L'articolo dello Spiegel sulla tragedia della nave Costa La cui traduzione è
a cura di Claudia Marruccelli e Isabella Rossi per
italiadallestero.info che trovate sotto
Siamo sinceri: qualcuno si è meravigliato che il capitano coinvolto nella tragedia della Costa Concordia fosse italiano? Qualcuno riesce ad immaginare che un capitano tedesco o, meglio ancora, uno britannico avrebbero potuto compiere una tale manovra, comprensiva di omissione di soccorso? Un personaggio così lo si conosce in vacanza al mare. E’ un uomo dalle azioni plateali e che gesticola mentre parla. In linea di massima si dimostra innocuo, ma non lo si dovrebbe fare avvicinare troppo ai macchinari pesanti. Fare “bella figura” si chiama lo sport nazionale italiano che consiste nel dare una buona impressione di sé. Anche Francesco Schettino voleva fare bella figura, ma si è trovato in mezzo uno scoglio. D’accordo, questa era una mossa davvero scorretta. Abbiamo da tempo perso l’abitudine di mobilitare stereotipi culturali nei giudizi espressi nei confronti dei nostri vicini. E’ considerato un modo retrogrado o, peggio ancora, razzista (anche se, tanto per rimanere in tema, non è del tutto chiaro fino a che punto l’italianità possa già di per sé costituire una razza). Il carattere nazionale è un po’ come le disparità fra i sessi. Anche se sono state abolite da tempo, nella vita quotidiana ci andiamo a sbattere continuamente contro. Basta trascorrere un solo pomeriggio all’asilo per mettere in discussione tutto ciò che la pedagogia illuminata ci ha insegnato sulla costruzione sociale del genere maschile e femminile. Effettivamente c’è tutto un mercato clandestino che campa in maniera più che discreta sulla differenza tra Marte e Venere e su come affrontarla. A tale istruzione per l’uso fa da pendant la guida turistica che ci introduce nelle caratteristiche proprie, e quindi nella tipicità, di una cultura straniera. In qualche modo, almeno mediaticamente, continua a nascondersi in noi l’unno. Sono soprattutto i tedeschi ad avere un problema con le attribuzioni culturali. Per esempio gli inglesi ci considerano da sempre non particolarmente dotati di senso dell’umorismo, nonostante anni di satira e cabaret di artisti importanti come Mario Barth, o Achtung Kabarett, Hagen Rether. I francesi, invece, prendono in giro la cucina britannica e i belgi la presunta avarizia degli olandesi. Noi conosciamo il carattere nazionale solo in senso negativo, come autoaccusa. Appena saltano fuori da qualche parte un paio di ragazzi che sbraitano stupidità, imperversa sulla stampa il sociologo ed esperto in conflitti Wilhelm Heitmeyer, e spiega perchè la pace sociale sia in pericolo (“situazione esplosiva”) e che incombe una ricaduta. In un modo o nell’altro, fino ad oggi è rimasto in noi l’unno che aspetta solo di tornare a battersi. E stranamente funziona sempre. Non occorre scomodare la genetica, per arrivare alla conclusione che le nazioni si distinguono tra loro. Esistono infatti motivi climatici e anche la lingua ha la sua importanza. Normalmente questo è secondario, ma nessuna politica dovrebbe basarsi sulla considerazione che le frontiere conservano il loro significato solo in senso figurato. Cosa può succedere quando per motivi politici si trascura la psicologia dei popoli, lo evidenzia la crisi monetaria, che in questi giorni abbiamo perso di vista solo perchè “l’uomo nel castello” ha accentrato tutta l’attenzione su di sé. Lo scoglio davanti alla nave qui sono i tassi d’interesse del mercato. Difetto congenito dell’euro? La camicia di forza per culture diverse Se ora dappertutto si parla delle diverse capacità di prestazione dei paesi, allora questo è un modo pulito per affermare che alcuni stereotipi hanno, invece, la loro fondatezza. Il difetto congenito dell’euro è stato racchiudere così tante diverse culture economiche nella camicia di forza di un’unica moneta. Per riconoscere che la cosa non poteva funzionare non era necessario aver studiato economia politica, sarebbe bastata una visita a Napoli o nel Peloponneso. Adesso si cerca disperatamente una soluzione. La risposta della cancelliera è che tutti diventino come noi. Si vedrà come andrà a finire. Le nazioni possono cambiare. Questa, volendo, è la consolazione. Gli italiani duemila anni fa dominavano su un impero che si estendeva dall’Inghilterra all’Africa. I tedeschi, nel frattempo, hanno difficoltà a garantire il traffico ferroviario quando c’è troppa neve e ghiaccio. Talvolta ci vuole, infatti, molto tempo per sfatare alcuni stereotipi. A volte più di una generazione.
Jan Fleischhauer
Siamo sinceri: qualcuno si è meravigliato che il capitano coinvolto nella tragedia della Costa Concordia fosse italiano? Qualcuno riesce ad immaginare che un capitano tedesco o, meglio ancora, uno britannico avrebbero potuto compiere una tale manovra, comprensiva di omissione di soccorso? Un personaggio così lo si conosce in vacanza al mare. E’ un uomo dalle azioni plateali e che gesticola mentre parla. In linea di massima si dimostra innocuo, ma non lo si dovrebbe fare avvicinare troppo ai macchinari pesanti. Fare “bella figura” si chiama lo sport nazionale italiano che consiste nel dare una buona impressione di sé. Anche Francesco Schettino voleva fare bella figura, ma si è trovato in mezzo uno scoglio. D’accordo, questa era una mossa davvero scorretta. Abbiamo da tempo perso l’abitudine di mobilitare stereotipi culturali nei giudizi espressi nei confronti dei nostri vicini. E’ considerato un modo retrogrado o, peggio ancora, razzista (anche se, tanto per rimanere in tema, non è del tutto chiaro fino a che punto l’italianità possa già di per sé costituire una razza). Il carattere nazionale è un po’ come le disparità fra i sessi. Anche se sono state abolite da tempo, nella vita quotidiana ci andiamo a sbattere continuamente contro. Basta trascorrere un solo pomeriggio all’asilo per mettere in discussione tutto ciò che la pedagogia illuminata ci ha insegnato sulla costruzione sociale del genere maschile e femminile. Effettivamente c’è tutto un mercato clandestino che campa in maniera più che discreta sulla differenza tra Marte e Venere e su come affrontarla. A tale istruzione per l’uso fa da pendant la guida turistica che ci introduce nelle caratteristiche proprie, e quindi nella tipicità, di una cultura straniera. In qualche modo, almeno mediaticamente, continua a nascondersi in noi l’unno. Sono soprattutto i tedeschi ad avere un problema con le attribuzioni culturali. Per esempio gli inglesi ci considerano da sempre non particolarmente dotati di senso dell’umorismo, nonostante anni di satira e cabaret di artisti importanti come Mario Barth, o Achtung Kabarett, Hagen Rether. I francesi, invece, prendono in giro la cucina britannica e i belgi la presunta avarizia degli olandesi. Noi conosciamo il carattere nazionale solo in senso negativo, come autoaccusa. Appena saltano fuori da qualche parte un paio di ragazzi che sbraitano stupidità, imperversa sulla stampa il sociologo ed esperto in conflitti Wilhelm Heitmeyer, e spiega perchè la pace sociale sia in pericolo (“situazione esplosiva”) e che incombe una ricaduta. In un modo o nell’altro, fino ad oggi è rimasto in noi l’unno che aspetta solo di tornare a battersi. E stranamente funziona sempre. Non occorre scomodare la genetica, per arrivare alla conclusione che le nazioni si distinguono tra loro. Esistono infatti motivi climatici e anche la lingua ha la sua importanza. Normalmente questo è secondario, ma nessuna politica dovrebbe basarsi sulla considerazione che le frontiere conservano il loro significato solo in senso figurato. Cosa può succedere quando per motivi politici si trascura la psicologia dei popoli, lo evidenzia la crisi monetaria, che in questi giorni abbiamo perso di vista solo perchè “l’uomo nel castello” ha accentrato tutta l’attenzione su di sé. Lo scoglio davanti alla nave qui sono i tassi d’interesse del mercato. Difetto congenito dell’euro? La camicia di forza per culture diverse Se ora dappertutto si parla delle diverse capacità di prestazione dei paesi, allora questo è un modo pulito per affermare che alcuni stereotipi hanno, invece, la loro fondatezza. Il difetto congenito dell’euro è stato racchiudere così tante diverse culture economiche nella camicia di forza di un’unica moneta. Per riconoscere che la cosa non poteva funzionare non era necessario aver studiato economia politica, sarebbe bastata una visita a Napoli o nel Peloponneso. Adesso si cerca disperatamente una soluzione. La risposta della cancelliera è che tutti diventino come noi. Si vedrà come andrà a finire. Le nazioni possono cambiare. Questa, volendo, è la consolazione. Gli italiani duemila anni fa dominavano su un impero che si estendeva dall’Inghilterra all’Africa. I tedeschi, nel frattempo, hanno difficoltà a garantire il traffico ferroviario quando c’è troppa neve e ghiaccio. Talvolta ci vuole, infatti, molto tempo per sfatare alcuni stereotipi. A volte più di una generazione.
Jan Fleischhauer
un articolo così, imbevuto di pregiudizi, luoghi comuni e volgarità anche linguistiche. un articolo dove Cosimo De Nitto ( da i cvommenti sull'unità online 27-01-2012 ) <<
Gli
stereotipi sono la camicia di forza della ragione e della ragione
critica in particolare.La dignità culturale di "Der Spiegel" consiste
appunto nel ri-specchiare (traduzione di der spiegel)il più vieto e
banale senso comune. Gli stereotipi non hanno origine dalla realtà,
piuttosto ne sono una deformata, semplificata, banalizzazione. Per
mettere in crisi l'approccio stereotipico basta entrare nei particolari.
Noi abbiamo avuto Berlusconi come presidente del consiglio che si
adatta benissimo allo stereotipo, come Schettino e tanti altri. Ma con
Monti come facciamo, che è più english e teutonic di tanti inglesi e
tedeschi? Lo stereotipo lascia sempre in mutande chi ne abusa facendogli
fare la figura del cretino. Ancor più cretino, poi, è colui che
risponde con altri e contrapposti stereotipi (Sallusti, Il Giornale).
>>paginone del il giornaledel 27\1\2012 |
che è sceso allo stesso , se non peggio , livelo di volgarità e di razzismo \ xenofobia del giornale tedesco pasando cosi dala parte della ragione a quella del torto , e dimenticando ed ignorando che le stesse cose di cui accusa i tedeschi sono stati fatte anche da noi ( vedere mio post precedente sulla giornata della memoria e news sulle SS italiane )
Allo stesso modo è il sito \portale di destra http://www.questaelasinistraitaliana.org/ che fra i tanti articoli interessanti più o meno condivisibili stavolta scantona
Posted: 27 Jan 2012 09:23 AM PST
Mentre
il Paese si indignava per l’insulto rivoltoci dal settimanale tedesco
Der Spiegel di essere degli Schettino, cioè dei codardi, ed il nostro
ambasciatore a Berlino emetteva una nota di protesta per l’accaduto, si è
dato luogo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2012.
Alla presenza del più eversivo Capo dello Stato della storia d’Italia,
di un premier clandestino senza permesso di soggiorno a Palazzo Chigi,
dei presidenti delle Camere e delle massime autorità dello Stato, il
primo presidente della Corte di Cassazione Ernesto Lupo si è permesso di
affermare: ”Rispetto al 2011, la situazione si caratterizza per il
mutamento dell’atmosfera politica, istituzionale e culturale, grazie
all’opera paziente del presidente della Repubblica che per tutto l’anno
dedicato alla celebrazione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia ha
posto al centro del suo tenace impegno la necessità di coesione
nazionale, sociale e istituzionale come premessa per una ripresa di
fiducia e di credibilità internazionale”. Accidenti, quante cose in
poche settimane! Eccolo qui uno Schettino, ma uno vero non occasionale
come il capitano della Concordia. Poche parole, ma che rappresentano il
dramma del Paese nella sua interezza. Una magistratura che la deriva
politica verso sinistra ha ormai portato ad invadere ogni campo della
vita sociale, politica ed economica del Paese, che ha ormai stabilito un
suo regime dispotico, dittatoriale in base al quale promuove, condanna,
reprime, assolve applicando propri convincimenti soggettivi, non le
leggi dello Stato, senza mai essere sfiorata dal dubbio di essere in
errore o che qualcun altro la possa pensare in modo diverso. Si sarebbe
dovuto parlare di Giustizia, hanno parlato di Berlusconi. Lui cattivo,
Monti e Napolitano che governano senza un mandato popolare buoni. Le
misure di Monti buone, quelle di Berlusconi cattive, anche se sono state
copiate per molta parte da quelle del cattivo. Poi vorremmo chiedere al
dr Lupo: da cosa trae la sua convinzione circa una raggiunta coesione
nazionale se il dato Eurisp 2012 concede al governo il 21 % del
consenso, le categorie stanno in rivolta ed il Paese si appresta a
scendere in piazza perchè in 2 mesi Monti ci ha riportati al potere di
acquisto di 40 anni fa? Ed a proposito della crociata contro la
magistratura, come reagirebbe lui se fosse stato chiamato a processo 27
volte senza giustificati motivi e se nel 28° gli fosse negato
l’elementare diritto alla difesa, e si continuasse ad accusarlo di un
fatto che non lo riguarda, per dei soldi che si sa chi li ha pagati ed a
chi, dove, come e quando e per quali motivi, con tanto di tracciato
bancario che ne evidenzia l’estraneità all’intera vicenda? Questi sono
gli Schettino d’Italia. Quelli che per anni hanno messo in ridicolo il
Paese per trovare conferma sulla stampa di mezzo mondo delle proprie
posizioni anti-berlusconiane, per opporsi ad uno che non si “voleva
piegare” agli interessi di parte, interni ed esterni al Paese. Hanno
fatto apparire l’Italia come il Paese dei Campanelli per sbeffeggiare il
premier e cercare conniventi compiacimenti. Ci sono riusciti. Hanno
dipinto l’Italia come un Paese da operetta ed ora tutti la considerano
tale, pure con Monti o con chi vi pare. Quindi lasciamo perdere Der
Spiegel, che non ha mai pubblicato l’articolo sul giornale, ma solo sul
blog satirico Der Schwartz Kanal, una parodia del canale di propaganda
nazista. Ed il suo autore, il columnist Jan Fleischauer è un cretino
bollato come tale da una marea di commenti negativi di lettori tedeschi.
Per cui un caso montato dal nulla. Del resto, l’immanigine non positiva
di Schettino ha fatto il giro del mondo. In USA Franco Schettino lo
hanno chiamato Captain Conward e Chicken (capitan codardo e pollo,
l’animale più stupido che esista) e si sono ironicamente dichiarati
felici che decine di milioni di modesti automobilsti americani si
rivelano ogni giorno piloti migliori di uno abilitato a governare un
mostro da 115.000 tonnellate. E allora? Mica per questo hanno revocato
il Columbus Day o hanno cambiato il nome all’aeroporto Fiorello La
Guardia o al ponte Giovanni da Verrazzano. E non il naufragio del
Giglio, ma ben altro hanno offuscato l’immagine dell’Italia. Proviamo a
pensarci su prima di risentirci con quelli che non c’entrano niente.
Infatti la conferma vienme sia dalla lettera inviata dall'ambasciatore italiano a Berlino Michele Valensise allo Spiegel:
L’articolo di Jan Fleischhauer dal titolo “Omissione di soccorso all’italiana” mi ha lasciato basito e adirato. Certamente sostengo la libertà di critica, ma gli argomenti di quell’articolo sono per l’Italia tanto offensivi quanto infondati. Mi sorprende che un così rinomato giornale come Spiegel Online dia spazio ad affermazioni così volgari e banali. Rammarica soprattutto il fatto che il giornalista, accanto a tanti luoghi comuni, metta sullo stesso piano, senza riguardi, la responsabilità di un singolo individuo e quella di un intero popolo. Comprendo il desiderio di Spiegel Online di scrivere qualcosa di politicamente scorretto, ma in questo caso si tratta di una provocazione gratuita che io, anche in nome dei miei concittadini che hanno espresso il loro sdegno nei confronti dell’articolo, rispedisco al mittente. Perché in questa questione vengono tirati in ballo tutti gli italiani? Il signor Fleischhauer non ha notato che, lì oltre al capitano della „Costa Concordia“, tra l’altro oggetto di un’indagine penale, c’erano istituzioni e persone che hanno fatto del loro meglio per salvare vite umane e limitare i danni della tragedia? Ed è proprio convinto della inaffidabilità di un’intera nazione? Non ha mai incontrato nessuno, come ad esempio i lavoratori italiani che ho incontrato nei giorni scorsi a Wolfburg, che svolge il proprio lavoro con dignità e dedizione ottenendo apprezzamento generale? Consiglio al signor Fleischhauer di lasciar perdere generalizzazioni basate sulla razza. Sono cose di ieri che nessuno rimpiange. Si rilassi e venga a trovarci in Italia. Troverà un paese ospitale, capace di uno slancio sorprendente da parte di singoli individui e di un’intera comunità, un paese che cerca di reagire ai pregiudizi con il sorriso senza improvvisare strani tribunali.
Cordiali saluti
Michele Valensise Ambasciatore della Repubblica Italiana
L’articolo di Jan Fleischhauer dal titolo “Omissione di soccorso all’italiana” mi ha lasciato basito e adirato. Certamente sostengo la libertà di critica, ma gli argomenti di quell’articolo sono per l’Italia tanto offensivi quanto infondati. Mi sorprende che un così rinomato giornale come Spiegel Online dia spazio ad affermazioni così volgari e banali. Rammarica soprattutto il fatto che il giornalista, accanto a tanti luoghi comuni, metta sullo stesso piano, senza riguardi, la responsabilità di un singolo individuo e quella di un intero popolo. Comprendo il desiderio di Spiegel Online di scrivere qualcosa di politicamente scorretto, ma in questo caso si tratta di una provocazione gratuita che io, anche in nome dei miei concittadini che hanno espresso il loro sdegno nei confronti dell’articolo, rispedisco al mittente. Perché in questa questione vengono tirati in ballo tutti gli italiani? Il signor Fleischhauer non ha notato che, lì oltre al capitano della „Costa Concordia“, tra l’altro oggetto di un’indagine penale, c’erano istituzioni e persone che hanno fatto del loro meglio per salvare vite umane e limitare i danni della tragedia? Ed è proprio convinto della inaffidabilità di un’intera nazione? Non ha mai incontrato nessuno, come ad esempio i lavoratori italiani che ho incontrato nei giorni scorsi a Wolfburg, che svolge il proprio lavoro con dignità e dedizione ottenendo apprezzamento generale? Consiglio al signor Fleischhauer di lasciar perdere generalizzazioni basate sulla razza. Sono cose di ieri che nessuno rimpiange. Si rilassi e venga a trovarci in Italia. Troverà un paese ospitale, capace di uno slancio sorprendente da parte di singoli individui e di un’intera comunità, un paese che cerca di reagire ai pregiudizi con il sorriso senza improvvisare strani tribunali.
Cordiali saluti
Michele Valensise Ambasciatore della Repubblica Italiana
dove sempre secondo il commento Michele 14 minuti fa ( 27-01-2012 )
Una
nota di protesta debole, per di più sulla difensiva, ma anche
soccombente proprio sul più grave dei pregiudizi che è quello di essere
considerati un popolo di emigranti. Mentre noi molto modestamente e in
base al bounismo di cui è impregnata la cultura nazionale definiamo
positivamente l'emigrazione-immigrazione, i tedeschi viceversa la
considerano infamante, un fenomeno da paese sottosviluppato.
L'ambasciatore poteva dunque evitare di prendere a paradigma della bontà
degli italiani il fatto di essere dei bravi...emigranti in Germania.
Loro, i tedeschi, vanno in sollucchero, si esaltano fino al fanatismo. È
la mentalità di un popolo che nonostante gli orrori del nazismo
continua a ritenersi superiore, almeno riguardo ai paesi mediterranei.
Insomma, un pò di maestrìa psicologica da parte dell'ambasciatore
avrebbe potuto evitare di far ridere i tedeschi.
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