18.3.13

pensare globale agire locale Le insidie delle etichette sul ciboComprare locale per capire cosa si mangia


unione sarda del 17\3\2013

Alessandra Raggio

“ Se in un'etichetta ci sono almeno tre cose che tua nonna non capirebbe, allora lascia quel prodotto sullo scaffale”. È una regola facile facile per il consumatore più-o-menoconsapevole che invece di scegliere i prodotti in base al colore accattivante della confezione cerca di andare oltre, tentando di capire di cosa è realmente fatto quello che, da lì a poco, diventerà parte del suo organismo. Ma spesso il problema non è ciò che si scrive, ma quello che, per legge, si può omettere. Che non fosse facile tradurre un'etichetta lo avevamo capito da tempo, e gli esperti intervenuti al convegno organizzato venerdì da "Rete Insieme" non hanno fatto altro che confermarlo. Sei ore di interventi e relazioni per scoprire che: chiunque può acquistare una cagliata in Bulgaria per fare perette sarde, allevare bovini a Mantova e dire che non si sono mossi dall'Isola, comprare passata cinese e spacciarla per nostrana. Al consumatore arrivano solo mezze verità mascherate dalle confezioni patinate che presentano situazioni bucoliche con mucche sorridenti e galline che razzolano felici. Meno male che per salvaguardare la nostra salute e proteggerci dall'ignoranza in cui i produttori vorrebbero mantenerci esistono organismi di tutela e controllo che ogni giorno verificano, analizzano, sequestrano e sanzionano. Ma purtroppo non basta. E allora cosa deve fare un consumatorepiù-o-meno consapevole per salvarsi la vita?
Diffidare dai prezzi troppo bassi prima di tutto. Perché non si può credere che una bottiglia di olio extravergine di oliva da 3 euro contenga al suo interno qualcosa di simile all'olio di oliva. La provenienza di un alimento, la sua lavorazione, il suo confezionamento sono importantissimi per la nostra salute, perché spesso c'è il rischio che il denaro che risparmiamo sulla spesa quotidiana lo spendiamo raddoppiato in medicinali. E questo è normale se ci si abitua a mangiare carne imbottita di antibiotici, olio pieno di anticrittogamici e farine geneticamente modificate. L'unica arma che il consumatore ha per difendere il suo diritto alla salute è tornare a "su connottu", acquistando direttamente dai produttori locali, garantiti dalle filiere di cui fanno parte. Peccato che le amministrazioni pubbliche ancora non abbiano incoraggiato seriamente, e con azioni importanti, la crescita reti di produttori sardi per salvaguardare, oltre che la nostra salute, la nostra economia. Ma possiamo iniziare a farlo noi: comprando solo prodotti locali garantiti.

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