il Giapponesimo nella cultura italiana non è solo manga ed anime ma ache le opere delle pittrice Kiyohara Otama (清原 お玉?), Eleonora Ragusa e Otama Ragusa.

O'Tama giovane a Palermo
 A volte  , ed  è questo uno  dei  casi  , il web offre  delle  scoperte   notevoli  . In un post   sulla  home  dei  social  che  frequento   e  sui   trovete anche i miie scritti   ,  ho letto e  visto  alcune    foto  d'oppere    della  pittrice    giapponese    Kiyohara Tama . Incuriosito   volendo  andare  oltre   alla sua  voce   su  wikipedia  ,  da    cui  ho  appreso  che   essa era    conosciuta anche con i nomi di Kiyohara Otama (清原 お玉?), Eleonora Ragusa e Otama Ragusa. Ha vissuto gran parte della sua vita a Palermo,  ho   fatto ele ricerche sul  web   è   ho   trovato   questo bellissima  pagina  https://otamakiyohara.onweb.it/it  ad  essa  dedicata  di Maria Antonietta Spadaro ( e  di  cui per  gentile  concessione  riporto   le  foto  che  trovate    nel  post  )  .Ho scoperto oltre  a  due  pittori la  otamakiyohara e   il  marito  Vincenzo  Ragusa    .  Ho  trovato  conferma  quanto affermavo   in questi due  precedenti  post  sull'oriente  :
1)https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2023/12/diario-di-bordo-n-anno-i-oriente-ed.html  
2)https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2022/11/10-giorni-senza-mondiale-occidente-e.html.
Infatti  la  pittrice  in questione  ,    secondo  Maria Antonietta Spadaro   :  << [...]  il suo mondo vissuto ed elaborato in una pittura tra oriente e occidente  [...] Discreta e riservata, la piccola pittrice dagli occhi a mandorla ebbe il coraggio a soli vent'anni di lasciare il proprio paese e la famiglia per trasferirsi con l'uomo che amava in una città, Palermo, di un paese lontano e sconosciuto. Da poco il Giappone aveva istituito rapporti diplomatici con l'occidente e comunque i viaggi intercontinentali non erano all'epoca
affatto frequenti, soprattutto per le donne. Possiamo solo immaginare l'impatto con la sua nuova città: la famiglia di Vincenzo, gli usi locali, la lingua, ecc., e lo stesso Ragusa spaesato, mancando da Palermo da dieci anni ... e con idee difficili da far accettare in un ambiente abbastanza restio alle novità. >>   Pur  non avendo  fatto    studi  artistici  posso affermare  che  le  opere  di     O'Tama che   collaborò a fondare la Scuola Museo Officina d'arte orientale in qialità di docente e direttrice della sezione femminile,   sono  una   contaminazione  di stili   e  un ponte  tra  Giappone  ed  europa   . Infatti   sempre     semre  secondo  la    Spadaro  : <<   si perfezionava nelle tecniche pittoriche più diverse: dall'olio all'acquerello, dal pastello alla pittura parietale, dai dipinti su stoffa agli oggetti d'arte applicata. >>Bellissimi    i soggetti   ch sono  i più vari: ritratti, nature morte, scene di genere, animali, fiori, temi religiosi, ecc. La sua indole curiosa la portava a studiare con attenzione i capolavori della pittura italiana del passato. Cercò in ogni modo di appropriarsi dei modi di vita locali dall'abbigliamento alla cucina, sempre all'ombra del marito, ma con una sua personalitàe mai passivamente . Insieme hanno dato vita al più importante, se non unico, episodio di Giapponismo nel nostro paese.



 Peccato che tale artista sia ancora poco conosciuta . Visto che la sua la collezione fu poi venduta da V. Ragusa al Museo Etnografico Pigorini di Roma, dove è custodita, ma non visibile al pubblico.Composta da 4172 pezzi, tra cui dipinti, xilografie, lacche, statue bronzee, armi, vasi in bronzo e ceramica, strumenti musicali, maschere, abiti, e oggetti di uso quotidiano, costituisce la più importante raccolta di oggetti giapponesi antichi esistente in Italia. La raccolta ha anche un grande valore di testimonianza della cultura giapponese precedente all'apertura verso l'Occidente[10]. Molti degli oggetti della Collezione Ragusa furono immortalati in tavole ad acquerello dipinte a Tokyo dalla Kiyohara: 31 tavole sono conservate a Palermo presso il Liceo Artistico - Vincenzo Ragusa Otama Kiyohara, mentre altre sono a Tokyo in collezioni pubbliche e private.Purtroppo le  esposizioni  fin  ora  fatte  sono  state   solo due   Due sono state le grandi mostre dedicate a O'Tama Kiyohara a Palermo, città in cui l'artista visse 51 anni, entrambe ideate dalla  Spadaro  , né risulta ne siano state allestite altre in Italia.

- La prima allestita nel 2017, nei saloni di Palazzo Sant'Elia e curata da me, ha messo in risalto un episodio estremamente importante di giapponismo in Italia. Attraverso bel 170 opere di O'Tama, del marito, lo scultore Vincenzo Ragusa, e vari oggetti d'arte, arredi, ecc. di ambito giapponese, il pubblico ha potuto conoscere e apprezzare un momento storico significativo della nostra città, immergendosi nelle suggestive atmosfere del lontano Giappone.

- La seconda, ospitata nel 2019-20 negli appartamenti reali del Palazzo Reale e ideata da me e dalla Fondazione Federico II, ha mostrato uno degli aspetti più interessanti della vicenda della coppia O'Tama e Vincenzo Ragusa quando, ancora a Tokyo collezionavano oggetti d'arte e artigianato del luogo, di un'epoca che presto sarebbe scomparsa. Questa magnifica Collezione composta di 4200 pezzi è oggi al Museo L. Pigorini di Roma. Alla mostra del Palazzo Reale furono esposti alcuni acquerelli di O'Tama che raffigurano in modo quasi fotografico tali preziosi oggetti, esposti in bacheche accanto (v. foto). Un confronto di estremo interesse per il quale si ringrazia il Museo Pigorini per il prestito delle opere della Collezione Ragusa, ancor oggi purtroppo non esposta al pubblico.

Un vero peccato  . 
La   sua  è  anche  una  storia    d'amore    .  infatti   
Dopo ben quasi 51 anni di lontananza dal suo paese, e dopo aver imparato a parlare l’italiano meglio del giapponese, O'Tama Ragusa dovette rientrare in patria nel 1933 richiamata dai discendenti della sua famiglia che inviarono, per sollecitare il suo ritorno in Giappone, una giovanissima pronipote che la condusse da Palermo a Tokyo. Eleonora Ragusa morì a Shiba, nel 1939, dove ancora in vita aprì un atelier. Rispettando i suoi ultimi desideri in punto di morte la sua famiglia divise i suoi resti: la metà delle sue ceneri infatti si trova in Giappone, nel tempio di famiglia Chōgen-ji, mentre l'altra metà è sepolta nella tomba del marito, nel cimitero palermitano dei Rotoli, sulla cui tomba c'è una colonna sormontata da una colomba realizzata dallo stesso Vincenzo Ragusa.

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