Senza titolo 1396

Oggi voglio raccontarvi due storie   che hanno a che fare  con l'handicap  e  che dimostrano  come  esso può essere un risorsa   ma  anche    come  la nostra società ovvero noi stessi  ( in linea di massima  )  li  emarginiamo o li  rendiamo la vita impossibile con le barriere archittetoniche   o lavori nelle  infrastrutture mal  fatti   o incompelti  .
la prima storia  (   chiedo  scusa se  è  solo parziale  , ma la versione online de  l'iunione sarda   da  cui  è  tratta  è  a pagamento   ed  è  free  solo la prima  pagina e non sono riuscito a trovarlo  da  nesun'altra parte  nella  rete  . Infatti  tale  evento , secondo me  di notevole interesse  viene  considertato margiale  dai media  ovvvero  e  una di quelle  news  che vengono consideratre   non  notizie   a confronto di altre  che  dovrebebro  essere regalate   fra  le non  news  talmente   sono frivole  e inutili  come  l'operazione per cancro di  Fabio briatore  o il nuovo amore  di bobo vieri  ,ecc  )  e  una ragazza con un grave handicap  fisico  agli occhi  dovuto adf  una infenzione ocularte  mal  curata  nell'infanzia  che  vede solo le  ombre    e che  ha preso il massimo dei  voti alla maturità di quest'anno . La seconda  storia  invece ne  hanno parlato tutti i giornali , forse  per  il " potere  mediatico  "  che ha  religione  .

Ecco le  news  :


1)  

Sanluri. Luisa Fenu, cieca dall’età di 6 anni, ha ottenuto cento all’esame di  maturità


La maturità della ragazza che vede solo le ombre










Dall’età di sei anni vede solo le ombre. E qualche sfumatura di colore. Ma con una fortissima volontà ha superato il grave handicap. Nei giorni scorsi, Luisa Fenu, 20 anni, originaria di Turri, ha sostenuto l’esame di maturità al Liceo linguistico di Sanluri, ottenendo il massimo dei voti: cento
Andava a scuola da sola  in pullman, dopo aver seguito un corso di orientamento. Ora andrà a Forlì per studiare Scienze diplomatiche. «Vado avanti per lamia strada. A tutti dico: ho un problema. Cerco di conviverci ».


dall'unione sarda del 14\7\2006



P.s   comunque   cercherò di farmi scannerizzare   da  amici   che usano windos   visto  che io  uso linux    e  riportero l'articolo integrale  in uno degli aggiornamenti


......................


 2)


<B>Cristina, ragazza down, si fa suora<br>"Non volevo essere felice da sola" </B>A 33 anni è entrata nell'Ordo Virginium. Lavora e fa teatro La madre: "Ora pensa d'andare in Kenya, ci riuscirà" Cristina, ragazza down, si fa suora


"Non volevo essere felice da sola"


di ENRICO BONERANDI

 

ROMA - Il suo sogno è di lavorare in Africa come missionaria, mettendo a frutto gli studi da crocerossina. Un altro sogno, che si realizzerà presto, a fine agosto, è di portare il suo gruppo al meeting europeo di Playback Theatre - una tecnica teatrale interattiva basata sull'improvvisazione - a Longiano, vicino a Rimini. Cristina Acquistapace ha 33 anni ed è una suora. Una suora con la sindrome di down.
Nel viso e nei movimenti i segni del suo stato sono palesi. Ma altrettante forte è la sua voglia di vivere senza disperazioni, anzi, con entusiasmo. Non è che la Chiesa apra le braccia facilmente a persone che presentino problemi come i suoi: prima si vuole essere ben certi dell'autenticità delle vocazioni. Passano anni, prove, verifiche, anche severe. Da parte sua, Cristina ha cercato a lungo l'ordine più adatto. "Non voglio entrare in una comunità dove mi trattino come una poveretta", ha confidato alla madre. Ha preso informazioni, ha conosciuto altre suore, ha fatto colloqui, un po' come quando si cerca un lavoro o si sceglie una facoltà. La scorsa primavera, la consacrazione nell'Ordo Virginum - un ordine laico che non richiede la dimora in monastero - con una cerimonia affollatissima nella chiesa del Sacro Cuore di Sondrio, alla presenza del vescovo di Como, Alessandro Maggiolini. Cancellate le perplessità sia in famiglia che in Curia. "La sindrome di down per me non è stata né una maledizione né una benedizione - spiega Cristina - ma il modo per capire che sono portata per delle cose e non per altre. E sono pronta ad affrontare gli impegni che ho assunto".                                                                                     
La sua è una storia straordinaria (raccontata ieri dall'agenzia "Redattore Sociale"). I medici non lasciano speranze su miglioramenti fisici significativi. Il più grosso handicap è la vista. Ma per fortuna le capacità psichiche sono buone, grande la voglia di comunicare con gli altri, rocciosa la volontà. Elementari e medie "normali", poi una scuola differenziale dove tra le altre cose impara il lavoro di sarta. Ma la vista non la sorregge, peggiora. A 19 anni Cristina fa qualche lavoretto, ma sogna di viaggiare, di conoscere gente e posti nuovi. Così convince la madre a lasciarla andare in Africa, dove una zia suora è missionaria. Ed è in Kenya, mentre dà una mano nell'ospedale gestito dalle religiose, che matura la sua vocazione: "Non voglio essere felice da sola".
A casa - dove, tra l'altro, a parte la zia suora, non è che siano praticanti - pensano a un capriccio destinato a passare. Pure la zia non è d'accordo. Ma Cristina tiene duro. Ogni anno, per un mese, torna in Kenya e mostra che, nonostante i suoi limiti, può essere d'aiuto. Quello che tutti, anche i più diffidenti, finiscono per apprezzare in lei è l'equilibrio e la fiducia che riesce a infondere in chi soffre. Racconta Marilena, la madre: "Mia sorella suora ha chiamato e ci ha detto: "non possiamo far finta di niente. Cristina ha una vocazione sincera. Abbiamo il diritto di dirle di no, solo a causa di quel cromosoma in più che si porta dentro?"".
Sono dovuti passare altri cinque anni, ma alla fine la tenacia di Cristina è stata premiata. Continua ad abitare in famiglia, ha un lavoro part-time in una scuola materna e una serie incredibile di attività, tra cui appunto il teatro. Oltre, ovviamente, agli esercizi spirituali con le consorelle. Recentemente ha accompagnato un gruppo di malati a Lourdes e ha visitato la Terra Santa. Un ciclone. Con le persone affette dalla sua sindrome lavora solo se non vivono in un ghetto separato dal mondo. Nei suoi pensieri, però, c'è sempre l'Africa. "È felice e realizzata, la persona più equilibrata della famiglia", dice ridendo la madre. Il Kenya? "Prima o poi la prenderanno. Quando si mette in testa un progetto, non la ferma nessuno".

( repubblica  online  dl 3 agosto 2006)






con questo  è tutto

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