Spirito di © Daniela Tuscano

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Anche questo è martirio. Soprattutto questo. Khaled Asaad [foto sotto al centro  ] è morto per quelle pietre, per quella memoria litica che stava lì, a immortalare non solo l’umana vicenda, ma la peribilità degli dèi.

Khaled è stato torturato per mesi da Is/Daesh nel solito silenzio complice e criminale di Turchia e Occidente, poi decapitato, appeso a una colonna – uno dei tanti simboli da lui protetti e amati – a 82 anni. La sua testa l’hanno posta al basamento con ancora indosso gli occhiali. Di questi neonazisti in versione mediorientale tutto si può dire, tutto si può e si deve maledire – e stroncarli, stroncarli senza esitazione – ma non che siano stupidi. Anch’essi usano una loro simbologia, e gli occhiali lasciati sul capo dell’insigne studioso non sono solo un’irrisione, ma il manifesto odio l’uomo colto, che osa
dubitare: pure degli dèi, quegli dèi succedutisi, come accennavamo prima, nel macigno dei secoli, lettura per umani, evoluti o perduti con essi. E tuttavia sempre presenti, a suggellare un tempo che, comunque, fluisce; un prima e un dopo sono esistiti ed esisteranno ancora. La sterile fissità degli assassini, avida, consumistica – non desideravano impossessarsi dei reperti per distruggerli bensì per rivenderli al mercato nero a ricchi collezionisti occidentali e quindi investire il ricavato in armi: che tutti i sedicenti amanti delle antichità sappiano – è il marchio avvilente del loro declino ateo; la  negazione dell’evoluzione, anche della percezione di Dio, il rifiuto della propria natura profonda, proteica e multicosmica. Periranno, assieme a chi li ha tollerati e finanziati, e continua a farlo. Entrambi sorgono dalla decrepitezza d’una banconota. E da tarli antichi, come gli aguzzini di Ekin Van  [foto in alto   a  destra   ], naturalmente curda, naturalmente trucidata da turchi sodali di Daesh – turchi, membri della Nato -, d’una turpitudine così banale da non trovar di meglio che spogliarlo, quel corpo, perché va sempre bene, perché una donna nuda è sempre indecente e lasciva e umiliata. Si perpetra, anch’esso nel suo fissismo senza storia, il martello della misoginia, che non sa parlare, ma solo ringhiare e sbranare. Demoliscono e distruggono antichissimi monasteri cristiani, senza escludere gli umani: di tutti i perseguitati, i seguaci di Cristo sono i più ignorati dall’Occidente, che li accoglie con un’alzata di spalle, che non li riconosce nemmeno; cristiani in Oriente, come si trattasse d’una vicenda eccentrica, distorta. 



Invece essi nascono laggiù. La nostra coscienza s’è dispersa in quelle pietre che non hanno nulla di mistico nel senso di certo ayurveda riveduto e corretto. Il misticismo cristiano è aridità di deserto, roccia di comunione. Non è distacco dal mondo, ma è mondo, un mondo lacero e sofferente, accettato e sfrangiato. Spiritualmente siamo tutti semiti, diceva Pio XI, ma lo Spirito, che soffia dove vuole, si è allontanato dai nostri angoli…
No. Non ci fa mai mancare il suo soffio, il suo ruah. Ma non sappiamo più riconoscerlo.

                                             © Daniela Tuscano

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