ROMA
Chi era la Marinella di Fabrizio De André? La storia, quella vera, della giovane Marinella la racconta Roberto Argenta in un libro, scrive Marco Neirotti per La Stampa. Marinella era Maria Boccuzzi,
un donna di origine calabrese che aveva lasciato il lavoro da operaia
per entrare nel mondo dello spettacolo. Ballerina col nome d’arte Mary Pirimpò, finì in un giro di prostituzione e fu uccisa. Il suo corpo venne lasciato nel fiume Olona,
a Milano. Le indagini non portarono mai all’arresto del suo assassino,
nell’Italia degli anni ’50 tra i primi festini a base di alcol, sesso e
droga.
Argenta è uno psicologo di Asti che ha deciso di
scoprire chi era Marinella, la donna morta nel fiume a cui De André
dedica la canzone “La storia di Marinella”. Una canzone che, come
dichiarò lo stesso De André in un’intervista, servì per “reinventare una
vita e addolcire la morte”.
Ma “la vera storia di Marinella“,
quella che l’ha portata al tragico assassinio, è diversa. Non c’è
dolcezza né poesia nella sua morte. I microfilm dei vecchio giornali del
Novecento rivisti e analizzati da Argenta mostrano un’Italia che
cambia. I primi festini a luci rosse, l’arrivo della droga, bene di
“lusso” destinato ai più ricchi e i fiumi di alcol. E le tragedie e gli
efferati omicidi.
Maria Boccuzzi, Marinella per De André, morì nel gennaio del 1953. Lui, Fabrizio, aveva solo 13 anni quando lesse la notizia e nel 1964
scrisse la celebre canzone. Maria era figlia di un calabrese, arrivata a
Milano aveva rinnegato la vita da operaia e aveva iniziato la carriera
di ballerina di fila con il nome di Mary Pirimpò. Un sogno che, scrive
La Stampa, durò poco:
“La strada devia verso le case chiuse. Come in un romanzo poliziesco seguiamo passo passo i commissari dell’epoca, le notti in strada («c’era la luna e avevi gli occhi stanchi…) accanto a colleghe amiche, i night, la cocaina, o «macuba», gli amici o fidanzati ambigui, gli sfaccendati che gravitano intorno al fascino della notte proibita, i play boy con le facce da duri sotto la tesa larga («bianco come la luna il suo cappello…), fino alla 1100 nera che una notte si porta via Mary.Ci saranno processi, un reo confesso dichiarato matto, accuse di sfruttamento. Le cronache dei giornali torinesi e di quelli milanesi sono minuziose. Si affaccia la pista dei segreti del sottobosco, poi quella della droga, allora consumo per pochi ricchi. Nessuno è arrestato per l’omicidio, qualcuno paga lo sfruttamento”.
Marinella volò “in cielo su una stella”, Maria finì i suoi giorni in un fiume. Questa la sua storia, quella vera. Il resto , aggiungo io , è poesia .
Vi lascio con queste due versioni jazz di questa canzone la prima la più riuscita a mio avviso
La secondo bella ma poco trascinate
Vi lascio con queste due versioni jazz di questa canzone la prima la più riuscita a mio avviso
La secondo bella ma poco trascinate
1 commento:
che bel racconto, grazie Giuseppe, anche se sapevo quasi tutto, Ottimo lavoro comunque, ho scippato qualcosa che non sapevo Ciao.
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