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L'uso della #gpa per scopi solidali come il caso sotto citato sono molto bassi rispetto al fenomeno globale , di gestazione solidale i figli sono discriminati e senza diritti quando in realtà essi "Queste bambine e questi bambini avranno gli stessi diritti di tutti (scuola, pediatra etc) perché questi diritti sono normalmente assicurati a tutti i bambini registrati all'anagrafe come figli di un solo genitore ovvero quello con cui esiste un legame biologico. Infatti nel caso omosessuali All'anagrafe vengono registrati come figli di uno solo per due motivi ovvi e banali. 1) essendo l'utero in affitto vietato dalla legge 40, ne consegue che la coppia, omo o etero che sia, non può rivendicarne a suo piacimento il ricorso pretendendo venga considerato un diritto. È come se uno rubasse poi volesse che il furto fosse legalizzato. 2) pertanto viene riconosciuto come genitore soltanto quello con cui esiste un legame biologico. 3) nel caso delle coppie di maschi questo vale ancora di più perché uno dei due partner col bambino non c'entra niente. A Milano il sindaco Sala aveva cominciato a procedere alla registrazione dei figli nati all'interno di una coppia di uomini che pretendeva fosse scritto all'anagrafe che il bambino era nato da ENTRAMBi i genitori senza alcun riferimento alla donna che l'aveva concepito, neppure remoto. E sai come si chiama questo? Si chiama "falso in atto pubblico" e non è una "mia idea" come tu ti ostini a scrivere ma è alla base di TUTTE le legislazioni. In altre parole non puoi dichiarare il falso esigendo persino un suo riconoscimento legale. Dire che un bambino è figlio BIOLOGICO di due maschi senza alcun accenno alla madre è una balla sesquipedale di cui non dovremmo nemmeno stare a discutere, e mi sembra così assurdo non riusciate a capire una simile evidenza. A questo punto io dichiaro di essere figlia di Paperino, se vale una bugia perché non deve valere la mia ? per essere considerato padre del bambino, il partner non biologico deve fare richiesta di adozione in casi particolari. In questo modo potrà venire registrato anche lui come "secondo padre" con la seguente definizione: figlio di X e di padre adottivo Y, esattamente come avviene per coppie eterosessuali dove esiste un figlio nato fuori della coppia stessa, ossia da precedenti unioni. he compie questa scelta "in libertà e autonomia" io mi domando se parlo in austroungarico o se davvero non riesci a capire. Però ci sono anche sei casi in cui lo è Facciamo un esempio. Ci sono tre coppie che vanno all'estero per una inseminazione artificiale eterologa (cioè con ovuli o spermatozoi di altri) che in Italia è vietata, alla faccia dello stato laico. Una è formata da due donne. Una da un uomo e una donna. Una da una donna e un uomo (nato donna e che ha completato il processo di transizione).Nessuna di queste coppie avrebbe potuto avere un figlio senza procreazione assistita.I bambini della seconda e terza coppia potranno essere registrati con entrambi i genitori (seppure biologicamente due non sono genitori) mentre il bambino della prima coppia potrà essere registrato con un solo genitore. Capite facilmente che così non ha nessun senso ed è solo una discriminazione e un danno fatto ad un bambino che comunque è già nato e già esiste. Se sei contro il "turismo dei figli" devi vietarli tutti questi viaggi. Che siano coppie omosessuali o etero (che rappresentano la metà di chi va all'estero per avere un figlio).
Anche perché la mamma della prima coppia, che non è stata riconosciuta, potrà chiederne l'adozione. Così il bambino avrà finalmente due genitori, anche legalmenteUNA DONNA IN LIBERTÀ E AUTONOMIA PUÒ DECIDERE SOLO DEL PROPRIO CORPO. Nel caso p. es. della prostituzione, che in Italia è legale, se una donna vuol vendersi può farlo come e quando vuole, a patto che non decida di farne impresa poiché la prostituzione, essendo basata sulla mercificazione e la reificazione della donna, contravviene al principio della dignità dell'essere umano. Anche questo tocca spiegarvi. Però se una donna per conto suo vuol farsi sfruttare, pestare, violentare e sputare... affari suoi. Può anche ammazzarsi se ne ha voglia, ma pretendere che esista un diritto al suicidio è assurdo e demenziale.MA NEL CASO DI UTERO IN AFFITTO IL PRINCIPIO DI AUTODETERMINAZIONE NON È SUFFICIENTE. Perché la donna , secondo molti , non può mai fare tale scelta "in libertà e autonomia". Ci sono casi come quello riportato sotto in cui vero anche il contrario La sua "scelta", infatti, pregiudica il destino di un'altra persona: il bambino/a. Solo quest'ultimo è titolare di diritti. inoltre molti sia i favorevoli sia i contrati confondono e mettono sullo stesso piano maternità surrogata e fecondazione assistita , Anche se il confine è labilissimo la confondono con l'eterologa quando le tecniche sono diverse
La maternità surrogata, anche chiamata “utero in affitto”, avviene quando una coppia o un singolo si serve dell’utero di una donna per avere un figlio. Esistono due forme di maternità surrogata: tradizionale e gestazionale. Nel caso della “surrogazione tradizionale” l’ovulo della donna viene fecondato in vitro dal seme dell’uomo o di uno degli uomini della coppia e poi impiantato in utero: in questo caso la donna è anche madre biologica del bambino. Nel caso della “surrogazione gestazionale” l’ovulo viene fecondato in vitro e poi impiantato nell’utero della madre surrogata che non ha alcun legame biologico con il bambino 𝟣La fecondazione assistita, invece, è una tecnica che aiuta le coppie a concepire un figlio quando ci sono difficoltà a farlo naturalmente. Ci sono diverse tecniche di fecondazione assistita come la fecondazione in vitro (FIVET), la microiniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo (ICSI) e la stimolazione ovarica controllata (SOC) 𝟐
24 MARZO 2023
Ragionare per categorie non serve. Strumentalizzare politicamente le donne ridurle a una categoria che enfatizza le posizioni prima che ingiusto è proprio sbagliato e inutile alla comprensione. Ecco cosa dice la storia di Rachel, una giovane donna canadese che sul proprio profilo Instagram ha deciso di raccontarsi alla ministra Eugenia Roccella e alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Rachel è una madre surrogata in un paese, il Canada, dove la gestazione per altri è regolamentata e altruistica. Infatti Nelle sue parole si può ascoltare il tentativo di inserire nel dibattito su tale argomento quello che manca: uno sforzo di attenzione, informazione, comprensione che possa permettere al mondo politico e non solo di distinguere prima di giudicare e decidere se contro o a favore un argomento cosi eticamente complesso ed delicato .
da https://www.instagram.com/the.lotus.woman/ da cui ho preso a foto sopra
“It is so silly we are having these debates in this day and age, but at the end of the day, love always wins, and equality matters.” - Sophia Bush
The Italian government has recently forbidden transcribing two fathers on a birth certificate, and now the parents are forced to choose only one of them to be listed. Elia is BOTH of theirs, and that is NOT in question.
We will always fight for our rights. ✊🏼🏳️🌈 This current fascist government will inevitably meet its end as we all raise our voices for equality. LOVE ALWAYS WINS. No one can deny the rights of this family.
The root of why I wanted to be a surrogate was to support the LGBTQ+ community in a unique way. Altruism was at the heart of my decision to continue trying to help this couple become parents. It was an enduring and rewarding journey for us all.
Here, you see two humans living their dream of a family when they felt for so long that it would only be a fantasy. Those ten tiny toes belong to a beautiful baby who will grow up, continually seeing that love always wins.
❤🧡💛💚💙💜
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«Se sei favorevole al divieto di maternità surrogata per favore ascolta», chiede Rachel e si rivolge a Eugenia Tognotti, storica della medicina, l’editorialista Lucetta Scaraffia, la ministra alle Pari Opportunità Eugenia Roccella e la Presidente Giorgia Meloni, «risponderò alle vostre preoccupazioni riguardo la maternità surrogata». Con semplicità e un sorriso mette in fila e in prospettiva i dubbi che circondano il dibattito mediatico su una pratica che è già vietata in Italia e forse anche per questo poco conosciuta.
I dubbi, dicevamo: c'è stato qualche trauma nel dare via il bambino? «No, l'embrione messo nel mio grembo da cui è nato il loro bambino, non mi ha procurato alcun trauma. Ho portato con gioia e dato alla luce il loro bambino e non ho mai voluto tenerlo come mio». Era stata proprio la ministra Roccella a parlare di pericolo per la salute delle donne: «Mai». sottolinea Rachel «C’erano chiari documenti legalmente vincolanti che proteggevano i miei diritti di essere umano e proteggevano quelli del loro bambino».
A chi parla di «nuova schiavitù» risponde con ironia: «L’unica volta in cui mi sono mai sentita vicino alla schiavitù è stato quando appartenevo a un gruppo religioso o quando ero sposata con qualcuno che in realtà non avrei dovuto sposare».
Rachel illumina anche il punto fondamentale della questione: perché una donna libera e benestante, non in condizioni di necessità e non costretta, dovrebbe offrirsi a un’altra coppia come madre surrogata? «Volevo davvero essere incinta per qualcun altro e il vantaggio era che mi veniva semplicemente rimborsato qualsiasi spesa relativa alla gravidanza. Ho davvero apprezzato il fatto di sentirmi curata, rispettata e supportata dai genitori intenzionali e dall'agenzia che mi ha seguito» e aggiunge: «Sono stata elogiata, sollevata incoraggiata e mi sono sentita incredibilmente potente! Ho adorato le mie gravidanze e mi sono persino divertita a dare alla luce i miei figli. Non volendo più figli per me, ma sentendomi autorizzata ed entusiasta a essere di nuovo incinta, ho scelto la maternità surrogata. A causa della difficoltà che vivono tutte le coppie Lgbt volevo davvero donare una famiglia a una coppia dello stesso sesso. È stato un viaggio stimolante e bellissimo per la mia famiglia e per i genitori intenzionali che amo profondamente. Saremo amici per tutta la vita ormai».
Lo schiavismo, la tratta delle donne, la sopraffazione, lo sfruttamento non hanno casa in questa storia. «Una volta ero contro le persone Lgbt e i diritti delle donne per via delle mie convinzioni religiose. Quando sono cambiate ho realizzato che solo perché non voglio fare qualcosa, non significa che anche gli altri non dovrebbero farla. Non posso e non devo controllare la vita degli altri».
Quello di Rachel è un appello alla destra italiana al Governo, a chi si oppone alle famiglie arcobaleno: «Per favore, smettetela di cercare di controllare le famiglie degli altri che vivono diversamente da te. L’amore crea una famiglia. E a volte è necessaria un po’ di scienza. Spero che riusciate a vedere l’amore e la gentilezza che provo nei vostri confronti. Perché anche io, una volta, ero al vostro posto. Per favore, permettete agli altri di vivere a loro vita. Proprio come la vivete voi».
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