17.3.12

israele perchè fai quello che i nazisti che hanno fatto a te contro il popolo palestinese o israeliano è per la pace ed solidale con i palestinesi non violenti e non fanatici ? il caso di Naomi Laet, 22, an Israeli pro-Palestinian activist


Ora   poichè   nei media  ufficiali italiani    eccetto pochi  , solo di  determinate parti politiche  (  estrema destra  e ed estrema  sinistra  )   non si parla  se non in gravi casi    di quello che  succede  nei territori occupati    si  costretti a ricorrere  ai  giornali stranieri   CHE NON HANNO PAURA  di criticare  Israele  ed  essere  accusati ( nella maggior  parte  dei casi   d'essere antisemiti o  antisionisti )  .                                                                                          Ora dopo  questo   post  , il  consueto sforzo , per non ricadere    nel pregiudizio   (  da cui  sono  uscito  grazie  alla  discussioni avute   su facebook con la mia amica di religione  ebraica   Sarah Pan  e  via  email  con Roberto Cavallo Schiffer  )  Israele=Olocausto ed  Israelaini=nazisti   perchè  non so cosa  provare nel vedere un stato  tratta  in quel modo una minoranza o altri suoi cittadini  facendo loro  quello che i nazisti fecero al popolo ebraico  
 In questi  giorni  , sotto silenzio    dei media  ,   dopo il caso    Rachel Corrie  cittadina  americana   d'origini  ebraiche   (  foto  a sinistra   )  e qui maggiori news un altra   ragazza  Naomi Laet  (  foto sotto a  centro  )   di  22  stavolta  israeliana   ma rea    d'aiutare  i palestinesi  o cercare  una soluzione pacifica  è  stata barbaramente uccisa   a botte  








"Israhelli democracy: We shoot you then we act like we treat you"
Naomi Laet, 22, an Israeli pro-Palestinian activist, lies on the ground after receiving first aid treatment from Israeli soldiers after being struck in the head by a rubber bullet during a protest in the West Bank village of Nabi Saleh, near Ramallah, on March 16, 2012 against land confiscation to build the illegal Jewish settlement Hallamish nearby. AFP PHOTO/ABBAS MOMANI

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Des militants blessés dans des manifs en Cisjordanie

samedi 17 mars 2012 - 09h:34
Ma’an



Au moins huit Palestiniens et un militant israélien ont été blessés vendredi lors des manifestations en Cisjordanie, selon des témoins et des militants.

(JPG)
(Reuters/Ma’an)

Ramallah (Ma’an) - Une militante israélienne, Naomi Laet, 22 ans, a été blessée à la tête à Nabi Saleh, touchée par une balle d’acier enrobée de caoutchouc tirée par un soldat israélien, indique le Comité populaire de coordination de la lutte dans un communiqué.
Les forces israéliennes étaient entrées un peu plus tôt dans le village, elles ont aspergé les manifestants avec un liquide nauséabond à l’aide de canons à eau. Huit Palestiniens ont été blessés dans le village.
Selon une porte-parole de l’armée israélienne, 40 personnes s’étaient rassemblées et jetaient des pierres sur les forces armées qui ont utilisé des moyens antiémeutes pour les disperser. N’y parvenant pas, les forces israéliennes ont tiré à balles caoutchouc, affirme-t-elle.
Des témoins ont déclaré à Ma’an que les forces israéliennes ont refusé aux équipes médicales d’arriver jusqu’aux blessés, bloquant les médecins à l’entrée de Nabi Saleh.


Trois personnes ont également été blessées dans une manifestation à Kafr Qaddum, à l’ouest de Naplouse, annonce un communiqué du Comité populaire de coordination de la lutte.
La manifestation hebdomadaire était dédiée à la mémoire de Rachel Corrie, militante américaine assassinée à Gaza il y a neuf ans, écrasée par un bulldozer israélien.
Deux manifestants ont été blessés sous les grenades lacrymogènes lancées par les forces israéliennes. L’une ayant été touchée dans une jambe et l’autre dans une épaule.
La police des frontières israélienne a lâché un chien pour qu’il pourchasse les manifestants, et un policier a fermé les mâchoires du chien sur Ahmad Shtawi.
L’incident a été filmé par le Ma’an en coopération avec la télévision Naplouse TV.
Shtawi a ensuite été arrêté, affirme les militants.






Selon l’armée israélienne, il y avait une centaine de Palestiniens de rassemblés sur place, « dans une émeute violente et illégale ». Les Palestiniens lançaient des pierres et des pneus en feu sur l’armée qui a répondu en utilisant des moyens de dispersion antiémeute, dit la porte-parole israélienne.
« Durant les émeutes, deux Palestiniens qui lançaient des pierres sur les forces israéliennes ont été arrêtés, l’un pour avoir agressé physiquement un soldat. Pendant son arrestation, il a été légèrement blessé par un chien, et il a été soigné sur place ».
« Il n’y a pas eu besoin de l’évacué » dit la porte-parole, notant que le chien avait servi à l’arrêter.

al-Masara, près de Bethléhem, les forces israéliennes ont brisé la caméra d’un photographe de presse. L’attaque contre le journaliste Moussa Al-Shaer a également été filmée par des militants.



La manifestation apportait son soutien à Shalabi, prisonnière palestinienne en grève de la faim, a déclaré le Comité populaire local. Le Comité rapporte aussi que dix internationaux ont gardés en détention pendant plusieurs heures.
Muhammad Breijyeh, porte-parole du Comité, précise que la manifestation s’inscrivait dans la Semaine contre l’Apartheid israélien.

Note : Pour suivre les manifestations organisées par les Palestiniens dans les villages de Cisjordanie, dans leur résistance non violente à l’occupant israélien, voir, au fil des semaines, les différents rapports hebdomadaires du PCHR :  http://www.info-palestine.net/rubrique.php3?id_rubrique=73

le parole sono importanti . l'espressione donne con le palle non è un complimento cpome vogliono farci credere


Inizialmente consideravo   l'espressione   donnne  con le palle  un modo di  dire  per  donne coraggiose  . Ed avevo lasciato  tale  categoria  sul vecchio blog  di splinder  (  cdv.splinder  per chi ancora , anche   se  credo lo sappiano anche i muri   , lo sapesse  ) perchè  vuoi per  : 1)  per  pigrizia mentale , 2) accettazione passiva  delle amiche  , l'unica  che  me lo abbia fatto notare   è stata la  nostra  utente   ed  amica  Daniela  Tuscano  . Poi  dopo aver  sentito  la littizettto  



 che  l' espressione in questione    usata  dai media  (  e non solo ) nel senso di capaci di collaborare costruttivamente con gli uomini per realizzare progetti...senza per questo dover rinunciare alla loro autonomia è odiata  da molte   donne , mi  chiedo  (  e vi chiedo  )     ma perchè ..... non lo dite  apertamente invece di far  finta  di niente ( e qui mi ricollego  ala mia elucubrazione precedete  )   ho deciso , visto che non riesco a cancellare  tale  categoria    di non usarla pèiù e  di sostituirla  come suggerito da  Daniela ( non  mi sto   piegando  o  facendo il lachè , ma avevo intenzione  di fare  una cosa  del genere   già da prima   ma non riuscivo a  trovare nè il coraggio nè un termine  equivalente  in quanto le parole  sono importanti 



una parola non imparata oggi è un calcio nel culo domani Don Lorenzo Milani  (  Firenze27 maggio 1923 – Firenze26 giugno 1967 )    di usare  almeno  fin quando  non  riusciro  a cancellare  le categorie dooppie   o  inutili   questa  espressione   uomini  \ maschi con la  fica perchè   : <<   (...) Ripulire il proprio linguaggio da derivazioni razziste non è un concetto di "buona educazione" o riservato a "radical chic", ma un'idea di giustizia che parte dal linguaggio e intreccia il pensiero . >> (   da  http://www.saveriotommasi.it/blog/articolo.php?id=773 )

ma le donne d'oggi lo sanno cosa vuol dire essere violentate e strupate ?^

IL   titolo  del post  d'oggi potrà sembrare  , ai miei  lettori  femminili , maschilista \  sessista  e  cinico  . In realtà è solo provocatorio  visti  i  fatti  di cronaca  che  andrete  a leggere  . Prima  di passare  al post  d'oggi  , però  vorrei fare  un ulteriore precisazione  non sto  generalizzando   perché :  1 ) credo che le  la maggior  parte  delle donne   lo sappia  benissimo   il significato  di tale  atto di  barbarie    , io mi riferisco alle  nuove generazioni sempre  più deboli   e senza  strumenti critici  \ punti di riferimento  in un  mare  in tempesta  che è  la vita    , 2)  a quelle donne che lo sanno   ma  per  paura   lo inventano    facendo  al lupo al lupo

Il primo fatto  è  questo  
 la  sorella  dell'ucciso  http://www.quotidianamente.net/cronaca/rapina-in-villa-difende-la-fidanzata-4-colpi-dai-banditi-20020.html  per  difendere  la sua fidanzata  dal tentativo di violenza   ha dichiarato  che lei   si  sarebbe lasciata  violentare  .

Il secondo fatto (  avvenuto  l'anno scorso  )  venutomi in mente  e di cui  ho trovato un video   sulla mia  bacheca  di fb è questo  


la gioia di vivere con 200 € al mese







MILANO 
Altro che Bot e Btp. Piselli e ravanelli sono al centro della sua vita. E poi la serra e le pannocchie rosse. Lontano anni luce dallo spread e dagli ammortizzatori sociali, ecco il «vivere altrimenti» di Devis Bonanni. Classe 1984, nato e cresciuto a Raveo, quattrocento abitanti in Carnia (in provincia di Udine), Devis a 23 anni decide di abbandonare l'impiego come tecnico informatico e si trasferisce in una casetta prefabbricata riscaldata solo da una stufa a legna per dedicarsi a tempo pieno a quella che battezza «vita frugale». Vale a dire l'orto, la serra e i campi. Da questa scelta nasce l'appellativo «Pecoranera», che diventa prima un blog, poi un libro della Marsilio: «Si definisce pecora nera della famiglia o di un gruppo di conoscenti un individuo che ha imboccato una cattiva strada o che non soddisfa le aspettative degli altri componenti».
IL BLOG - La cattiva strada viene raccontata dal 2003 sul blog dove posta pensieri come questo: «Ho iniziato quest'avventura per verificare se fosse possibile vivere altrimenti. Auto-produrre buona parte del cibo di cui ho bisogno, muovermi con mezzi alternativi all'automobile, riscaldare la casa con la legna e compiere tutte quelle scelte che sono annoverate tra le abitudini del bravo ecologista. In parte sento di esserci riuscito anche se non mancano incoerenze e piccole storture». Chiaro? Non una fuga ma una scelta. «Non sono un'eremita, non fuggo dalla modernità». E come contraddirlo? Le sue scelte sono sorprendenti: non ha il frigo ma ha un cellulare. Ha venduto l'auto e gira in bici. Niente tv, ma un pc portatile con connessione Internet. 
200 EURO AL MESE - Denis vive delle uova delle sue galline e di ciò che cresce nel suo appezzamento. «Lavorare la terra è una parte di me, è come camminare, respirare». Per le spese gli bastano 200 euro al mese che guadagna vendendo appunto le «eccedenze»: pomodori, melanzane, verdura fresca d'estate, fagioli e farina di mais. Non paga l'affitto (la casa è di proprietà della sua famiglia), la bolletta del gas non esiste, ha boiler e stufa a legna. E allora per cosa spende? Per gli «sfizi», come li chiama lui: olio, pastasciutta e pane, una volta ogni tanto. E quanto spende? Venti euro al mese.
CIOCCOLATA- Ma Devis ha anche i suoi momenti di crisi. Durante un fugace tuffo nella «nostra» realtà scrive: «Sono al supermercato per procurarmi quei beni voluttuari cui non rinuncio mai. Birra e cioccolata su tutti. Cioccolata in particolare, in tutte le declinazioni, dalla barretta alla merendina ripiena. In quest'epoca il cibo è come una puttana, sempre disponibile – basta pagare. Sugli scaffali del supermercato vedo di tutto e di ogni cosa vorrei fare incetta ma rimango ancorato ai peccati di cui sopra. La bici l'ho lasciata fuori, la crisi ipoglicemica mi fa salire la bava alla bocca. Immagino un mio progenitore della savana con lo stesso languore mentre sta alle calcagna della preda. La mia lancia è il braccio, l'allungo e afferro una preda già morta, lavorata e confezionata. Meno cruento, colgo dall'albero-scaffale un frutto mai scarso, sempre perfetto e identico a se stesso».
NON UNA FUGA, UNA SCELTA - E le ragazze? Con una vita così, le ragazze fuggono e al contempo sono affascinate. All'inizio scappavano, adesso che è quasi una celebrità i contatti con il gentil sesso sono cresciuti in misura esponenziale. Chi pensa che Devis sia l'espressione di un disagio generazionale, di una frattura tra genitori e figli, tra il boom economico e la decrescita felice, non si sbaglia. Ma la novità è che Denis è tra i pochi che fa coincidere il pensare con l'agire: «I bisogni schiacciano noi e ammorbano il Pianeta… Sediamo a tavola annoiati da tanta abbondanza e sapore. Senza fame non ci sarà pietanza in grado di soddisfarci. Perché abbiamo bandito la fame dalle nostre tavole?». Quindi ci ammonisce: «Il nostro corpo immoto si ammala nel suo stesso torpore. Allora corriamo sul tapis roulant come criceti che non hanno altro mondo che la propria gabbia». La differenza è questo detto, Devis sceglie e agisce, così cambia il suo stile di vita. Nessuna fuga però. Devis è rimasto a Raveo, abita nella periferia del mondo ma pur sempre nel mondo. «In questa nuova vita non ci sono domeniche. Le settimane non segnano più il passo. È la natura a scandire il tempo. Non dovremmo portare più orologi al polso, come cappi al collo». L'unico dilemma è: Devis, quanto durerà?

Nino Luca

fonte  corriere della sera  online  13 marzo 2012 

Complici dei massacri afghani


"Per quanto vi sentiate assolti sarete sempre coinvolti" (F. de A.)



Complici dei massacri afghani 

di Massimo Fini

Ora basta. Fino a quando gli italiani riterranno di dover rimanere complici dell’infamia che si consuma da più di dieci anni in Afghanistan? Alleati fedeli come cani, ma sleali perché noi i talebani li paghiamo perché non ci attacchino e addirittura ci proteggano (il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola ci quereli pure, ma gli consigliamo di farsi ragguagliare dai colleghi francesi che nel 2008 a Sorobi, dopo aver sostituito gli italiani nel controllo della regione fin lì tranquilla, furono vittime di un agguato talebano perché non erano stati informati dai comandi italiani di questi poco onorevoli patteggiamenti)
soldati ubriachi massacratori

nuova pro-genia di guerre, corrisponde ad una nuova pro-genia di militari, inevitaile

Il massacro dell'altra notte nei due villaggi di Alokozai e Najeeban, vicini a Kandahar (16 civili uccisi nel sonno, nove bambini, tre donne, il resto eran vecchi perché gli uomini validi sono a combattere) compiuto da un sergente americano in preda a una crisi di nervi secondo le opportunistiche ricostruzioni del Pentagono, da un gruppo di soldati ubriachi di whisky e di paura secondo fonti locali (altro che “il carattere eccezionale dei nostri militari” richiamato, nell'occasione, da Obama), per quanto grave non è che una goccia nel mare dei 60 mila civili afghani uccisi a causa della presenza della Nato. “I raid aerei sono la principale causa delle vittime civili in Afghanistan”. E perché se non ci fosse la presenza delle truppe straniere non ci sarebbe nemmeno la reazione della guerriglia. Ed è questo il punto cruciale, non la strage dell'altro ieri. Che cosa ci stanno a fare gli occidentali in Afghanistan? Bin Laden? Il califfo saudita è scomparso fra il 2004 e il 2005, anche se gli americani lo hanno “fatto morire”, per dei loro motivi, soltanto l’anno scorso. Al Qaeda? Ammesso che esista, non sta certo in Afghanistan. La guerra all'Afghanistan, fatta la tara del business della ricostruzione e del traffico degli stupefacenti cui anche i contingenti occidentali partecipano, è una guerra squisitamente ideologica. Se lo è lasciato sfuggire Sarkozy quando nel gennaio del 2011 tre militari francesi furono uccisi: “La missione della Francia in Afghanistan è stata decisa per una giusta lotta contro le forze dell'oscurantismo , della barbarie e del ritorno al Medioevo”. Ma i popoli hanno perso anche il diritto di filarsi da sé la propria storia e di preferire la loro alla nostra? Viene negato anche l’elementare diritto di un popolo a resistere all'occupazione dello straniero
 


La guerra all’Afghanistan è la più vile, la più codarda, la più sconcia della guerre, che gli occidentali combattono, si fa per dire, quasi esclusivamente con l’aviazione e, sempre più spesso, con i droni, aerei senza equipaggio, teleguidati da diecimila chilometri di distanza. È una guerra senza legittimità e senza dignità. Una guerra che disonora chi la fa. Possibile che nel civile Occidente, nell'umanitario Occidente non si levi una sola voce contro questa guerra? Dove sono finite le folle di pacifisti che manifestavano quasi ogni giorno contro la guerra in Vietnam? Sparite. E si capisce facilmente il perché. All’epoca della guerra in Vietnam esisteva ancora l’Unione Sovietica e l’intellighentia di sinistra sosteneva la lotta dei vietcong. Ma gli afghani non sono comunisti, non sono liberali, non sono arabi, non sono cristiani, non sono ebrei, sono solo un antico popolo attaccato alle proprie tradizioni. Come scrisse in una straordinaria lettera l’alpino Matteo Miotto due mesi prima di essere ucciso in battaglia: “Questi popoli hanno saputo conservare le proprie radici, dopo che i migliori eserciti, le più grosse armate hanno marciato sulle loro case, invano. L’essenza del popolo afghano è viva. È gente che nasce, vive e muore per amore delle proprie radici, della propria terra e di essa si nutre. E allora capisci che questo strano popolo ha qualcosa da insegnare anche a noi”.

QUINDI?

E invece non abbiamo imparato nulla. Persino i sovietici, dopo dieci anni capirono che non potevano piegare un popolo che, come scopre tardivamente l'iper-occidentale Guido Olimpio, “non è stato mai domato”. E se ne andarono. Noi invece siamo ancora lì, a pisciare sul Corano, a pisciare la nostra arroganza, la nostra violenza, la nostra supponenza, la nostra ignoranza e, soprattutto, la nostra vigliaccheria e la nostra abietta paura

16.3.12

mitello Scuola di Via Bologna. I VV.FF. dichiarano l’inagibilità di alcune aule

se invece di buttare i soldi in caccia bombardieri   ed accellerassero le pratiche per la restituzione dei soldi rubati  dai corrotti  o tagliassero i rimborsi e i finanziamenti ai partiti queste cose non succederanno ne  al  Nord  ne  al sud   come riporta  questo fatto dio cronaca   che trovate  sotto 





da http://www.scordia.info/


Scuola di Via Bologna. I VV.FF. dichiarano l’inagibilità di alcune aule.

 | 16 marzo 2012
Dopo la caduta di alcuni calcinacci venuti giù dalla pensilina posta all’ingresso della scuola di via Bologna, avvenuta venerdi scorso intorno alle 14.05, su richiesta di alcuni genitori, preoccupati per lo stato precario in cui versa la scuola, sono intervenuti stamani i Vigili del Fuoco che, insieme ai carabinieri della locale stazione, hanno effettuato un sopralluogo in seguito al quale, sono state dichiarati inagibili l’intero padiglione 6 che ospita sei aule della materna e un’aula del padiglione 4.COMMENTO. Quella del plesso scolastico di via Bologna è una storia triste che dimostra come spesso quello che conta di più è apparire dinnanzi all’opinione pubblica più che affrontare con umiltà i problemi. Quelli di via Bologna, è innegabile, sono problemi vecchi come la struttura che ospita i bambini delle elementari e della materna. Malgrado gli interventi strutturali che sono stati realizzati, la messa in opera di guaina sul tetto, lavori di restiling al controsoffitto della pensilina, continua a piovere all’interno delle classi, i bambini sono costretti a stare con i giubbotti per il freddo e adesso, dopo la decisione di chiudere le classi dopo il sopralluogo dei vigili del fuoco, chiamati dai genitori, costretti a rimanere a casa in attesa di una collocazione.Non ci sentiamo in colpa per avere procurato alcun allarme, perchè i fatti hanno dimostrato che l’allarme non era infondato. Abbiamo semplicemente dato voce ai genitori che hanno chiesto il nostro intervento. I fatti. Lunedi siamo stati chiamati da alcuni genitori che ci hanno esposto la loro preoccupazione per la caduta di alcuni calcinacci dal controsoffitto. Nel frattempo ci siamo resi conto, dal vivo, di alcune crepe da cui si infiltrava acqua piovana. Abbiamo raccolto dati, registrato interventi, e alla fine abbiamo raccontato fatti.Sfiorata la tragedia, che tanto ha dato fastidio al sindaco, era il modo migliore, secondo noi per evidenziare la gravità del problema. Abbiamo fatto un ragionamento semplice non avendo potuto fare ne una prova da carico ne una simulazione dal vivo. Abbiamo pensato che la caduta di parte del controsoffitto mentre sotto si sarebbero potuti trovare bambini, genitori e insegnanti, avrebbe potuto creare grossi problemi e anche un pezzo di controsoffitto caduto in un occhio per un genitore e per qualsiasi essere umano sarebbe potuta diventare una tragedia.Andiamo oltre. Un ringraziamento speciale all’assessore Biagio Caniglia che ci ha tenuto informati per l’amministrazione. Silenzio totale da parte dell’assessore alla pubblica istruzione, Giusy Pernice. Promesse di adire a vie legali da parte del sindaco. Ne prendiamo atto. 




forse quando morirà qualche loro parente o elettore allora interverranno dopo ovviamente le solite lacrime di coccodrillo o lava coscienza . scusate lo sfogo qualunquista e cinico ma certe cose mi fanno incazzare

Fra cielo e cielo


Fra cielo e cielo

Nello specchio d’acqua
riflesse fra cielo e cielo
due immagine radiose
un viso e un fiore
l’arcobaleno gioca su loro
l’amore tutto colora
felicità averti incontrata
come quel fiore
il raggio del sole

Pietro Atzeni

14.3.12

una volta ci si puliva i piedi prima d'entrare in casa

quando gli zerbini  non esistevano   o erano rari    ci si puliva  prima d'entrare  a casa  o nelle case    le scarpe  in affari del genere

13.3.12

tutto suona anche le pietre basta saperle ascoltare .il caso di PINUCCIO SCIOLA

ecco due miei  video   ( mi scuso per le  vosio   in soffondo  , ma  i tipi davanti erano dei maleducati   e non sanno ascoltare )    della  sua esibizione  dell'anno scorso    al festival di  time  jazz

                               
                               

                               

                                 
da http://www.cosaspreziosas.com/prodotti-sardi.php?articolo=pietre-sonore

Le PIETRE SONORE dello scultore Sardo PINUCCIO SCIOLA

Che cosa regalare a chi ha già tutto... O a chi non ha bisogno di niente? O a un musicista, un artista, o a chi deve arredare una casa -o magari un intero giardino?
Pietra Sonora
Le Pietre Sonore di Pinuccio Sciola sono qualcosa di più di una scultura e qualcosa di più di un "semplice" strumento musicale: nelle Pietre Sonore sono racchiuse da milioni di anni, pronte a sprigionarsi al tocco della mano, le melodie ancestrali della Terra: i suoni liquidi del calcare, nato nelle profondità degli oceani, e quelli aspri delle trachiti, dei porfidi, dei graniti nati dal cuore stesso della Madre Terra.

Pinuccio Sciola

<strong>Pinuccio Sciola</strong>
Pinuccio Sciola
<strong>Pinuccio Sciola</strong>
Per farsi un'idea di chi è Pinuccio Sciola basta fare un giro per il suo paese,San Sperate, piccolo borgo agricolo a pochi chilometri da Cagliari conosciuto in tutto il mondo come "paese-museo" grazie ad una tradizione ormai quarantennale di muralismo artistico e popolare ma soprattutto grazie a Pinuccio, il suo cittadino più illustre che inventò il concetto stesso di "paese-museo" ormai quarantadue anni fa.
Le sculture sparpagliate per il paese, il parco-atelier e la casa-laboratorio di Pinuccio, sempre aperta ai visitatori, fanno di San Sperate uno dei luoghi dell'anima della Sardegna di oggi: e fra le opere di Sciola, artista dalla carriera lunga ed eclettica (vedi la sua biografia su Wikipedia) le Pietre Sonore sono quelle che più catturano l'immaginazione, e l'ammirazione.

Le Pietre Sonore

Particolare della scultura
La scultura per l'Auditorium
Le Pietre Sonore sono uno stimolo per almeno tre sensi: la vista innanzitutto, catturata dai giochi di luce resi possibili dal reticolo di tagli inferti alla pietra per catturarne le qualità sonore, e poi insieme il tatto, attirato dalle superfici scabre e assolutamente "naturali" delle sculture (che in molti casi conservano i licheni e i muschi che per decenni avevano abitato la pietra nella sua sede naturale) e l'udito: ad ogni sfioramento, ad ogni leggerissima percussione le Pietre Sonore reagiscono come un vero strumento musicale, dando vita a sonorità dal fascino misterioso ed inimitabile. Per farsene un'idea basta ascoltare la registrazione che accompagna questa pagina del sito di San Sperate (dove troverete altre immagini delle sculture che popolano il paese e l'atelier di Pinuccio) o dare un'occhiata a questo breve video in cui è lo stesso Pinuccio a suonare una delle sue sculture. Altre foto, e un altro breve video, si trovano qui.
Dal 1996 Pinuccio Sciola ha esposto in vari Paesi del mondo le sue Pietre Sonore che in qualche caso, come al Parco delle Rose di Bologna, rimarranno per sempre in dono alla città ospitante. A Roma si può ammirare una scultura di Sciola nel giardino del nuovo Auditorium di Renzo Piano, alle spalle dell'Info Point del Teatro.

ThumbnailVista allargataPietra Sonora e 'Semi della Pace' (sorvola con il mouse per ingrandire)
Le Pietre Sonore hanno anche conquistato la pianista Rita Marcotulli, che ha prima costruito intorno aPinuccio Sciola e alle Pietre Sonore, da lui stesso suonate, il progetto musicale Elements: il suono delle pietre che ha coinvolto artisti di livello internazionale (Andy Sheppard al sax, Paolo Fresu alla tromba,Marilyn Mazur e Benita Hostrop alle percussioni, Silvia Alunni al piano e Roberto Masotti alle immagini video) e poi le ha campionate e suonate lei stessa fin dal 2006.

Le opere di Pinuccio Sciola da COSAS PREZIOSAS


ThumbnailVista allargataSorvola con il mouse per ingrandire

ThumbnailVista allargataI "semi della Pace" (sorvola con il mouse per ingrandire)

ThumbnailVista allargataSorvola con il mouse per ingrandire
Da Cosas Preziosas il Negozio Sardo a Roma in via Giulia 195/A (Ponte Sisto) troverai un piccolo campionario di opere di Pinuccio Sciola e un catalogo delle sculture già installate e di quelle disponibili nel suo atelier.
Scultura di Sciola all'Auditorium di Roma

Potrai scegliere fra
le Pietre Sonore,
"Semi della Pace",
le "Targhe"
e soprattutto toccare con mano (o con una bacchetta...) le Pietre Sonore e creare in prima persona le loro arcane, affascinanti melodie.
Se non puoi venire in via Giulia di persona ma sei comunque interessato alle Pietre Sonore, puoi contattarci per maggiori informazioni (tel. 06 6867762).
Nel frattempo, in attesa di apprezzare il suono della pietra, ingrandisci queste foto per osservare gli splendidi giochi di luce e la storia stessa scritta su queste pietre (le "chiazze" biancastre che ornano la superficie della scultura di basalto, nella foto qui sopra a destra , sono licheni... e sono vivi!)
Pietra Sonora vista dall'alto

mio reportage dalla mostra Primavera in Giardino 2012 a Milis, del 10 e 11 Marzo 2012

Come ogni anno, dal  2009, abbiamo esposto le nostre camelie ( http://www.primaveraingiardino.it/espositori.php ) alla mostra primaveraingiardino nella splendida cornice di Villa Pernis a Milis ( campidano  zona  d'Oristano )  . ne  trovate  sotto  il manifesto  


edizione 2010





PRIMAVERA IN GIARDINO 2012
Due giornate per il giardino in Sardegna
10 11 MARZO 2012
VILLA PERNIS - MILIS (OR)
DALLE 10 ALLE 18
La Sardegna mostra il suo cuore verde …ed è Milis ! 
La Sardegna mostra il suo cuore verde …ed è Milis ! Nella Vega di Milis , tradizionale cuore verde della Sardegna con i suoi aranceti storici, torna Primavera in Giardino ,manifestazione dedicata alla cu(o)ltura del giardino in Sardegna.
Primavera in Giardino, cerca di coinvolgere la Sardegna e renderla partecipe dello stesso fermento di idee, di passioni, di tendenze e scelte presenti oggi nello scenario del verde di qualita' a livello nazionale e europeo.
Sponsorizzata dal Comune, Pro- Loco, e Consulta giovanile di Milis, ha l' obbiettivo di promuovere la cultura del verde e del giardinaggio e di diffondere l' informazione, educazione e l' amore verso il nostro vero e piu' importante bene, la natura.
La manifestazione è di anno in anno in continua crescita grazie a migliaia di appassionati e interessati visitatori che la sostengono. Si svolge nella sontuosa cornice di Villa Pernis a Milis (OR) il 10 e 11 marzo (sabato e domenica) 2012 dalle 10 alle 18.
Un vero simposio tra i personaggi del mondo verde italiano ed estero e un vasto pubblico fatto di persone di ogni età e provenienza. Ci saranno esposizioni, incontri, laboratori verdi per i bambini, conferenze, una rassegna di vivaismo specializzato con mostra mercato di piante insolite. L' evento portera' in Sardegna una scelta tra i più importanti vivai collezionisti italiani rappresentanti ben nove regioni e la Francia, con piu' di cinquanta espositori.
La mostra , curata da Italo Vacca e Leo Minniti, del vivaio I Campi a Milis, ha da sempre come chiodo fisso, la sostenibilita' del giardino e di anno in anno cerca di mettere insieme gli elementi per creare un nuovo modello del giardino sardo.
Nel 2011 si è esplorato il tema delle piante vagabonde per imparare come il bacino del Mediterraneo, la California, l' Australia, il Cile, e il Sud Africa, forniscano una vastissima scelta di piante perfettamente ospitate nei giardini sardi vista la somiglianza del clima.
Nel 2010 si e' affrontato il tema 'di necessità …virtù', identificando alternative al poco sostenibile 'prato all' inglese' e rispettando le nostre preziose risorse idriche per creare un giardino dove la scarsita' dell' acqua non sia un limite ma un' opportunita'.
Quest' anno si aggiunge il tema 'le piante della 'lolla''. 'Sa lolla' è il tipico loggiato presente in molte case del Campidano , dove non solo venivano svolte tante attivita' della vita contadina, ma spesso fungeva da rifugio per interessanti e preziosissime collezioni di piante.
Guardando le nostre tradizioni, possiamo prendere spunto per nuovi elementi che possono far parte del nuovo giardino sardo. Possiamo creare giardini non solo belli ma sostenibili e in pieno rispetto della nostra terra. 
Quest’ anno si aggiunge il tema ‘le piante della ‘lolla’’. ‘Sa lolla’ è il tipico loggiato presente in molte case del Campidano , dove non solo venivano svolte tante attivita’ della vita contadina, ma spesso fungeva da rifugio per  interessanti e preziosissime collezioni di piante. 

Guardando le nostre tradizioni, possiamo prendere spunto per nuovi elementi che possono far parte del nuovo giardino sardo. Possiamo creare giardini non solo belli ma sostenibili e in pieno rispetto della nostra terra.



Per ulteriori informazioni 

Italo Vacca e Leo Minniti (curatori della mostra)
Tel. 0783 51531
Cell. 393 9040081



info@vivaioicampi.it  


 Ovviamente  come potete notare  non  è  solo   piante  e fiori  . Ed ora   il mio reportage  fotografico 

 N.B   
  chiedo scusa  per  le poche  foto   ! ma    siano arrivati tardi   (  sono 200  km )  mentre mio fratello e  la   collega  c'erano dal giorno prima  e  nella fretta  ho preso la macchina   fotografica  dimenticando   d' inserire la scheda era nel  pc    perchè stavo scaricando video che troverete  prossimamente  e quindi ho usato  la  scheda di riserva   di mio padre  ., 2  )    come potete notare    dal video del 2010 c'era   ancora  più gente   del sito ufficiale   .






gli agrumi tipici   


  lo  stand   di Oggianu Pierpaolo Portafiori e laccus in pietra Milis (OR) 


                                                                       le  nostre  camelie




                                                                      il nostro  stand


                              lo stand  di  Giorgio Ortu - cestini in canna Milis (OR)
IL prossimo   anno   chiedero   d'andare io  con mio fratello cosi il reportage  sarà  più  ricco

12.3.12

e poi vogliono il nucleare UN ANNO FA L’INCIDENTE NUCLEARE di Fukushima L'EMERGRNZA NOIN è FINITA


questo articolo dedicato  all'anniversario in questione


L'INTERVISTA

Nucleare, quell'invisibile paura
Parla un giapponese: «Tanti dubbi»

Satoshi Asami è un designer giapponese in Italia per lavoro



22/04/2011
di Monia Melis







La centrale nucleare Fukushima prima dell'esplosione (foto: GNU Free Documentation License)


SASSARI.
 A poco più di un mese dal terribile terremoto e tsunami che ha devastato il Giappone del nord ora il Paese fa i conti con il disastro nucleare. E si interroga su quanto era considerato normale, finora. Sull'energia, sulla ricostruzione e sulla mancata previsione della tragedia legata alla vecchia centrale di Fukushima. Intanto ci sono state conseguenze anche in Italia, dove il governo ha fatto marcia indietro sul nucleare. È la stessa energia che ha già fatto paura agli italiani nel 1986, subito dopo l'incidente di Chernobyl; allora la bocciarono nel referendum, ora le due consultazioni (quella nazionale, abrogativa, che quasi sicuramente salterà e quella regionale) rischiano di essere nettamente influenzate.
Il video.

Così, in questo contesto, vacillano anche in Giappone le certezze dei sostenitori e le abitudini dei cittadini che usufruiscono dell'abbondanza di energia nucleare. 
Parla Satoshi Asami, un giovane designer giapponese a Milano in occasione del Salone internazionale del mobile: «Per noi era, è, la normalità. Lo era fino a un mese fa. Ora tutto è cambiato, ci sono dubbi e fino a quando non si metterà in sicurezza la centrale di Fukushima non si risolverà tanto (si ipotizzano almeno nove mesi, ndr). Di certo- continua- non credo si continueranno a costruire centrali nucleari. Tutti hanno visto cosa succede nei casi peggiori, come questo. E non eravamo preparati, nemmeno noi».
E fa il confronto con il sisma e i protocolli da seguire: «Sappiamo cosa fare nel caso ci siano alcune scosse, non certo potenti come quella di marzo... Ma c'è un modo definito di affrontare la situazione, fin da bambini si fanno esercitazioni a scuola e abbiamo un elenco di cose da fare per cercare di salvarci. Invece non era stato previsto un incidente nucleare, e così ora le istruzioni le riceviamo man mano dalla tv. Ogni giorno abbiamo nuove informazioni: l'acqua dei rubinetti, anche a Tokyo, (a circa 300 chilometri da Fukushima, ndr) non può essere data ai bambini e ai neonati. Mentre si può usare comunque per lavarsi. I vestiti utilizzati nelle zone più esposte devono essre buttati. Non si vende né latte, né verdure e si va in giro con la maschera al carbonio». E poi ci sono continui controlli per le radiazioni: «Sono molto più frequenti, dobbiamo stare attenti e non superare i limiti previsti per un dato periodo di tempo, anche giornalieri». La capitale non è immune dai pericoli, il materiale inquinante è infatti arrivato fin lì e con la pioggia è finito nell'acquedotto, da qui i problemi con l'acqua corrente.

La ricostruzione e la questione energetica preoccupano anche i cittadini qualsiasi come Satoshi: «Secondo me non c'è una tecnologia migliore del nucleare, attualmente. Almeno a livello energetico. Ci sono le alternative rinnovabili: quelle prodotte dal sole, dal vento ma la loro efficenza è molto bassa. Lo stesso discorso vale per le centrali a carbone o termiche, costano tanto e producono poco. E in più le risorse naturali non sono infinite». A ciò si aggiunge il problema dellaposizione geografica e internazionale del Giappone, un Paese costiuito da isole: «Dobbiamo essere autosufficienti dal punto di vista energetico perché le diffidenze politiche con gli Stati vicini non ci consentono grossi scambi, dalla Cina, alla Russia fino alla Corea del Nord». E quindi? Quali sono le prospettive ora, cosa pensa la gente comune? «Tutti aspettano il ritorno alla normalità per capire. Ci sono tanti dubbi e il discorso sul nucleare sarà fatto solo dopo aver sistemato i problemi della centrale di Fukushima. In tutto il Giappone ci sono 55 centrali, non credo che in futuro se ne costruiranno altre». 
Il racconto del terremoto. L'11 marzo Satoshi Asami quando c'è stata la scossa, era nell'isola artificiale vicino a Tokyo, dove è stata costruita la Fiera. Era lì per lavoro, insieme a tante altre persone: «Pensavo di morire - dice - quando è finito siamo rimasti bloccati lì. Non funzionavano gli autobus, né i treni, né la metro; allora ho iniziato a camminare verso casa, distante circa 25 chilometri. Tutti andavano a piedi in una città trasformata, svuotata. Ci ho messo dieci ore per arrivare, di solito impiego meno di tre quarti d'ora. A metà tragitto ho ricevuto un'email dei miei genitori che mi comunicavano che la metro aveva ripreso a funzionare, prima dei mezzi di superficie». L'appartamento standard di 26 metri quadrati era ancora in piedi: «Sono entrato e la casa era a soqquadro, era come se fossero appena entrati i ladri. I mobili spostati, gli oggetti ovunque e il forno a micronde a terra. Ma nulla di grave, solo un buco nel muro». 

 mi fa  venire  in mente  questo cartone della  mia  infanzia
                                                   
                                                 


Infatti L’allarme in Giappone a un anno dal terremoto e dallo tsunami che hanno messo in ginocchio il Paese non è ancora rientrato. Migliaia di persone non hanno fatto ritorno nelle loro case nell’area intorno alla centrale. I bambini che risiedono a 200 chilometri di distanza dall’impianto, presentano ancora tracce di contaminazione. E l’1% delle circa 14 mila analisi svolte sugli alimenti dà ancora valori superiori alla norma   e poi   vogliono le centrali 

quando non sai cos'è jazz

                                                 
                                                       
                                           

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