21.5.08

Giovannino, padre di 'Don Camillo'


Giovannino_GuareschiGiovannino Oliviero Giuseppe Guareschi, il suo viso  emana simpatia, lo scrittore italiano più venduto nel mondo, oltre 20 milioni di copie. Scomparso nel 1968, nato nel mese di maggio 1908. Non devo scrivere molto dei sui personaggi,  ancora oggi sono famosissimi, li puoi trovare anche in simpaticissimi 'you tube'.   Il grande Gino Cervi e Fernandel, hanno fatto vivere sul grande schermo, e reso immortale i personaggi di Don Camillo e l'onorevole Peppone. Giovannino intellettuale, scrisse per la rivista  umoristica "Bertoldo" senza peli sulla lingua, e questo gli procurò guai. Lo scrittore subisce quindi una traumatica sorte: catturato e incarcerato, nel 1943 viene deportato in Germania e poi in Polonia. Non desidero andare oltre con la sua descrizione, per me lui è ancora vivissimo. Franca Bassi

3 commenti:

compagnidiviaggio ha detto...

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La Chiesa non può più estraniarsi dalla vita dei laici e ignorarne i problemi.

Don Camillo, non mi faccia perdere il segno. Lei, dunque, è nei guai ma la colpa è tutta Sua.

Sappiamo ogni cosa: il pretino inviatoLe dai Superiori Le ha proposto - demolito il vecchio altare - di sostituirlo non con una comune Tavola come quella del «Lercaro Show», ma col banco da falegname che il compagno Peppone gli aveva vilmente fatto offrire in dono suggerendogliene l'utilizzazione. E ciò ricordando che il padre Putativo di Cristo era falegname e che il piccolo Gesù, da bambino, spesso lo aveva aiutato a segare e piallare tavole.

Don Camillo: si tratta di un prete giovane, ingenuo, pieno di commovente entusiasmo. Perché non ne ha tenuto conto e ha cacciato il pretino fuori dalla chiesa a pedate nel sedere?

Bel risultato, don Camillo. Adesso, nella Sua chiesa, c'è il pretino che fa quel che gli pare e Lei si trova confinato quassù a S., ultima miserabile parrocchia della montagna. Un paese senza vita perché uomini, donne e ragazzi validi sono tutti a lavorare all'estero e qui abitano soltanto i vecchi coi bambini più piccoli.

E Lei, Reverendo, ha dovuto sistemare la chiesa secondo le nuove direttive, così, dopo aver concelebrato la prima Messa con Rito Bolognese, si è sentito dire dai vecchi che, fino a quando Lei rimarrà in paese, loro non verranno più a Messa.

Don Camillo, le cose si vengono a sapere. Lei - ricordando le parole del pretino - ha spiegato che, adesso, la Messa deve essere celebrata così e il vecchio Antonio Le ha risposto:

«Ho novantacinque anni e, per quel poco o tanto che ho ancora da vivere, mi basta la scorta di Messe in latino che mi son fatto in novant'anni».

«Roba da matti» ha aggiunto la vecchia Romilda. «Questi cittadini vorrebbero farci credere che Dio non capisce più il latino!»

«Dio capisce tutte le lingue» ha risposto Lei. «La Messa viene celebrata in italiano perché dovete capirla voi. E,...

compagnidiviaggio ha detto...

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Non ha visto come erano tutti eccitati, specialmente i giovani e le donne, dal piacere di concelebrare la Messa invece di assistervi passivamente subendo il sopruso del misterioso latino del Celebrante, e dalla legittima soddisfazione di non doversi umiliare più inginocchiandosi per ricevere l'Ostia e di poterla deglutire in piedi, trattando Dio da pari a pari come ha sempre fatto l'onorevole Fanfani?

Don Camillo: quel giovane prete aveva ragione e si batteva per una Santa Causa perché l'aggiornamento è stato voluto dal Grande Papa Giovanni affinchè la Chiesa, «Sposa di Cristo, potesse mostrare il suo volto senza macchia né ruga».

È la Chiesa che, fino a ieri semplicemente Cattolica e Apostolica, diventa (ricordi sempre Lercaro) Chiesa di Dio. E Lei, don Camillo, è rimasto indietro di qualche secolo, Lei è ancora fermo all'ultimo Papa medievale, a quel Pio XII che oggi viene pubblicamente svillaneggiato dai palcoscenici con l'approvazione - vedi la rappresentazione del Vicario a Firenze- degli studenti universitari cattolici, e che, quando il produttore avrà ottenuto la sovvenzione statale, verrà svillaneggiato anche dagli schermi e dai teleschermi.

Don Camillo: non se n'è accorto nemmeno assistendo, attraverso la Tv, alla consacrazione dei nuovi Cardinali?

Non ha sentito gli applausi fragorosi a scena aperta rivolti al neoCardinale-Operaio Cardin?

Non ha udito il Reverendo Presentatore televisivo precisare che il neoCardinale cecoslovacco Beran è semplicemente uscito dal suo «stato d'isolamento» ?

Non ha notato la pacata indignazione che vibrava nella sua voce quando il Reverendo Presentatore Tv ha denunciato il sopruso commesso dal dittatore Franco pretendendo di avvalersi del medievale, fascistico privilegio che hanno i Capi degli Stati Cattolici d'imporre personalmente la Berretta ai neoCardinali appartenenti al loro Paese?

Non ha neppure notato la diligenza encomiabile con la quale il Reverendo Presentatore Tv - come, del resto, ha fatto lo stesso Santo Padre - ha ignorato l'esistenza della cosiddetta «Chiesa del Silenzio» o «Chiesa Martire» d'oltrecortina?

Don Camillo, non s'è accorto come le Superiori Gerarchie della Chiesa evitino di parlare di quel Cardinale Mindszenty d'Ungheria che, con riprovevole indisciplina, persiste nell'ignorare la Conciliazione fra Chiesa Cattolica e Regime Sovietico, e nel ricusare di tributare il dovuto omaggio al cosiddetto «Comunismo Ateo», ritenendo addirittura valida una Scomunica Papale che è oggi oggetto di riso in tutti gli Oratori parrocchiali?

Don Camillo, perché si rifiuta di capire?

Perché, quando il giovane prete inviatoLe dall'Autorità Superiore Le ha spiegato che bisognava ripulire la chiesa e vendere angeli, candelabri, Santi, Cristi, Madonne e tutte le altre paccottiglie fra le quali anche il Suo famoso Cristo Crocifisso, perché, dico, Lei lo ha agguantato per gli stracci sbatacchiandolo contro il muro?

Non ha capito che sono in ballo i più sacri princìpi dell'economia? Che sono in ballo miliardi e miliardi e la stessa sacra Integrità della Moneta?

Quale famiglia "bene", oggi, vorrebbe privarsi del piacere di adornare la propria casa con qualche oggetto sacro? Chi può rinunciare ad avere in anticamera un San Michele adibito ad attaccapanni, o in camera da letto una coppia d'angeli dorati come lampadario, o in soggiorno un Tabernacolo come piccolo bar?

Don Camillo, la Moda è una potenza che muove migliaia di fabbriche e migliaia di miliardi: la Moda esige che ogni casa rispettabile possegga qualche oggetto sacro. La ricerca è rabbiosa tanto che, se non immetteremo nel mercato dell'Arredamento Santi, angeli, pale d'altare, candelabri, Crocifissi, Tabernacoli, Cristi, Madonne e via discorrendo, i prezzi raggiungeranno cifre iperboliche. E ciò pregiudicherà la sacra Integrità della Lira, onorata dagli stranieri con l'Oscar delle Monete.

compagnidiviaggio ha detto...

Nel 1965 Giovannino Guareschi scrive una lettera al suo Don Camillo che fatica ad adattarsi alle novità introdotte dal Concilio…


[IMMAGINE]



di Giovannino Guareschi


Reverendo,

spero che questa mia raggiunga il remoto esilio montano nel quale l'ha confinata quella Sua irruenza che non diminuisce davvero col crescere degli anni.

Conosco la storia che è incominciata quando il compagno sindaco Peppone ha preso a salutarla in pubblico: «Buon giorno, compagno Presidente!». Poi è venuto a farLe visita in canonica assieme allo Smilzo, al Bigio e al Brusco, per dirLe che, siccome intendeva abbellire la Casa del Popolo con un bel balcone per i discorsi, avrebbe volentieri acquistato le colonnine di marmo della balaustra dell'altar maggiore, nonché i due angeli allogati ai lati del Tabernacolo. Questi, Le disse (se il mio informatore è veritiero), avrebbe voluto sistemarli sopra l'arco del portone d'ingresso, per adornare la targa con l'emblema del PCI.

Don Camillo: Lei staccò dal muro la doppietta e la spalanco davanti a Peppone e soci facendo loro ritrovare rapidamente la via della porta. Ma, creda, non fu una risposta spiritosa, da buon giocatore.

Quando scoppiò la bomba della destalinizzazione, non dimentichiamolo, Lei non andò forse a trovare Peppone nella sua officina per comunicargli che avrebbe volentieri comprato i ritratti e il busto di bronzo di Stalin esistenti alla Casa del Popolo, nonché la targa marmorea di «Piazza Stalin», perché intendeva usarli per adornare convenientemente con essi il suo bagno personale?

Reverendo, ora che è scoppiata la bomba della depacellizzazione e Lei deve adeguare la chiesa alle esigenze precise del nuovo Rito Bolognese, Peppone aveva il diritto di renderle pan per focaccia.

Lei è nei guai fino agli occhi, Reverendo, ma stavolta il torto è tutto Suo. Il giovane curato che i Suoi Superiori Le hanno inviato per istruirLa sul Rito Bolognese e per aiutarLa ad aggiornare la chiesa, non è un Peppone qualsiasi e Lei non poteva trattarlo rudemente come l'ha trattato.

Egli veniva da Lei con un mandato preciso e, siccome la Sua chiesa non ha nessun particolare valore artistico e turistico, il giovane quanto degno sacerdote aveva il pieno diritto di pretendere l'abbattimento della balaustra e dell'altare, l'eliminazione delle cappellette laterali e delle nicchie coi loro ridicoli Santi di gesso e di legno, nonché dei quadretti ex voto, dei candelabri e, insomma, di tutta l'altra paccottiglia di latta, di legno e di gesso dorati che, fino alla riforma, trasformavano le chiese in retrobottega da robivecchi.

Lei, don Camillo, aveva pur visto alla Tv il «Lercaro Show» e la concelebrazione della Messa con Rito Bolognese. Aveva ben visto la suggestiva povertà dell'ambiente e la toccante semplicità dell'altare ridotto a una proletaria tavola. Come poteva pretendere di piazzare in mezzo a quell'umile Sacro Desco un arnese alto tre metri come il Suo famoso (quasi famigerato) Cristo Crocifìsso cui Lei è tanto affezionato?

Lei aveva pur visto alla Tv, qualche giorno dopo, com'era apparecchiata la Sacra Mensa attorno alla quale il Papa e i nuovi Cardinali hanno concelebrato il Banchetto Eucaristico.

Non s'era accorto che il Crocifisso situato al centro della Tavola era tanto piccolo e discreto da confondersi coi due microfoni?

Non aveva visto, insomma, come tutto, nella Casa di Dio, deve essere umile e povero in modo da far risaltare al massimo il carattere comunitario dell'Assemblea Liturgica di cui il Sacerdote è soltanto un concelebrante con funzione di presidente?

E non aveva sentito, nel secondo «Lercaro Show» televisivo (rubrica «Cordialmente»), quanto siano soddisfatti, addirittura entusiasti, i fedeli petroniani per la nuova Messa di Rito Bolognese?