4.4.06

La morte della Politica

I miei propositi di convincere l’elettorato medio e la così tanto richiamata gente comune, dell’importanza della Politica, della sua significativa impronta nella vita quotidiana, ma anche la sua passione intrinseca, questo slancio empatico verso la moltitudine, il collettivo fatto oggetto e soggetto del pensiero che muove le cose, motore della società, ebbene, tutto questo non è servito a nulla, vanificato dall’ennesima campagna elettorale, teatrino dei più meschini e bassi istinti della razza politicante, giunta per arcani sentieri fino alle poltrone parlamentari. Questa mia purezza intellettuale, questa ingenuità etica, cercata tra le pagine dei miei libri di filosofia, tutto questo stracciato da un manierismo elettorale di poco prezzo. Ecco cosa io vedo in queste infauste giornate: è la morte della Politica. Pupi siciliani impettiti che s’insultano vicendevolmente, offese da bar di periferia, dove la cognizione dei termini utilizzati è pressappoco nulla: mi coglie un senso di vuoto nella confusione delle parole. Dopo giorni di dibattiti televisivi e attacchi a mezzo stampa, mi accorgo che quello che veramente volevo sentire è stato taciuto. Avrei voluto sentire lo sfogo della Storia, del movimento che diventò partito, dello spirito progressista che alzava la voce e additando il conservatorismo inerte mostrasse le voragini di questo paese incivile: volevo sentir parlare di RICERCA in questa Italia che crolla sotto il peso dell’immobilismo, volevo sentir parlare di questo primo motore che a fatica cerca di prender fiato, il futuro ci passa davanti e noi? Noi parliamo di bambini bolliti in Cina, parliamo di una menzogna di bassa lega che il nano di Mediaset ha sbandierato ai quattro venti, quasi provocando un gravissimo incidente internazionale, perché la sua conoscenza del Comunismo si limita al famoso libro nero, ormai riconosciuto falso storico. Per decenni le forze della sinistra si sono interrogate, hanno fatto autocritica, si sono flagellate nella critica al socialismo reale ripensando ad una nuova prospettiva, chi preferendo un’uscita da destra verso il liberalismo, chi riproponendo la propria identità alla luce di una nuova consapevolezza, bastava la verità, quella bastava; e questo? Questo tira fuori i bambini bolliti, con una strategia da guerra fredda che emana tutto il fetore della vecchia, quanto mai attuale purtroppo, Democrazia Cristiana. Volevo sentir parlare di ENERGIA, volevo che la sinistra si prendesse la responsabilità di prendere per mano il mondo e condurlo verso una nuova rivoluzione che accendesse la miccia attraverso l’utilizzo di nuove fonti energetiche, magari pulite, magari rinnovabili. L’idrogeno, grande sogno e speranza del mondo che verrà, doveva essere messo al centro di ogni dibattito sull’energia, contro questa destra mondiale che, come sempre è accaduto nella Storia, di fronte alla propria crisi s’impone con la guerra, conquistando a colpi di cannone qualche altro litro di sopravvivenza liberal-fossile. Ma noi parliamo di gas, di carbone, di nucleare: quando la Russia finirà di stringere accordi con la Cina e saremo ricattati dalla loro grande potenza energetica, noi potremo sempre parlare di bambini bolliti, di comunisti brutti e cattivi, ma periremo della nostra stessa ideologia egemone, della nostra superba arroganza con la quale abbiamo convinto il mondo che la nostra è l’unica via. Volevo sentir parlare di LAVORO, avrei voluto sentire la sinistra dirci come intendono creare occupazione, più sicurezza, un futuro diverso da quello del precariato a vita, invece parliamo delle tasse. Le tasse? Beh se avessi la possibilità di avere un reddito, prima o poi nella mia vita, di crearmi un patrimonio da tassare, beh potrei pormi la questione. Ma questo è un falso problema, un pericolo, quello della tassa di successione e dell’aumento delle tasse su certi redditi, che tocca solo chi ha grossi interessi da tramandare alla propria prole. Qualsiasi manuale di scienza delle finanze vi potrà spiegare che la tassa di successione è il primo passo verso la redistribuzione dei redditi, è la tassa che più di altre ci rimette tutti fiscalmente allo stesso livello. Però è diventato il maggior problema degli italiani, ma nessuno si è accorto che siamo dei poveri idioti con le pezze al culo, altro che tassa di successione. Avrei voluto sentir parlare di SCUOLA, università, avrei voluto sentir parlare di messa al bando in Italia di certi monopoli, insomma se vogliamo fare i liberali, facciamoli sul serio, non questa accozzaglia di protezionismo e di difesa estenuante dei privilegi della classe emergente della rendita. La nostra competitività produttiva nel mondo è ormai tema di barzelletta e noi mettiamo i dazi. L’occidente mette i dazi capite? Una burla di dimensioni colossali, fanno il solletico alla Cina. Potrei continuare con una lunga, lunghissima lista di argomenti che avrei ascoltato ben volentieri in questi giorni: ma il dibattito politico è incentrato sul fantasma comunista, sulla classe operaia che compare e scompare  a piacimento, l’estremismo comunista come grande pericolo della democrazia. Che bella democrazia che abbiamo! Io lo invoco l’estremismo, cosa me ne faccio dell’ennesimo governo moderato dove si cambia qualcosa per non cambiare mai nulla, cosa me ne faccio di una forza di sinistra che ha paura di dire la parola tasse. I comunisti, dice il nano, aboliranno la proprietà privata, uh che paura! Infatti è risaputo che Bertinotti è un pericoloso bolscevico e che non vede l’ora di dividere l’Italia in soviet. Al vaneggiamento del presidente del Consiglio, seguono le fesserie più astruse sull’intervento dello Stato nell’economia. Principi liberali, i più progressisti ovviamente, non certo questi pazzi ottocenteschi, rimettono al centro l’importanza dello Stato nell’economia, dopo il fallimento mondiale delle politiche neoliberiste che hanno portato al collasso intere nazioni. Stato non è una parolaccia, certo con questa classe politica può darsi. E mentre parliamo di gossip parlamentare non vedo che l’astorico, l’apolitico. Non resta che celebrare i funerali della Politica, intanto mi dedico al giardinaggio, in attesa che la campagna elettorale finisca e che il puparo dell’egemonia liberale tagli i fili che muovono questa classe politica.


 


Stefania Calledda

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