non è vero che l'ozio\ il cazzeggio sia cosi negativo

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Il cazzeggio è un’arte

Scritto da Elisabetta Stefanelli
Pubblicato Domenica 24 Febbraio 2013, ore 7,00

Non bisogna sentirsi in colpa per aver rimandato a domani una cosa importante. Un filosofo spiega perché i rimandatari cronici sono individui produttivi ed efficaci, il cui potenziale può essere migliorato stimolando proprio la loro tendenza a “non fare”.

“Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi”, è un vecchio adagio che spesso ci siamo sentiti ripetere, ma molti di noi lo hanno trovato e continuano a trovarlo incomprensibile. Perché non farlo domani? Sono i procrastinatori di professione, una folla impressionante di persone che non è detto non raggiunga o abbia raggiunto il successo, non si tratta di fannulloni ma di uomini e donne che di fronte ad una scelta netta vorrebbero sempre poter applicare l’arte della fuga. Ora in un delizioso libretto di stile anglosassone che attrae già dall'ossimoro del titolo, La nobile arte del cazzeggio, John Perry colto professore emerito di filosofia alla Stanford University e co-conduttore del programma radiofonico Philosophy talk, cerca di analizzare questo modo di essere e di trovare delle razionali soluzioni per gestire al meglio le situazioni di difficoltà che pure possono nascere dall’eterno procrastinare.
Funziona, spiega Perry, che ci viene dato un compito da svolgere, ci vengono dati dei tempi da rispettare e noi accettiamo. Poi iniziano a scattare le fantasie, immaginiamo di portare a casa quel compito in tempo brevissimo e in modo perfetto, impeccabile, con un risultato utilissimo e meraviglioso per chi ce l’aveva richiesto. Ma per raggiungere quel risultato ci mancano una serie di obiettivi intermedi che iniziamo a cercare in una indiscutibile ossessionante perfezionismo. 
“Secondo me - non nega Perry - è il perfezionismo a produrre la tendenza a rimandare”, anche se mai un procrastinatore di professione in realtà si sente un perfezionista perché “crediamo - erroneamente - che essere un perfezionista significhi avere portato a termine qualche volta, o almeno una, un incarico alla perfezione, ma in realtà questo equivoco è alla base della mancata comprensione delle dinamiche del perfezionismo”. Allora, per rendere meno spaventoso il compito da portare a termine, per il professore bisognerebbe ad esempio scomporre obiettivi che potrebbero intimidirci in altri più piccoli, meno scoraggianti, ed “è cruciale in quelle occasioni - rare ma davvero tremende - in cui il sistema della procrastinazione strutturata va in crisi”. E in questo, a suo avviso, è utilissimo internet, sempre che non ci perda dietro a mille ricerche intermedie. Non bisogna però alla fine pensare che procrastinare sia una virtù, perché “è un difetto”. L'obiettivo, aggiunge “non è elaborare una filosofia di vita che faccia dei procrastinatori degli eroi”.


John Perry
La nobile arte del cazzeggio
Un programma geniale per risolvere tutto rimandando all’infinito
Sperling & Kupfer, Milano 2013, pp. 146, € 15,00

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