Dopo un candidato repubblicano ha dichiarato a senato Usa ( con una frase d'altri empi e dis tampo medievale ) che : << una donna incinta dopo lo stupro è volere di Dio >> , il fondamentalismo religioso in America colpisce ancora . Leggendo la news sotto riportata mi viene da pensrae re che è evidentemente tale persona non ha subito ( e mi auguro che non la subisca perchè non si dovrebbe mai augurare ad una donna bella o brutta che sia una simile cosa ) o non sa cosa sia uno stupro
fonte ilfattoquotidiano online del 24\1\2013
Usa, carcere per donne che abortiscono dopo stupro: è “inquinamento delle prove”
La proposta di legge arriva da una deputata repubblicana del New Mexico: la vittima di una violenza carnale deve portare a termine l'eventuale gravidanza perché il feto possa essere utilizzato in sede di processo come prova del reato. Difficilmente il disegno passerà, ma l'asticella della decenza è stata di certo spostata qualche metro più in là
di Marco Quarantelli | 25 gennaio 2013
La donna che decide di abortire dopo essere stata stuprata commette il reato di “inquinamento delle prove” e va punita con una pena che può arrivare fino a tre anni di carcere. Finora gli attacchi più furiosi alla libertà di scelta e le dichiarazioni più sgradevoli su stupro e aborto
erano usciti da bocche maschili e repubblicane. La proposta di legge
presentata il 23 gennaio al Congresso del New Mexico, invece, porta la
firma di una donna, Cathrynn Brown, anche lei rigorosamente repubblicana, secondo cui la vittima di una violenza carnale deve portare a termine l’eventuale gravidanza perché il feto possa essere utilizzato in sede di processo
come prova del reato. La sistematica guerra alle donne e ai loro
diritti dichiarata negli Usa da una parte consistente del Grand old
party non conosce soste.
New Mexico, Stati Uniti, profondo sud. “L’inquinamento delle prove – si legge nella House Bill n. 206
presentata alla Camera dei Rappresentanti – includerà l’abortire o il
facilitare un aborto oppure il costringere qualcuno ad ottenere l’aborto
di un feto che sia il risultato di una penetrazione sessuale criminale o di un incesto,
con l’intento di distruggere le prova del crimine”. Firmato Cathrynn N.
Brown, signora di 60 anni dal rotondo faccione sorridente. L’interruzione di gravidanza verrebbe così considerata reato di terzo grado,
insieme a “omicidio volontario, furto, guida in stato di ebbrezza,
lesioni aggravate, sequestro a scopo di riscatto”, punibili con la
reclusione fino a tre anni. “Questa legge trasforma le vittime in criminali – ha spiegato all’Huffington Post Pat Davis, attivista di ProgressNow New Mexico – e le costringe a diventare incubatrici della prova per conto dello Stato”.
La repubblicana del New Mexico Cathrynn N.Brown |
Un testo controverso, che mette in discussione persino i fondamenti della teoria repubblicana in materia. “Se gli attivisti pro-life da sempre affermano che il feto è un ‘essere vivente’ fin dal momento del concepimento – fa notare Rick Ungar su Forbes
– ci si domanda perché la Brown ora suggerisca che il feto non è altro
che un ‘oggetto’ in grado di entrare in gioco in un processo come prova
di un reato. Una prospettiva offensiva sia per i pro-life che per i pro-choice“.
Senza contare poi il fatto che “in nessun caso la presenza di un feto
prova che è avvenuto uno stupro. Altrimenti se ne dovrebbe dedurre che
una donna che non è mai stata incinta di sicuro non è mai stata
stuprata”.
Negli Usa la chiamano la “guerra alle donne”,
un conflitto di trincea in cui, legge dopo legge, lo scopo è quello di
guadagnare un metro all’avversario: la libertà di scelta. Il mancato rinnovo del
Violence against women act, che dal 1994 garantiva tutele legali ed economiche alle vittime di violenza, è solo uno degli ultimi attacchi scagliati dal Grand old party. Tra il 2011 e il 2012 i repubblicani sono riusciti a far approvare
n 30 Stati 135 leggi che limitano il diritto sancito nel 1973 dalla Corte Suprema di interrompere una gravidanza. Persino l’ultimo candidato alla vicepresidenza, Paul Ryan, nel 2011 ha firmato un controverso progetto di legge, il No taxpayer funding for abortion act,
secondo cui, per accedere ai fondi federali previsti per le vittime, la
donna dovrebbe dimostrare di essere stata “violentata energicamente”.
Cofirmatario di quella legge era Todd Akin: deputato del Missouri, nell’ultima campagna elettorale
costui ha affermato che “in caso di stupro legittimo, il corpo della donna può fare in modo di evitare la gravidanza”. Il 24 ottobre toccava al candidato al Senato in Indiana, Richard Mourdock, esemplificare le idee deliranti del Gop in materia: se una donna subisce violenza e rimane incinta, disse in un dibattito, “lo ha voluto Dio”. Dichiarazioni che hanno danneggiato la corsa di Mitt Romney alla Casa Bianca, al punto da spingere John McCain, l’uomo che sfidò Obama nel 2008, a consigliare ai suoi di “lasciar perdere l’aborto”. Non è servito.
Difficilmente in un New Mexico in cui entrambe le Camere sono a maggioranza democratica, la proposta diventerà legge, ma l’asticella della decenza è stata di certo spostata qualche metro più in là. La Brown ha tentato di arginare le polemiche, spiegando che il suo scopo è quello di punire più severamente chi stupra e poi costringe la vittima all’aborto. Ma la toppa è stata peggiore del buco: il testo distingue chiaramente tra un primo soggetto (la donna) che decide di abortire e un secondo soggetto (il violentatore)
che “spinge o costringe qualcun’altro ad ottenere un aborto”. Il
problema è che entrambe le “condotte” sono considerate reato. “Servono
leggi più dure contro gli stupratori – ha detto la Brown, difendendo il
testo – con questa legge proteggeremo meglio le donne che vivono nel
nostro Stato”.
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