di cosa stiamo parlando
per chi non vuole perdersi fra o meandr dei link trova iuna sontesi su tali fatti in questo video sotto
Lo so che come me sarete stanchi di sentir parlare di questo argomento . Ma quest'articolo e il video sopra riportato sono i più interessanti che ho letto su tale argomento
L'ex farfalla azzurra da settembre allena alla palestra Saffi, al Pilastro, due pomeriggi a settimana. "E non commento mai nessuno per il suo fisico"
di Caterina Giusberti
BOLOGNA - "A Bologna mi sono allenata alla polisportiva Pontevecchio per dieci anni buoni, da quando avevo quattro anni e mezzo fino a quando a 15 sono partita per Desio. In tutto questo periodo non mi è mai stato detto nulla di negativo sul mio corpo. Al massimo dopo le vacanze qualcuno diceva: "Mangiati un'insalata in più", ma davvero niente di che. Ci sono molte società che dove si respira un clima sbagliato, a casa mia però sono stata fortunata. Per il mio vissuto a Bologna non ho mai avuto problemi".
Anna Basta risponde al telefono mentre sta tornando in treno da Roma, dov'è stata sentita dalla procura federale sulle accuse di gravissimi abusi psicologici denunciati insieme alla compagna Nina Corradini. Un'udienza fiume di quattro ore, al termine della quale dice: "Ho confermato la mia storia e raccontato il mio vissuto. Sono sicura che chi di dovere farà i giusti accertamenti".
Da quando, dopo due ori mondiali, ha detto addio alle farfalle azzurre rinunciando alle Olimpiadi di Tokyo - e cominciando a denunciare su Instagram l'inferno che viveva ("mi volevano più magra, ho pensato al suicidio", ha dichiarato) la sua vita è cambiata. Adesso studia "Sport Management" all'università. E da settembre, ha cominciato anche ad allenare a sua volta alla palestra Saffi, al Pilastro, due pomeriggi a settimana. "Seguo l'agonismo della ginnastica ritmica - racconta - insegno sia a bambine di 9-10 anni che a ragazzine più grandi, dai 12 ai 16. E non commento mai nessuno per il suo fisico".
Anna Basta: "Il lavoro dell'allenatrice è pesare bene le parole"
Su Instagram, ha scritto: "Il lavoro dell'allenatrice è pesare bene le parole, perché dobbiamo sapere quanto queste possano far soffrire. Significa aver rispetto per ogni singola personalità che incontriamo. Il lavoro dell'allenatrice non è spremere l'atleta per un obiettivo che forse è molto più tuo che suo. Non è costruire un clima di terrore. Non è non lasciare parola o libertà. E se io non sono stata corretta, se ho trattato male quell'atleta, è che giusto che quello stesso atleta non mi debba niente. Perché se ho portato quella persona a scappare dal suo sport, a odiarlo o a stare più male che bene, allora non ha sbagliato lei ad andarsene, ma ho sbagliato io".
Le sue allieve, dice, "stanno benissimo". Qualcuna l'ha riconsociuta, come l'atleta che ha denunciato, ma nessuna ha fatto commenti. "Sono ancora molto riservate - dice - ci conosciamo da poco". In questi anni le è capitato che le chiedesso aiuto altre giovani ginnaste. "Alcune allenatrici con le quali ho un buon rapporto mi hanno chiesto di fare dei video - racconta - per aiutare delle allieve che secondo loro stavano attraversando un periodo di difficoltà. Io dico a tutte: capisco quanto possa essere difficile esternare questo malessere, ma è importante farlo e affidarsi a delle figure specializzate".
Una delle allenatrici alle quali è più legata, a Bologna, è la sua insegnante di quando era una bambina. "Mi ha sempre sostenuta - racconta - abbiamo un legame fortissimo, vado a trovarla a casa sua, dove vive con la sua famiglia. Mi ha detto che sono stata molto coraggiosa. E mi dice sempre quando passi da me ti offro un pezzo di torta...". Il futuro? "Voglio stare a vedere quello che la vita mi porrà davanti. Di certo la ginnastica resta una mia grande pasSione - spiega - E mi piacerebbe anche continuare ad aiutare le persone".
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