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17.5.25

La strada giovane quella che conduce a casa, nel romanzo d'esordio di Antonio Albanese

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un tema noto e stranoto  anche agli analfabeti funzionale a gli politici ( i nuovi indifferenti )  quello raccontato da Antonio Albanese ne la strada giovane suo primo romanzo . Esso è Raccontato in maniera sagace ed ironica. Un'opera intensa ed emotivamente coinvolgente , un e profondo Romanzo breve e scorrevole, ispirato a una storia di famiglia dell’autore .  La strada giovane risulta un’opera pulita e bella, commovente, per cui è facile immaginare anche un impiego scolastico, o un pubblico di lettori coetanei del protagonista, con cui inevitabilmente finiranno per empatizzareed  immedesimarsi  .
Infatti è difficile - come  fa  notare quest articolo  recensione : << La strada giovane quella che conduce a casa,nel romanzo d'esordio di Antonio Albanese >> del    sito CriticaLetteraria - raccontare  senza spoillerare   svelare troppo la trama del romanzo di esordio di Antonio Albanese 
Si può dire, però, che la strada è giovane, come giovane è  un’Italia che deve rinascere dalle ceneri della guerra, un’Italia ferita, disillusa, travolta dai detriti, assordata dai bombardamenti e dilaniata da una lotta fratricida .
Contrapposta alla complessità scaturita dalla violenza, la semplicità è un valore agognato, che Nino ( il prtagonista in questione )  associa inevitabilmente al profumo e alla consistenza del pane, prodotto nel forno di famiglia e miraggio fin dalla prima pagina. E' semplice e pulita è anche la narrazione, che vuole essere una carezza in mezzo alle asperità che descrive, perché racconta non solo della guerra e dell’impronta che lascia sul territorio, e sulle genti che lo abitano, ma di un ritorno a casa.
<< L’uomo stava facendo una cosa semplice, così semplice che ci voleva solo un po’ di latte, un po’ di caglio, un po’ di tempo. Così semplice che avrebbero dovuto poterla avere tutti, anche lui, al posto della fame, della guerra, della morte. […] Era normale avere tutto questo e non era giusto non averlo. (p. 80) >>
Il viaggio di Nino segna le tappe di un romanzo di formazione, fatto di disillusioni e bruschi risvegli, ma anche continuamente sorretto da una speranza che si nutre di ricordi – baleni improvvisi che emergono da un passato lontano e allungano la propria luce a rischiarare un presente oscuro. Lungo il viaggio, il ragazzo cambia aspetto, ma anche modo di pensare, e inizia ad avvertire e a dar voce a emozioni più strutturate, meno elementari: l’incredulità, l’ingiustizia, il senso di smarrimento, o di tradimento. Inizia a comprendere, per esperienza diretta, i meccanismi complicati di quella politica di cui non gli è mai importato molto, perché ne vive gli effetti sulla propria pelle. In ogni circostanza, però, cerca di non perdersi, né fisicamente, né spiritualmente: di non permettere che, nonostante i necessari compromessi, la guerra lo renda «troppo difettoso», di mantenere da qualche parte, anche se nascosto, il suo «sorriso di ragazzo».Esso   è   ispirato a una storia di famiglia dell’autore, come dichiara  l'autore  a  questa  presentazione


La strada giovane risulta un’opera pulita e bella, commovente, per cui è facile immaginare anche un impiego scolastico, o un pubblico di lettori coetanei del protagonista, con cui inevitabilmente finiranno per empatizzare.L’autore mescola con efficacia la tensione del viaggio con la dolcezza struggente della memoria, evocando scene della giovinezza di Nino: la festa del Santo a Ferragosto, il profumo dei biscotti del padre, la Targa Florio, i babbaluci in umido, e i baci di Maria Assunta. Queste immagini diventano ancore emotive, che danno al protagonista forza per continuare. Anche un gesto semplice come mangiare un pezzo di pane riacquista valore simbolico, un ritorno alla vita e alla dignità. Il titolo, La strada giovane, ha un doppio significato: è la via percorsa da un ragazzo che diventa uomo tra le ferite della guerra, ma è anche la strada percorsa dalla memoria, che cerca di rimanere giovane attraverso il ricordo. Albanese dimostra un sorprendente talento narrativo, unendo la durezza del dramma con una delicatezza umana che conquista. Eco  un   altro  esatratto    significativo  che  è  la sintesi   del  romazo  :

“Addentandolo, Nino non riuscì più a trattenere il pianto, perché quello, per quanto secco, era pane vero, il primo che mangiava da settimane, da mesi, da prima di finire internato. Non sapeva ancora di casa, quel pane, ma almeno non sapeva di cenere.”

Si dice spesso che della Seconda Guerra Mondiale si è raccontato ormai tutto, ma credo che un avvenimento così totale e ancora recente possa essere a tutt’oggi fecondo di storie. D’altra parte abbiamo ancora tantissimi testimoni oculari e ottimi custodi di aneddoti. Il senso de La strada giovane è presto detta: c’è il ragazzo Nino che diventa uomo, passo dopo passo, dal freddo del capodanno austriaco al caldo dell’estate del Mezzogiorno, passando per amici perduti, fughe dalla morte più o meno accidentale, sconforto e la vera fame. Già, la fame: è una delle forze primitive che ci muovono – ancora oggi – e Antonio Albanese la descrive in modo molto brutale e realistico. Il viaggio di Nino è così disperato che riesce a scrollarsi di dosso ogni aspettativa per trovare la giusta propulsione per superare tedeschi, partigiani, americani e qualsiasi ostacolo incontri. Si riesce a empatizzare  ed  aidentificarsi  \  immedesimarsi col protagonista e questo è fondamentale.  Come la Recensione  di NAUFRAGAR.IT Sono due i dettagli che mi hanno convinto di meno. Il primo è l’estrema brevità della storia (letta in meno di un’ora e mezza, nottetempo, svegliato dai postumi delle libagioni pasquali), condensando passaggi che forse avrebbero meritato qualche pagina in più. Certo, la sintesi è sempre preferibile alla grafomania, ma a volte avrei voluto rallentare un po’. Secondo e più importante: manca del tutto un momento di vera leggerezza, di gioia, una risata e questa è una grossa assenza. Affinché una storia sia completa deve a mio avviso abbracciare luci e ombre, voragini abissali e nuvole bianche quasi trasparenti. I colori sono più intensi quando lo sfondo è nero anziché bianco. Probabile che Antonio Albanese, in quanto formidabile comico, abbia voluto forzatamente rimanere in un’atmosfera cupa, ma è solo una mia ipotesi per carità. Detto questo,la  lettura   è stata una piacevole sorpresa  un modo originale   e sagace   nel trattare   ipersfruttato  e  che  ancora  non  è  stato consegnat al  passato   e  su   a cui  ancora   cisi continua  a  dividere  e   scontrare  nonostante  siano passati  quasi  100 anni 

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