Ecco come dicevo dal titolo , uno dei casi in cui le anchine rosse non sono solo ipocrisia e pulicoscienza .
Infatti Il 27 novembre, a Melegnano ( città metropolitana di Milano ) , la via Giuseppina Biggiogero, una delle poche intitolate alle donne, si è colorata di rosso.
Una folla di piumini, giacche e cappotti rossi, e tanti volti con la mascherina rossa, intorno alle 11, ha riempito la piazzetta antistante. I passanti curiosi e le persone affacciate alle finestre si chiedevano che cosa si stesse per celebrare. Si trattava dell’intitolazione del Largo 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e il femminicidio, patrocinata dal Comune di Melegnano e proposta congiuntamente dalla locale Banca del tempo e da Toponomastica femminile.
Dopo i saluti di rito, alla presenza delle forze dell’ordine, ha preso la parola l’assessora Roberta Salvaderi, cui ha fatto seguito l’intervento del sindaco Rodolfo Bertoli. La presidente della Banca del tempo Teresa Bettinelli, con l’assessora Salvaderi, ha scoperto la targa. Dopo le note dell’inno d’Italia è stato letto un intervento, a nome di Toponomastica femminile e della Banca del tempo, che riportiamo nei suoi passaggi essenziali, richiamati in parte anche dai discorsi delle autorità.Oggi, intitolando questo Largo alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile contro le donne, vogliamo in parte attuare le prescrizioni della Convenzione di Istanbul, che chiede un coinvolgimento attivo e coordinato delle istituzioni e delle associazioni nell’opera di sensibilizzazione della società su questo tema. Non dimentichiamo che Melegnano è già stata definita dal Consiglio comunale “Città contro il femminicidio” e che molto si può fare per sensibilizzare l’opinione pubblica melegnanese sul tema.
Ora La strada da fare è ancora molto lunga perché è diretta verso il superamento di una disparità funzionale a una società patriarcale costruita nel corso dei secoli e che solo a livello culturale potrà essere scardinata. E i cambiamenti culturali sono molto lenti. Per realizzarli dobbiamo fare rete, tutti e tutte insieme, non solo tra donne, ma anche con quegli uomini che sono nostri alleati e che ci piace definire femministi. Ed è proprio a questi uomini che ci rivolgiamo, con le parole di una grande giornalista e scrittrice, Tiziana Ferrario: « Servono uomini nuovi, consapevoli che gli amori possono finire/servono uomini nuovi che non picchino le donne/ servono uomini nuovi che non stuprino le donne/ servono uomini nuovi che non uccidano la donna che li sta lasciando/ servono uomini nuovi che non scrivano parole di odio in rete contro le donne/ servono uomini nuovi che difendano una donna se è indipendente, libera, sicura delle proprie idee, coraggiosa, brava/ servono uomini nuovi che dicano no alla violenza contro le donne/ servono uomini nuovi che aiutino gli uomini violenti a cambiare/ servono uomini nuovi che non girino la testa dall’altra parte davanti a un’ingiustizia perpetrata ai danni di una donna/ servono uomini nuovi che non paghino per fare sesso con ragazze che potrebbero essere le loro figlie/ servono uomini nuovi che si chiedano chi sono quelle ragazze che si prostituiscono ai bordi delle strade/ servono uomini nuovi che denuncino chi riduce in schiavitù le donne/ servono uomini nuovi che non abbiano timore di esporsi quando vedono un molestatore in azione/ servono uomini nuovi che non giudichino una donna per come è vestita/ servono uomini nuovi che credano realmente nella parità in casa e nel lavoro/ servono uomini nuovi che condividano le responsabilità in casa/ servono uomini nuovi che non dicano: “Ma è lei che comanda a casa!” per giustificare il loro non fare niente/ servono uomini nuovi che ascoltino che cos’hanno da dire le donne/ servono uomini nuovi che non si sentano a disagio se le loro compagne guadagnano di più/ servono uomini nuovi che non chiedano alla madre dei loro figli di optare per il part time. Lo facciano loro!/ servono uomini nuovi che si sentano offesi quando una donna viene offesa,/ servono uomini nuovi che si dicano orgogliosi delle loro figlie/ servono uomini nuovi che restino a casa dal lavoro quando il figlio ha la febbre/ servono uomini nuovi che prendano il permesso di paternità quando nasce un figlio/ servono uomini nuovi che non facciano battute volgari sulle donne/ servono uomini nuovi che facciano rete con tutti gli altri uomini che la pensano come loro/ servono uomini nuovi che facciano crescere altri uomini nuovi/ servono uomini nuovi che non si vergognino di dire :”No, io non ci sto” quando si insultano le donne (che siano famose o sconosciute, che siano belle o brutte, che siano povere o ricche, che siano giovani o vecchie, che siano malate o in salute). Quando gli uomini vivranno la violazione di un diritto di una donna come la violazione di un loro diritto, solo allora le donne scopriranno di essere veramente libere ». Infatti la violenza di genere, in tutte le sue forme, non si combatte solo : dando maggiori finanziamenti alle Case rifugio o approvando ed facendole applicare altrimenti e come non farle e finisce come le grida manzoniane leggi come quella del Codice rosso ., ma soprattutto si dovrebbe combattere soprattutto a livello culturale, organizzando nelle scuole corsi che insegnino ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze a riconoscere gli stereotipi e i pregiudizi, abituandoli a quei rapporti paritari che già le Madri Costituenti avevano intuito essere alla base di una società veramente democratica. Non bisogna avere paura di parlare della violenza di genere nelle classi, di aiutare le/gli studenti a riconoscerne i segnali prima che si verifichino, non considerare le riflessioni e i laboratori sugli stereotipi retorica o tempo sottratto ai programmi, come purtroppo a volte ci si sente dire, anche da alcune/i docenti. Oggi, intitolando questo Largo alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile contro le donne, gli amministratori del comune sopracitato hanno voluto in parte attuare le prescrizioni della Convenzione di Istanbul, che chiede un coinvolgimento attivo e coordinato delle istituzioni e delle associazioni nell’opera di sensibilizzazione della società su questo tema. Non dimentichiamo che Melegnano è già stata definita dal Consiglio comunale “Città contro il femminicidio” e che molto si può fare per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema e non ridursi a parlarne solo il 25 novembre o 8 marzo o peggio solo davanti all'ennesimo omicidio \ femminicidio . Ma soprattutto ad evitare condanna di serie A ( il caso di Greta Beccaglia ne ho parlato qui in un precedente post ) e B uno dei tanti casi femminicidio o di violenza sulle donne . Mi fermo qui perchè non so che altro aggiungere
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