Suor Genevieve infrange il protocollo e piange davanti alla salma di Papa Francesco: chi è l'amica di Bergoglio? Ah, perché piangere infrange il protocollo? Siamo messi bene se adesso ci comanda un protocollo su quando possiamo piangere. Il protocollo è fatto per le persone e non le persone per il protocollo.
Zainetto verde in spalla, piccola sotto il peso di un sincero dolore. Geneviève Jeanningros si avvicina al feretro, tira fuori il fazzoletto dalla tasca e cerca di asciugarsi le lacrime. Per lei si è infranto il protocollo: i cardinali e i vescovi sfilavano dietro di lei in processione per l'ultimo saluto, mentre lei è rimasta lì, ferma, per diversi minuti. La religiosa, amica del Papa, impegnata da sempre con gli ultimi, in particolare le persone trans e la gente del circo che fece conoscere anche al pontefice, è tra le prime persone a portare l'omaggio a Papa Francesco, esposto nella basilica di San Pietro.Sì, è morto il Papa, ma soprattutto quella persona cara con la quale si sentivano spesso e si vedevano a tutte le udienze generali del mercoledì. Francesco la prendeva in giro chiamandola «l'enfant terrible» per quello sguardo vispo, occhi azzurri, come un bambino. Oggi non riesce a parlare e affida il suo ricordo alle lacrime.
Papa Francesco, Suor Genevieve e l'impegno per le donne trans
Il mercoledì mattina era sempre seduta nell'Aula Paolo VI accanto a don Andrea Conocchia, il parroco di Torvaianica che da anni ha accolto le donne trans nella sua chiesa. Due persone che hanno fatto degli ultimi il loro punto di riferimento, come Francesco, che infatti li ha continuamente incoraggiati. «Vai avanti, vai avanti», diceva Bergoglio a don Andrea, che all'uscita dalla basilica non nasconde la sua commozione. Pensa alle donne trans che avevano trovato nel Papa un punto di riferimento e che esprimono tutto il loro dolore. «Vuoi sentire gli audio che mi sono arrivati?», chiede. E dal suo telefonino esce una voce che piange: «Padre, padre, mi sono appena svegliata e vedo che è morto Papa Francesco, tanto ci ha aiutato, tanto ha fatto per noi», è il pianto disperato di Camilla (nome di fantasia), lunedì mattina. Don Andrea dice che le sue amiche e parrocchiane trans «sono sconcertate e ora hanno paura di essere abbandonate».
L'ultimo saluto
«Venerdì voglio tornare con loro a San Pietro per un ultimo saluto al Papa che ci ha voluto bene». Il parroco della Beata Vergine Immacolata, una piccola chiesa di Torvaianica da cui si vede il mare, dice: «Avevo sperato quando l'ho visto domenica, speravo che con la stagione buona lui si sarebbe inventato qualcosa e che saremmo tornati a poterlo vivere nelle udienze generali del mercoledì. È una giornata di grande dolore e profonda tristezza. Piango. È da lunedì che penso a tutte quelle persone che il Papa ha aiutato, hanno perso un riferimento, hanno perso una sicurezza, una persona che gli ha dato tanto riconoscimento e anche aiuto materiale attraverso l'Elemosineria. Sono smarrite. Spero che venerdì possiamo salutarlo insieme con le ragazze transessuali e qualche amico omosessuale. Ma spero soprattutto che le porte che il Papa ha aperto non si chiudano e che i processi possano essere portati avanti con coraggio e profezia».
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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