Senza titolo 1437






Ieri sera si è cnclusa la fiction “ l'ultima frontiera “ di cui vi avevo parlato in un post nei giorni scorsi  . Anche se c'erano già gli elementi per recensirlo \ commentarlo dopo la prioma puntata ho preferito farlo dopo la fine per dare un giudizio globale e non parziale come hanno fatto alcuni studiosi di lingua e cultura sarda delle zone di Nuoro e della barbagia   .
Tale fiction si è conclusa con le polemiche Fra Giffuni e la Rai . Condivido pienamente le reazioni indignate di Giufini perchè  non si può 1) mandare in onda un film di tale cast e di tale portata programmato per l'atunno proprio nel primo giorno ( conoscendo ormai da 30 anni il fanatismo vedere le parodie  di Lino Banfi,Pippo Franco, Buzzanca    e i film  di Paolo Vilaggio  ed in  particolare  " Il secondo  tragico  fantozzi "  degli italiani verso il calcio ) del campiopnato ; 2) far tardare di mezz'ora il film a  causa  di  un'latro varieta   e quindi in svantaggio rispetto al variieta -- pattumiera come preferisco chiamarlo --- della rete avversaria .Mentre a livello nazionale c'è la polemica tra la rai e il protagonista principaler dellla fiction , c'è quella a livello locale . Infatti a Nuoro c’è stato chi ha storto il naso. Non sono piaciute alcune scene che sono sembrate irrealistiche e scarsamente rispettose della realtà storica e antropologica delle zone interne.A Nuoro, portavoce dei critici è Diego Corraine, studioso della lingua sarda: «Ci sono alcuni falsi evidenti. Ad esempio le donne senza fazzoletto in un’epoca in cui ciò sarebbe stato inimmaginabile. A me è sembrato un polpettone in salsa sarda, una specie di “Elisa di Rivombrosa” in versione western-barbaricino. Ma c’è anche qualcosa di apprezzabile: una certa sensibilità ai temi della difesa dell’identità linguistica e culturale». Meno severo il presidente dell’Etnografico, Paolo Piquereddu: «A me è sembrato un film efficace, con un forte impatto visivo. D’altra parte, da una fiction tv non ci si può aspettare ciò che prodotti di questo tipo non possono dare. Anch’io ho notato qualche imprecisione nei costumi e nelle ambientazioni. Ma, in fondo, si tratta di peccati veniali». A Piquereddu fa eco il sindaco di Nuoro, Mario Zidda: «E’ un classico sceneggiato televisivo. Mi è piaciuto. L’immagine della Sardegna che ne vien fuori mi sembra abbastanza fedele. Vedremo il seguito».
Per quanto riguarda me il film è piaciuto abbastanza , anche se hanno tagliato alcune scene come la sparatoia fra polizia e banditi all'interno del paese a cui ho assistito direttamente quandfo veniva girata e altre scene in cui c'erano dei miei amici e dei miei concittadini . Io non ci vedo nessun sfasamento storico . culturale ( a parte la storia d'amore fra Fabrizio Gifuni e Nicole Grimaudo in quanto lo stesso romanzo è ambientato nel 1899 durante le durissime leggi Pellux , tanto è vero che Giulio Bechi lo scrisse con lo pseudonimo di Miles . C'è qualche piccolo dettaglio che non và che sono dovuti sl pressapochismo come giustamente evidenzia Diego Corraine ma dall'altra parte nelle fictions o nei film storici ( vedere es il gladiatore ) succede . Quello che conta è che la struttura del romanzo di Bechi per quanto in quelle pagine si andava minando la mitologia - e la mistica - del "bandito eroe" e si proponevano soluzioni sociali che di fatto testimoniavano il superamento delle posizioni ottocentesche sulla "razza delinquente" di lombroso e company . Finalmente un film \ fiction in cui si fa piaza pulita ( o quasi ) dei pregiudizi e luoghi comuni verso noi sardi . Dico quasi perchè secondo alcuni miei concittadini --- e non hanno tutti torti anche se un po' esagerano perchè non mi sembra che quersto sia il caso -- il parlare sardo degli attori “ continentali “ ehm nazionali come Stefania Orsola Garello sembra uno sfotto' verso noi sardi perchè non tutti parliamo cosi e che la pronuncia linquistica in un secolo si sarà evoluta anche se in alcune zone rimane forte . Io non condivido la loro critica - oservazione perchè il regista  Franco bernini  e lo sceneggiatore  scrittore  ( che qui qui recita nela prima puntata la parte del fotografo ) Marcello Fois abbiano voluto  rendere realistico ed inquadrare la vicenda anche dal punto di vista linquistico culturale . Ora  salvo alcuni grossolani errori , ma d'altronde dalle fiction non puoi aspettarti altro,
la ricostruzione della Sardegna del primo Novecento è stata realizzata con grande fedeltà storica, attingendo anche al ricco repertorio folklorico della cultura sarda, dai costumi, alle carrozze, alle imbarcazioni d'epoca, alle armi (tra cui i tanti tipi di leppa, il tradizionale coltello sardo). Per quanto riguarda gli animali, nel film ne compaiono oltre 700, tra cui ben riconoscibile il muflone di Sardegna e circa 250 cavalli delle più antiche e solide razze sarde.
La ricostruzione culturale ed etnografica è apparsa necessaria per affrontare in chiave moderna un fenomeno storico come il banditismo regionale, con il quale tutto il nostro paese ha dovuto confrontarsi per quasi un secolo, scontando equivoci interpretativi e gravi incomprensioni.



Commenti

martik ha detto…
I miei complimenti per il post.

E' stata una bela scelta l'argomento.

Buone giornate
martik ha detto…
I miei complimenti per il post.

E' stata una bella scelta quest argomento. Saluti a tutti

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