28.9.09

a chi mi dice che sono contro la vita perchè ho difeso il diritto di Eluana......

  .....  si legga   questa  storia   che   rispetto    e che  testimonia sempre   più  l'urgenza  di un testamento biologico e di una legge    che  ti lasci la  posibilità di   scelta  fra  un opzione come questa   riportata  qui  sotto e    quella scelta da  Eluana   e portata a vanti  dai genitori 





A tutti gli utenti del mio blog e non solo che nei post pro eluana e testamento biologico mi accusano di essere a senso unico , di parte , fazioso , contro la vita , ecc ( e altre baggianate \ boiate che ho cestinato perchè offensive , volgari ed arroganti ) , Ma prima di passare alla replica rispondo riggettand9o le accuse di faziosità , d'essere a senso unico ( sìperchè se cosi fosse avrei cancellato anchei commenti contrari al mio punto di vista ) , e accettando le critiche d'essere di parte , perchè lo sono stato , ma davanti a temi delicati come questi è impossibile essere obbiettivi , ma d'altronde è meglio essere di parte che indifferenti e apatici e lasciare che siano glia ltri a decidere per te , ed ed in questo caso del tuo corpo e e e della tua vita se continuare a vivere in queslle condizioni o morire con dignità . Adesso vi lascio alla risposta vera e proopria che è costituita da questa canzone (  eccovi qua  il video  in questione   http://www.youtube.com/watch?v=0HB2UZztdvI )






LAICO REGGAE



Sai che mi è sempre mancato?
uno spirito etico autentico e addomesticato.
Ma è tardi ormai per la questine morale...
è come imporre ai tuoi 26 figli un anticoncezionale.
Sull'aborto invece è lei che deve deliberare
perchè l'uomo è cacciatore ma ha paura a sparare.
Ma alla mia età
vivo bene anche queste contrarietà
guardo in alto e mi convinco che Dio
è laico come me...
è laico come me...
è laico come me...

La vita è in se preziosa chi l'ha mia negato?
Ma purtroppo non c'è nulla al mondo che sia più a buon mercato...
per questo credo che con un pluriassassino
avremmmo pure il diritto di farci qualche bel giochino...
Disprezzo invece queste perversioni del sesso
ma se non picchio mia moglie il cane non si gode l'amplesso.

Ma alla mia età
vivo bene anche queste contrarietà
guardo in alto e mi convinco che Dio
è laico come me...
è laico come me...
è laico come me...

Genetica etica dimmi se passiamo la soglia
se clonando un uomo non si rischia di clonare la noia.
Ma come può evolversi l'uomo se fa l'impegato?
Imparando dei buoni motivi per darsi malato?
Nell'etica come per radersi ci vuole esercizio



e con questa storia tratta dall'unione sarda  ((  giornale  filo berlusconiano   ) del 27\9\2009

Piacere Ale, ex vegetale
L'incidente in moto d'acqua, il coma: «Ora mi laureo»




Quando ti predicono una vita da vegetale è un miracolo se riprendi a parlare, camminare, sorridere. Ma Alessandra Pisu è una donna d'acciaio. E a sette anni dall'incidente che ha stravolto la sua vita e a due dalla maturità conquistata con un'immensa forza di volontà ha deciso che tra una seduta con la psicologa e il neuropsichiatra e sfiancanti esercizi con il fisioterapista e il logopedista vale la pena di combattere per un'altra sfida: la laurea. «Mi sono iscritta in Scienze politiche e ho dato due esami, micro e macro economia. I voti: 18 e 20».
Pantaloni blu aderenti, maglia bianca, sneakers ai piedi, capelli tinti di un rosso discreto, trucco curato, Alessandra racconta la sua seconda vita seduta su una sedia del bar di famiglia, By Marcella, locale storico di via Mameli.

Tono cupo, cervello attivo come e forse più di prima, certamente più avanti del suo fisico ancora lento, ha uno sguardo birichino e un senso dell'umorismo finissimo. Le sue battute, spesso in sardo, fanno ancora più ridere perché parla come un disco rallentato. Spiazza, sorprende. Lei lo sa ed è la prima a sorriderne. Scherza molto, tranne quando parla del suo cruccio: «So che molte persone si occupano di me e che è necessario. Mi piacerebbe essere più indipendente e non pesare sugli altri, soprattutto economicamente. Vorrei lavorare, ma nelle mie condizioni è difficile».



Le sue condizioni sono “postumi da trauma cranico encefalico con emiparesi destra”. Conseguenza di un incidente in moto d'acqua, il 3 febbraio del 2002. Appassionata di sport estremi, Alessandra passava le sue giornate tra il bar di famiglia, dove lavorava e gli amici. Quel giorno era sullo specchio di mare davanti al D'Aquila quando la sua Yamaha Jet Sky 800 si era impennata. Lei era stata come eiettata e si era schiantata contro un muro d'acqua. Quando era arrivata al Brotzu non aveva un graffio ma era in coma profondo. Ai genitori i medici non avevano dato nessuna speranza. «Ci dissero che sarebbe rimasta un vegetale», racconta Antonello, il padre. Un mese in coma profondo in rianimazione, poi il trasferimento in neurologia. Dopo un mese e mezzo a Villa Beretta, la clinica specializzata di Costa Masnaga, vicino a Lecco, dove sono stati curati Umberto Bossi e Marco Columbro dopo i rispettivi ictus. Dopo sei mesi aveva riaperto un occhio, dopo 15 giorni il secondo. Piano piano migliorava, un frammento di capacità in più ogni giorno. Per cercare di comunicare, i genitori le scrivevano le lettere dell'alfabeto in un foglio e lei le indicava. La prime frase che aveva detto, raccontano, è «Ho combinato un casino».

Sei mesi dopo Alessandra era rientrata a Cagliari su una carrozzina. Per altri sei mesi aveva fatto una rieducazione minima poi l'avevano trasferita in un altro centro specializzato a Torino. Lì le avevano restituito le capacità cognitive: un anno e mezzo di lavoro duro, anche con un robot che la guidava nei movimenti aiutandola a coordinarsi. Piano piano aveva riacquistato la memoria breve, che prima balbettava. Anche se, chissà perché, ricordava benissimo i numeri di telefono.
Rientrata a Cagliari, ha proseguito con le sedute quotidiane di rieducazione. È migliorata ogni giorno, faticando. Ora Alessandra cammina solo se sorretta e parla a fatica. È disabile, ma viva e le sue capacità intellettive sono integre. Anche per questo nel 2006, incoraggiata dai genitori, ha deciso di riprendere gli studi di ragioneria ai corsi serali del Leonardo Da Vinci e di diplomarsi. Ha lavorato duro ma ha rischiato di gettare tutto all'aria perché alla fine del primo quadrimestre non le avevano ancora dato l'insegnante di sostegno. Il padre, dopo aver atteso a lungo, aveva denunciato pubblicamente l'ingiustizia e l'insegnante glielo avevano dato. L'anno successivo, luglio 2007, si era diplomata: lenta ma preparata, aveva parlato di Alessandro Manzoni e di forme di Stato e di governo, di immobilizzazioni finanziarie e di questione meridionale. Antonello e Marcella, i genitori, quando ha finito l'esame hanno pianto. «Sono felice per lei e spero che la sua esperienza incoraggi altre persone nelle sue condizioni», aveva detto il papà commosso.
Dell'incidente Alessandra non ricorda nulla. E della sua vita precedente ha solo qualche flash: «Cose insignificanti, come dettagli della casa di mio nonno» che, chiarisce il padre, è morto 25 anni fa. Il neuropsichiatra e i genitori l'hanno aiutata a ricostruire tutto, senza nascondere nulla. Il lavoro dietro il banco del bar, il pattinaggio, la passione per il bungee jumping e gli sport estremi, gli amori, i viaggi, l'incidente, il risveglio dal coma e l'aggressione ai genitori. «So che gliene ho dette di tutti i colori» (una classica reazione post coma).
«In questi anni», dice, «ho capito che cos'è l'amicizia. Dopo l'incidente quasi tutti i miei amici mi hanno voltato le spalle. Sono fuggiti, proprio quando ne avevo bisogno. Sono ignoranti e l'ignoranza è trasversale: grandi e piccoli, ricchi e poveri, maschi e femmine, laureati o con la licenza elementare. Mi trattano con modi bruschi, qualche volta dicono cattiverie sulla mia condizione, pensano che io non sia in grado di intendere e di volere. E invece capisco molto più di loro. Ed ho sviluppato una sensibilità che mi consente di individuare le persone sincere e quelle false e a diffidare dal falso pietismo. Giada no. Giada, una delle dipendenti del bar di famiglia, è un amica vera. Ogni volta che la guardo penso all'amicizia» (dall'altra parte del bancone Giada la guarda, sorride, strizza l'occhio e le manda un bacio).
Poi ci sono Antonello e Marcella, il padre e la madre. Hanno seguito ogni momento del suo calvario, hanno fatto sacrifici per farla seguire nei centri migliori d'Europa, l'hanno incoraggiata e sostenuta e la spronano quando cede al pessimismo fornendole l'energia giusta per guardare oltre i mille ostacoli che si è trovata e si trova davanti. «Se non avessi avuto loro non mi sarei salvata, non potrei sedermi in una sedia all'aria aperta come ora (piange). È grazie a loro che vedo il sole e la luna. Li sentivo quando mi dicevano che non mi avrebbero mai abbandonata. Sentivo mio padre che mi diceva prova a camminare, vedrai che ce la fai e sentivo mia madre vicina, lei c'era e c'è sempre. Ora so che sono orgogliosi di me, più di quanto non lo fossero prima».
Tra i suoi amici ci sono la psicologa Pina Garippa, che incontra una volta alla settimana, il logopedista e il fisioterapista, che stanno con lei almeno otto volte al mese e Luca Pani, neuropsichiatra che l'ha aiutata a sconfiggere il pessimismo dei medici e a tornare ad essere un essere umano. Poi c'è un toscano di 38 anni, il suo fidanzato. «Sono innamorata di lui, anche se ci vediamo poco». È per lui che si è presa una pausa dall'università: «Ma riprenderò presto».
Ale passa il tempo tra una passeggiata con il padre o qualche amico, i solitari al computer e i cruci puzzle e By Marcella, la seconda casa. «Vorrei insegnare ai miei a farsi fregare meglio dai fornitori», si rammarica. Usa una sola mano, ma le basta. Vorrebbe imparare ad usare meglio il computer e cerca qualcuno che le insegni a navigare su internet.
Si è fatta fare due tatuaggi: uno tribale a ridosso del fondo schiena e uno nel polso. «Volevo verificare se avevo sensibilità nella pelle», spiega mentre esibisce un ghigno beffardo.
Vorrebbe incontrare i calciatori della Juventus (che giocherà a Cagliari il 29 novembre). Tifosa sfegatata, nel '96 era all'Olimpico di Roma ad assistere alla finale di Coppa dei campioni (Juve - Ajax 5-3), era a Monaco l'anno successivo quando la squadra allenata da Lippi perse la seconda finale consecutiva con il Borussia (1-3), era ad Amsterdam ad assistere alla vittoria del Real Madrid, altra finale persa. Ammira Alex del Piero, unico superstite di quell'epoca. «Vorrei incontrarlo», dice, anche se una volta con l'aiuto del padre gli ha scritto una lettera ma lui non le ha risposto.
Antonello dice che se Alessandra fosse in grado di guidarla le ricomprerebbe una moto d'acqua. Ma non può. Forse lo dice per stimolarla, per spostare in avanti l'asticella e indurla a conquistare un altro record. Quest'estate sono stati a Miami, dove Giada ha un fidanzato. Le foto la ritraggono a Villa Vizcaya, in ristorante, in un centro commerciale, nel lungomare. I suoi pensano di aprire un locale lì e di trasferirsi con lei.
Ale ci pensa: «Mi piacerebbe». Ma prima vorrebbe incontrare i medici che le avevano predetto uno stato vegetativo perenne. «Vorrei guardarli in faccia e dirgli: O teste di cavolo, perché mi avete detto che non mi sarei mai ripresa. Avreste fatto così se si fosse trattato dei vostri figli?» .





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