4.9.06

Senza titolo 1426

Ho appena  finito di leggere  libro mondo deve sapere di Michela Murgia  ( copertina al lato  )  regalòatami da mio cugino e sua moglir    Ed  è proprio  di questo  libro che  propongo nel post d'oggi  ensione  -intervista  all'autrice. IL libro   può essere considerato  un racconto autobiografico, in forma di diario infatti   Michela Murgia è  Camilla tra le pagine del libro . Esso è un  SPOILER libro-diario in cui l’autrice racconta la sua esperienza di operatrice in un call-center e descrive il singolare modello lavorativo del lavoro simbolo della precarietà. La trama di base è molto semplice: la protagonista viene assunta da un call center come telefonista; lavorando qui per un mese prende confidenza con le tecniche di vendita invasive e stressantei  adottate dall'azienda e con quelle di mobbing nei confronti degli stessi dipendenti. Racconta il tutto ad un'amica distante, attraverso internet. Questo blog diventerà poi il libro. SPOILER .
Esso  si legge
con scorrevolezza e rapidita . Infatti la narrazione si presenta come una curiosa amalgama tra la serietà dei temi trattati - primo fra tutti quello del lavoro precario - e la frizzante informalità con cui vengono affrontati. L'umorismo è sottile in questo diario e il divertimento non forzato ; quello stesso per cui si ride di una caduta altrui. L'autrice prende la risata come mezzo per addentrarsi e mostrare un mondo che in realtà di divertente ha ben poco. Così ridendo si riflette e riflettendo si ride di nuovo, ma con una consapevolezza amara: quella di chi ride per non dover piangere. E' un misto tra un diario e una denuncia, tra un romanzo-verità e un film alla Bridge Jones. La scrittura è semplice e non ricerca picchi letterari. Buon esordio. Può solo migliorare. Esso è un romanzo d'esordio totalmente calato nella realtà dei nostri giorni, che dà voce a lavoratori, ma soprattutto a lavoratrici, che normalmente stanno nell'ombra: le operatrici di call center che offrono "buoni omaggio" alle casalinghe, sperando poi che i venditori ("gli squali") riescano ad appioppare alle sventurate signore un elettrodomestico con 64 accessori. Il tutto per la  " modica "cifra di 3mila euro , eletrodomestico che sul mercarto Usa  costa  si e no  400-450 dolari . !! . Il libro   SPOLIER Con implacabile ironia, Murgia mette in scena la tragicommedia quotidiana del precariato e, tra una risata (amara) e l'altra, solleva il velo sui molti lati inquietanti dell'universo di un certo tipo di lavoro in Italia. Un mondo nel quale si vive di slogan altisonanti ("Lavoro di squadra: il modo in cui gente comune raggiunge risultati non comuni") e di sms deliranti inviati alle 8 di mattina dall'aggressiva teamleader alle lavoratrici ("Non sei un lavoratore qualunque, perché non fai un lavoro qualunque. Non sei una persona comune, perché sei una persona di successo. Il tuo successo è già dentro di te! Io ti aiuterò a tirarlo fuori. Buona giornata"). Il tutto, come si vede, ruota intorno alla parola "successo", che nella pratica si traduce in un certo numero di appuntamenti fissati al telefono. Per chi non riesce a raggiungere l'obiettivo, oppure decide che questo lavoro non corrisponde alle proprie aspettative, la parola è, ancora una volta, inequivocabile: "perdenti". Come dire, l'apoteosi del manicheismo. Tra riunioni settimanali di motivazione e straordinarie tecniche di dissimulazione telefonica, il libro di Michela Murgia denuncia anche lo sfruttamento: "Le telefoniste che nel loro turno di quattro ore non prendono il numero prefissato di appuntamenti per due giorni consecutivi, il terzo giorno sono tenute a fare due turni di quattro ore per rientrare in pari". L'azienda, però, offre una lettura diversa di questa procedura: 'Non è una punizione. E' la possibilità che vi offriamo per raggiungere il vostro obiettivo, è un'opportunità".Il libro di Michela Murgia non restituisce un'immagine molto lusinghiera delle aziende (in questo caso si tratta dell'americana Kirby) e mette alla berlina tutte le situazioni vagamente surreali in cui ci si imbatte entrando nel mondo del lavoro, operazione che già Massimo Lolli aveva portato con successo sulla pagina con il suo romanzo "Volevo solo dormirle addosso". L'ironia di Murgia è sempre attivissima e, alla fine, ci troviamo addirittura di fronte a un vero e proprio elogio sarcastico della precarietà: "Penso che il precariato in questa situazione è la sola cosa che mi dia speranza. L'idea di fare la telefonista alla Kirby in maniera stabile è una prospettiva da reparto psichiatrico. L'unico pensiero positivo di questa situazione è che - appunto - è instabile, transitoria. Mi daranno il premio Nobel per il precariato. Per poi levarmelo dopo due mesi". Se i manager sono abili a giocare con le parole, anche le telefoniste non sono certo da meno .SPOILER  Lo consiglio caldamente perchè oltre a scoperchiare un mondo di cui tanto si parla ma poco si sa,in certi punti è davvero esilarante!!leggetelo subito riesce a descrivere una realtà terrificante e angosciante in un modo leggero e pungente e a farti capire come funziona realmente il lavoro oggi. Finalmente dopo alcuni acceni in vari romanzio ed in particolare chi ha ucciso Silvio berlusconi di giuseppe caruso anche in Italia c'è , anzin inizia a farsi strada una letteratura che parla del lavoro della gente comune: era ora.Inoltre dopo aver eltto questo libro vi farete ( o rafforzerete ulteriormente,come nel mio caso, se nel caso avete ricevuto telefonate ) la conoscenza sui trucchi che chi in malafede chi in buona fede usano ( e sono costretti a usare per poter lavorare ) quelli di questi call center e di come essi sono i nuovi schiavi del millennio ( questa è l'idea che mi sono fatto andando a verificare il sito della ditta citata nel libro  oltre a vari siti cercando con google “ la kirby ha denunciato michela murgia“ potete tovare : o stralci di post su forum di alcuni portali come per esempio questo qui  o se avete pazienza di cercare o conoscete l'inglese annche siti di kirbbysti ( clienti o ex lòavoratori ) pentiti che parlano di questo aspirapolvere e tutto quello che c'è dietro e che Michela racconta benissimo in questo libro ( che  è il suo primo  romanzo  ) . A voi il piacere di trarne le conclusioni a riguardo   su  chi ha ragione  se  Michela\ camilla o la  kirby   . Per concludere posso dire  che  Esso ha   un discreto successo   senza  : 1)  essere stato scritto  da  una minorenne  ; 2) aver  , allmeno per il momento ,  fatto lo stesso batage  pubblicitario in tutte le trasmissioni  pattumiera  da  Porta  a Porta  su rai Uno  e il  maurizio Costanzo Show  su canale  5 e affini , almeno per ora  perchè   in quelle trasmissioni pur di fare  ascolti  un posto non si mega  anessuno    3)  se   magari avrebbe  messo all'interno   un po' di sesso  avrebbe  superato la stessa Melissa P di cento colpi di spazzola , ma lei  da   sarda   testarda   preferisce  , almeno per  il momento  non, per  parafrasare " la  mia patria "di  Sabrina Guzzanti << le  domande  sul mio destino  non vado a farle al Costanzo Show >>   ( trovate  qui il testo


E ora l'intervista  a l'autrice  del libro  , il quale  è stato il libro del mese di giugno nella trasmissione radiofonica Fahrenheit di Radio 3 Rai 

Come mai questo titolo al libro ?  Il titolo ha per me un valore ironico; salta fuori da una conversazione avuta con l'amica a cui dedico il libro, a proposito dell'opportunità di aprire il blog tematico o meno, a suo tempo. Chiaramente il mondo campa lo stesso anche se non lo sa, ma solo dopo la pubblicazione mi sono resa conto che  questa "ignoranza" di chi non vive in stato di precariato è un danno grande tanto quanto il precariato stesso: la precarietà del lavoro non è un problema solo di chi la vive, perchè conduce a una precarietà delle relazioni e del vivere comune che interessa tutti quanti. Ecco perchè, al di là dell'ironia iniziale con cui è stato formulato, il titolo esprime comunque una necessità autentica di conoscenza della realtà.Ti và di descrivere il “travaglio interiore “ che ho spinto ad accettare Massimo Coppola, l’autore e conduttore della trasmissione, mi contattò proponendomi invece un contratto editoriale per la pubblicazione integrale del blog con la ISBN, la sua casa editrice. ?  Non è semplice. Pubblicare dal niente può sembrare una occasione da cogliere senza pensarci su più di tanto.  Io ci ho invece riflettuto a lungo, perchè sapevo che raccontando quelle cose avrei potenzialmente danneggiato, nella misura in cui il libro si fosse venduto, le persone che lavoravano in quel settore. E' come quando aderisci a una campagna di boicottaggio di un prodotto che - a puro titolo di esempio - utilizza il lavoro minorile. Chiaramente se le richieste di quel prodotto in seguito al boicottaggio calassero, chi svolge quel lavoro perderà probabilmente il pur poco invidiabile impiego, ma questo non rende la campagna per l'affermazione di un principio meno giusta o meno necessaria. E' attraverso gesti come queste campagne che i palloni del calcio oggi non sono più cuciti dalle piccole mani dei bambini del sud del mondo. Dal canto mio considero meglio lavare scale che lavorare alle condizioni che ho visto realizzarsi dentro il call center, perchè davanti a una scala pulita hai la sensazione che un pezzo di mondo sia migliore grazie a te, mentre nel call center ho avuto spesso la sensazione opposta proprio nell'istante in cui raggiungevo il risultato che mi veniva richiesto. Per cui, al di là del danno relativo che potevo causare ai miei pochi ex colleghi - spesso gente senza scelta, a differenza di me - ho considerato però il beneficio oggettivo che poteva venirne a una intera categoria, sollevando un tema di cui non si parla mai. Paradossalmente gente che parla tutto il giorno altelefono non ha alcuna voce, vive in un contesto dove un rappresentante sindacale non è mai entrato e persino le persone con cui andrai in pausa le decideper te la capotelefonista. Non c'è solo il discorso del tipo di contratto, che resta legale nonostante sia indubbiamente immorale; c'è anche  : 1) il tema della pressione psicologica sul posto di lavoro, ; 2) del mobbing elevato a metodologia motivazionale, ; 3) del denaro come sola meta meritevole, ; 4) della perdita del senso del bene-lavoro come cosa di tutti.Argomenti di cui non si parla mai abbastanza. Se oggi si discute tanto a livello nazionale di abusi nell'applicazione del contratto a progetto, ho la presunzione di sperare che un pò possa dipendere dai molti libri che sono usciti negli ultimi mesi sull'argomento precariato, il mio compreso. Un pò, lo confesso, speravo che il libro servisse anche ai miei colleghi per prendere consapevolezza minima di quello che stavamo vivendo. Molti credevano alle promesse di un futuro da ricchi, di un orizzonte da persone che si sono realizzate umanamente vendendo aspirapolveri al decuplo del loro prezzo. Se in questo io abbia fatto centro, non lo so e forse non lo saprò. Probabilmente il mondo che deve sapere è anche quello con la cuffia all'orecchio. Chi è Silvia quella a cui dedichi il libro ?  Un'amica lontana, che abita a Livorno, a cui interessava seguire quel mio  percorso personale . Hai “ censurato “ o aggiunto qualcosa nel passafggio dal blog al libro ? No. Il libro rispecchia integralmente i contenuti del blog, senza alcun lavoro di editing oltre alla correzione bozze, titoli interni compresi.Infatti il termine romanzo è in gran parte improprio, stilisticamente parlando, perchè gli manca quello che lo rende tale: la trama, che in gergo si chiama plot.Sul fatto che invece il libro una trama ce l'abbia, diversi critici commentatori ne sono convinti, sicuramente con basi più autorevoli delle mie . Demando alle loro recensioni.  prendevi appunti fra una telefonata e l'altra e appena tornata a casa li scrivevi \ li mettevi in rete sul blog oppure li mettevi fra una pausa e l'altra ? Non scherziamo. Al lavoro si lavorava e anche sodo. L'unica pausa era necessaria per prendere un caffè e darsi la carica per ricominciare.Era la mia vita e sulla vita non si prendono appunti.Il blog lo tenevo a casa mia, dal mio pc personale, in privacy totale. Mentre scivevi il blog hai ricevuto suggerimenti \ critiche o anche insulti da altri colleghi delo stess call center o di altri ? e sempre nello stesso periodo hai ricevuto minacce implicite o pressioni dai vertici della kirby ? Mentre scrivevo il blog non supponevo nemmeno lontanamente che qualcun altrooltre alla mia cerchia di amici lo avrebbe letto, e nessuno di loro sapeva per quale ditta lavorassi.Le pagine sono rimaste on line un mese esatto e in quel periodo di tempo nessuno che lavorasse per una qualunque delle concessionarie Kirby in Italia è mai intervenuto dando segno di essersi accorto di quello che scrivevo. Gli insulti li vedo ora, nei numerosi forum dove il libro viene consigliato con il passaparola.Ma immagino sia normale, dopottutto solleva il sipario su un sistema che funziona proprio perchè se ne sa molto poco. A molti questo non fa piacere di sicuro.Ho avuto io invece il piacere di essere contattata da alcune ex colleghe che si sono sentite rappresentate dal mio racconto.  sempre   nello stesso periodo hai ricevuto minacce implicite  o  pressioni dai vertici della  kirby ? Come sopra: no.  come hai  reagito  la  kirby  alla  pubblicazione  del libro? Non sono a conoscenza di nessuna reazione, forse perchè la Kirby s.p.a. non esiste.Kirby è un brand che riguarda un prodotto, ma non è il nome di nessuna ditta, nemmeno di quella americana che li produce tecnicamente. In Italia vendono il kirby un paio di centinaia di ditte, tutte s.r.l., tutte diverse e dislocate, nessuna delle quali si chiama Kirby. Per mio conto, non ho mai scritto nel libro, nè dichiarato altrove, il nome della ditta per cui io ho lavorato, per cui la storia del libro può parlare di una qualunque di queste filiali. Se qualcuna ritenesse che il mio libro descriva il proprio modus operandi così fedelmente da riconoscercisi, immagino che mi contatterà o contatterà la casa editrice.   Nel caso  ti portassero in tribunale, puoi provare la veridicità di quello che hai scritto  nel libro  ?  Se uno viene denunciato per diffamazione, l'onere di provare che quello che ha scritto è diffamante spetta a chi si sente leso.  In realtà io sin da bambina volevo fare la centralinista, quando le altre giocavano con le barbie io costruivo telefoni in cartone e simulavo telefonate commerciali. Una  curiosita Ma come mai con studi teologici hai fatto la telefonista ?   La parentesi in teologia è stato uno sbandamento temporaneo rispetto alla mia vera vocazione. Ancora oggi mando curriculum alla Telecom e alla Tiscali ogni due per tre.  


 con questo  è tutto  buona lettura 





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