mio reportage dai concerti dei concerti ( 2 data di bvob dylan ) e dei Pixies , delle mostre di Pollock e gli irascibili ,ed Warhol a Milano . \ MioSoggiorno a Milano dal 3-5 novembre 2013






Musica in sottofondo
per  il :
  •   3  novembre The Bootleg Series Vol. 7: No Direction Home: The Soundtrack  del film omonimo di Martin scorzese  su Bob dylan 
  • 4 novembre Where is my Mind - Pixies 
  •  5  novembre   Sunday Morning VELVET UNDERGROUND

Causa  "arretrato" ed  a  grande  richiesta  di amici\  che   di Facebook  e non sono   su maggiori dettagli  dei  miei tre  giorni( il  3-4-5 )  a Milano  pubblico  qui  la mia cronaca   dei  concerti : 1) la 2 data di bob Dylan all'Arcimboldi   ., 2)  l'unica  data italiana  dei Pixies  all'alcatraz  ., 3)  le mostre   di pollok e  gli irascibili   ed warhol  a palazzo reale .
Nonostante la  levataccia  la  domenica   l'Olbia-Milano (Linate  )  c'è solo alle  7 del mattino
il mal di testa     alla cervicale  , che  non mi permesso di godermi in pieno il concerto di  bob dylan
il non aver portato nè macchina fotografica ( per paura  di perderla  e perchè    non riesco a fare  foto  \  video   ,  dove  è proibito senza  farmi sgamare  ) né  video  camera    che avrei potuto usare  al concerto dei  pixies   visto   gli scarsi controlli all'ingresso e dentro il locale  .
Mi  sono divertito  un casino  ed  ho assistito  a  dei  bellissimi eventi  : 1    i due  concerti   ., 2)  le belle  , anche  se  mi  è piaciuta  di più  quella  di Waarhol che quella  di Pollok  e  gli irascibili , mostre  del palazzo reale  .


Ma  andiamo con ordine

 3  novembre
La  seconda  data   Milanese  di  Bob Dyaln si  è  tenuta  nel bellissimo  ed  armai storico  teatro Arcimboldi    Un teatro  molto bello  architettonicamente con un    ottima l'acustica  anche in alto

foto mie   del palco  prima del concerto  la  1  salendo  .,  a  2  da seduti  ., la  3  nell'intervallo  se  non ricordo male 



A causa  di una sottovalutazione  poi smentita dall'ottimo concerto  e  dal  tutto esaurito    sia  alla serata precedente  sia   a questa  , che  i biglietti si sarebbero trovati  anche il giorno prima    e  che  ci sarebbero andati solo i fans  più incalliti   e che  Bob dyaln  avrebbe  fatto un mediocre  concerto visto ormai l'età avanzata  , abbiamo preso i biglietti all'ultimo  e  quindi   di conseguenza  abbiamo trovato posto  sopra  alla 37  fila  . Un buon concerto  , un dylan  pimpante  nonostante l'età  e  la  tournèè  che porta  avanti dal 1989  , ottimo affiatamento con la band  ,  stravolgimenti   funzionali  . confermo in pieno  , sia   quando  hanno  detto  mio cugino ( deluso dalla  sua esibizione precedente  di  4\5  anni fa al  forum d'ìasago  )  e  i suoi amici  con cui  sono andato al concerto , sia  le  recensioni    di  : 1) corriere della sera  ., 2)  onstaweb.com  ., 3 )  . dopo un ora  e mezzo di concerto  il pubblico  ha  chiesto  il bis  in maniera  cosi  fragorosa   che  sembra  che    momenti crollasse   il teatro dell'Arcimboldi  


4 novembre  


 Poiché il mal  di testa  continuava  ho chiesto a mi cugino    un aspirina  ( dimenticandomi che  sono  fabico e  che  tale  farmaco mi  fatale  ) poi mio  cugino  mi ha  guardato  con aria interrogativa  : <<  ma  se  sei fabico  >>    allora  ci siamo fatti  dele risate  e mi ha dato  due tachipirina  in pastiglie  . Siam arrivati   nella  via  dell'Alcatraz  alle  20.15   l'ingresso sul biglietto era per  le  20.30 , e  c'era  già  un caos  di gente  , poi  quasi alla fine del marciapiede   40\50 metri prima dell'ingresso  abbiamo  trovato la  fine della  fila  . ci siamo messi in fila . Dopo quasi un ora   alle  20.55\21   siamo riusciti ad entrare  .  Nonostante   fossimo abbastanza  vicini , ma  è  inevitabile e nei concerti in piedi  ,   c'era  gente  alta   e  cellulari  (  smartphone  e   ipad  a manetta  per  filmare , mettere  online  e   non  )    che avevo difficoltà  a  vedere  il gruppo  come dimostrano le  foto  fatte  con il mio  android  , a vedere  bene  (  ma  meglio di Dylan  )  il gruppo in questione  . Ma pazienza  sono gli effetti collaterali dei concerti di massa  . L'alcatraz  stra pieno  ,  infatti era la loro unica  data italiana  . Concerto  da  




( ANSA) - MILANO, 5 NOV - Il segno che i Pixies hanno lasciato tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, quando con cinque album in cinque anni hanno influenzato tutta la scena dell'alternative rock, è di quelli che non si cancellano. E infatti, nonostante non abbiamo prodotto un disco dal 1991, i loro concerti fanno sempre il pieno. Non ha fatto eccezione l'unica data italiana del loro nuovo tour mondiale, all'Alcatraz di Milano, dove ieri sera la band di Boston ha registrato il tutto esaurito.



Un concerto   trascinante ,  gente  cje pogava  di brutto  a non solo adolescenti  e ventenni  , un tuffo  nella mia  adolescenza  . Ringrazio mio cugino per  avermi fatto riscoprire (  anzi  scoprire    in quanto li ricordavo  vagamente  ,  lo  scoperto durante il concerto  che  erano gli autori di questa  soundtrack    colonna  sonora   del  film  fight  club 



 un gruppo  di tale periodo . Un gruppo importante  , i Pixes  , dal punto di vista storico . Infatti  , i Pixies sono unanimemente riconosciuti tra i precursori di un particolare stile musicale che combina elementi di garage rock, noise, surf e power pop.Inoltre   artisti e band quali David Bowie, Radiohead e U2 espressero infatti il loro apprezzamento per il lavoro del gruppo e lo stesso Kurt Cobain ammise l'influenza del quartetto di Boston sulla musica del suo gruppo, i Nirvana.  la band è stata accolta con straordinario affetto, con la devozione dovuta ai maestri, perché in fin dei conti di questo si tratta.










 Confermo in pieno   quanto   <>   dice     repubblica  del 5\11\2013     Hanno mantenuto quanto promesso  ciooè  quella  di  : <<  offrire al pubblico una scaletta estesa e completa capace di ripercorrere la carriera della band. 
 
“Insieme ai pezzi adorati dai fans, presenteremo anche brani che non suoniamo da secoli o che non abbiamo addirittura mai suonato dal vivo” afferma Black Francis. “Canzoni come  ’Brick is Red,’ ‘Havalina,’ ‘Tony’s Theme.’ e ‘Sad Punk.’ “ >>  (  sempre  da    repubblica  Milano  del  4\11\2013  )  


il 5   novembre  

Mi sarebbe piaciuto  vedermi lvisitare  il duomo  o la scala  e  vedere  con più calma  le  due  mostre    con più calma ,  ma   sto diventando vecchio (  fra  3 mesi sono  38 )  non ce  la faccio più a tornare  alle  3  e poi rialzarmi   se prima    non ho dormito  9  ore   .  Dato che  dopo il concerto siamo andati a mangiare  al ristorante messicano  li vicino  . 
Quando mi è  stato proposto: <<  cosa  vuoi vedere pollok  o  Warhol  ? >>   io ho risposto entrambi  . Ci siamo informati e per  19 € (  11  la  prima  e  8 la  seconda  )  le  ho viste  entrambe  visto  che entrambe  m'interessavano  perchè di W  conoscevo solo i ritratti pop (  la copertina del  1  disco del  velvet  and  underground    e i ritratti di mao e  marilyn monroe ) 




  di pollock  il classico  


(Jackson Pollock, Number 27, 1950, 1950. Oil, enamel, and aluminum paint on canvas, 49 × 106 in. (124.5 × 269.2 cm).




mentre del movimento  gli irascibli poco  e niente   se  non per  via letteraria  cioè  la  1  storia  di  topolino  2969




La prima mostra una mezza delusione infatti ha ragione : << La mostra di Pollock al Palazzo Reale di Milano ben sotto le aspettative. Miglior titolo sarebbe: “gli Irascibili, due Rothko e un Pollock” (!)
Ma andiamo con ordine nello spiegare il perche’ di questa mia delusione, non solitaria e già condivisa con diversi avventori della “mostra”.Iniziamo col dire che se avete un’ora di tempo libero e 11 euro da spendere, comunque, vi consiglio di andare, perche’ un Pollock (ripeto e sottolineo, 1 Pollock, il “numero 27“), idue Rothko, la splendida “porta sul fiume” di De Kooning e “territorio blu” dellaFrankenthaler saranno capaci di ripagarvi ampiamente del tempo e denaro investito. Questa e’ la prova, se mai ce ne fosse bisogno, che sono grandi opere, nonostante il misero allestimento riescono comunque ad emozionare. Ma, ahime’, le note positive finiscono qui.[.....] - Pollock, dove’? A parte alcune (penso 5), sicuramente fondamentali, “piccole” opere di Pollock, l’unico quadro esposto e’ il “numero 27″. E’ nella prima parte della mostra. Questa evidente “pochezza” (scarsità) di opere dell’artista cui la mostra viene intitolata – sicuramente la fonte di maggiore attrazione – viene “tamponata” con la proiezione di un paio di rari video dell’artista all’opera. Potete trovarli qui (visibili senza pagare 11 euro!): “Jackson Pollock working on a glass surface” – filmed by Hans Namuth in late 1950. Music by Martin Feldman, performed by Daniel Stern; “Jackson Pollock dripping and action painting“. E’ interessante il filmato – che sono riuscito a vedere solo alla mostra – della ricostruzione graduale (per passaggio di colore) della tela “numero 27″.(...) - L’illuminazione delle opere e’ un’altra cosa molto difficile per chi espone in musei e gallerie (soprattutto quando i locali non sono nati per essere spazi espositivi, ma ormai nel 2013 ci sono soluzioni e competenze utili a superare ogni “sfida”). Il problema di riflessi dovuti ai vetri oppure ai pigmenti spesso creano rompicapo a coloro che si occupano di predisporre la migliore illuminazione.Proprio sul “numero 27″ (e poi su molte altre opere) la luce dei faretti va a creare delle vistose alonature blu/azzurre sui bordi della tela, tanto che in un primo momento mi sono avvicinato per verificare se fosse un effetto voluto da Pollock (ovvero pittura) o cosa. Ho fatto presente la cosa agli addetti “forse qualche dado si e’ allentato“. Spero che la cosa sia risolta per i prossimi avventori (!). Ovviamente non era solo Pollock vittima di questi dadi allentati, nelle restanti 50 tele esposte altre 10, almeno, presentavano vistosi problemi di illuminazione.- Lo spazio a disposizione delle opere e quindi anche dei visitatori per osservarle dalla giusta distanza e’ angusto. Parliamo di opere dalle dimensioniragguardevoli, che vanno osservate da vicino (per gustare le pennellate, piuttosto che gli effetti delle varie tecniche pittoriche sulla tela, ecc) ma, anche e sicuramente, da unadistanza adeguata. Assurdo, ad esempio, che per guardare un’opera di Gottlieb (The Crest) una tela di quasi 3 metri per 2, debba allontanarmi e andare a pormi in fronte ad altre opere perpendicolari alla stessa. Per fortuna l’orario in cui ho visitato la mostra – dopo pranzo di un venerdi’ pomeriggio – era stranamente poco frequentato(non più di 5 visitatori per ambiente espositivo), quindi non si sono generate ingorghi e situazioni assurde, ma poco e’ mancato e in certi casi qualche commento per lo spazion “angusto” e’ stato condiviso con i “compagni” di visita.Nell’ultima sala, infine, francamente non capisco, ma sarà una mia mancanza, il perche’ della costruzione di un muro che cela in una sorta di nicchia le due opere di Rothko. E’ noto, mi e’ noto, che il maestro suggerisse una visione delle sue opere anche a soli 45 centimetri, per favorire una totale e completa immersione nel colore (cit. pag 46 “Rothko” di Jacob Baal-Teshuva, Taschen); ritengo, forse erroneamente, che le sue opere siano comunque interessanti anche da lontano, molto lontano; una distanza sicuramente superiore a quella definita dall’allestimento che obbliga – non capisco il perche’ – ad un massimo di 3 o 4 metri (non avevo la bindella!). [....] continua qui >>l'autore di http://ilradar.wordpress.com


http://www.mostrapollock.it/


La seconda . Certo monotematica  , cioè dedicata  ad  un artista  solo , ma   bellissima   con  un esposizione   azzeccata  . Peccato che   ero solo di passaggio   ed  non abbia potuto  godere   al meglio  le  occassioni e  gli extra di tale mostra  . Infatti   : <<  In orari diversi da quelli della normale apertura al pubblico, la mostra apre le porte ad un evento speciale per le esigenze istituzionali e di pubbliche relazioni delle aziende. L’evento potrà essere articolabile nella sola visita riservata alla mostra, con servizio di guida-accompagnatore, oppure nella visita riservata abbinata ad un momento conviviale esclusivo.>> ( per  ulteriori dettagli http://www.warholmilano.it/visite-guidate-didattica/  ) . Ma ho avuto la fortuna di aver visto  Andy Warhol per  a prima  volta  in mosra  e per  giunta  la  raccolta  della   Brant Foundation è un occasione rarissima per il pubblico di poter vedere uno dei gruppi di opere più importanti dell’artista Americano padre della Pop Art, raccolto non da un semplice collezionista, ma da un personaggio, Peter Brant, intimo amico di Warhol con il quale ha condiviso gli anni artisticamente e culturalmente più vivaci della New York degli anno ’60 e ’70. Ancora ventenne nel 1967 Peter Brant acquistò la sua prima opera di Warhol, un disegno della famosa Campbell’s Soup, iniziando quella che sarebbe diventata una delle più importanti collezioni di arte contemporanea del mondo.


http://www.warholmilano.it




Le  due mostre possono   sintetizzarsi  con questa   frase  di  Warhol appesa   durante  il percorso dela  mostra  prima  delle opere  , subito dopo i pannelli      storici  didascalici  del periodo in cui  W    a fece  le  sue opere  .





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