Questa storia che m'accingo a rportare tratta da repubblica del 19\9\20009 e dall'Ansa è a mio aviso una dele testimonianze più belle e toccanti di come fra uomini e a nimali non c'è ( o sono sempre di emno ) le differenze fra uomo e animali . Essa è anche una risposta a quei gruuppi di dfondamentalisti che ancora restano anti Darwiniani
Titus, addio al re dei gorilla
I compagni celebrano il funerale
È morto a 35 anni, i suoi "sudditi" lo hanno lavato e gli hanno dato l'estremo saluto. Lo aveva reso famoso il film di Dian Fossey ora il branco monta la guardia al suo corpo dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
LONDRA - Lo seppelliranno vicino alla donna che gli ha dato il suo nome e che ha salvato la sua specie. Ma non subito. Per il momento, nessuno, o meglio nessun umano, può avvicinarsi al grande corpo immobile del re. I suoi sudditi lo hanno pulito, gli hanno dato l'estremo saluto e poi hanno cominciato a fargli la guardia. Gli uomini seguono la scena da rispettosa distanza. Perché non si scherza con i gorilla. Tantomeno subito dopo la morte del loro celebre sovrano. Si chiamava Titus, aveva 35 anni, pesava oltre 200 chili ed era stato a lungo il leader incontrastato dell'ultimo regno dei gorilla: le pendici del vulcano Visoke, lungo il confine del Ruanda, nel cuore dell'Africa tropicale.
Era diventato famoso grazie alla naturalista americana Dian Fossey, al documentario che lei aveva girato su di lui e la sua famiglia, "Gorillas in the mist" (Gorilla nella nebbia), al film interpretato da Segourney Weaver nel ruolo della Fossey e a un più recente documentario della Bbc intitolato "The Gorilla King".
Ora il "re dei gorilla" non c'è più. I ranger del parco nazionale del Ruanda avevano seguito (da lontano) la rapida malattia che lo ha precocemente ucciso. Ma non c'è più nemmeno la donna che gli ha dato la fama: Dian Fossey è stata assassinata nel 1985 da ignoti, nella baracca in cui dormiva vicino al vulcano, un delitto mai risolto anche se tutti i sospetti puntano sui cacciatori di frodo che la zoologa di San Francisco era riuscita a fermare prima che la specie dei gorilla diventasse estinta. Ora le autorità del parco, secondo quanto riporta la stampa britannica, aspetteranno il momento in cui sarà possibile recuperare il corpo di Titus e gli daranno sepoltura nel cimitero del centro ricerche di Karisoka, dove si trova la tomba della scienziata americana e dove continuano gli studi dei gorilla.
La Fossey era venuta a esplorare la catena di vulcani di Mikeno negli anni '70, per fare un censimento dei gorilla. Per due decenni, seguì da vicino e riuscì a stabilire un rapporto con un gruppo guidato da un grande esemplare maschio che lei aveva soprannominato "Uncle Bert", lo zio Bert.
Nel 1974, la primatologa decise di chiamare Titus uno dei figli di Bert. Cinque anni più tardi, anche il famoso documentarista e regista britannico David Attenborough entrò in contatto con la stessa famiglia di gorilla e si ritrovò a giocare con Titus, all'epoca un cucciolo, che si divertiva a saltargli sulla schiena.
Sembrava quasi gracile, invece è diventato un gigante e il leader del suo gruppo. Il re. Si sa che ha avuto più figli di ogni altro gorilla conosciuto. E a lui viene ascritto il merito di avere condotto la sua tribù in salvo, lontano dalla zona dei combattimenti, durante la guerra civile che portò al genocidio del 1983 in Ruanda. Titus fu il re dei gorilla per 15 anni. Poi, come in un dramma degno di Shakespeare, il trono fu usurpato da uno dei suoi figli, Kuryama.
Poco per volta, Titus accettò di non essere più il capo. Rimase però lo stesso nel gruppo, che continuò ad avere nei suoi confronti l'affetto e il rispetto riservati a un grande leader. I gorilla, per quanto ancora considerati una specie in pericolo, non sono più a rischio di estinzione. Sotto il vulcano del Ruanda è morto un re, e il suo popolo gli si stringe attorno.
Titus, addio al re dei gorilla
I compagni celebrano il funerale
È morto a 35 anni, i suoi "sudditi" lo hanno lavato e gli hanno dato l'estremo saluto. Lo aveva reso famoso il film di Dian Fossey ora il branco monta la guardia al suo corpo dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
LONDRA - Lo seppelliranno vicino alla donna che gli ha dato il suo nome e che ha salvato la sua specie. Ma non subito. Per il momento, nessuno, o meglio nessun umano, può avvicinarsi al grande corpo immobile del re. I suoi sudditi lo hanno pulito, gli hanno dato l'estremo saluto e poi hanno cominciato a fargli la guardia. Gli uomini seguono la scena da rispettosa distanza. Perché non si scherza con i gorilla. Tantomeno subito dopo la morte del loro celebre sovrano. Si chiamava Titus, aveva 35 anni, pesava oltre 200 chili ed era stato a lungo il leader incontrastato dell'ultimo regno dei gorilla: le pendici del vulcano Visoke, lungo il confine del Ruanda, nel cuore dell'Africa tropicale.
Era diventato famoso grazie alla naturalista americana Dian Fossey, al documentario che lei aveva girato su di lui e la sua famiglia, "Gorillas in the mist" (Gorilla nella nebbia), al film interpretato da Segourney Weaver nel ruolo della Fossey e a un più recente documentario della Bbc intitolato "The Gorilla King".
Ora il "re dei gorilla" non c'è più. I ranger del parco nazionale del Ruanda avevano seguito (da lontano) la rapida malattia che lo ha precocemente ucciso. Ma non c'è più nemmeno la donna che gli ha dato la fama: Dian Fossey è stata assassinata nel 1985 da ignoti, nella baracca in cui dormiva vicino al vulcano, un delitto mai risolto anche se tutti i sospetti puntano sui cacciatori di frodo che la zoologa di San Francisco era riuscita a fermare prima che la specie dei gorilla diventasse estinta. Ora le autorità del parco, secondo quanto riporta la stampa britannica, aspetteranno il momento in cui sarà possibile recuperare il corpo di Titus e gli daranno sepoltura nel cimitero del centro ricerche di Karisoka, dove si trova la tomba della scienziata americana e dove continuano gli studi dei gorilla.
La Fossey era venuta a esplorare la catena di vulcani di Mikeno negli anni '70, per fare un censimento dei gorilla. Per due decenni, seguì da vicino e riuscì a stabilire un rapporto con un gruppo guidato da un grande esemplare maschio che lei aveva soprannominato "Uncle Bert", lo zio Bert.
Nel 1974, la primatologa decise di chiamare Titus uno dei figli di Bert. Cinque anni più tardi, anche il famoso documentarista e regista britannico David Attenborough entrò in contatto con la stessa famiglia di gorilla e si ritrovò a giocare con Titus, all'epoca un cucciolo, che si divertiva a saltargli sulla schiena.
Sembrava quasi gracile, invece è diventato un gigante e il leader del suo gruppo. Il re. Si sa che ha avuto più figli di ogni altro gorilla conosciuto. E a lui viene ascritto il merito di avere condotto la sua tribù in salvo, lontano dalla zona dei combattimenti, durante la guerra civile che portò al genocidio del 1983 in Ruanda. Titus fu il re dei gorilla per 15 anni. Poi, come in un dramma degno di Shakespeare, il trono fu usurpato da uno dei suoi figli, Kuryama.
Poco per volta, Titus accettò di non essere più il capo. Rimase però lo stesso nel gruppo, che continuò ad avere nei suoi confronti l'affetto e il rispetto riservati a un grande leader. I gorilla, per quanto ancora considerati una specie in pericolo, non sono più a rischio di estinzione. Sotto il vulcano del Ruanda è morto un re, e il suo popolo gli si stringe attorno.
Ruanda: morto il re dei gorilla |
Titus, 35 anni, era diventata una star |
(ANSA) - KIGALI, 15 SET - Un gorilla dal dorso argentato, conosciuto come il celebre ''Titus, il re dei gorilla'', e' morto di vecchiaia a 35 anni in Ruanda. Titus era diventato una star in Ruanda: lo scorso anno era stato protagonista del documentario 'Titus, il re dei gorilla'. ''La sua morte e' una grandissima perdita per il Ruanda'' si legge in un comunicato dell'Ufficio turismo. Il Parco dei Vulcani, per i suoi gorilla di montagna, e' una zona ad alta concentrazione turistica.(FOTO ARCHIVIO). |
1 commento:
Ah, io ne sono convinto: l'uomo, che ha la presunzione di essere... l'essere eletto, dimentica troppo spesso che non è altro che un animale come tutti gli altri.
E' abbastanza incredibile che un piccolo virus che ci uccide non ci faccia pensare che forse tanto superiori non lo siamo...
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