Passata l'indigestione pulicoscienza in cui si è , come capita a tutte le giornate celebrative , trasformato l'evento del 25 novembre , non ne parla piu se non come semplice fatto di cronaca nera . Ma soprattutto non si parla se non occasionalmente ( in occasioni come quella cher riporto sotto ) ne durante ne dopo tale giornata degli vittime collaterali ovvero gli orfani del femminicidio .
da https://torino.repubblica.it/
La situazione dei figli dopo i delitti rappresentano quasi sempre un dramma nel dramma, fatto di difficoltà economiche e psicologiche. Ora in Piemonte nascono squadre specializzate per aiutare chi ne ha bisogno
di Federica Cravero
Orfani due volte, rimasti soli dopo la morte della madre, hanno in molti casi perso anche il padre, che la loro madre ha ucciso, che ora è in galera o è morto suicida. Un mondo di bambini e ragazzi che si trova a fare i conti non solo con il dolore per la perdita affettiva, ma anche con le difficoltà di una vita intera: difficoltà economiche, di studio, di realizzazione professionale, oltre che psicologiche, fatte di ossessioni, di fobie, di relazioni critiche, di dipendenze.
È pensando a loro che è stato studiato “ S. O. S. — Sostegno orfani speciali”, che è stato selezionato dall’impresa sociale “ Con i bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà minorile, per aiutarli non solo a superare il trauma ma anche sostenerli nella costruzione di un futuro con percorsi educativi e formativi calati sulle esigenze individuali.
Si tratta di un progetto di quattro anni, finanziato con un milione e 650 mila euro, con 25 partner istituzionali guidati dai centri antiviolenza torinesi Emma, che sono capofila. « Non si deve dimenticare che la violenza domestica è la causa scatenante della condizione di orfana e di orfano. È pertanto centrale la presenza nell’equipe multidisciplinare dell’operatrice del centro antiviolenza, professionista esperta sul fenomeno della violenza, sulle sue dinamiche e sulle modalità di sostegno», spiega Anna Maria Zucca, presidente di Emma, che presenterà il progetto martedì al Campus Einaudi dell’Università di Torino. Ma prima di tutto è fondamentale intercettare chi ha bisogno di aiuto ed è più difficile di quanto si immagini, visto che non c’è un registro che li raccolga. La conta, probabilmente sottostimata, a
fine 2020 portava a 48 i bambini e ragazzi fino a 21 anni nel Nord Ovest d’Italia — Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta — vittime dei 28 omicidi di madri raccolti e analizzati dall’Eures. «Ma abbiamo anche la necessità di creare un luogo fisico in cui poter accogliere gli orfani di cui si è persa traccia ma hanno bisogno di un aiuto », aggiunge Zucca. Punto fondamentale dell’iniziativa è formare il personale per intervenire in modo adeguato con chi ha subito un trauma tanto grande, ma anche per preparare le famiglie affidatarie ( spesso dei familiari, nonni o zii) a un ruolo inaspettato, ovvero di accogliere in casa nipotini o cuginetti che per sempre saranno segnati dal lutto, farli convivere con i propri figli, senza dimenticare anche il dolore di questi nuovi genitori, segnati a loro volta dalla perdita di una figlia o una sorella. Spesso dovendo fare i conti anche con i bilanci familiari, che non sempre permettono di sognare grandi prospettive. « Questi minori, pur se divenuti orfani, non perdono il loro status di cittadini e continuano ad avere, come tutti, il diritto di contribuire allo sviluppo della società e del Paese. Se, però, la prima cellula di società di cui hanno esperienza, che è la famiglia, viene tragicamente distrutta e non si offre un sostegno reale al loro percorso di crescita, si rischia di precludere loro questo diritto», spiega Francesco Profumo, presidente di Acri, l’associazione di fondazioni e di casse di risparmio che sostiene il progetto.
e sempre dalla stessa fonte
Le storie di chi è rimasto senza mamma e papà La vita cambiata in un giorno: testimonianza di un orfano di femminicidio
di Federica Cravero
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