31.1.13

Chi era Marinella di De André? Maria Boccuzzi, storia vera di una prostituta



ROMA  
Chi era la Marinella di Fabrizio De André? La storia, quella vera, della giovane Marinella la racconta Roberto Argenta in un libro, scrive Marco Neirotti per La Stampa. Marinella era Maria Boccuzzi, un donna di origine calabrese che aveva lasciato il lavoro da operaia per entrare nel mondo dello spettacolo. Ballerina col nome d’arte Mary Pirimpò, finì in un giro di prostituzione e fu uccisa. Il suo corpo venne lasciato nel fiume Olona, a Milano. Le indagini non portarono mai all’arresto del suo assassino, nell’Italia degli anni ’50 tra i primi festini a base di alcol, sesso e droga.
Argenta è uno psicologo di Asti che ha deciso di scoprire chi era Marinella, la donna morta nel fiume a cui De André dedica la canzone “La storia di Marinella”. Una canzone che, come dichiarò lo stesso De André in un’intervista, servì per “reinventare una vita e addolcire la morte”.
Ma “la vera storia di Marinella, quella che l’ha portata al tragico assassinio, è diversa. Non c’è dolcezza né poesia nella sua morte. I microfilm dei vecchio giornali del Novecento rivisti e analizzati da Argenta mostrano un’Italia che cambia. I primi festini a luci rosse, l’arrivo della droga, bene di “lusso” destinato ai più ricchi e i fiumi di alcol. E le tragedie e gli efferati omicidi.
Maria Boccuzzi, Marinella per De André, morì nel gennaio del 1953. Lui, Fabrizio, aveva solo 13 anni quando lesse la notizia e nel 1964 scrisse la celebre canzone. Maria era figlia di un calabrese, arrivata a Milano aveva rinnegato la vita da operaia e aveva iniziato la carriera di ballerina di fila con il nome di Mary Pirimpò. Un sogno che, scrive La Stampa, durò poco:
“La strada devia verso le case chiuse. Come in un romanzo poliziesco seguiamo passo passo i commissari dell’epoca, le notti in strada («c’era la luna e avevi gli occhi stanchi…) accanto a colleghe amiche, i night, la cocaina, o «macuba», gli amici o fidanzati ambigui, gli sfaccendati che gravitano intorno al fascino della notte proibita, i play boy con le facce da duri sotto la tesa larga («bianco come la luna il suo cappello…), fino alla 1100 nera che una notte si porta via Mary.
Ci saranno processi, un reo confesso dichiarato matto, accuse di sfruttamento. Le cronache dei giornali torinesi e di quelli milanesi sono minuziose. Si affaccia la pista dei segreti del sottobosco, poi quella della droga, allora consumo per pochi ricchi. Nessuno è arrestato per l’omicidio, qualcuno paga lo sfruttamento”.
Marinella volò “in cielo su una stella”, Maria finì i suoi giorni in un fiume. Questa la sua storia, quella vera. Il resto  , aggiungo  io  ,  è poesia .
Vi lascio  con  queste  due   versioni  jazz    di questa  canzone  la  prima  la  più  riuscita   a mio avviso 




La  secondo  bella  ma poco  trascinate 




 

1 commento:

Unknown ha detto...

che bel racconto, grazie Giuseppe, anche se sapevo quasi tutto, Ottimo lavoro comunque, ho scippato qualcosa che non sapevo Ciao.

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