor più spericolato, in fondo. Come un Cam alla rovescia, ma senza dissacrazione alcuna, Freud aveva osato l'inosabile, staccandosi da quella carne sua, da egli stesso plasmata, e l'aveva dissezionata, immortalandola nella sua pienezza di donna. Egli ha offerto su un vassoio, come cibo, l'immagine profonda della società occidentale. Era, probabilmente, l'ultimo artista di respiro universale; ma questa è solo un'immensa periferia di mondo. Nuovi colori e suggestioni oggi ci attraversano, e avanzano, dall'Africa e dall'Asia, a suggellare la parabola dell'esistenza così potentemente innervata in Lucien Freud.
















16.7.11

siamo ma anche non siamo \ genova 2001 - genova 2011

Non negare l’evidenza non affermando l’esistenza.Definizione aristotelica poi mutuata in kantiana affermazione lapalissiana e infine confusione di esposizione ribaltata con una risata sardonica mentre si appoggia la mano a palmo in giù sul libretto niversitario segnato con brillanto votazioni inutili ai fini di un’occupazione soddisfacente sia dal lato economico che morale.Noi siamo ciò che mangiamo; noi siamo ciò che vestiamo.
Noi siamo ciò che vediamo; noi siamo ciò che rubiamo.È normale ciò che si voglia sia ciò che vogliamo.   ( da http://www.rael-is-real.org/rael/) Ma  anche  : << (....)  ciò che noi non siamo… è ciò che noi non vogliamo.>> Dalla foce al porto (Ciò che non siamo) di Vito Rorro e Mayda Guerzoni

canzone di cui trovate  sotto  il video



e qui il testo     tratta  Dall'album "Piazza Carlo Giuliani ragazzo"AA.VV Edizioni: Ishtar S.n.c. Luglio 2002

14.7.11

anche nell'amore verso gli animali c'è fanatismo

 Una Scultrice milanese compra una pagina del Corriere per salutare il suo gatto oltre a   far  riportare a Olbia via  aerea La salma del felino dalla nuova  sardegna del 13   e  del 14   luglio    dall'unione sarda  del 14

  MILANO. Amore eterno, tanto da acquistare una pagina intera del Corriere della Sera per dire addio al proprio compagno che se ne va, fa niente che si tratti di un gatto. Per la scomparsa dell'amato Sky - "rapito da un neutrino alla deriva di spazi galattici" scrive la scultrice Luciana Matalon, che firma il suo addio nella pagina del Corriere di oggi dove appare ritratta insieme al suo gatto -, necessitava condividere il dolore col maggiore numero possibile di persone.
Anche perchè Sky, dice Luciana Matalon al Corriere, è stato anche una delle più importanti fonti di ispirazione per le sue opere. E così, quando Sky ha esalato l'ultimo respiro, la scultrice ha noleggiato un elicottero per seppellirlo nel giardino della villa di San Pantaleo, vicino ad Olbia, accanto ad una scultura che gli aveva dedicato. E, dopo l'addio privato, quello pubblico sul giornale. 
 
 OLBIA. Ha fatto di tutto, per il suo gatto. Perché quel batuffolino dal pelo morbidissimo e dagli occhi azzurri arrivato a casa sua 14 anni fa, per lei è stato compagno di vita e fonte di ispirazione per le sue opere. E il 1º luglio, quando Sky è morto, la nota scultrice e pittrice Luciana Matalon ha gridato al mondo il suo dolore acquistando una pagina sul Corriere della Sera. Veneta, ma milanese d'adozione e con un amore infinito per la Sardegna, la Matalon ha fatto l'inserzione pubblicata ieri.  E non si è preoccupata minimamente di quanto costasse. I bene informati parlano di un prezzo di listino che potrebbe aggirarsi sui 40mila euro.  Ma c'è di più. Dopo la morte di Sky, l'artista (invitata all'ultima Biennale di Venezia) ha cercato un elicottero che potesse condurla all'alba in Gallura - è qui che ha una splendida casa, sulle colline di San Pantaleo -, per seppellire il gatto sotto una scultura a lui dedicata. Avrebbe speso, anche in questo caso, qualsiasi cifra.  Ma l'iter legato ai piani di volo avrebbe ritardato troppo la partenza e così Luciana Matalon si è imbarcata su un traghetto e il 2 luglio, alle 7 del mattino, è arrivata in quella villa circondata da rocce e con un meraviglioso parco attorno nel quale ha realizzato, negli anni, sculture di ogni genere. Compresa quella per il suo Sky, sotto la quale il gatto ha trovato degna sepoltura.  La Matalon, molto apprezzata dai critici d'arte, è una donna distrutta. Non le importa se in molti la definiranno eccentrica o se la criticheranno. Le fa piacere se tante altre persone che amano gli animali capiranno il senso del suo gesto. «Nella mia testa il trauma è stato così grande, che quando parlo con chiunque un minuto dopo non ricordo più nemmeno che cosa ho detto. Quanto ho speso per l'inserzione? Non so, non mi interessa. La mancanza di Sky è incolmabile, il silenzio del lutto è tremendo. E volevo che tutti sapessero, volevo che tutti vedessero il sole oscurarsi come è stato per me».  L'artista parla al telefono dalla sua fondazione-museo che ha creato a Milano. Ma ha già in mente di trasformare la sua villa di San Pantaleo nella seconda sede istituzionale non trascurando l'idea di donare, un giorno, la sua arte alla Sardegna.  «Un'isola che ho amato sin da quando l'ho conosciuta, quando sulle coste non c'era cemento. Quando sono arrivata in questa terra meravigliosa è stato un colpo di fulmine. E un attimo dopo stavo già pensando di costruirmi una casa. Così ho fatto. Ma il colpo di fulmine c'è stato anche tra me e Sky. Me lo portò, 14 anni fa, la mia veterinaria. Arrivò a casa mia per curare un altro gattino che avevo, ma lei insistette per portarmene uno che aveva trovato in una cesta abbandonata in un autogrill, sulla Milano-Genova. Al telefono dissi alla veterinaria che ero stanca di soffrire e che avevo già perso altri quattro gatti, ma quando vidi Sky, me ne innamorai all'istante. Perché Sky? Perché vuol dire cielo, spazio. Temi a me carissimi. In questi 14 anni, non credo di essermi mai separata da Sky. Lui era sempre con me e quel "neutrino impazzito", così come l'ho definito, me lo ha portato via. La scultura sotto la quale ho sepolto il mio gatto rappresenta una figura astratta che, con il vento, si mette a girare ed emette un sibilo. Sul bronzo sono incise le parole dedicate a Sky. Ma il mio meraviglioso gatto che mi ha consentito di realizzare tante opere, per me non è morto. E' lì, da qualche parte, e io ho ancora bisogno di lavorareicolo più  sobrio con lui. E nel mio immaginario spero di continuare a credere che sia ancora con me».   
Dall'unione invece un articolo più sobrio

IL GESTO Un omaggio al suo ispiratore, alla fonte della sua forza, arte ed energia che per quindici anni le ha fatto compagnia. Per questo Luciana Matalon,(  foto a destra  )  
scultrice e artista eclettica, non ha badato a spese per offrire l'ultimo, ma non ultimo secondo il suo pensiero, saluto a Sky.
IL GATTO SKY Il siamese dagli occhi azzurri, color del cielo, così espressivi da sembrare quasi umani, riposa oggi sotto il verde di una villa a San Pantaleo. Il posto d'onore riservato all'amato animale, fin da cucciolo debole e malaticcio, è un puro gesto d'amore. Amore incondizionato, che non teme giudizi, né critiche di chicchessia. Un gesto istintivo, che non bada a spese, perché i sentimenti non si quantificano e non hanno valore sul mercato.
IL LUTTO «Facevamo ogni cosa insieme, non c' è un ricordo in particolare, le nostre vite erano e sono unite da sensazioni misteriose e magiche» spiega la donna, ottantenne, con un fil di voce. «Gli animali non sono oggetti, malgrado in molti la pensino così. Possono trasmettere tanto affetto e condividere emozioni con te, quanto e più delle persone, e non ti fanno del male» confessa la Matalon al telefono dagli uffici della sua fondazione milanese.
L'ELICOTTERO La scelta del "viaggio" di Sky verso la Sardegna, non è casuale. I tanti itinerari in giro per il mondo con la sua padrona e le altre dimore della signora di origine veneta, non erano amati così tanto da Sky come quella casa sulla collina immersa nella macchia mediterranea del piccolo borgo olbiese.
SAN PANTALEO «Era innamorato della Sardegna» così spiega la sua scelta la donna «ogni estate, al momento di partire per l'isola, sembrava intuisse la destinazione ed entrava di filato nella cesta. Adorava correre e giocare con gli altri gatti a San Pantaleo».
LA VILLA Villa Matalon, e molte delle opere della scultrice, sono custodite da una coppia di guardiani che se ne prende cura durante tutto l'anno e che acconsente anche a delle visite guidate. Anche se Sky è morto, il lavoro di Luciana non è finito. Ha ancora tanto da dare.
«Continuerò a creare finchè avrò vita pensando a Sky, lui sarà sempre con me» conclude la donna.
LA TOMBA Sulla tomba in bronzo, granito rosa e bianco ci sono incastri, scritte e incisioni figlie di una simbologia molto astratta, così ama definirla la donna.

C'è anche un epitaffio, ma quelle parole scritte in lacrime Luciana ora non le ricorda. Per leggerle è sufficiente andare e suonare il campanello.
                          
                    Isabella Chiodino

Sempre  sull'unione  dl  14  la giusta replica di a.raggio@unionesarda.it

Gatti morti in elicottero,gatti vivi nel cassonetto


C ara signora Matalon,
mi dispiace davvero per il suo gatto, morto comunque dopo aver trascorso una vita lunga e serena. Ma ancora più mi dispiace per i mille gatti maltrattati e torturati che nei giorni scorsi la Lida di Olbia ha soccorso e curato, e per tutti quei cagnetti uccisi, o abbandonati, che ogni giorno vengono scaricati di fronte al canile dei “Fratelli minori” o lasciati agonizzare in qualche cassonetto bollente. Proprio lunedì la Lida ha lanciato l'ultima disperata richiesta di aiuto alle istituzioni e ai cittadini più sensibili a questo massacro quotidiano: "Fate che questo film dell'orrore finisca" chiedono in ginocchio.
Ora: è vero che l' affetto di una persona per il suo animale non è quantificabile in denaro, ma cara signora Matalon, non sarebbe stato più bello se l'importo di questa costosissima pagina pubblicitaria sul "Corriere della Sera" (per non parlare del trasferimento in elicottero della salma) fosse stato devoluto ai volontari olbiesi che ormai sono allo stremo delle forze? Forse il suo gatto gliene sarebbe stato davvero grato.

ha  voi  decidere  da  ch parte  stare    se  da una  o  dall'altra  . io  la mia  l'ho  gia  fatta

produci consuma crepa Bergamo, licenziata mentre è in coma L'azienda: "Intralcia l'attività produttiva"

Si trova in stato vegetativo, ma l'azienda di Bergamo da cui dipende la licenzia: "Intralcia l'attività lavorativa". Intervengono il ministero del Lavoro e i sindacati.
Una donna di 41 anni, in stato vegetativo da un anno e mezzo, è stata licenziata. Secondo l'azienda, insediata a Lallio (Bergamo), "la discontinuità della sua prestazione lavorativa crea evidenti intralci all'attività produttiva".
IL MINISTERO ll ministero del Lavoro ha avviato un'attività ispettiva sul caso. Lo ha annunciato il sottosegretario con delega alle Politiche sociali, Nello Musumeci. "Abbiamo già disposto, tramite la nostra direzione generale per l'attività ispettiva - ha affermato il sottosegretario - una verifica dei fatti denunciati dalla stampa. Al di là dei rispettivi obblighi contrattuali, la condotta dell'azienda appare improntata a un rigido formalismo e a un rigore assolutamente inopportuni e inadeguati rispetto alla tragedia che ha colpito la sfortunata dipendente". "La dignità della persona viene prima di ogni profitto d'impresa - ha concluso Musumeci - e se fossi l'amministratore dell'azienda andrei a chiedere scusa ai familiari".
IL SINDACATO "La vicenda della lavoratrice in coma che è stata licenziata dall'azienda per scadenza dei termini di malattia è talmente grave per il segnale di disumanità che assume, che va ben oltre il confronto sui termini normativi contrattuali e legislativi che hanno portato l'azienda a questa irresponsabile decisione". Lo ha detto il segretario provinciale della Cisl di Bergamo, Ferdinando Piccinini, intervenendo sul caso della donna di 41 anni in stato vegetativo, licenziata da un'azienda di Lallio (Bergamo). "E' questo - ha aggiunto Piccinini - un indicatore di dove può arrivare una concezione puramente economicista dell' impresa, che considera le persone semplicemente alla stregua di "mezzi" di produzione, togliendo quindi al lavoro la sua dimensione più importante e profonda, quella di umanità".
LA DIFESA Dopo la diffusione della notizia del licenziamento l'azienda ha diffuso un altro breve comunicato in cui ribadisce la sua posizione. "La società Nuova Termostampi S.p.A. - si legge nella nota - si dichiara fortemente dispiaciuta che una procedura corretta e di natura esclusivamente contrattuale e giuridica sia stata sovrapposta ad un caso umano drammatico rispetto al quale l'azienda rinnova la solidarietà peraltro sempre dimostrata negli anni alla famiglia".

13.7.11

IL PIANO ZERO Il nuovo romanzo di Giampaolo Cassitta.

Visto  che  a  Ottobre uscirà per  Arkadia editore   IL PIANO ZERO Il nuovo romanzo di Giampaolo Cassitta.


Ottobre 2011: IL PIANO ZERO Il nuovo romanzo di Giampaolo Cassitta. - il sito di Giampaolo Cassitta
Libro che descrive Una stagione afosa. La strage di Bologna . L’esplosione in volo del DC9 su Ustica. Il treno Italicus. L’amore tra un magistrato ed una terrorista. La ricerca impossibile di una veritàche racchiude altre mille verità. Un romanzo sul nostro recente passato e sul fosco presente.Infatti , secondo me , Leggendo la trama sul tuo sito mi è sembrato ( ma aspetto di leggerlo o sentirne la presentazione ) di trovare come “ resistere Mafiopoli “ di Giovanni Impastato e Franco Vassia << mille rivoli che si incontrano nei destini degli uomini. Oppure si nutrono di similitudini ma non riusciranno mai a seguire la stessa strada. Vivranno una vita parallela. Non sapranno, neppure, di aver calpestato la stessa terra.(….) >>
su gentile concessione dell'autore ( foto a destra ) l'intervista ch trovate sotto , ecco un piccolo estratto . del libro in questione
Claudio, Magistrato di Sorveglianza, è passato indenne attraverso le difficili stagioni che hanno caratterizzato il passato recente d’Italia. Le stragi, i servizi segreti deviati, i depistaggi, le BR, i NAR, i NAP. Quando oramai è convinto che la sua carriera si sia assettata in una placida quotidianità, all’improvviso, i tempi andati tornano a bussare alla porta rumorosamente. L’amico poliziotto Gianvittorio lo aiuta ad incontrarsi con Violetta, l’amata compagna degli anni giovanili, brigatista mai pentita, pronta a fargli una rivelazione sconvolgente. E’ lei, infatti, che ha custodito per decenni un segreto che potrebbe spiegare molti dei fatti che, tra gli anni 70 e gli anni 80 hanno sconvolto l’Italia: la strage di Ustica, il treno Italicus, Piazza Fontana, E la strge di Bologna. Tutte le certezze acquisite da Claudio si sgretolano progressivamente a partire da questo incontro. Perché Violetta non è solo una brigatista che vive in clandestinità, incapace di riconoscere i propri errori. Violetta è il paradigma di una esperienza vissuta follemente, il mistero esistenziale che Claudio deve assolutamente svelare se vuole arrivare, finalmente, al fondo della questione: perché ci siamo battuti? Quali erano veramente i nostri ideali? E perché tutto è andato diversamente da quanto pensavamo? Un romanzo che dipinge un’ epoca di sconvolgimenti, che si dipana tra passato e presente, dove non ci sono vincitori o vinti, ma solo vittime. Una storia capace di portarci indietro nei tempi bui della contestazione e del terrorismo, dove anche i sentimenti più puri e veri erano trasformati in strumenti di lotta. Una narrazione potente, che ci aiuta a riflettere e a far luce su tutto quello che, volontariamente o meno, è rimasto nei cassetti della memoria e negli archivi dell’anima.

Un nuovo libro sugli anni 70\80 come mai hai scelto ancora quel periodo ? Cosa c’è di diverso al precedente ? 
I protagonisti del libro sono gli stessi di quello precedente e devono ancora una volta fare i conti con il passato. Se nel primo si ricordavano i giorni di Moro, questa volta i tre protagonisti, il magistrato, il poliziotto e la brigatista devono fare i conti con la strage di Bologna e con alcune strane rivelazioni


Spiega meglio questa frase : << Un romanzo sul nostro recente passato e sul fosco presente.>>

La frase (che, in realtà è dell'editor) tenta di spiegare perchè il presente fosco è legato al recente passato. I giornali, purtroppo e quindi le realtà, ci spiegano quanto si molto più fosco il presente di oggi e quanto sia più cattivo di quello trascorso.


Complottista o dietrologo ?
Complottista è carino. Anche Umberto Eco è, a suo modo complottista nei suoi romanzi. Ma, poi guardando bene non sono un complottista: indago, gioco, tento di capire, sonouna sorta di antropologo politico con il vizio della memoria.

Nostalgico ?
Nostalgio direi di no. Epperò non accetto che il passato debba essere dimenticato o calpestato dal futuro. Le fondamenta tengono il palazzo e nessun architetto, sinora, ha dimostrato il contrario.

Per chiudere consegnare al passato ( ovviamente senza dimenticare ) uno di periodi più bui lotta armata terrorismo e bombe di stato scoppiare nelle piazze \ E anarchici distratti cadere giù dalle finestre ( 40 anni dei Mcr ) ma allo stesso tempo anche ricco di lotte civili cosa scegli fra Amnistia , indulto , o una soluzione come in Sud Africa dopo Apartheid ?

Il passato è una pietra difficile da smuovere. E le coscienze ancora non sono pronte. Dovremmo sicuramente aprire un dibattito politico e non ideologico, ma in questo momento in Italia è impossibile. Attendo con calma. Poi vediamo che succede. Ma il caso Battisti rivela che le corde sono ancora troppo tese e la vendetta è finora l'unica risposta. Capisco, però, che ò molto difficile continuare.

Tua colonna sonora italiana straniera di quel periodo ?
La colonna sonora era PFM, De Andrè, Lolli, Pink FLoyd, Deep Purple, Queen, ma anche qualcosa di Battisti e, come svelato nel libro c'è pure un brano del melodico Baglioni....

Cosa getteresti di quel periodo e cosa lasci ?

 Non si getta e non si lascia niente. Quello è stato il periodo della mia adolescenza e formazione culturale e quindi, vale il migliorperiodo della mia vita. MA non è il miglior periodo in assoluto. Anche perchè sono stati anni di sofferenza e di contrapposizione dura. Una cosa, forse, la getterei: i quiz alla rischiatutto, erano il preludio per le tv commerciali.Che non mi sono mai piaiciute. Ma è un semplice vezzo.



Qualcosa d’aggiunger o da rettificare ?
 
Attendo che le rettifiche le facciano i lettori.

9.7.11

Nuova gloria per l’oro di OristanoSembrava finita nel dimenticatoio. La Vernaccia di Oristano torna alla ribalta

Nuova gloria
per l’oro di Oristano

di Lucio Salis

Sembrava finita nel dimenticatoio. La Vernaccia di Oristano torna alla ribalta, come merita uno dei vini bandiera dell’Isola. Per troppo tempo è stata relegata nella categoria “nobili decaduti”, per una serie di cause che affondano le radici fin nei lontani anni Sessanta. Ma ora è tornato il momento della riscossa. Sono recentissime due brillanti iniziative che hanno riportato la Vernaccia alla ribalta che merita: l’associazione “Il Cavatappi delle idee” ha organizzato a Oristanouna originalissima rassegna che ha accomunato Vernaccia e arte, mentre l’assessorato comunale al Turismo e l’associazione “Sinis ImprovvisArte” hanno promosso uno stimolante accostamento della Vernaccia al mondo della musica, col “Sinis jazz festival”. Benissimo, ma non basta. Oristano deve mobilitarsi ai massimi livelli per promuovere il suo vino assolutamente inimitabile, unico in Sardegna: produttori (in prima linea), istituzioni e soprattutto la Regione.
I produttori attivi non sono moltissimi, ma tutti uniti dall’amore per la grande Vernaccia e la sua leggenda. Proprietà straordinarie sono sempre state attribuite a questo autentico “oro di Oristano”. La più suggestiva rimanda a proprietà terapeutiche nella lotta alla malaria. In attesa che questo aspetto venga chiarito scientificamente, un fatto è però certo: la Vernaccia ha sempre assicurato grande gioia a chi ha saputo apprezzarla. Fra gli innamorati di questo vino va sicuramente annoverato Josto Puddu. Ormai patriarca di San Vero Milis, è stato prima commerciante poi produttore. Nella sua cantina custodisce ancora grandi riserve, risalenti anche agli anni Sessanta e Settanta, perché convinto che la Vernaccia dia il meglio di sé dopo almeno tre anni di invecchiamento in botti di rovere. Numerosi i riconoscimenti ottenuti da Puddu nelle rassegne enologiche in Italia e all’estero. Col tempo, come hanno fatto altri produttori, anche Puddu ha completato la gamma dei suoi prodotti con altri vini bianchi e rossi.
Cantina Josto Puddu – via San Lussorio 1- San Vero Milis
Tel. 0783-53329

IL GRANDE BASTA - UNA SCRITTA UMANA PER L'ITALIA di Maurizio Masullo e J...

La spiaggia oltre il bosco

“Era lei anche se non lo volevo ammettere. La parola giusta, l’abbraccio adatto, il rimprovero deciso. Quando la vidi la prima volta m’apparve con violenza, si impose. La seconda volta sentii il suo abbraccio forte, non osai tirarmi via. La terza mi suggerì una soluzione di cui avevo paura perché giusta. L’ultima volta ero io a cercarla ma lei non c’era. Era già stata, era la mia analisi, io stessa.”
Da “L’albero filosofico”, scritto di una paziente a Jung.

8.7.11

La rinascita della canapa

Un amricano , un Islandse , un sardo di francesco Sedda

da Centru d'Attivitai "Faber" ProgReS Progetu Repùblica ( ex Irs ) - Tempiu e Gaddura di Punentun articolo intressante di Franciscu Sedda
"Il commento" Sardegna Quotidiano 6 Luglio 2011

www.sardegnaquotidiano.it

Ci sono un americano, un islandese e un sardo... L'americano si chiama Barack Obama ed è “l'uomo più potente del mondo”. Ha vinto le elezioni parlando di speranza e cambiamento sospinto da un entusiasmo popolare senza precedenti. Tuttavia davanti al crollo delle banche private che avevano allegramente giocato con i soldi degli americani ben poco ha potuto fare, se non salvarle utilizzando i soldi di quei contribuenti che dalle banche erano stati fregati.
Il secondo è uno qualunque dei 309mila abitanti della Repubblica d'Islanda. Sulla piccola isola del nord Europa le persone si sono sollevate tutte insieme, pacificamente, per dire che non l'avrebbero lasciata vinta a banchieri e governanti che dopo averne combinate di cotte e di crude volevano far pagare la crisi alla gente. Armati di mestoli e di casseruole si sono radunati davanti al loro parlamento fino a quando i banchieri corrotti sono scappati o son stati arrestati, il governo è cambiato ed ha accolto sia il mutamento di cifre, tassi e tempi con cui rifondere il debito, sia la scelta di riscrivere la Costituzione elevando a costituenti solo gente comune.
Il sardo è chiunque di noi. Generalmente un buon risparmiatore che ha tuttavia difficoltà a ottenere soldi dalle banche per un mutuo o per avviare un'impresa; paga il denaro più caro di chiunque altro nello Stato italiano; si ritrova in una terra in cui tutte le grandi banche sarde, e con esse i nostri soldi, sono state svendute a gruppi esterni mentre lo sviluppo di un nostro sistema di credito cooperativo veniva stroncato. Il tutto con il benestare della “nostra” politica e la nostra complice distrazione.
Cosa ci insegna questa storia che inizia come una barzelletta ma che provoca al massimo un sorriso amaro?
Primo. Un uomo solo al comando, anche il più carismatico e potente del mondo, a volte può poco o nulla mentre una collettività che con civiltà, consapevolezza e determinazione si solleva insieme per affermare giustizia e diritti può arrivare a mutare la propria storia.
Secondo. Non è detto che per combattere i poteri forti della globalizzazione si debba per forza essere uno Stato con centinaia di milioni di abitanti ed eserciti sterminati. Una piccola Repubblica su una piccola isola, in cui democrazia, senso civico e conoscenza sono patrimonio comune può ottenere ciò che sfugge a una superpotenza. Paradossi del mondo glocale.
Terzo. Noi sardi abbiamo molto su cui riflettere. E ancor di più da imparare e fare.

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Infatti  aggiungo  in sardegna   si sta  diffondendo  la  cosidetta mafia  bianca ( appalti , aste  giudiziarie , usura ,ecc )  che  ricicla  i  soldi  . .  com testimonia il libro 





i

7.7.11

nuovo monachismo Antonella, eremita anche in città Terza puntata della videoinchiesta di FamigliaCristiana.it tra gli eremiti del nostro tempo.

qualcuno ha preso alla lettera   queste parole  di  un grande poeta \ cantautore (   non vi dico  chi è )
e da  quest'altre  in particolare 

Girano i Sufi in tondo nello spazio
Nel tempo
Salgono i verticali i monaci in clausura
Immobili
Viaggiano l'alto il basso senza abbellimenti
(Cadono di vertigine...
Cadono di vertigine...)
Strisciano verso il ritmo i tarantolati schiacciati dallo spazio senza tem
po
(....) 
               Csi  in  viaggio   testo integrale
 
 dalla  video inchista   di famigliacristiana.it  (  terza puntata   trovate le altre nei link  dell'articolo  sotto riportato  insieme al  video della puntata che spiega chi sono, come vivono e che cosa ci possono trasmettere i moderni eremiti, con interviste a due esperti: Cristina Saviozzi, scrittrice e studiosa di eremitismo, e Isacco Turina, sociologo dell'Università di Bologna. ) sui nuovi eremiti: abbiamo incontrato una monaca che vive a Firenze, dove ha scelto la dimensione del silenzio nonostante la frenesia della città.  riporto questa  storia

Come spiega il sociologo Isacco Turina, «una persona è più visibile quando si allontana dagli altri e va a vivere in cima a una montagna, di quanto non lo sia quando è persa nell'anonimato delle grandi città». E' l'esperienza che raccontiamo in questa terza puntata della nostra videoinchiesta nel mondo dei moderni anacoreti.
Dopo l'incontro nella campagna toscana con padre Giuseppe Castelli, 69 anni, sacerdote, monaco ed eremita solitario (la prima puntata è visibile a questo linkhttp://youtu.be/H06nVyObZQM) - e dopo aver conosciuto Franco Mosconi, 74 anni, benedettino camaldolese, che pur abitando in una comunità monastica trascorre la maggior parte del tempo nella più radicale solitudine (la seconda puntata è visibile a questo link: http://youtu.be/94XN_kk16Xc) - ecco la scelta spirituale, nel mondo e fuori dal mondo, di Antonella Lumini, 59 anni, eremita che vive a Firenze: perché anche nel cuore di una città c'è chi "abita" e si fa "abitare" dal più profondo silenzio.
Laureata in filosofia, studiosa di greco e di ebraico, Antonella affianca alla dimensione contemplativa il lavoro nell'Illustrissima Biblioteca Nazionale di Firenze, dove si occupa di libri antichi. E' autrice di diverse opere: l'ultima s'intitola Memoria profonda e risveglio. Itinerari per una meditazione cristiana (editore, Libreria Editrice Fiorentina). Ha curato, inoltre, il catalogo delle Edizioni cinquecentesche della Bibbia.




Poichè prevvedo che mi s'accuserici  à  da  parte  degli amici  e  compagni di sviaggio atei  ed agnostici  di essermi fumato l'oppio di popoli ( 1 2 ) rispondo  con questo video


affermando  che la meditazione  può essere   anche  laica  e non     per  forza  solo religiosa   \ spirituale proprio come vedo  io  il mio crdere

 con questo  è  tutto . notte  bella gente 

3.7.11

Mi svelo



Come al solito sperduta in un altrove, sempre troppo vicino, perché in me. Io Renato lo ritrovo, anche quando non vorrei e dove lui, forse, adesso non desidererebbe. Eccomi al Carroponte di Sesto S. Giovanni, uno di quegli spericolati e improbabili esperimenti d'un tempo dove la fabbrica diventava teatro, e protesta. Lo spettacolo verteva sulle diversità di genere. Nulla di ammiccante e modaiolo: umanità azzoppata e sbilenca, urticante e sulfurea. Insomma Zerofobia. Il contrappunto musicale era duro e ossessivo; un tappeto ritmico, non melodico. Ma l'azione non si svolgeva solo sulle assi del palcoscenico. S'allargava come un'onda, nel pubblico, nei fissi e metallici colori di vernice, nei volti scavati rosei svettanti e in sentori di pinosilvestre. Riesumati da chissà quale vecchio stralcio di cronaca... O non se n'erano mai andati? Anche lì, nell'attesa, diffondevano musica. La solita musica delle processioni drag: Raffaella Carrà, Abba... Un mix dal quale d'un tratto emerse, spumeggiante, una voce che mai mi era parsa così arrochita e graffiante, cupa e solenne, sbavata e senza orpelli: MERENDA DI FRAGOLE!!! E poi Sbattiamoci. L'hanno sempre definita goliardica; mai come ieri ne ho avvertito la lucidità implacabile, da (sti)letto. Quale goliardia? quale scherzo? Quei due brani non potevano che trovarsi lì. Si è loro grati, non per nostalgia dei tempi andati, ma perché quel tempo era l'unico tempo. Il presente. Non è cambiato nulla, o poco. Siamo ancora tutti nascosti, noi che credevamo di poter sortire senza barattare la nostra pelle. Ci hanno solo circondati di qualche eufemismo. Apparenza. Ma le note di Renato erano sostanza, pesante, mercuriale. E tutto il resto, il colossale edificio di cartapesta intessuto di melassa e incenso, nulla può contro la ironica durezza d'una fellatio buttata lì con noncuranza, a sgretolare le nostre tremebonde pruderie. Forse, anche, quelle attuali del protagonista. Che ormai è sazio a sé stesso. Ma ieri, su quelle note, ho provato un'emozione così forte, un profluvio di lacrime. Le aveva mixate un'affascinante, giovane signora incinta. "Pure Merenda di fragole hai messo? Sei un'esperta!", le ho detto poi. Eeeeh, hai visto, quanto siamo forti, è stata la sagace, cameratesca risposta. Forti, già. Malgrado te.








1.7.11

in sardegna

Porta di Roma: Tezenis, la titolare fascista e la commessa picchiata

  in una pausa  studio  leggo  questa  Vicenda aberrante.Lo  so  che  risale  al mese  d'aprila  , ma  tali abberrazioni   non  hanno  scadenza


 da http://www.wakeupnews.eu/

Post di Francesco Guarino data: aprile - 18 - 2011
ROMA - Cinquanta ore mensili di straordinari non pagati, l’obbligo a firmare le dimissioni e poi l’aggressione.  E ancora: le minacce alle commesse per non testimoniare al processo, pena la perdita del posto di lavoro. Non è un tragico film sull’orrore della precarietà, ma l’agghiacciante storia di Sara, commessa del negozio Tezenis all’interno della galleria commerciale Porta di Roma, di via Alberto Lionello. Le Iene hanno dato visibilità alla storia, gli amici di Sara sono insorti e sabato 16 aprile hanno manifestato davanti al punto vendita, ottenendone la chiusura nel giorno di maggiore affluenza e l’annuncio della sospensione cautelativa della titolare da parte della Calzedonia.


Il marchio Tezenis (glamouronline.hu )
LA STORIA - I fatti che seguono sono tanto semplici quanto crudi, riportati come narrati nel servizio delle Iene: dopo un mese di lavoro come commessa nel noto franchising di abbigliamento intimo, Sara percepisce una retribuzione di 587 euro, calcolate su un impiego di 76 ore di attività. Alla ragazza risultano però 126 ore di lavoro, ben 50 in più di quante retribuite. La risposta della sorella della titolare? “La paga è quella, anche per 1000 ore mensili. Se non ti sta bene puoi firmarmi la lettera di dimissioni anche ora“. Roba che già di per sé basterebbe a far scattare la denuncia al Tribunale del Lavoro. Ma a Sara quel lavoro e i soldi servono, ed abbassa la testa, mettendosi la dignità sotto i piedi come tanti, troppi ragazzi sfruttati fanno pur di avere un minimo di indipendenza. Il giorno 27 dicembre 2010 la titolare, Vera Emilio, dice di aver saputo dalla sorella che Sara non voleva firmare la lettera di dimissioni. La giovane commessa sgrana gli occhi e stavolta si rifiuta davvero di rassegnare le dimissioni. Inizia lo spettacolo dell’orrore: la titolare la spintona, la getta in un camerino e la aggredisce. Spintoni, calci e una frase che fa rabbrividire, per il misto di lucidità e cieca ignoranza nell’esposizione: «A me neanche i cani fanno compassione, mi inchino solo davanti al Duce».
Tre colleghe aiutano Sara senza tuttavia bloccare la titolare, che poco dopo torna, la trascina per le gambe nel magazzino e la obbliga a firmare le dimissioni dopo 45 minuti di vera e propria tortura, perché altrimenti “sarebbe morta”. La ragazza esce sotto shock dal negozio e corre in pronto soccorso. Il referto è inoppugnabile: 5 giorni di prognosi per “Trauma contusivo emicostato sinistro e ginocchio sinistro in seguito ad aggressione“. Il dolore alle costole persiste e l’INAIL aggiunge altri 10 giorni di prognosi. Non basta: Sara non riesce a dormire, è terrorizzata e deve ricorrere alla consulenza di un neurochirurgo, il cui referto parla di “paura generalizzata, episodi di ansia depressiva con tachicardia e attacchi di panico”. Sara denuncia tutto e sorprendentemente le arriva una richiesta di risarcimento per ritirare la denuncia. Anche un altro membro della famiglia della titolare aveva incassato una denuncia per aggressione di una dipendente. Ed aveva anch’egli offerto dei soldi alla vittima per ritirare la denuncia.
Un momento della protesta al punto vcendita tezenis (frame youtube.it)
IL DUCE IN GIARDINO E SU FACEBOOK - Le ex-colleghe di Sara potrebbero testimoniare a favore della commessa aggredita, ma è la stessa ragazza a dubitarne. Ed infatti, dopo le prime ammissioni claudicanti, le amiche di Sara cambiano versione o scappano alla vista dell’ex-collega. Il motivo? Si trova in maniera tanto facile quanto inquietante sulla bacheca della pagina Facebook della titolare: la frase “Dedica al personale di Porta di Roma… penso sia molto significativa”, seguita dalla foto di una bocca cucita con una zip. Le commesse di Tezenis hanno una sola grande paura, quella di perdere il posto di lavoro. Anche a costo di riportare una falsa testimonianza in tribunale. Quella svastica spiattellata nei giorni precedenti sulla pagina personale di Vera Emilio, suona come un avvertimento inquietante. Le Iene vanno a trovare la titolare, che, dopo il rifiuto iniziale, affronta le telecamere sull’ingresso della porta di casa propria, dal quale spunta in bella vista un busto di Benito Mussolini. La donna smentisce tutte le accuse rivoltegli dalla ragazza e dall’inviato di Italia 1 e si affida “al Tribunale”, perché è tutto da dimostrare. La frase più sensata, però, scappa al marito della titolare, affiancato dal legale, che si rivolge alla iena Paolo Calabresi con uno sguardo eloquente: «È stata fatta una denuncia, poi che mia moglie possa fare queste cazzate…»

TITOLARE SOSPESA, IL SIT-IN FA CHIUDERE IL NEGOZIO - La risposta della rete è tanto veemente quanto sorprendente. Il tam-tam corre per la capitale e sabato 16 aprile, alle ore 16, centinaia di persone sono all’ingresso del punto vendita Tezenis nella galleria Porta di Roma, al grido di “Vergogna” e “Picchiace a tutti”. Amici di Sara, precari, blogger, semplici cittadini. Il risultato? Una responsabile di Calzedonia si affaccia sulla soglia ad annunciare che la titolare è stata sospesa in via cautelativa, in attesa di ulteriori accertamenti. Non basta: la protesta continua, ferma ma civile. Il risultato non può essere che uno: la serranda si abbassa e il punto vendita rimane chiuso per l’intero pomeriggio, nel giorno e negli orari di maggiore affluenza.


sotto  il servizio del   SIT-IN DI PROTESTA DEL 16 APRILE DA TEZENIS – PORTA DI ROMdelle Iene: botte sul posto di lavoro





La pagina Facebook di Tezenis viene inondata dalla rabbia e dallo sdegno e gli amministratori si trincerano dietro la più facile delle soluzioni: blocco della possibilità di inserire post e un messaggio di spiegazioni di pochi minuti fa: «Cari Fans, Vi riscriviamo per ribadire la nostra posizione in merito alla vicenda in questione. Come sapete, si tratta di un negozio in affiliazione, quindi una realtà distaccata dal nostro controllo diretto. Tezenis è ben altro e non approva in nessun modo comportamenti e azioni denunciate. Sono in corso da parte nostra gli accertamenti per far luce sulla vicenda, a cui seguirà la decisione opportuna». Un bicchiere d’acqua sull’incendio di una foresta, mentre la palla passa ai giudici. Intanto sabato 23 aprile si replica: il sit-in 2 “la vendetta” è pronto a far abbassare ancora una volta le serrande del negozio-lager.
Alle commesse, testimoni oculari dell’episodio in cui una loro collega sarebbe stata aggredita dalla titolare del negozio Tezenis di Porta di Roma nel quale lavorava, consiglio spassionatamente di non lasciarsi intimidire dalle pressioni che eventualmente dovessero aver ricevuto o ricevere dalla padrona dell’esercizio commerciale in quanto in sede processuale fornendo una falsa testimonianza riguardo al reale svolgimento dei fatti, non solo commetterebbero un reato pesante, ma si metterebbero con le loro stesse mani nella condizione di poter essere ricattate all'infinito da parte della datrice di lavoro che da quel momento in poi le avrebbe veramente in pugno, poiché, finché continueranno a lavorare in quel posto, potrebbe trattarle veramente da schiave, sfruttandole e licenziandole a proprio piacimento quando non dovesse aver più bisogno di loro.
Di fronte a simili episodi non si può fare le “tre scimmiette” (non vedo, non sento, non parlo) e la titolare del negozio se ha veramente commesso ciò di cui viene accusata (pagamento in misura inferiore della prestazione lavorativa ricevuta dalla dipendente, minacce, percosse, lesioni personali) deve essere giudicata e del caso punita in maniera esemplare dalla legge.E se  nel caso  ciò non dovesse avvnire  mailbombing  verso i responsabili della catena per  far licenziar  tale feccia , o farlo  fallir ovviamnt legalmente  non comprando niente li 

30.6.11

UN GESTO BELLISSIMO PER UN UOMO MORENTE VEDERE IL SUO CANE PER L'ULTIMA VOLTA. IN OSPEDALE


GLI è STATO CONCESSO A UN UOMO IN OSPEDALE MOLTO MALATO AVEVA ESPRESSO L' ULTIMO DESIDERIO,VEDERE IL SUO CANE PER L'ULTIMA VOLTA.....

Non ci sono parole per descrivere l'importanza e la bellezza di un gesto come questo .Mi piace per una  volta tanto illudermi  che  sia  (   se poi dovesse esserlo  veramente  meglio ancora  . Io  non sono riuscito a trovare  la news  e la pagina  di facebook da cui l'ho presa  non  ha  saputo  fornire ulteriori dettagli nè  sul  luogo  nè sulla  vicenda    ) vera  e non sia  ,è   se lo  è pazinza , la  solita bufala  o leggenda metropolitana  .
  Solo chi ama i cani ed ha avuto o ha la fortuna di averne uno può capire quanto è forte, bello, spontaneo, pieno di amore e indescrivibile il legame tra un cane ed il suo padrone!e solo chi ha o ha avuto un cane o un gatto conosce le capacità empatiche di questi animali. D'altronde  noi  nel bene  e nel male  non siamo animali  ?