2.11.13

L'ULTIMA NOTTE AL MONDO di Daniela Tuscano

  musica  consigliata
  Una storia  sbagliata  di F. De. Andre  
  Wake Me Up di Avicii

Caro Pier Paolo,




è la notte più nera, questa. La notte in cui ti cancellarono il viso, lasciando al suo posto una informe maschera cremisi. Notte esausta. Notte da macelleria.
Era notte anche in Calabria, da bambina. Udivo, senza comprenderli, oscuri e sommessi muggiti, mischiati agli aromi squillanti della pasticceria sotto casa, in un buio già africano. A pochi passi da me c'era un macello clandestino: e quei muggiti erano l'estremo e inutile lamento di povere bestie senza scampo.
Ecco, immagino quella tua ultima notte nello stesso modo: un che di impietoso e, al tempo stesso, d'inesorabile. Tu che tentavi la fuga, venivi riacciuffato, macellato, violato...
Intorno, un'ovatta d'indifferenza.
Il giorno dopo, poeta fosti. 
Sipario. Letteralmente, ti velasti, separasti ai nostri sguardi. 
Il tuo, ormai altrove. Per sempre. Ricordi? Da vivo, lo nascondevi spesso dietro occhiali nerofumo. Scrutavi con svagatezza febbrile, come quel Cristo di Porta Venezia, a Milano, ricavato nella nicchia d'un albergo diurno. Un Grande Fratello macilento, senza cattiveria. Forse era pudore. Forse paura. Privi di quella protezione, restavano i tuoi occhi chiari, dilatati, eccessivi. Per te e chi li incrociava.
Di te raccontò, molti anni dopo, un artista popolare: "Non volli conoscerlo. I miei amici della borgata mi dicevano che era un tipo poco raccomandabile. Così, ne avevo paura".
Poco raccomandabile, senza dubbio. Infatti non ti raccomandò nessuno. Tu rischiavi in proprio e, se cercavi il martirio, lo facevi perché costretto. Avevi un destino di testimonianza, volevi espiare vivendo. 
Già: poco raccomandabile, naturalmente strano. Eliminandoti, tentarono di cancellare lo specchio dei loro peccati. Quei tuoi occhi chiari rimandavano ai tuoi interlocutori la loro cattiva coscienza. No, non eri proprio da raccomandare.
Non creasti un idioletto. "Sono un passatista", ripetevi. Le tue poesie restavano imperfette. Qualcuno cercò d'imitare la tua estetica della miseria. Ma restò un epigono. Gli mancava la tua forza remota, la tua estraneità tutta italiana, d'una italianità rinascimentale, all'Italia borghese ed esangue. Inodore come plastica.
E ora? Ora permane un sabato santo, senza resurrezione che non sia del popolo. Restano poche sentinelle nel deserto, anche d'immagini. Ma quella massificazione da te denunciata permette anche, sparsi tra pulvini lumescenti, di ritrovarci se vogliamo, e comunque adesso ci è dato vivere. La notte va superata qui, su questa terra. Uniti. Sotto le belle bandiere.

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