Felicità è vedere il mare dietro la finestra, fare una passeggiata
all’alba sulla spiaggia deserta, scegliere le verdure al mercato,
raccogliere la legna per il fuoco nel caminetto. Felicità è respirare,
respirare a lungo, prendersi del tempo per stare bene con se stessi e di
conseguenza con gli altri. Camilla usa l’espressione “stare centrati”:
vuol dire riuscire a capire cosa si vuole per conquistare il proprio
posto nel mondo. Il suo è in Sardegna, a Rena Majore, tra Aglientu e
Santa Teresa Gallura. È la casa di famiglia, quella che per gli altri è
rimasta casa delle vacanze e per lei invece è diventata rifugio, nido,
luogo dell’anima.
La scelta di Camilla Si chiama Camilla Pusateri, ha 44 anni e il suo motto è “male non fare, paura non avere”. E lei paura non ne ha mai avuto, quando ha lasciato Cagliari per andare a studiare a Modena, quando ha cambiato più volte città e professione tra Venezia e Milano e quando infine si è guardata dentro e ha scelto ancora la Sardegna, la Gallura, «perché l’energia che c’è qui è unica e perché questi luoghi sono sempre stati un pensiero fisso, ricorrente in tante situazioni della mia vita». Poco più due anni fa Camilla ha chiuso la sua casa a Milano e si è trasferita definitamente in Sardegna. Lei lavorava per lo studio di architettura di Stefano Boeri come consulente della comunicazione, partecipava a eventi e iniziative bellissime e prestigiose. Usciva di casa presto al mattino e rientrava quando fuori era già buio. Oggi Camilla insegna yoga sulla spiaggia e nella pineta di Rena Majore d’estate e d’inverno, quando piove lei e il suo gruppo si spostano in un luogo al chiuso. Ogni mattina all’alba è in spiaggia, a camminare e a respirare, la sua giornata è scandita dai tempi della natura, del sole e del vento.
Camilla Pusateri durante una lezione di yoga in spiaggia |
La ricerca della felicità Tante
volte Camilla l’ha assaporata, perché la sua vita – racconta – è stata
sempre piena e intensa. Ma solo ora ne ha colto davvero l’essenza. «Sono
veneziana, ma ho vissuto in Sardegna, a Cagliari, sino ai 18 anni
perché il lavoro di mio padre ci ha portato qui. Dopo la maturità
classica al Liceo Siotto Pintor mi sono trasferita a Modena per studiare
giurisprudenza. Dopo la laurea ho iniziato il praticantato a Venezia ma
ho capito di non essere tagliata per fare l’avvocato ma per le
relazioni, il mondo della comunicazione, e sono andata a a Milano». Per
otto anni Camilla ha lavorato con l’ufficio stampa dei programmi
televisivi di Maria De Filippi, a stretto contatto con volti noti e
artisti emergenti, «un impegno molto stimolante e intensissimo». Poi
ancora il tuffo nella musica con gruppi under ground che si
autoproducevano e subito dopo la proposta di collaborazione dallo studio
dell’architetto Stefano Boeri: ha lasciato i progetti musicali per
dedicarsi alla comunicazione internazionale. La sua vita ha ricominciato
ad andare a mille giri, Camilla ha fatto suoi i ritmi milanesi: sveglia
presto, yoga e poi in ufficio sino a sera. «Pausa pranzo veloce, poi
l’uscita con gli amici, l’aperitivo, la vita mondana, perché Milano ti
offre tantissimo. A casa, nel mio monolocale di 30 metri quadrati, solo
per dormire. Tutti i giorni così, come un criceto che corre dentro la
ruota. Ero felice? Ni, perché il mio fisico mi stava presentando lo
scontrino, tra gastrite e problemi di mobilità. Poi è arrivato il
Covid».
Pausa pandemia Il tempo si è fermato,
il silenzio ha cancellato i rumori, la ruota si è fermata. «E io mi sono
guardata dentro, ho dato ascolto a una voce che già sentivo». Il
lockdown ha portato lo smart working «e a un certo punto eravamo tutti e
sempre connessi, il bisogno di comunicazione è diventato eccessivo e io
mi sono sentita prosciugata. Il tempo dello yoga, del mio benessere, è
gradualmente aumentato». Ma quello è stato anche il tempo delle
scoperte, per esempio del fatto che a casa si può stare davvero bene, e
dei sapori veri. Come quello degli spinaci: «A 40 anni suonati li avevo
visti solo a cubetti, surgelati nelle buste, di fronte a quelli del
verduraio sono rimasta senza parole e mi sono sentita anche un po’
idiota....ho capito che in quella corsa continua stavo perdendo i sapori
veri della vita». Appena possibile, Camilla ha fatto la valigia. «Sono
andata in Sardegna, a Rena Majore, e ho continuato a lavorare in smart
working. Dopo l’estate tutti ripartivano, io sono rimasta, non ero mai
stata così bene. Bagno all’alba e al tramonto, passeggiate, meditazione,
pause sempre più lunghe». La ripartenza a Milano viene rimandata, poi
in autunno Camilla rientra, ma solo per una settimana al mese e poi è di
nuovo in Sardegna, cordone ombelicale che non si taglia più. «A un
certo punto è stato chiaro che la mia vita era qua. Il divorzio con
l’ufficio è stato consensuale. Io e questo posto magico siamo diventati
una cosa sola».
La vita è adesso Eccola la
felicità, fatta di cose semplici, di suoni, di natura. Di tempo per se
stessi, per lo studio e la lettura, e per la condivisione: «È nato il
progetto Sea yoga revolution, faccio lezioni in spiaggia, in un punto
particolare che mi è molto caro. D’estate gli allievi sono turisti, ci
incontriamo la mattina alle 8, il momento migliore per godere della sua
bellezza. D’inverno faccio lezione a un gruppo di persone del posto,
altri seguono online. Sto bene, i dolori sono passati, mai avuta tanta
energia. Facevo un lavoro prestigioso, i miei genitori erano orgogliosi
di me. Quando ho deciso di vivere qui erano preoccupati, ora vedono
quanto sono felice. Mio padre dice sempre: “ Chi volta le spalle a
Milan, volta le spalle al pan”. Io penso che dipenda da che “pan” vuoi
mangiare... e io ho scelto questo».
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