Roma: in un’assemblea, convergenza di percorsi differenti verso una manifestazione nazionale

martedì 29 settembre 2009

 


Oggi è in gioco la capacità di farsi parola attiva, visibile, mobilitante





"Le nostre pratiche, le loro parole: donne - politica - informazione": l’incontro che si è tenuto sabato 26 settembre alla Casa Internazionale delle donne a Roma ha visto la presenza di più di 60 donne. Si potrebbero nominare una ad una perché sono quelle che da anni continuano, imperterrite, a garantire una presenza politica capace di smentire, in ogni momento, i titoli mediatici sul “silenzio delle donne”.





Sarebbe auspicabile, anche in vista della manifestazione del 3 ottobre, una onesta autocritica di giornalisti/e, direttori in testa, sulla loro ignoranza colpevole proprio perché dovuta alla totale assenza di curiosità. Pochissimi sono i colleghi, un po’ di più le colleghe interessate a capire il perché delle pratiche e del linguaggio politico di chi continua a mantenere il punto su quella rivoluzione permanente e non cruenta che va sotto il nome di femminismo o femminismi.


Da decenni molte donne si sono intestardite a portare avanti questa nuova cultura considerandola indispensabile per la salute politica di questo povero Paese. Salute oggi minacciata da una violenza così aggressiva da permeare ogni cosa. Non è un caso che durante questa riunione si è parlato proprio di guerra maschile contro le donne. Una aggressione camuffata di volta in volta o in guerra di religione, o in guerra economica, o in guerra mediatica e non da ultimo in guerra politica. E’ come se ci fosse una volontà profonda di riorganizzare la polis secondo primitive gerarchie di potere. Senza accorgersi che la stessa rivoluzione tecnologica ha messo in forse antiche certezze ed esige profonde rielaborazioni concettuali.


La caparbietà di voler mantenere il punto sul nesso sessualità potere ha portato a deformare e manipolare alcune elaborazioni di fondo del femminismo : “il personale è politico” si è trasformato in “il privato è politico” con tutte le conseguenze che oggi abbiamo sotto gli occhi. Oppure l’elaborazione e le pratiche relative alla libertà di poter decidere sulla propria sessualità, sul proprio corpo sono state aggredite dalla volontà di annullarne ogni valore etico per ricondurre il tutto a espressione di bisogni quantitativi propri della cultura del “libero” mercato. Così il corpo si fa merce, acquista una proprietà transitiva, perde la forza dell’Io –dell’io sono mia. Diventa proprietà altrui.


E’ d’obbligo ricordare allora la legge 40, ma anche tutto quello che si è detto sulla prostituzione, sulla pornografia e sull’immaginario mediatico per arrivare ai problemi della disoccupazione, dell’abitare e del migrare, della salute e dell’educazione, senza nominare stupri o assassini, si può dire e, in questa riunione è stato detto: tutte le differenze che si sono articolate in questi anni è bene che trovino un denominatore comune capace di farsi parola attiva, visibile, mobilitante.


E’ per questo che è stato chiesto di riattivare quella rete carsica capace di riproporre in ogni città il dibattito su questi ma anche su altri temi da individuare. Così da arrivare al 21 novembre il sabato prima del 25, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ad una manifestazione nazionale.


E ancora prima, il 10 ottobre, ci si incontra di nuovo alla Casa delle donne sul documento Sesso e politica nel post patriarcato ( "il manifesto", 26 settembre).


Oggi rispetto a ieri abbiamo una fortuna in più: con le nuove tecnologie, grazie alla rete virtuale le donne possono contare su una possibiltà maggiore di scambio e rafforzamento reciproco. Forse possiamo fare a meno dei media che rappresentano le donne insignificanti, invisibili e mute, di quei media che si ostinano a voler far vedere non le realtà ma il loro immaginario strumentale.


La foto è presa dal sito latorredibabele.blog.rai.it


Da: Il Paese delle donne on line



Commenti

ceglieterrestre ha detto…
Importante post! Piano piano le cose cambiano grazie ciao! franca
colf ha detto…
Ciao, compagnidiviaggio, ci si rivede.

Un amico in comune; http://gemisto.splinder.com/


mi ha portata quì.

e mi fa piacere.


Il mio pensiero sull'argomento è questo:

Le donne di qualunque razza, paese, colore e cultura sono sempe scomode.

Gli uomini le temono per questo cercano sempre di recludere la loro personalità.

Ne hanno paura perché sono coscenti che se messe nell'opportunità di espimersi nel dire e nel fare possono creare con la loro forza e dote e sensi

già sviluppati da maternità ed esperienze dure e crude, qualcosa di veramente potente.

disarmante e rivoluzionario oltre che creativamente costruttivo!


Ci sono donne che come coloro che indossano il burka, costrette a dire che per loro è un piacere un dovere ecc..nascondo invece ed è evidente un forte desiderio

di conoscenza, di possibilità di scelte di vita, di amori...!


Un abbraccio forte.

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