ormai la realtà reale e quella virtuale sono tutt'uno .Premariacco ( Udine ) Tenta il suicidio per amore: i genitori lanciano la notizia su Facebook

ormai  la  vita reale e  quella telematica   vanno di pari passo nel bene e nel male . Non aggiungo  ulteriore  commenti



 se  non   quello che  ormai   è impossibile    ( in ....  a ----   che mi  aveva  rimosso   e poi bloccato su  fb   perchè  avevo semplicemente   risposto  con ironia   ad  un post  scemo   e la  sua  amica  l'aveva preso sul serio.e  quando  gli chiesi il perchè : <<  non devi confondere  vita reale da  vita  virtuale  >>    )  distinguere  le  due realtà perchè :


provate pure a credevi assolti
siete lo stesso coinvolti. (...)
Anche se avete chiuso
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti. (...)
E se credete ora
per quanto voi vi crediate assolti
      siete  per sempre  coinvolti

  (  citazione poetico \ musicale  ) 
  ma ora  basta  con le  chiacchiere  a    voi  la  news  in questione    tratta  da ,sempre  grazie  alla pagina fb cronaca italiana   http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca del 6\2\2016









Tenta il suicidio per amore: i genitori lanciano la notizia su Facebook
Il dramma di Premariacco. «Volevamo che esplodesse il caso, che ne parlassero tutti. E sapete perché? Perché tragedie del genere non devono ripetersi». Ma lo psicologo è critico: un segno di solitudine


  06 febbraio 2016

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Premariacco: Stephanie Visintini, 19 anni di Orsaria, è in coma in terapia intensiva. Il padre Valter: la nostra famiglia è distrutta, non abbiamo più lacrime




PREMARIACCO. «Volevamo che esplodesse il caso. Che ne parlassero tutti, che la vicenda divenisse di dominio pubblico, collettivo. E sapete perché? Perché tragedie del genere non devono ripetersi. Non deve mai più accadere che una ragazza scelga di togliersi la vita per amore». Il padre di Stephanie, Valter Visintini, motiva così la decisione sua e della propria consorte di consegnare alla piazza virtuale di Facebook un lacerante dramma di famiglia.
«Stephanie Stephy Visintini, mia figlia è in terapia intensiva – così si legge su Facebook –. Vi prego di pregare per lei. Con ieri ho finito di vivere. Lei per amore di quel famoso ragazzo che io non ho mai amato, l’ha lasciata per l’ennesima volta. Lei ha bevuto acido muriatico. Voglio morire. Voglio morire». Un messaggio che ha innescato numerose reazioni.
E in seguito un secondo post della famiglia (che pubblichiamo qui a fianco) ha aggiornato la situazione clinica della ragazza, fornendo preoccupanti dettagli sulle condizioni di salute della ragazza.
I post sul profilo Facebook sono fioccati. Incredulità e sgomento hanno invaso la rete; la voce della disgrazia si è diffusa a macchia d'olio, diventando tristissimo argomento del giorno a Premariacco e nella frazione di Orsaria, dove la famiglia Visintini risiede, ma anche tra gli amici e i conoscenti di Stephanie.
«Era esattamente ciò che desideravamo avvenisse», ribadisce il titolare del panificio-pasticceria del paese.
«E badate – aggiunge il papà della giovane che ora sta lottando nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Udine – : la nostra è una provocazione. Basti dire che io il cellulare lo uso con il contagocce. Sono profondamente convinto che tanti mali della nostra società sgorghino dalle nuove tecnologie, dagli sms, dai social. Viviamo, ormai, immersi in un mondo non reale, parallelo, che falsa le percezioni e i sentimenti... Ho provato a dirlo a Stephany, più volte, ma lei il telefonino non lo mollava un attimo...».
Ma proprio l’utilizzo dei social network, davanti a una tragedia familiare, viene aspramente criticato dal presidente dell’Ordine degli psicologi, Roberto Calvani, che lancia l’allarme. «Facebook e twitter – dice l’esperto senza mezzi termini – vengono usati in maniera sempre più inappropriata anche dagli adulti».




Secondo Calvani è il «segno dei tempi, della mancanza di comunicazione tra genitori e figlio e tutto il mondo che li circonda». È come se il virtuale avesse soppiantato il reale.
«Si preferisce – spiega – affidare i propri sentimenti ai cellulari e al computer, piuttosto che cercare di lavare i panni sporchi in casa, come si diceva una volta. Mancano i rapporti umani. Le famiglie sono sempre più sole».
Quel messaggio di rabbia, quella provocazione viene vista da Calvani come una «mancanza di affetti veri». «Forse, anche chi ha mandato questo messaggio e ha affidato i propri sentimenti a un social network soffre di solitudine. Non ha veri amici con cui confrontarsi».

I social network vengono, quindi visti come uno degli strumenti più pericolosi in mano alle giovani generazioni. «Si sta troppo con il cellulare in mano. È il simbolo di una solitudine interiore. Chi non ha delle vere relazioni sta troppo tempo su Facebook. E dobbiamo cercare dei rimedi per sensibilizzare e superare questo problema». (l.a) (da.vi)

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